Chissà perché da ieri penso spesso al Papa che ora è a Castel Gandolfo. Non penso a lui nelle vesti di pontefice, ma di semplice uomo che la vita ha messo davanti a una dura scelta. O forse è lui che ha piegato la vita verso la direzione che ha voluto darle? Questo non lo sapremo mai, e alla fine neanche mi interessa molto. Io so che quando penso a lui lo faccio con molto rispetto e con la consapevolezza che la sua scelta ha cambiato la storia della Chiesa. E non è poco! Nella speranza che questo momento in cui la barca di Pietro è chiamata a revisionare se stessa, possa servire a tappare le tante, troppe falle che ormai da lungo tempo facevano imbarcare acqua.
Chissà perché quando penso al Papa, lo vedo mentre da dietro i vetri di una finestra guarda il lago sotto di lui, seguendo il volo acrobatico dei gabbiani, che parla di libertà. A modo suo, anche Ratzinger è un gabbiano che ha inseguito e riconquistato la sua libertà di spirito e di mente e sono anche certa che questa libertà la userà per parlare ancora al cuore dell'Uomo.
Mi è venuto spontaneo guardare insieme a lui quel lago che vedo con la mia immaginazione sul calar della sera, quando i colori si ammorbidiscono e degradano in infinite sfumature, e in quella morbidezza ho trovato pace.
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