BUONA PASQUA A TUTTI, A CHI CREDE, A CHI NON CREDE, A CHI E' IN CAMMINO, A CHI E' CONTENTO DI DOVE E' ARRIVATO, A CHI SI E' PERSO, A CHI SI E' APPENA TROVATO, A CHI E' FELICE, A CHI NON LO E', A CHI NON SI PIACE E A CHI SI PIACE MOLTO................PERCHE' PASQUA E' PER TUTTI........PROPRIO PER TUTTI
domenica 31 marzo 2013
sabato 30 marzo 2013
Naufragio
Ahi serva Italia, di
dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Questa invece è la realtà dei nostri giorni. Sono sulla nave dove sto facendo la crociera della mia vita, insieme a tanti altri che hanno comprato lo stesso biglietto e sono stati truffati dall'agenzia di viaggio. Il mare è bello, la costa anche...l'unico problema è che la nave.....................affonda!! Su questa nave domani sarà Pasqua. Che faccio? Non so nuotare e quindi non se ne parla nemmeno di tuffarmi. Posso fare la stoica e fare la mia colazione pasqualina con uova, ciaccia, capocollo, ciambella e vinsanto. Niente male via! Anche perché le scialuppe di salvataggio se l'è portate via lo spread....quindi tanto vale restare qui e attendere ciò che sarà. L'equipaggio si è ammutinato e da qualche parte si sente sussurrare che anche il capitano per il bene della nave potebbe dare le dimissioni e farsi sostituire da un altro capitano....................O capitano, mio capitano.......domani è Pasqua, si vedrà! Magari dentro di noi nascerà una nuova speranza! Magari..............................
venerdì 29 marzo 2013
A proposito del venerdì santo
Ho già detto che per me i riti che precedono la Pasqua hanno sempre avuto un'importanza particolare. Tra questi c'è anche la processione del venerdì santo.
Da noi questa processione è stata sempre fatta dopo cena ed è una bella camminata lungo la strada principale del paese che per l'occasione fino a non troppi anni fa, si agghindava a festa, per cui i nostri sguardi erano sempre attratti dalle vetrine dei negozi tutti illuminati e infiocchettati, e dai portoni delle case che si erano adornati di piante, di fiori e di lucine. Il mio pensiero corre lontano il più possibile, ma non ricordo una processione del venerdì santo dove non fosse cantato 'mio barbaro cuor', un canto triste e luttuoso che però alla fine è entrato a far parte delle nostre tradizioni. Davanti a tutti..... gli incappucciati della Misericordia, tutti vestiti di scuro. La loro presenza ha sempre fatto la differenza sulla suggestione di noi tutti, specialmente dei turisti che da diversi anni a questa parte fotografano incessantemente il passaggio della processione più come una cosa folkloristica, che come un vero proprio rito. I tempi cambiano, le menti cambiano e anche i cuori.
Di mia volontà non mancherò mai a questo appuntamento.....mi ricorda troppe cose! Quasi tutte belle...........e anche stasera, tempo bello o brutto che sia, non importa, io ci sarò! E me la vivrò come pare a me, tornando indietro col cuore e andando avanti col pensiero. Sono fatta così....mi piace ricordare per poter progettare e durante quella processione, nella quale resto rigorosamente in silenzio, non perché prego, ma perché penso, la mia vita mi scorre davanti e guardo le cose passate e cosa incredibile anche quelle future. E forse è una preghiera anche quella...... Potere della fantasia!
Poi però in genere, a forza di sentir cantare 'mio barbaro cuor!, quando siamo arrivati alla fine del corso e ci prepariamo ad affrontare la salita finale, che non è una semplice salita, ma una salitona....simo tutti un pò abbioccati, un pò spenti, un pò lenti.
Due anni fa, eravamo proprio nelle condizioni che ho appena descritto e il canto andava avanti, molto abbioccato anche lui per la verità, quando all'improvviso dalle finestre di un palazzo sovrastante uscì una musichetta, che con la processione non c'entrava proprio niente. Le note di 'o bella ciao' improvvisamente si diffusero intorno a noi, forti, allegre, invitanti e tutti ci svegliammo di colpo e a passo di marcia continuammo la nostra fatica su per la salita. La Banda comunale, che inconsapevole del nostro passaggio, stava facendo le prove per il 25 di aprile, continuò imperterrita e provvidenziale a venirci dietro con la sua musica e anche le statue del Gesù morto e della Madonna, sembrò che godessero di questo fuori onda e infatti entrarono dentro la cattedrale un pò più allegri di quanto fossero quando erano usciti dall'altra chiesa. Il ricordo di Don Camillo e Peppone fu doveroso e immediato.......... per un attimo ci sentimmo i protagonisti delle loro vicende e pronti a ridere , scherzare, chiacchierare tra di noi,............ ....proprio come non dovrebbe essere a una processione del venerdì santo. Ma è questo che poi fa il ricordo e va ad aggiungersi ai tanti altri che sono stati determinati da fattori imprevisti e quasi sempre simpatici in queste nostre processioni paesane.
Da noi questa processione è stata sempre fatta dopo cena ed è una bella camminata lungo la strada principale del paese che per l'occasione fino a non troppi anni fa, si agghindava a festa, per cui i nostri sguardi erano sempre attratti dalle vetrine dei negozi tutti illuminati e infiocchettati, e dai portoni delle case che si erano adornati di piante, di fiori e di lucine. Il mio pensiero corre lontano il più possibile, ma non ricordo una processione del venerdì santo dove non fosse cantato 'mio barbaro cuor', un canto triste e luttuoso che però alla fine è entrato a far parte delle nostre tradizioni. Davanti a tutti..... gli incappucciati della Misericordia, tutti vestiti di scuro. La loro presenza ha sempre fatto la differenza sulla suggestione di noi tutti, specialmente dei turisti che da diversi anni a questa parte fotografano incessantemente il passaggio della processione più come una cosa folkloristica, che come un vero proprio rito. I tempi cambiano, le menti cambiano e anche i cuori.
Di mia volontà non mancherò mai a questo appuntamento.....mi ricorda troppe cose! Quasi tutte belle...........e anche stasera, tempo bello o brutto che sia, non importa, io ci sarò! E me la vivrò come pare a me, tornando indietro col cuore e andando avanti col pensiero. Sono fatta così....mi piace ricordare per poter progettare e durante quella processione, nella quale resto rigorosamente in silenzio, non perché prego, ma perché penso, la mia vita mi scorre davanti e guardo le cose passate e cosa incredibile anche quelle future. E forse è una preghiera anche quella...... Potere della fantasia!
Poi però in genere, a forza di sentir cantare 'mio barbaro cuor!, quando siamo arrivati alla fine del corso e ci prepariamo ad affrontare la salita finale, che non è una semplice salita, ma una salitona....simo tutti un pò abbioccati, un pò spenti, un pò lenti.
Due anni fa, eravamo proprio nelle condizioni che ho appena descritto e il canto andava avanti, molto abbioccato anche lui per la verità, quando all'improvviso dalle finestre di un palazzo sovrastante uscì una musichetta, che con la processione non c'entrava proprio niente. Le note di 'o bella ciao' improvvisamente si diffusero intorno a noi, forti, allegre, invitanti e tutti ci svegliammo di colpo e a passo di marcia continuammo la nostra fatica su per la salita. La Banda comunale, che inconsapevole del nostro passaggio, stava facendo le prove per il 25 di aprile, continuò imperterrita e provvidenziale a venirci dietro con la sua musica e anche le statue del Gesù morto e della Madonna, sembrò che godessero di questo fuori onda e infatti entrarono dentro la cattedrale un pò più allegri di quanto fossero quando erano usciti dall'altra chiesa. Il ricordo di Don Camillo e Peppone fu doveroso e immediato.......... per un attimo ci sentimmo i protagonisti delle loro vicende e pronti a ridere , scherzare, chiacchierare tra di noi,............ ....proprio come non dovrebbe essere a una processione del venerdì santo. Ma è questo che poi fa il ricordo e va ad aggiungersi ai tanti altri che sono stati determinati da fattori imprevisti e quasi sempre simpatici in queste nostre processioni paesane.
giovedì 28 marzo 2013
Il giovedì santo
Oggi cominciano i riti della Pasqua, o per lo meno cominciano quei riti che mi hanno sempre visto partecipare fin da ragazzina. Io allora non ne comprendevo l'importanza, anche se sono sempre stati suggestivi e mi hanno lasciato adosso la voglia di continuare a viverli anche dopo, quando la vita mi aveva già insegnato tante cose. Ma allora......
Allora il giovedì santo le chiese del mio paese si vestivano di mille colori, perché venivano preparati quelli che poi sono stati chiamati 'i sepolcri'. Era una gara per vedere quale fosse più bello e noi ragazzi giravamo tutte le chiese e avevamo il permesso di restare fuori fino alle otto. Era un pomeriggio magico quello! Perché ben difficilmente quando ero ragazzina io, c'era il permesso di uscire e stare fuori fino a quell'ora e quindi ci godevamo quell'aria di libertà che si respirava insieme a quella della primavera e a quell'altra ben più intrigante di qualcosa di nuovo che si stava preparando nella nostra vita, e che pur essendo ancora sconosciuto, ci affascinava. Il mistero di sguardi scambiati con i ragazzi che casualmente incrociavamo e che poi ci venivano dietro, quella sensazione elettrizzante che scorreva per la schiena, facevano parte di quell'aria nuova, che era un piacere vivere insieme agli altri e con gli altri. E poi, all'ora di tornare a casa, l'appuntamento per la sera successiva, per andare alla 'processione del Gesù morto', che si snodava per la via principale del nostro paese...........Quello era un appuntamento ancora più importante perché avveniva di notte ed era un'occasione per parlare nuovamente, per guardare chi ci interessava e in qualche caso anche per scantonare in un vicolo silenzioso, che poi ci permetteva di riprendere la processione dalla parte opposta, senza che nessuno si accorgesse della nostra assenza.
Anche oggi, a distanza di tanti anni, non riesco a fare a meno di partecipare a questi due riti ch mi riportano indietro nel tempo, a una gioventù spensierata e pulita e più che altro al profumo di quell'aria...............Non esiste profumo uguale a quello e ogni anno, anche se solo nel ricordo, mi pare di sentirlo aleggiare intorno a me, leggero,e penetrante nello stesso tempo a ricordarmi il rinnovamento della vita che va....va.......va.......
Allora il giovedì santo le chiese del mio paese si vestivano di mille colori, perché venivano preparati quelli che poi sono stati chiamati 'i sepolcri'. Era una gara per vedere quale fosse più bello e noi ragazzi giravamo tutte le chiese e avevamo il permesso di restare fuori fino alle otto. Era un pomeriggio magico quello! Perché ben difficilmente quando ero ragazzina io, c'era il permesso di uscire e stare fuori fino a quell'ora e quindi ci godevamo quell'aria di libertà che si respirava insieme a quella della primavera e a quell'altra ben più intrigante di qualcosa di nuovo che si stava preparando nella nostra vita, e che pur essendo ancora sconosciuto, ci affascinava. Il mistero di sguardi scambiati con i ragazzi che casualmente incrociavamo e che poi ci venivano dietro, quella sensazione elettrizzante che scorreva per la schiena, facevano parte di quell'aria nuova, che era un piacere vivere insieme agli altri e con gli altri. E poi, all'ora di tornare a casa, l'appuntamento per la sera successiva, per andare alla 'processione del Gesù morto', che si snodava per la via principale del nostro paese...........Quello era un appuntamento ancora più importante perché avveniva di notte ed era un'occasione per parlare nuovamente, per guardare chi ci interessava e in qualche caso anche per scantonare in un vicolo silenzioso, che poi ci permetteva di riprendere la processione dalla parte opposta, senza che nessuno si accorgesse della nostra assenza.
Anche oggi, a distanza di tanti anni, non riesco a fare a meno di partecipare a questi due riti ch mi riportano indietro nel tempo, a una gioventù spensierata e pulita e più che altro al profumo di quell'aria...............Non esiste profumo uguale a quello e ogni anno, anche se solo nel ricordo, mi pare di sentirlo aleggiare intorno a me, leggero,e penetrante nello stesso tempo a ricordarmi il rinnovamento della vita che va....va.......va.......
mercoledì 27 marzo 2013
Uffa!
"UFFA!"
da Piccoli pensieri di Kind Butterfly
Più piccolo pensiero di questo, non so dove si può andare a pescare, ma è una parolina deliziosa, piena di fascino, di delicatezza e di leggerezza. Una parola che racchiude un mondo di insoddisfazione, di voglia di libertà, di desiderio dirompente di cambiamento, di ricerca di nuovo, di rompimento dei soliti problemi di tutti i giorni..........................Uffa! insomma è stato coniato per le persone che non vogliono essere gravacciane e non amano di mandare a quel paese chi sta sullo stomaco, con parole scurrili, siano essi persone o cose, o sentimenti, ma lo fa con garbo e con poco dispendio di energie......ma non illudiamoci! Uffa! è una spada affilata, una pistola col silenziatore, una baionetta in canna e la sua insostenibile leggerezza, alla fine sarà pesante come un macigno.
Sai quanto è più innocuo un "ma vai al diavolo!" e roba similare, piuttosto di uffa!
Attenzione dunque! Quando lo dite o ve lo sentite dire, non lo sottovalutate, perché è in atto una rivoluzione!
da Piccoli pensieri di Kind Butterfly
Più piccolo pensiero di questo, non so dove si può andare a pescare, ma è una parolina deliziosa, piena di fascino, di delicatezza e di leggerezza. Una parola che racchiude un mondo di insoddisfazione, di voglia di libertà, di desiderio dirompente di cambiamento, di ricerca di nuovo, di rompimento dei soliti problemi di tutti i giorni..........................Uffa! insomma è stato coniato per le persone che non vogliono essere gravacciane e non amano di mandare a quel paese chi sta sullo stomaco, con parole scurrili, siano essi persone o cose, o sentimenti, ma lo fa con garbo e con poco dispendio di energie......ma non illudiamoci! Uffa! è una spada affilata, una pistola col silenziatore, una baionetta in canna e la sua insostenibile leggerezza, alla fine sarà pesante come un macigno.
Sai quanto è più innocuo un "ma vai al diavolo!" e roba similare, piuttosto di uffa!
Attenzione dunque! Quando lo dite o ve lo sentite dire, non lo sottovalutate, perché è in atto una rivoluzione!
martedì 26 marzo 2013
E’ di nuovo Pasqua
Non è facile
parlare di Pasqua col clima rovente nel quale ci troviamo ormai da
svariato tempo. Eppure nel momento in cui si compì il grande
prodigio della Resurrezione, il clima non doveva essere molto diverso
da questo.
Allora il malcontento
aleggiava dappertutto, la situazione politica era catastrofica, la
libertà sembrava definitivamente persa, sovrastata dalla potenza del
grande esercito romano, di quello stesso esercito che tempo fa
Roberto Benigni ha così esaltato nella sua presentazione dell’Inno
di Mameli.
Un popolo
conquistato e sottomesso a un regime e a usanze diverse dalle
proprie, ma anche un popolo che si dibatteva da sempre in lotte
intestine tra le varie tribù e le diverse tendenze. Né meno facili
erano le questioni religiose che avevano i loro estremi nei Farisei
e negli Zeloti. In mezzo a loro un gruppo di uomini più moderati e
più che altro più spirituali: gli Esseni. Non amati senz’altro da
nessuna delle due frange estreme, perché in opposizione alla
pedessequità dei primi e alla facinorosità dei secondi.
In questo clima si
muoveva Gesù, speranza degli umili, degli oppressi,
dei giusti. Le sue parole erano lame di fuoco e non conosceva la
paura di annunciare la sua Verità, quella che rende liberi gli
uomini, quella che li trasforma da popolo succubo, in popolo libero
in nome dell’amore.
Ma l’uomo non
vuole la libertà, neanche la sua, perché ne ha paura, perché sa
che poi dovrà gestirla, dovrà combattere per mantenerla e qualche
volta anche morire per lei. E allora è più facile riunirsi in
branco per sentirsi erroneamente forti e in nome di quella libertà
che reclama ma che non vuole, condannare i giusti e rimettere in
libertà i peccatori.
“Chi volete che vi
liberi? Gesù o Barabba?” chiede Pilato e la risposta non si fa
attendere “Barabba, Barabba” grida la folla inferocita,
sobillata, intimorita, minacciata da chi ha l’arma del potere in
mano.
“Ma Gesù non ha
fatto niente!” incalza Pilato.
“Crocifiggilo!
Crocifiggilo”. L’esortazione del popolo è forte, è un boato, è
il grido di coloro che non vogliono soffrire per la giustizia e
neanche per quella libertà e quelle beatitudini, che qualche giorno
prima sono andati ad ascoltare sulla montagna.
E neanche Pilato,
che pure può dare la libertà, perché è il governatore, e dunque
potente,si sente di mettersi contro alla Ragion di Stato. In fin dei
conti non sono affari suoi. Un ebreo per lui vale un altro ebreo.
E poi la
Resurrezione!
Il proclama
dell’invincibilità dell’Amore, la vita dopo la morte del corpo
offerto in sacrificio perché la Verità trionfi. Una luce
abbacinante, che fa vacillare, che stordisce, che fa capire per un
attimo che ha la durata di un lampo, che l’uomo può essere
qualcosa di più, di diverso, di divino e di eterno. Un attimo! E poi
tutto è come prima, soffocato dalla paura, dalla contingenza
dell’oggi che deve essere affrontato, dalla cupidigia dell’oro
che ha anche lui una luce, dalla bramosia del potere che fa sentire
invincibili.
La nostra situazione si muove su piani diversi, ma ciò non toglie che siamo rimaste le stesse persone di duemila anni fa.
E’ di nuovo
Pasqua nei nostri calendari e nei giorni di festa che continuano a
esistere e sono un richiamo alla memoria di qualcosa di grandioso che
ha comunque forgiato il nostro destino di uomini moderni. Ma è di
nuovo Pasqua anche nei nostri cuori? Tutti usufruiamo di questi
giorni che dedichiamo a fare ciò che più ci aggrada, disattendendo
in tanti casi all’importanza della celebrazione e del ricordo, in
questo clima di tempesta che non accettiamo di vedere,che vogliamo
esorcizzare, pensando che non ci riguardi.
Ciascuno chiuso
nella sua bolla di solitudine che lo isola dagli altri, e sovrastato
dall’incapacità di risvegliarsi da un sonno nel quale vogliamo
deliberatamente rimanere, continuiamo a crederci uomini liberi senza
accorgerci che invece siamo uomini soli. Perché anche oggi, e anzi,
oggi più di sempre, in una società che ha fatto del sopruso, del
ladrocinio, dell’egoismo, la sua egida, la Verità che dice che
ogni uomo ha lo stesso valore di un altro uomo si paga cara.
Amare il prossimo
come se stessi è faticoso e la Resurrezione può attendere.
La Verità non è
più o forse non è ancora la nostra Verità, quella che solo l’uomo
libero può capire.
lunedì 25 marzo 2013
La musica delle sfere
Meraviglia delle meraviglie! Scherzavo e invece ho scoperto che l'Universo è come una pasta al forno. Per entrambi ci vogliono infatti una parte solida che ne costituisce lo scheletro, la struttura portante, che nella pasta al forno è appunto la pasta e nel caso della mia pasta ....i carciofi, come nell'universo sono le galassie e i pianeti; una parte semiliquida,che nella pasta al forno è la besciamella che amalgama il tutto pur rispettando l'identità degli ingredienti e nell'universo le forze di coesione che tengono unite e separate nello stesso tempo le stelle, i pianeti, le nebulose........; una parte aerea che nella pasta al forno è il vapore che si innalza ricco di aromi, nell'universo è il vuoto che i piloti della NASA dicono abbia un profumo particolarissimo..... che oltre di particolari sfumature metalliche sia anche quello ...di bistecca fritta! Pare che gli scenziati lo stiano riproducendo in laboratorio e magari tra qualche decennio si troverà nei supermercati insieme alla salsa worcester!
Da qui ad arrivare alla musica delle sfere è semplicissimo! Chi di noi mangiando qualcosa di veramente buono non ha sentito una musichina celestiale ronzargli dentro?Se qualcuno non l'ha sentita non è perché la musica non ci sia, ma solo perché non ha ascoltato bene! E se la musica è anche poesia...allora sia la pasta al forno, sia l'universo sono entrambi due poemi.
A questo punto non mi rimane altro da fare che andare a cercare il mio universo, quello che è solo mio, quello che anche volendo non riuscirei mai a fare vedere a nessun altro, quello che magari esiste anche in funzione di un piatto di pasta al forno con i carciofi.
domenica 24 marzo 2013
Che verrà fuori?
"L'Universo comincia da te"
Da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly
Che vorrà dire? Stamani questa breve frase mi è proprio venuta incontro senza alcun preavviso.
Si è presentata e poi se ne è andata velocemente, ma prima di scomparire si è voltata e ha aggiunto......."Pensaci!".
E io sono rimasta qui, sapendo che oggi ho un sacco da fare e un lavoro nuovo....quello di pensare. Vorrà dire che mentre preparo la pasta al forno con i carciofi, penserò anche a questa storia dell'universo. Chissà che verrà fuori?
Da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly
Che vorrà dire? Stamani questa breve frase mi è proprio venuta incontro senza alcun preavviso.
sabato 23 marzo 2013
Lampi di felicità....come quando fuori piove!
Mi sono tornati in mente stamattina e prioprio con la velocità di un lampo, anzi....di quattro lampi. Infatti sono quattro lampi di felicità...........legati a quattro temporali diversi, ma grossi, veramente grossi. E una volta tanto non parlo per metafora, perché questi temporali, sono solo ed esclusivamente manifestazioni fisiche della natura, anche se di temporali metaforici nella mia vita ce ne sono stati tanti altri e tutti molto forti, e tutti da ricordare, proprio come questi..........ma certo non con lo stesso piacere.
I temporali da ricordare della mia vita fino ad oggi, me li ha rimessi davanti un aforisma di Yamamoto Tsunetomo..... che dice così:
“Si può imparare qualcosa da un temporale. Se accettiamo di bagnarci sin dal principio, eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.”
Ho detto:" Ma guarda! Questo è proprio per me".....e mi sono tornati in mente i miei temporali.
Il primo: Un temporale devastante, nel quale anche la mano dell'uomo aveva messo il suo zampino....infatti non ho più visto lampi e fulmini con quei colori, né li ho più visti di quella grandezza e di quella violenza. ......e noi tutti affacciati alle finestre a guardarli e a farci bagnare dalla pioggia battente ....e io che non so proprio resistere ai temporali scappata di corsa in giardino....per godermi di più la cosa! Fino a che non ho visto la vasca dei pesci, sulla quale galleggiavano le lasche........tutte a pancia in su. E lì capii che Chernobyl era vero ed era arrivato fino da noi con quel temporale, ....ma neanche la paura successiva di quello che avrebbe potuto dire per la salute, riuscì a spengere la felicità che quel temporale mi aveva dato.
Il secondo: Estate! Caldo infernale...poi il cielo si carica di nubi improvvise e i fulmini squarciano il cielo. In un attimo cominciano a piovere funi d'acqua e guardo costernata la finestra del seminterrato dove si sta formando un lago nuovo....anche bello, ma capace di inondare la mia stanza con violenza e devastazione. Mi armo di scopa e di ombrello ed esco per spazzare via l'acqua che non vuole sapere di diminuire......Ma come si fa a reggere un ombrello e spazzare?......Non è possibile! La decisione è presa fulminea. Mi levo i sandali, butto via l'ombrello ed entro in quel lago che mi arriva alla caviglia. Provo a spazzare.....mentre il vestito rosso mi si incolla alla pelle completamente zuppo!......La sensazione è troppo bella....al diavolo la scopa, la stanza! La butto via, allargo le braccia e mi faccio inondare da quell'acqua benedetta..............un ricordo meraviglioso! E comunque l'acqua non entrò!
Il terzo: Sono a un uscita con gli scout. Naturalmente in tenda, naturalmente sotto una pioggia battente. Per pranzo abbiamo pollo......ma questo pollo è da cuocere. A circa duecento metri dal nonstro campo, c'è una specie di tettoia. Proviamo ad andare là ad accendere il fuoco e cuociamo i polli. Intanto piove, piove, piove. Siamo io e Paolo, uno dei miei più cari amici, i due volontari, temerari, che non hanno paura della pioggia.....e siamo già abbastanza bagnati, andando avanti e idietro per fare la spola tende-tettoia. A un certo punto so che ci siamo guardati e mettendoci a ridere insieme , siamo entrati sotto l'acqua senza nessuna protezione, bagnandoci allegramente e infradiciandoci come pulcini.....e quel giorno non faceva neanche tanto caldo.....ma in noi c'era la complicità di due bambini che stanno giocando e di due amici che hanno scoperto una cosa in più che li avvicina......la passione per i temporali!
Il quarto: Sono in piazza e sto parlando con uno dei capi scout. Il cielo è scuro, ma ancora non piove. Poi improvvisamente un tuono fortissimo e cominciano a cadere grossi goccioloni. Nello stesso momento guardiamo verso la valle e rimaniamo a bocca aperta. Il cielo infatti ha dei colori spettacolari, che non abbiamo mai visto. Una cosa meravigliosa. Restiamo un attimo così a guardare ammutoliti questo spettacolo della natura, mentre l'acqua aumenta d'intensità.........e poi senza neanche parlarci o farci un cenno, cominciamo a correre per andare sulla terrazza che è il tetto della Conad, come sa da lì riuscissimo a vedere meglio quello spettacolo che si è materializzato davanti ai nostri occhi tento improvvisamente. La terrazza ha il pavimento sconnesso ed entriamo dentro grosse pozzanghere senza neanche accorgercene e sempre correndo, sollevando rivoli d'acqua che ci ricadono addosso.....ma che importa? Lo spettacolo ne vale la pena....lo dice anche uno stormo di uccelli che è venuto a volare dentro quel cielo, facendo strane e geometriche evoluzioni. Una meraviglia dentro la meraviglia.
Ecco! Sono contenta di aver rivissuto questi momenti. Naturalmente ce ne sono stati tanti altri, ma questi fino ad oggi sono quelli che mi hanno lasciato le sensazioni più forti Ora mi preparo.......ho dato una sbirciatina dalla finestra. Per ora c'è il sole, ma giù in fondo qualche nube si sta addensando! Hai visto mai!
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I temporali da ricordare della mia vita fino ad oggi, me li ha rimessi davanti un aforisma di Yamamoto Tsunetomo..... che dice così:
“Si può imparare qualcosa da un temporale. Se accettiamo di bagnarci sin dal principio, eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.”
Ho detto:" Ma guarda! Questo è proprio per me".....e mi sono tornati in mente i miei temporali.
Il primo: Un temporale devastante, nel quale anche la mano dell'uomo aveva messo il suo zampino....infatti non ho più visto lampi e fulmini con quei colori, né li ho più visti di quella grandezza e di quella violenza. ......e noi tutti affacciati alle finestre a guardarli e a farci bagnare dalla pioggia battente ....e io che non so proprio resistere ai temporali scappata di corsa in giardino....per godermi di più la cosa! Fino a che non ho visto la vasca dei pesci, sulla quale galleggiavano le lasche........tutte a pancia in su. E lì capii che Chernobyl era vero ed era arrivato fino da noi con quel temporale, ....ma neanche la paura successiva di quello che avrebbe potuto dire per la salute, riuscì a spengere la felicità che quel temporale mi aveva dato.
Il secondo: Estate! Caldo infernale...poi il cielo si carica di nubi improvvise e i fulmini squarciano il cielo. In un attimo cominciano a piovere funi d'acqua e guardo costernata la finestra del seminterrato dove si sta formando un lago nuovo....anche bello, ma capace di inondare la mia stanza con violenza e devastazione. Mi armo di scopa e di ombrello ed esco per spazzare via l'acqua che non vuole sapere di diminuire......Ma come si fa a reggere un ombrello e spazzare?......Non è possibile! La decisione è presa fulminea. Mi levo i sandali, butto via l'ombrello ed entro in quel lago che mi arriva alla caviglia. Provo a spazzare.....mentre il vestito rosso mi si incolla alla pelle completamente zuppo!......La sensazione è troppo bella....al diavolo la scopa, la stanza! La butto via, allargo le braccia e mi faccio inondare da quell'acqua benedetta..............un ricordo meraviglioso! E comunque l'acqua non entrò!
Il terzo: Sono a un uscita con gli scout. Naturalmente in tenda, naturalmente sotto una pioggia battente. Per pranzo abbiamo pollo......ma questo pollo è da cuocere. A circa duecento metri dal nonstro campo, c'è una specie di tettoia. Proviamo ad andare là ad accendere il fuoco e cuociamo i polli. Intanto piove, piove, piove. Siamo io e Paolo, uno dei miei più cari amici, i due volontari, temerari, che non hanno paura della pioggia.....e siamo già abbastanza bagnati, andando avanti e idietro per fare la spola tende-tettoia. A un certo punto so che ci siamo guardati e mettendoci a ridere insieme , siamo entrati sotto l'acqua senza nessuna protezione, bagnandoci allegramente e infradiciandoci come pulcini.....e quel giorno non faceva neanche tanto caldo.....ma in noi c'era la complicità di due bambini che stanno giocando e di due amici che hanno scoperto una cosa in più che li avvicina......la passione per i temporali!
Il quarto: Sono in piazza e sto parlando con uno dei capi scout. Il cielo è scuro, ma ancora non piove. Poi improvvisamente un tuono fortissimo e cominciano a cadere grossi goccioloni. Nello stesso momento guardiamo verso la valle e rimaniamo a bocca aperta. Il cielo infatti ha dei colori spettacolari, che non abbiamo mai visto. Una cosa meravigliosa. Restiamo un attimo così a guardare ammutoliti questo spettacolo della natura, mentre l'acqua aumenta d'intensità.........e poi senza neanche parlarci o farci un cenno, cominciamo a correre per andare sulla terrazza che è il tetto della Conad, come sa da lì riuscissimo a vedere meglio quello spettacolo che si è materializzato davanti ai nostri occhi tento improvvisamente. La terrazza ha il pavimento sconnesso ed entriamo dentro grosse pozzanghere senza neanche accorgercene e sempre correndo, sollevando rivoli d'acqua che ci ricadono addosso.....ma che importa? Lo spettacolo ne vale la pena....lo dice anche uno stormo di uccelli che è venuto a volare dentro quel cielo, facendo strane e geometriche evoluzioni. Una meraviglia dentro la meraviglia.
Ecco! Sono contenta di aver rivissuto questi momenti. Naturalmente ce ne sono stati tanti altri, ma questi fino ad oggi sono quelli che mi hanno lasciato le sensazioni più forti Ora mi preparo.......ho dato una sbirciatina dalla finestra. Per ora c'è il sole, ma giù in fondo qualche nube si sta addensando! Hai visto mai!
venerdì 22 marzo 2013
In un tardo pomeriggio di primavera
Solo la primavera può dare queste sensazioni, che scaturiscono dalla poesia di Rocco. Una poesia molto bella, che evidenzia in tante sfumature il cammino della vita di una pesona che non ha mai cessato di andare incontro agli altri.
Mamma mia, ma come sono seria! Sdrammatizzo volentieri.......... In effetti mi vengono spontanee anche altre due considerazioni, la prima caro Rocco è che sei un girellone, la seconda è che a forza di camminare su tutte queste strade mi hai fatto tornare in mente Forrest Gump, quando si mise a correre con un sacco di gente che correva dietro di lui.....e corri....corri....corri.....a un certo momento si girò e tutti si fermarono dicendo: "Ora parla!" e lui infatti parlò e disse:"Sono un pò stanchino!"
Ma nonostante queste bischerate appena dette, la sensazione,quasi mistica, oserei dire, rimane e a dispetto di me stessa mi induce a riflettere.............
In un tardo pomeriggio di
primavera
Signore,
passando per una vecchia
strada,
ho colto la tua presenza
nel giallo vivo di giovani
piante ondeggianti al vento.
Ho sentito il leggero
chiaccherio di voci
che rincorrevano ricordi e
stagioni vissute,
ho gustato l’acre sapore
di polvere
sollevata al passaggio di
giovani che andavano...
la strada...
Quante strade ho vissuto
nella mia vita,
quante mani lungo il cammino
tese in un impercettibile
gesto d’attesa,
quanti occhi velati da nubi
che chiedevano sole,
e tanti su cammini
diversi...
Signore,
ho preso le mie mani
e ho stretto quelle della
gente del Sud.
Signore,
ho preso i miei piedi
e ho accompagnato la gente
dell’Est.
Signore,
ho preso i miei occhi
e hanno seguito la gente
dell’Ovest.
Signore,
ho preso il mio corpo
e ha percorso le strade con
la gente del Nord.
Signore,
mi è rimasto il cuore
quello ha seguito Te nei
sentieri della Stella Polare
e lì, meraviglia, ho
ritrovato tutta la gente,
lì ho ritrovato il
biondeggiare di prati gialli
in un tardo pomeriggio di
primavera
giovedì 21 marzo 2013
Dentro un baule
Quante cose ci possono
essere dentro un baule! Quante cose che neanche ci si ricorda di avere
più e invece sono lì con la loro storia sempre intatta e
stratificata. La storia della vita. In questo caso la storia della
mia vita.
Non ricordo neanche più
qual'è stato il motivo per cui ho aperto il vecchio baule di legno
di ciliegio che mio nonno, ha costruito con le sue mani e i suoi
attrezzi di falegname improvvisato. Un baule nel quale tutti i pezzi
sono incastrati mi pare che si dica a 'coda di rondine'. In un attimo
mi torna in mente la stanza da lavoro del nonno, col suo bancone con
la morsa e tutte le pialle, le seghe, i punteruoli, le lime e tanti
altri piccoli attrezzi dei quali neanche oggi conosco il nome. E più
in là, in un armadietto con uno sportello davanti al quale c'era
solo una rete fitta che non facesse passare nessun tipo di animale,
ma che permettesse all'aria di circolare, c'erano i formaggi e più
che altro c'era il prosciutto, quel prosciutto che all'ora di merenda
veniva affettato religiosamente e religiosamente adagiato sul bianco
piatto che io gli porgevo e che poi avrei mangiato insieme al pane che
intanto la nonna aveva preparato sul tavolo di pietra che era nel
prato di fianco alla casa.....un prato che si confondeva con le vette
dei monti che gli giravano intorno come una corolla.
"E ricorda mia cara –
mi diceva il nonno – che del prosciutto si mangia il magro e il
grasso, non si butta via niente, perché tutto è grazia di Dio!".
Aprendo un baule, tornano in
mente anche i profumi di allora, che escono fuori non più trattenuti
e si spandono per la stanza, improvvisamente diventata un prato, dove
c'è un ciliegio. A quel ciliegio era attaccata un'altalena fatta con
la corda, dove il nonno aveva inserito una tavoletta di legno per farne
un comodo sedile.....e c'era una bambina con le trecce al vento che
volava nel cielo azzurro, con la sensazione di andare a toccare con i
piedi le cime delle montagne verdi. Poi il fischio della littorima che
passa poco lontano e che si infila veloce nella galleria in discesa, era
come un richiamo per la nonna che mi spingeva. " E' l'ora di
andare a chiudere i polli!" e il vento che accarezzava le gote,
finiva, e l'illusione di volare anche. Si rientrava in casa, dove
luci e ombre del giorno che se ne andava, si rincorrevano creando
strani effetti, che ai miei occhi di bambina parlavano di favole. E
io mi nutrivo di questi e dei gesti ancestrali dei miei nonni, che
pacati, mi insegnavano la vita. E crescevo. Forse è per questo che
amo il Drudolo, così si chiama la casina dei nonni, un nome antico
che significa anche 'innamorato', forse è per questo che è sempre
nel mio cuore e ha trovato posto nel vecchio baule dei ricordi più
cari.
mercoledì 20 marzo 2013
Aromi indispensabili
Oggi metterò in un grande vaso due pianticelle. Una di rosmarino, l'altra di salvia, due aromi indispensabili nella mia cucina. Nel grande vaso c'è già una rosa rampicante molto bella. Volevo piantarle ieri, ma non ne ho avuto il tempo, per cui sono rimaste appoggiate nell'ingresso, dove le avevo lasciate appena ero arrivata a casa....però durante il giorno ho avuto modo di passare davanti a loro diverse volte e lo sguardo mi è caduto sulle loro piccole chiome ogni volta che passavo. Insomma, alla fine ho creato un rapporto e ierisera ho sentito il bisogno di dare un nome alle due pianticelle. Il rosmarino lo chiamerò Francesco e la salvia col nome del prossimo capo del governo......forse Pier Luigi? Messe una di qua e l'altra di là della mia rosa che improvvisamente si è chiamata Italia, vedremo quale delle due crescerà più rigogliosa. Da parte mia mi prendo l'impegno di annaffiarle con costanza e dedizione, come richiede il caso, sperando di poterle usare quanto prima ..........................per succulenti arrosti
martedì 19 marzo 2013
La scelta
emotivo, ma mi riferisco ai fatti che accadono quotidianamente nella nostra società, che comunque non è avulsa da noi, come molte volte vogliamo credere, per nostro comodo. Nei giorni passati ci è stato ricordato più volte che la Chiesa siamo noi, e se questo è vero è altrettanto vero che lo Stato Sociale siamo noi, la scelta di vivere secondo determinati canoni siamo noi, la solitudine morale nella quale ci siamo confinati siamo noi....tutti noi. Per cui quando accadono cose che ci fanno rabbrividire anche solo involontariamente, non possiamo liquidare il tutto dicendo che non ci riguardano, perché queste cose che accadono nella Società in cui viviamo e che ci siamo costruiti a misura, ci riguardano eccome e denunciano dei disagi morali e psicologici che sono segnali molto chiari. Mi spiego. Nel giro di pochi giorni, nel nostro paese tranquillo e sonnolento, due persone hanno pensato di togliersi la vita, hanno deciso che non valeva più la pena vivere...o non vivere forse? La prima cosa che viene in mente in questi casi è la solitudine. Gran brutta compagnia la solitudine, quando ci si ritrova soli in mezzo a tanta gente, quando dentro di noi c'è bisogno di vicinanza, di una parola amica, magari solo di una pacca sulla spalla.....e non si trova. Una volta ci si stupiva tanto quando nei reportage che arrivavano dall'America ci veniva detto che se una persona moriva per la strada, la gente le passava accanto senza neanche degnarla di uno sguardo. Per noi, abituati in altro modo, con un'umanità ancora coinvolgente, tutto ciò era inammissibile, ma oggi è così anche da noi e lo vediamo chiaramente tutti i giorni. Oggi sono tempi difficili e purtroppo da molto tempo si sente parlare di gente che si toglie la vita per motivi economici, per disperazione..........e quando lo senti dire alla televisione, lo schermo che ti divide dalla realtà che è lontana da te, ti salva, ma quando le stesse cose accadono vicino a te e le persone che hanno fatto questo gesto estremo, sono persone che conosci, con le quali ti sei relazionato, allora è più difficile rimanere indifferenti e considerarle solo casistica, come fu fatto a suo tempo da qualcuno che disse che statisticamente i suicidi da noi erano ancora molto più bassi che in un'altra nazione. Come dire che non c'èra da preoccuparsi. Ma un uomo può essere considerato solo una statistica? E io che posso fare? Da sola, credo poco e niente, se non combattere la mia lotta personale contro i mulini a vento, ma tutti insieme, con una sensibilità sociale diversa, penso che si potrebbe fare tanto, se non altro far sentire che c'è una mano tesa pronta a stringere quella che ancora sta annaspando nel vuoto in cerca di aiuto, prima di fare la scelta estrema.
Scusate! Ma qualche volta bisogna anche essere tristi.
lunedì 18 marzo 2013
Lampi di felicità
Improvvisamente mi è tornato in mente il giorno della Laurea di mia figlia. Non è che sia passato tanto tempo da allora, ma è come se una pagina importante della sua e della mia vita fosse stata voltata con grande gioia da parte sua e anche da parte mia sicuramente.......ma per quello che mi riguarda anche con qualcosa in più: la consapevolezza che da quel momento in poi io avrei guardato lei con altri occhi.
Ma di quel momento, vissuto freneticamente come tutti i momenti importanti della vita, dove l'adrenalina gioca un ruolo importante in tutti, ora ricordo solo la gioia dell'attimo conclusivo, quando la giovane donna che era mia figlia andò a stringere la mano ai professori che la guardavano dall'altra parte della lunga cattedra, diventati improvvisamente suoi colleghi. Quante cose passarono per la mia testa in quel momento in cui anche lo sguardo si era appannato? Tante davvero....e tra le tante mi dicevo anche che il mio compito di madre era stato assolto e questo mi dava una grande serenità e sembrerà strano, ma in un attimo mi passò davanti tutto il percorso scolastico di mia figlia, dal primo giorno delle elementari, fino a quel momento...e quando lei si voltò verso di noi con gli occhi scintillanti di soddisfazione, allora la felicità dilagò dentro di me, e quella grande aula quasi in penombra fu come se si riempisse di luce. Un attimo anche quello, un lampo che come tanti altri conseervo gelosamente nel mio cuore.........e come tutti i lampi che hanno e continuano a illuminare la mia vita, anche questo ogni tanto viene richiamato per illuminare una giornata che potrebbe presentarsi buia.....e la illumina nuovamente. Allora con questa luce dentro è più facile andare incontro al nuovo giorno.
Ma di quel momento, vissuto freneticamente come tutti i momenti importanti della vita, dove l'adrenalina gioca un ruolo importante in tutti, ora ricordo solo la gioia dell'attimo conclusivo, quando la giovane donna che era mia figlia andò a stringere la mano ai professori che la guardavano dall'altra parte della lunga cattedra, diventati improvvisamente suoi colleghi. Quante cose passarono per la mia testa in quel momento in cui anche lo sguardo si era appannato? Tante davvero....e tra le tante mi dicevo anche che il mio compito di madre era stato assolto e questo mi dava una grande serenità e sembrerà strano, ma in un attimo mi passò davanti tutto il percorso scolastico di mia figlia, dal primo giorno delle elementari, fino a quel momento...e quando lei si voltò verso di noi con gli occhi scintillanti di soddisfazione, allora la felicità dilagò dentro di me, e quella grande aula quasi in penombra fu come se si riempisse di luce. Un attimo anche quello, un lampo che come tanti altri conseervo gelosamente nel mio cuore.........e come tutti i lampi che hanno e continuano a illuminare la mia vita, anche questo ogni tanto viene richiamato per illuminare una giornata che potrebbe presentarsi buia.....e la illumina nuovamente. Allora con questa luce dentro è più facile andare incontro al nuovo giorno.
domenica 17 marzo 2013
Chissà se..........
Oggi è di nuovo domenica! Che barba! Chissà se anche Dio si annoiò il giorno in cui si riposò? E io neanche mi riposo figuriamoci! prendo solo tutto con più calma.....proprio per poter dire che oggi è domenica!
Anche quelle domeniche che sono andate in maniera diversa dalle solite, quelle in cui è stato programmato qualche diversivo, magari anche una gita, alla fine mi sono risultate giornate strane, nelle quali, il senso di perdita è sempre stato in agguato....insomma anch'io sono per il 'sabato del villaggio', il giorno in cui posso pensare che la domenica mi riserverà qualcosa di speciale, in cui posso pregustare qualcosa che magari non accadrà mai, ma che ancora posso sognare.......poi non accade niente, ormai lo so per esperienza e la domenica passa all'insegna della noia, o quando va bene leggendo un libro, come immagino farò oggi.
Ho infatti cominciato la lettura del libro di Ken Follett 'La caduta dei giganti', un'impresa che sta risultando molto più facile del previsto, perché se inizialmente la mole del libro mi aveva un tantino spaventata, sono più di mille pagine, poi la bravura dello scrittore ha ampiamente compensato la mia esitazione, regalandomi pagine belle, avvincenti che lasciano la voglia di girare sempre pagina per andare avanti.
Insomma oggi è domenica e di questa domenica so solamente il menù della tavola, frutto di un referendum fatto democraticamente tra persone che hanno gusti alimentari totalmente diversi tra di loro. Ne è scaturito quanto segue: tagliatelle fatte a mano con sugo di funghi porcini e panna, pollo alla senape e vino bianco, con contorno di patate, cipolle e peperoni cotti al forno. Torta al cioccolato, rigorosamente fatta in casa dalle mani abili di mia figlia che ha la capacità di un pasticcere, tant'è che l'ultima torta che ha fatto, da quanto era bella mi ha fatto dire: "E se invece di mangiarcela, la vendessimo?..........Si potrebbero fare tante torte e fare un mercatino!!"Naturalmente il tutto detto per ridere e per elogiare la sua bravura........ma in fondo in fondo l'idea non sarebbe male..... Nelle domeniche del tempo della Crisi, possono venire in mente anche questi stratagemmi!...... Chissà se anche Dio...........
Anche quelle domeniche che sono andate in maniera diversa dalle solite, quelle in cui è stato programmato qualche diversivo, magari anche una gita, alla fine mi sono risultate giornate strane, nelle quali, il senso di perdita è sempre stato in agguato....insomma anch'io sono per il 'sabato del villaggio', il giorno in cui posso pensare che la domenica mi riserverà qualcosa di speciale, in cui posso pregustare qualcosa che magari non accadrà mai, ma che ancora posso sognare.......poi non accade niente, ormai lo so per esperienza e la domenica passa all'insegna della noia, o quando va bene leggendo un libro, come immagino farò oggi.
Ho infatti cominciato la lettura del libro di Ken Follett 'La caduta dei giganti', un'impresa che sta risultando molto più facile del previsto, perché se inizialmente la mole del libro mi aveva un tantino spaventata, sono più di mille pagine, poi la bravura dello scrittore ha ampiamente compensato la mia esitazione, regalandomi pagine belle, avvincenti che lasciano la voglia di girare sempre pagina per andare avanti.
Insomma oggi è domenica e di questa domenica so solamente il menù della tavola, frutto di un referendum fatto democraticamente tra persone che hanno gusti alimentari totalmente diversi tra di loro. Ne è scaturito quanto segue: tagliatelle fatte a mano con sugo di funghi porcini e panna, pollo alla senape e vino bianco, con contorno di patate, cipolle e peperoni cotti al forno. Torta al cioccolato, rigorosamente fatta in casa dalle mani abili di mia figlia che ha la capacità di un pasticcere, tant'è che l'ultima torta che ha fatto, da quanto era bella mi ha fatto dire: "E se invece di mangiarcela, la vendessimo?..........Si potrebbero fare tante torte e fare un mercatino!!"Naturalmente il tutto detto per ridere e per elogiare la sua bravura........ma in fondo in fondo l'idea non sarebbe male..... Nelle domeniche del tempo della Crisi, possono venire in mente anche questi stratagemmi!...... Chissà se anche Dio...........
sabato 16 marzo 2013
Aria leggera
Stamani, quando ho aperto la finestra, una fresca aria marzolina, spinta da un leggero vento che sa già di primavera, mi ha accarezzato il viso col suo fare pungente e frizzante così tipico di marzo...... che ti porta il profumo dei fiori su un vassoio fatto di gelo!
Mi è sempre piaciuto Marzo, così imprevedibile, incostante, ma anche così invadente! Infatti arriva e rimescola tutto ciò che è dentro di noi, al di là della nostra volontà, ci rende diversi da ciò che faticosamente ci siamo costruiti dentro, rimette le nostre carte in tavola e i nostri sentimenti come posta in gioco nella partita della vita..........che somiglia a una partita a briscola, nella quale però anche il due che in genere non conta niente, ha un'importanza maggiore, basilare.Il due infatti rappresenta il dolore e sembrerà strano, perché pur essendo battuto da tutte le altre carte, è comunque una presenza costante e determinante sia per chi perde, sia per chi vince, perché se lo ritrova nel suo mazzo di carte insieme a tutte quelle che gli hanno dato la vittoria.....ma c'è!
Marzo viene a mischiare le carte che avevamo creduto di aver messo in un cassetto, al buio......e per un attimo quell'aria così diversa da quella dell'inverno e così diversa da quella dell'estate, mi porta a ricordare sensazioni di profumi, di suoni, di colori.......................vissuti in un giorno della mia vita.................
ARIA LEGGERA
Aria leggera, aria di
primavera
Vento che muove piano i
miei capelli,
sgombra la mente e mi
dilata il cuore
e dell’anima mia apre
i cancelli.
Momento eterno impresso
nella mente
Con due gabbiani che a
volo radente
Mi son passati sopra e
piano piano
Sono volati sopra il
cupolone,
lasciando in me una
gioia sottile,
un’emozione.
Aria leggera, aria di
primavera
Lassù in quella
terrazza, in quel giardino
Quando da sola, la
spina dentro il cuore
Mi lacerava l’anima
con tanto dolore.
Aria leggera, aria di
primavera,
vento bizzarro e un
poco pazzerello
guida i miei passi giù
lungo il murello.
Tu l’hai capito vero
che vorrei sparire
Un passo dopo l’altro,
andarmene, svanire?!
Aria leggera, aria di
primavera,
vento che danza in
mezzo ai fili d’erba
vento gentile, suono di
campana
ed io mi fermo, mi
sento tanto strana.
Vorrei correre, sì,
vorrei scappare
Ma quel suono mi
obbliga a restare.
Aria leggera, aria di
primavera,
vento che passa e
semina l’amore
ecco io affido a te
questo mio cuore.
Trattalo bene, è un
cuore assai ferito
Che ha sol bisogno di
essere capito.
Sulle tue ali portalo
lontano
Oltre i confini del
bisogno umano.
Aria leggera, aria di
primavera……
venerdì 15 marzo 2013
Camminare & Company
Camminare, Edificare, Confessare!
E con queste tre parole, inizia il pontificato di Francesco I.
Tre parole, destinate a diventare l'impalcatura di un programma innovatore che il Papa sembra già aver messo in cantiere a cominciare da se stesso. Tre parole che richiamano revisione, ripensamento, attenzione.
Tre parole, che ciascuno di noi può usare per vedere a che punto è nella sua vita, prima di puntare il dito verso gli altri per incolparli di tutto il male del mondo.
Ho sentito quasi per caso ieri, l'omelia che ha fatto il Papa, durante la sua prima Messa davanti ai Cardinali nella Cappella Sistina e confesso che inizialmente l'ho seguita solo per curiosità, la curiosità verso tutto ciò che è nuovo, ma devo anche dire che la mia soglia di attenzione è cresciuta esponenzialmente via via che udivo le sue parole, semplici, pacate, ma di una grandissima forza. Parole destinate a tutti e più che altro comprensibili a tutti, non solo agli iniziati porporati. Aspettando che il discorso poi prendesse una piega più ampollosa, più cerimoniale, più consona al luogo, sono rimasta piacevolmente stupita di vedere che invece l'omelia finiva lì, breve, semplice profonda.
Un discorso, che chi non l'ha capito, è solo perché non ha voluto capirlo, perché è stato di una chiarezza unica, disarmante, che non può aver dato luogo a interpretazioni diverse dal significato che ha: attenzione! guarda dove cammini, guarda con che cosa costruisci e dove costruisci, guarda che cosa confessi.
Un discorso di buon senso, applicabile in ogni circostanza della nostra vita, da quando usciamo di casa per andare a prenderci un caffé e ci fermiamo a parlare prima di iniziare la nostra giornata, a quando siamo nell'ambito del lavoro, a quando rientriamo in famiglia. In ciascuno di questi momenti, ogni persona fa uso proprio delle tre parole menzionate dal Papa. Che uso ne fa? E' quello che siamo invitati a verificare e, nel caso ci si rendesse conto, che non sono usate al top, cercare di raddrizzare il tiro.
Credo che seguirò il suggerimento. Entrerò nel mio cantierino e comincerò a verificare se la mia struttura portante può andare, o se è bene farle una revisione.........Temo che avrò da lavorare!
E con queste tre parole, inizia il pontificato di Francesco I.
Tre parole, destinate a diventare l'impalcatura di un programma innovatore che il Papa sembra già aver messo in cantiere a cominciare da se stesso. Tre parole che richiamano revisione, ripensamento, attenzione.
Tre parole, che ciascuno di noi può usare per vedere a che punto è nella sua vita, prima di puntare il dito verso gli altri per incolparli di tutto il male del mondo.
Ho sentito quasi per caso ieri, l'omelia che ha fatto il Papa, durante la sua prima Messa davanti ai Cardinali nella Cappella Sistina e confesso che inizialmente l'ho seguita solo per curiosità, la curiosità verso tutto ciò che è nuovo, ma devo anche dire che la mia soglia di attenzione è cresciuta esponenzialmente via via che udivo le sue parole, semplici, pacate, ma di una grandissima forza. Parole destinate a tutti e più che altro comprensibili a tutti, non solo agli iniziati porporati. Aspettando che il discorso poi prendesse una piega più ampollosa, più cerimoniale, più consona al luogo, sono rimasta piacevolmente stupita di vedere che invece l'omelia finiva lì, breve, semplice profonda.
Un discorso, che chi non l'ha capito, è solo perché non ha voluto capirlo, perché è stato di una chiarezza unica, disarmante, che non può aver dato luogo a interpretazioni diverse dal significato che ha: attenzione! guarda dove cammini, guarda con che cosa costruisci e dove costruisci, guarda che cosa confessi.
Un discorso di buon senso, applicabile in ogni circostanza della nostra vita, da quando usciamo di casa per andare a prenderci un caffé e ci fermiamo a parlare prima di iniziare la nostra giornata, a quando siamo nell'ambito del lavoro, a quando rientriamo in famiglia. In ciascuno di questi momenti, ogni persona fa uso proprio delle tre parole menzionate dal Papa. Che uso ne fa? E' quello che siamo invitati a verificare e, nel caso ci si rendesse conto, che non sono usate al top, cercare di raddrizzare il tiro.
Credo che seguirò il suggerimento. Entrerò nel mio cantierino e comincerò a verificare se la mia struttura portante può andare, o se è bene farle una revisione.........Temo che avrò da lavorare!
giovedì 14 marzo 2013
Habemus Papam
Habemus Papam! E se il nome che ha scelto,..... Francesco, rispecchierà quello che vuole essere e la sua linea di condotta, sarà veramente una cosa bella da vedere e da vivere con partecipazione anche da parte nostra.
Questo nome che richiama il poverello di Assisi, per me riveste un'importanza grandissima e spero vivamente che sulle orme di Francesco, la Chiesa riprenda quella che dovrebbe essere la sua vera immagine di carità, di abnegazione, di amore.
Lunga vita al Papa!! E buon lavoro....perché quello non gli mancherà!
Lunga vita al Papa!! E buon lavoro....perché quello non gli mancherà!
mercoledì 13 marzo 2013
Quant'è brutta....gelosia
Ieri, mio malgrado ho sentito alcune parole concitate scambiate tra un ragazzo e una ragazza......o meglio era lui che intimava lei:"Non devi mai più rivolgere la parola a quei ragazzi....capito? Te lo proibisco" Fortunatamente mi sono resa subito conto che i tempi sono cambiati, perché lei gli ha fatto una bella risata in faccia e gli ha risposto sicura di sé: "Tu che cosa? ....proibisci?....ma va al diavolo!"
E mi è tornato in mente che per me invece tanto, tanto tempo fa andò tutto in maniera diversa.....................
Nel giro di un anno mi ritrovai senza amici. Le mie
amicizie erano per lo più maschili, perché mi sono sempre trovata
bene con i ragazzi, ma non avevo fatto i conti con la gelosia del
mio ragazzo. Cominciavo a fare la conoscenza con un sentimento che fino a quel
momento mi era stato completamente estraneo. Non ero mai stata gelosa
di nessuno, però forse sì, a pensarci bene. Da bambina ero stata
gelosa dei miei giocattoli, perché volevo bene ai miei giocattoli.
Interpretai quindi la gelosia di Luca come una dimostrazione
altissima di bene, e convinta che fosse una cosa giusta mi impegnai a
diventare gelosa anch’io. “Tu non devi parlare con nessuno” mi
diceva lui. “Allora neanche te lo devi fare” ritorcevo io. Fu
così che piano piano, quasi senza accorgercene cominciammo a
isolarci, finché ci ritrovammo completamente soli. Quale errore
madornale! Ma allora non lo capivo. Stavo bene insieme a lui e mi
pareva di non aver bisogno di nessun altro. Come mi pareva giusto in
un momento in cui tutte le ragazze cominciavano a portare le
minigonne, mettermi delle ridicole gonne lunghe quindici centimetri
sotto il ginocchio, e negarmi i più semplici piaceri della
civetteria femminile, fino a ridurmi a un essere slavato senza
nessuna bellezza, solo perché lui voleva così.
“Tu devi piacere solo a me” mi diceva il mio ragazzo
e io , chissà perché ero contenta.
Il tempo passava così, e passavano gli anni. Arrivai in
quarta magistrale e arrivò un ragazzo nuovo nella mia classe. Si
chiamava Giulio. Era alto, carino, simpatico.
Non mi innamorai di lui. No! Ma con lui ritrovai la
voglia di essere una ragazza come tutte le altre.
“Ma guardati allo specchio” mi diceva “Non vedi
che occhi belli che hai? E poi hai una bocca deliziosa”
“Ma falla finita” gli rispondevo io. Però cominciai
a guardarmi di più allo specchio, cominciai a pettinare i miei
capelli in maniera più femminile e più che altro cominciai a
sorridere di più, ad essere più allegra. Poi feci una cosa della
quale provo vergogna anche ora. Cominciai a chiedere alle mie
compagne di classe ombretto e rimmel, e un po’ alla volta mi
truccai gli occhi e mi passai un po’ di fard nelle guance. Ero
carina davvero! Perché non me ne ero resa conto prima? Trovai
l’espediente di arrotolarmi le gonne al punto vita, in modo che mi
si scorciavano di quindici centimetri e così mi sentivo più uguale
alle altre ragazze. Poi, finite le lezioni, cinque minuti prima che
suonasse la campanella, andavo in bagno, mi lavavo, mi ritiravo giù
le gonne e uscivo da scuola andando incontro a Luca che tutti i
giorni passava a prendermi, e il tutto senza l’ombra di un rimorso.
La mia vergogna sta nel fatto di non avere avuto il coraggio delle
mie azioni, di non aver saputo dire al mio ragazzo: “Senti io
voglio fare così, perché non sto facendo niente di male. Se ti va
bene, bene, altrimenti affari tuoi”. Magari l’avessi fatto. Forse
la nostra vita sarebbe andata tutta in un altro modo! Giulio, inutile
dirlo, ora mi veniva dietro ancora di più. “Ma ti rendi conto che
non è il ragazzo per te, che sei completamente diversa da come ti
vuole lui, lo vuoi capire che io ti voglio bene, ti vuoi svegliare si
o no?”
Non mi svegliai. Volevo bene a Luca non a Giulio.
Glielo dissi e rimasi esterrefatta quando in classe davanti a tutti,
professore compreso, Giulio si mise a piangere in maniera convinta e
di effetto. Mi sentii un essere spregevole. Avevo fatto del male a
un’altra persona, senza volerlo, è vero, ma il risultato comunque
era quello. Ciò nonostante, neanche per un momento pensai che la
decisione che avevo preso non fosse quella giusta.
Qualcosa dentro di me, però era cambiato per sempre,
anche se con tutte le mie forze non volevo riconoscerlo. Del resto
l’ultimo anno della Magistrali, oltre a rendermi consapevole della
mia nuova immagine, mi aveva fatto anche capire quanto stavo bene
insieme agli altri, quanto mi piaceva ridere, divertirmi. Me ne ero
accorta specialmente, quando in un impeto di ribellione, avevo deciso
di partecipare alla gita scolastica che quell’anno veniva fatta a
Napoli e Pompei.
“Tu non ci vai” mi aveva detto Luca “Te lo
proibisco”
“Invece io ci vado. E’ l’ultimo anno che passo con
i miei compagni di classe, non c’è niente di male. Lo fanno tutti.
Anche tu vai in gita con la tua scuola. Non vedo perché non dovrei
farlo io!”
La gita fu bellissima, o da per lo meno a me apparve tale.
Via via che il pullman si allontanava dal paese, mi sentivo
invadere da un senso di libertà che non avevo mai provato, che mi
riempiva di euforia e anche di spavento. Mi lasciò comunque tante
sensazioni così forti che anche oggi, quando ripenso a quei giorni
spensierati, qualcosa dentro di me si scioglie, e riesco ancora
vedermi come ero allora. Una ragazza che in riva al mare, vicina al
suo professore preferito, allargò le braccia e offrendosi al vento e
alla risacca marina, dichiarò il suo amore alla vita con queste
parole:” Vorrei che questo attimo durasse un’eternità”.
Invece tornammo a casa e per me cominciò un periodo
terribile.
(Da Fiore di Cappero)
Ma quanto è brutta la gelosia! Ma è anche qualcosa di molto peggio. E' stupida!
martedì 12 marzo 2013
Empatia
L'Empatia fa parte del mio modo di essere e anche se sicuramente non mi facilita la vita, qualche volta mi permette invece di toccare per brevissimi attimi il picco della felicità.
Essere empatici vuol dire riuscire a capire gli stati d'animo delle persone che ti sono vicine, e quando questa persona ti è particolarmente cara, non solo a capire i suoi stati d'animo, ma a farli propri e viverli. Non importa essere vicini per provare empatia. Molte volte basta il tono della voce, un'espressione degli occhi ,magari vista su skype, un atteggiamento generalizzato,o anche il silenzio..........e per chi ha questa sensibilità il gioco è fatto. Non è un bel gioco, credetemi, specialmente quando l'empatia porta a immedesimarsi in momenti particolarmente complessi nella vita dell'altra persona, della quale riesci a capire anche le sfumature dei suoi stati d'animo, e non puoi fare nient'altro che vivere intensamente con partecipazione.....empaticamente il suo modo di essere in quel momento, senza poter fare nient'altro se non cercare parole che aiutino a risollevare l'animo, perché sai che sarebbero le parole che vorresti sentire anche te.
Sono contenta di avere questa capacità, perché anche se in certi momenti è faticosa e logorante, poi invece mi accorgo che mi lascia sempre qualcosa di estremamente positivo, proprio come mi è successo ieri.
Erano giorni e giorni che sentivo che l'ansia cresceva dentro di me....un'ansia che non mi dava più tregua e che aveva finito per appannare anche i colori che avevo intorno. Tutto sapeva di grigio. Ierimattina ero arrivata a un punto che non riuscivo neanche a respirare bene, da quanto mi sentivo tesa. Poi fortunatamente il temporale accompagnato da grossi tuoni, mi aveva leggermente scaricata. Mi succede sempre così quando piove! Prima che si aprano le cateratte del cielo, mi sento piena di elettricità e poi....quando comincia a piovere.....piovo anch'io! E anche ieri è andata così, e per un attimo dopo sono stata meglio, ma poi l'ansia si è impossessata di nuovo, prepotentemente di me e quando sono tornata a casa ero proprio al top. Sapendo il motivo del mio stato d'animo, mi chiedevo come stava la persona che viveva la situazione per la quale io ero così empaticamente vicino a lei............e sentivo tutto il suo stress.
Poi nel primo pomeriggio è arrivata una mail con su scritto solo brevi parole :"Hanno accettato...........!" e magicamente tutta la mia tensione è evaporata come la nebbia al sole e immediatamente ho toccato quel picco della felicità, al quale arrivo solo pochissime volte e sempre per brevi attimi.
Ma sono attimi meravigliosi, puri, nei quali la gioia per l'altro si mescola alla tua, e nei quali più che altro capisci che in quel momento anche l'altro mentre gioisce pensa alla tua di gioia e allora questo sentimento si sublima e per un attimo breve quanto il battito delle ali del colibrì arrivi ad afferrare che cos' è la perfetta letizia e questa comprensione ti ripaga dei giorni di ansia, di attesa, e ti fa veramente contento di poter sapere e provare che cos'è l'empatia e ti trovi a ringraziare non sai te neanche chi e neanche per che cosa, ma a ringraziare di questa felicità che solo uno stato d'animo particolare può far scaturire.
Essere empatici vuol dire riuscire a capire gli stati d'animo delle persone che ti sono vicine, e quando questa persona ti è particolarmente cara, non solo a capire i suoi stati d'animo, ma a farli propri e viverli. Non importa essere vicini per provare empatia. Molte volte basta il tono della voce, un'espressione degli occhi ,magari vista su skype, un atteggiamento generalizzato,o anche il silenzio..........e per chi ha questa sensibilità il gioco è fatto. Non è un bel gioco, credetemi, specialmente quando l'empatia porta a immedesimarsi in momenti particolarmente complessi nella vita dell'altra persona, della quale riesci a capire anche le sfumature dei suoi stati d'animo, e non puoi fare nient'altro che vivere intensamente con partecipazione.....empaticamente il suo modo di essere in quel momento, senza poter fare nient'altro se non cercare parole che aiutino a risollevare l'animo, perché sai che sarebbero le parole che vorresti sentire anche te.
Sono contenta di avere questa capacità, perché anche se in certi momenti è faticosa e logorante, poi invece mi accorgo che mi lascia sempre qualcosa di estremamente positivo, proprio come mi è successo ieri.
Erano giorni e giorni che sentivo che l'ansia cresceva dentro di me....un'ansia che non mi dava più tregua e che aveva finito per appannare anche i colori che avevo intorno. Tutto sapeva di grigio. Ierimattina ero arrivata a un punto che non riuscivo neanche a respirare bene, da quanto mi sentivo tesa. Poi fortunatamente il temporale accompagnato da grossi tuoni, mi aveva leggermente scaricata. Mi succede sempre così quando piove! Prima che si aprano le cateratte del cielo, mi sento piena di elettricità e poi....quando comincia a piovere.....piovo anch'io! E anche ieri è andata così, e per un attimo dopo sono stata meglio, ma poi l'ansia si è impossessata di nuovo, prepotentemente di me e quando sono tornata a casa ero proprio al top. Sapendo il motivo del mio stato d'animo, mi chiedevo come stava la persona che viveva la situazione per la quale io ero così empaticamente vicino a lei............e sentivo tutto il suo stress.
Poi nel primo pomeriggio è arrivata una mail con su scritto solo brevi parole :"Hanno accettato...........!" e magicamente tutta la mia tensione è evaporata come la nebbia al sole e immediatamente ho toccato quel picco della felicità, al quale arrivo solo pochissime volte e sempre per brevi attimi.
Ma sono attimi meravigliosi, puri, nei quali la gioia per l'altro si mescola alla tua, e nei quali più che altro capisci che in quel momento anche l'altro mentre gioisce pensa alla tua di gioia e allora questo sentimento si sublima e per un attimo breve quanto il battito delle ali del colibrì arrivi ad afferrare che cos' è la perfetta letizia e questa comprensione ti ripaga dei giorni di ansia, di attesa, e ti fa veramente contento di poter sapere e provare che cos'è l'empatia e ti trovi a ringraziare non sai te neanche chi e neanche per che cosa, ma a ringraziare di questa felicità che solo uno stato d'animo particolare può far scaturire.
lunedì 11 marzo 2013
Preludio di Primavera
Pare che il freddo debba tornare........ma questi giorni di tepore sono un preludio di primavera . Ce lo dicono anche le gemme gonfie sui rami degli alberi, la prime margherite che, incuranti di ciò che sarà domani, hanno aperto le loro corolle alla vita. Tutto è nuovamente pronto per la festa dei colori. Nessun rigido inverno potrà mai fermare la primavera e allora.....corriamole incontro. Ce lo dice il canto degli uccellini.............. Ce lo dice anche Rocco nella sua poesia
Un immenso prato verde
Sai, amico mio, è la tua
vita.
Un immenso prato verde sotto
un cielo di primavera.
E mentre lì nel prato,
sboccia un fiore,
tu non puoi dire solo: è
primavera!
Senti quante voci lanciano i
colori?
Chiedono chi sei, dove vai.
Ed anche se nel tuo
orizzonte, ora senza nubi,
non fuggire, amico mio,
non guardare indietro
apri le tue braccia e vola
nel sole
come un gabbiano senza
confini.
E se tu vuoi vivere questa
avventura
in sintonia con la natura
esci dal tuo guscio, brucia
il tuo egoismo
porta nel tuo cuore
l’infinito!
Prendi le ali dell’aurora
vai lontano sul mare,
corri per i campi di grano,
parla agli uccelli del
cielo,
sii come i gigli del prato
e se mi incontri,
dammi la mano.
domenica 10 marzo 2013
Insoddisfatta
In genere in ogni giornata che vivo riesco a trovare qualcosa di interessante, di stimolante che alla fine mi fa dire che è stata una bella giornata, oppure una giornata tutto sommato che è valsa la pena vivere...................ma da qualche tempo a questa parte, l'unica cosa che riesco a vedere nei miei giorni, è il tempo che scorre..........senza progettualità. Meno male che quando mi capitano questi momenti c'è sempre un campanello d'allarme che comincia a suonare insistente e non cessa fino a che non gli ho dato ascolto. Allora, mi fermo e mi analizzo sempre impietosamente e imparzialmente, o almeno così a me sembra perché fino ad ora ha sempre funzionato. Stamani ho fatto la stessa cosa ed è stata un'analisi piuttosto breve, perché la risposta alla domanda che mi sono posta era già dietro l'angolo. Il modo di vivere nel quale mi sono ritrovata per motivi contingenti, mi sta tarpando le ali, e io invece per mia natura ho bisogno di volare, di avere sempre una mèta da raggiungere, piccola o grande che sia, sapendo che la felicità non è nella mèta conquistata, ma nel cammino da fare per raggiungerla. Per me è sempre stato così E' quello che mi manca: una mèta e una sfida per conquistarla. Fin'ora gli stimoli mi sono arrivati dall'esterno, ma da due anni a questa parte, il mio mondo si è ristretto più che altro intorno alle mura domestiche a causa dello stato di salute della mia mamma, e la mia visuale è cambiata e piano piano....ingrigita. E' questo che non deve succedere! Devo trovare una mèta da raggiungere anche mentre mi sento così legata, anzi proprio per questo, devo trovare una nuova mèta e la capacità di gettare la mia sfida oltre ciò che mi limita e mi impedisce di vedere quella piccola gioia che fino ad ora sono sempre riuscita a trovare nelle mie giornate. E' la piccola gioia che comunque mi fa dire che ho vissuto la mia giornata e non che mi sono lasciata vivere, è tutto quello che ho sempre voluto e che voglio continuare a volere. Trovare una mèta da raggiungere per me non è mai stato un problema, perché anche se non c'è..... me la invento.....ed è quello che sto già facendo. Importante era arrivare ad ammettere il mio stato di insoddisfazione........riuscendo più che altro a non colpevolizzarmi per averlo provato.
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