"Insomma che c'è da ridere tanto? Se non ti andavo bene così mi potevi fare in un altro modo....no?"
"Non sto ridendo di te Tim, mi vai bene così come sei e ormai non riuscirei a immaginarti in nessun altro modo,,,,!"
"E allora perché sghignazzi come un'idiota?"
"Perché con tutto il mio impegno sono riuscita a dar vita solo a un ......maiale! Ahahahahah!"
"Continuo a non capire! Pensi che essere un maiale sia molto diverso che essere un uomo?"
"Sinceramente non ci ho mai pensato Tim! " gli ho risposto cercando di tornare seria
"Allora comincia a farlo! E comincia a prenderti anche le responsabilità di ciò che scrivi!!!!"
Aiuto! Mamma mia! Si è proprio ingrugnito!!
Thimothy Finch, si
svegliò mercoledì mattina esattamente alle sette e un quarto, come
faceva del resto tutti gli altri giorni, e come sempre si stirò nel
letto, mise fuori le braccia dalle coperte e dopo averle allungate
bene bene, se ne portò una alla testa, per darsi la prima grattatina
al cervello, ma notò subito che c’era qualcosa di diverso.
In genere quel semplice
esercizio mattutino lo rilassava e lo preparava alla giornata che
doveva arrivare, ma quella mattina la cosa non gli dette punta
soddisfazione. Sbuffò un attimo, poi fu distolto da altri pensieri
ugualmente abitudinari e necessari. La colazione era un rito al quale
non si sottraeva mai, e che anzi, lo metteva di buon umore. Tutte le
mattine, da che aveva ricordo, si preparava un uovo al bacon, pane
tostato, una spremuta di arancia e un buon caffè italiano. Così,
sapientemente nutrito affrontava il lavoro di tutta la mattinata
senza sentire neanche un crampo allo stomaco; le ore scorrevano
tranquille e meticolosamente programmate, proprio come piaceva a lui
e l’ora del pranzo arrivava in un lampo e con essa quel momento di
piacevole conversazione con Jessica Lamb, sua amica dal tempo
dell’università, con la quale prima o poi, naturalmente dopo aver
pianificato il futuro, gli sarebbe piaciuto affrontare l’argomento
matrimonio.
Jessica non era proprio
una bellezza classica, e neanche mozzafiato, era semplicemente
Jessica, con la quale poteva parlare di tutto, dal lavoro, al suo
hobby che si tirava dietro fin dall’infanzia. Aveva una collezione
spropositata di farfalle di tutti i tipi, da quelle bellissime ed
esotiche, alle semplici banali falene che si aggiravano di notte sul
suo lampadario e che poi finivano sistematicamente infilzate a far
bella mostra di sé nelle teche che coprivano le pareti del suo
appartamento.
Farfalle gigantesche e
piccolissime, tutte con le ali spianate, tutte in ieratica posizione
verticale, lo accusavano in silenzio dei suoi assassinii. Le
descriveva a Jessica una per una, tutte perfette, ordinate,
rigidamente catalogate, in schedari che riempivano un’altra parete,
unici libri di una biblioteca monocromatica.. Del resto per uno come
lui che , sottosegretario all’ONUs, svolgeva meticolosamente un
lavoro di calcolo e di incastro, la perfezione era un rito. Jessica
lo ammirava per questo e lui si sentiva lusingato e accarezzato nel
proprio io, dalla eloquente espressione di rispetto che la ragazza
aveva verso il suo modo di gestire la sua professione e la sua vita.
Alzò nuovamente una mano
verso i capelli e gli sembrò che questa scorresse in maniera diversa
sulla cute, come se fosse più spessa, più dura.
“Ma che cavolo….!”
Brontolò tra sé e sé e data una spinta alle coperte, uscì dal
letto e si avviò verso il bagno dimenticandosi di mettere le
pantofole. Quando si accorse dell’omissione si stupì con se
stesso, rimproverando in cuor suo quella dimenticanza che lo esponeva
all’inevitabile polvere del pavimento anche se le mattonelle erano
lucide fino allo spasimo, ma proseguì scalzo fino al bagno, deciso a
farsi una bella doccia per svegliarsi del tutto. Evidentemente ancora
le sue sinapsi non erano al cento per cento, altrimenti non sarebbe
mai successa una cosa del genere, però mentre apriva i rubinetti
della doccia, qualcosa dentro di lui, al di là della sua volontà
gli fece dire, che non sarebbe entrato sotto il getto dell’acqua
che scendeva invitante dalla nappa in alto. “Invitante un corno!”
si trovò a dire “Oggi non ho tempo di farmi la doccia” ma già
mentre si diceva queste parole capiva che non erano altro che una
scusa con se stesso per non toccare l’acqua.
“Mi laverò il viso e
il collo!” e con decisione, quasi facendo uno sforzo si inondò il
viso con l’acqua del rubinetto, cominciando a soffiare
energicamente
“Sgrunch! Sgrunch!
……..Crrrrrr, crrrrrr…..ma si può sapere che mi sta
succedendo?” chiese ad alta voce questa volta, guardandosi allo
specchio che gli rimandò la stessa immagine di sempre, anche se
qualcosa era cambiato, lo vedeva bene. I capelli, erano più setolosi
e la pelle aveva un colore leggermente diverso, anche migliore, si
disse compiaciuto, ma la cosa che maggiormente lo colpì furono gli
occhi, l’espressione degli occhi, lo sguardo degli occhi…….uno
sguardo ….porcino!!
“Mamma santissima –
si disse costernato – ma che mi sta succedendo? ………Vuoi
vedere…….ma sì! Ma sì! Vuoi vedere che mi sono beccato
l’influenza suina?.......E ora come si fa? E come faccio ad andare
al lavoro? Se ne accorgeranno tutti, anche Jessica!” La cosa lo
terrorizzò e allo stesso tempo lo divertì.
“Ci penserò dopo! Ora
vado a prepararmi la colazione e magari scoprirò che sto sognando!”
Si diresse in cucina e
come d’abitudine tirò fuori gli ingredienti che aveva da sempre
usato, mise la padellina sul fornello, ma mentre si accingeva ad
adagiarvi sopra una bella fetta di prosciutto, qualcosa scattò in
lui facendogli dire inorridito:
“Non posso fare questo!
E’ come se mangiassi mio fratello!”
Si sedette sbigottito
sulla prima sedia che gli capitò a tiro e prendendosi la testa tra
le mani disse ad alta voce: “Porca la miseria!...Sono diventato un
maiale”.
Gli sembrò che ammettere
questa cosa assurda, lo tranquillizzasse alquanto e infatti sentì
subito lo stomaco che si agitava in prolungati glu glu glu,
facendogli capire che, maiale o non maiale, l’appetito non gli
mancava e fu a questo punto che si accorse di aver allungato una
zampa, pardon, una mano per intingerla nel vasetto della mostarda e
riportarsela immediatamente alla bocca. Che soddisfazione, leccarsi
le dita ad una ad una fin nell’interno “Sgrunch! E’ proprio
buona! Come mai non me ne ero mai accorto prima d’ora? Mi sembra di
mangiare la mostarda per la prima volta in vita mia!” Fatta questa
considerazione, si buttò su tutto quello che di commestibile trovò
nella sua cucina, evitando accuratamente tutto ciò che fosse stato
maiale e a operazione terminata il suo sguardo cadde sulla tavola e
sull’ecatombe di barattoli, briciole, salse versate. “Sono
diventato un vero maiale!” si disse un po’ disgustato, un po’
compiaciuto.
Ma siccome l’intelligenza
era rimasta quella di un uomo, immediatamente si domandò come
avrebbe potuto fare per non rendere manifesto il suo cambiamento di
identità.
“Mi dovrò controllare
molto, e per prima cosa mi metterò un paio di occhiali da sole!”
Eh sì! Perché il suo sguardo era la cosa che più di tutto faceva
capire la sua trasformazione .
Rivestito di tutto punto,
con gli occhiali da sole ultima moda, riprese il suo aspetto
sofisticato ed elegante, anche se una mano andava continuamente al
nodo della cravatta, per allentarlo e l’altra, indugiava sempre più
frequentemente nella narice del naso, e poi da questo passava con
noncuranza all’interno dell’orecchio, che era da tanto tempo che
gli pizzicava, ma che non aveva mai grattato, per via della buona
educazione.
Quando uscì per andare
in ufficio si senti decisamente felice.
“Bah! Lo so che sembra
assurdo, ma sono felice di essere un maiale. Mi sto finalmente
godendo la vita, senza tutti i paletti che prima mi hanno imposto gli
altri e poi mi sono messo da me. Se questa è l’influenza suina,
sono contento di averla beccata! E sai che ti dico? Non prenderò
nemmeno gli antivirali!”
Quando arrivò
all’ingresso dell’enorme grattacielo, che era il suo posto di
lavoro, la paura lo riprese. Si aggiustò bene gli occhiali, si tirò
su il bavero della giacca (infatti in metropolitana si era accorto di
alcune grosse setole che fuoriuscivano dal colletto della camicia),
si calcò bene in testa il cappello, un bellissimo cappello a larga
tesa, made in Italy, del quale fino a quel momento era andato
giustamente fiero, guardò a destra, poi a sinistra, e infine dopo
aver fatto un prolungato sospiro per prendere quanto più ossigeno
poteva, entrò.
“Buon giorno Mr. Finch”
lo salutò cortesemente il portiere
“Buon giorno Ted,
….cransh” il piccolo grugnito gli scappò inavvertitamente, e
guardò con apprensione l’altro che però non dette mostra di aver
udito niente di anomalo.
Rinfrancato
dall’atteggiamento normale del suo interlocutore Thimothy Finch si
diresse verso l’ascensore che doveva portarlo fino al suo ufficio.
Dentro c’erano già una decina di persone e quando entrò, gli
parve che tutte lo guardassero in maniera strana, ma subito dopo si
rese conto che non guardavano lui, ma il dottor Hobbs, che arrivava
di corsa, quanto glielo permetteva la sua mole, premendosi una mano
su un orecchio e lamentandosi rumorosamente. Pezzo grosso dell’ONUs
in tutti i sensi, il dottor Hobbs era uno dei responsabili della pace
mondiale.
Gli altri gli fecero
posto all’interno dell’ascensore, che partì decisamente verso
piani più alti.
“Dottor Hobbs –
domandò preoccupata Meryl, una delle segretarie – non si sente
bene?”
“Mi è venuto un
dannato male a un orecchio. Devo aver preso fresco ieri, quando ho
accompagnato mia moglie a fare spese al supermercato. C’era l’aria
condizionata che andava a palla” rispose il Dottor Hobbs con un
filo di voce, continuando a tenersi la mano premuta sull’orecchio
“Il guaio è che ora comincia a farmi male anche l’altro!”.
Intanto l’ascensore era
arrivato e tutti uscirono dirigendosi velocemente verso il proprio
ufficio.
Thimoty Finch entrò nel
suo e non appena fu seduto alla sua scrivania ebbe la sensazione di
essersi messo in salvo. Ma in salvo da che?
Aprì un cassetto e
tirato fuori uno specchietto, che teneva sempre a portata di mano per
verificare se era sempre in ordine, si dette una rapida occhiata.
Sospirò sollevato. Il suo aspetto era rimasto identico a quello
della mattina appena si era alzato. Gli altri non si sarebbero
accorti di niente. Prese un fazzolettino di carta e si soffiò
rumorosamente il naso, poi dopo averlo appallottolato, lo lanciò
verso il cestino, facendo cilecca.
“Chi se ne importa!”
si disse alzando le spalle e non riconoscendo più se stesso per
l’ennesima volta in quella mattinata. “No! Così non va bene mio
caro. Se vuoi che gli altri non se ne accorgano, devi stare attento e
fare esattamente tutto come prima!” Quindi si affrettò a
raccogliere il fazzoletto e lo mise all’interno del cestino.
La mattinata tutto
sommato passò tranquilla come sempre. Sbrigò la mole di lavoro che
tutti i giorni l’aspettava, cercando di tenere la sua scrivania in
ordine e i documenti rigorosamente impilati, ma per quanto facesse,
c’era qualcosa , se ne accorse dopo un po’ di tempo, che rendeva
sciatto l’ordine apparente che aveva cercato di dare. Aveva
lasciato impronte sulle cartelline, fogli sparpagliati, penne aperte
e sparse in ogni dove. Impaurito da tutto quel disordine si alzò
velocemente per ridare un senso alla sua scrivania, ma non fece in
tempo perché qualcuno bussò alla porta e Jessica Lamb entrò con un
sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“Salve Tim – lo
salutò dolcemente – sei pronto per andare a pranzo?”
Thimothy Finch aprì la
bocca per rispondere ma:
“Scrunch, scrunch….”
Furono le sole parole che gli vennero fuori dalla bocca
“ Suvvia – insistette
Jessica – lo so che sei molto indaffarato, e del resto le persone
importanti come te lo sono per forza, basta vedere tutti i documenti
che hai sulla scrivania……..ma un po’ di relax fa bene anche a
te! Vogliamo andare?”
“Ok!” si azzardò a
rispondere lui e vide che la voce gli era tornata normale. Sorrise
rinfrancato e disse
“Andiamo pure!”
“Come mai hai gli
occhiali da sole?” Jessica lo guardava oltremodo affascinata
“Mi sono beccato un po’
di congiuntivite. Niente di importante, comunque….per precauzione!”
rispose Thimothy Finch.
Era sorpreso! Jessica lo
conosceva benissimo e sapeva il suo modo di fare, la sua precisione,
la sua pignoleria,….eppure sembrava che non si fosse accorta di
niente e si comportava come sempre. Respirò con sollievo.
“Andiamo a pranzo” e
prendendola per mano la condusse verso l’ascensore che li avrebbe
portati al ristorante.
.
Jessica Lamb si guardò
attentamente allo specchio. Non sapeva spiegarsi quella sua nuova
espressione di serenità che le si diffondeva in tutto il viso. Era
da un po’ di tempo, da quasi più di un mese che notava con
compiacimento che il suo viso aveva assunto un’espressione di
dolce felicità.
“No!” si corresse
subito “Non è proprio felicità! E’ qualcosa che le somiglia
molto ma non è felicità”.
Si sentiva appagata dal
suo lavoro, eppure non aveva compiti di estrema responsabilità
all’ONUs. Era poco più di una segretaria, ma era contenta di ciò
che faceva, contenta del suo Capo, il signor Hobbs, contenta dei suoi
colleghi, dei quali, da molto tempo ormai, un mese circa per
l’appunto, non aveva proprio niente da ridire.
Ma la sua gioia più
grande era Thimothy. Con tutte le sue stranezze! !Quando l’aveva
conosciuto, sin dai tempi dell’Università, le era sembrato carino,
ma niente di particolare. Sorrise ricordando, che le era sembrato
anche un tantino noioso con quella sua mania delle farfalle, della
precisione, di ogni cosa al suo posto e di un posto per ogni cosa, ma
poi col tempo aveva cominciato ad apprezzare le sue qualità e poi
aveva completamente capitolato. In poche parole stravedeva per lui.
Le sue farfalle da un
mese o poco più, le erano sembrate stupende e avrebbe scommesso che
la collezione di Tim, non aveva confronti da nessuna parte. Era
arrivata a considerare il suo amico come una delle persone più
intelligenti che avesse mai conosciuto e si sentiva lusingata che la
sua attenzione fosse caduta su di lei, che senz’altro era carina,
aveva anche delle belle qualità, ma non poteva certo paragonarsi a
ciò che era diventato Thimothy Finch.
Lui ormai sedeva dietro
una scrivania al sessantaduesimo piano e questo significava che di
strada ne aveva fatta….e parecchia.
Anche lei sedeva dietro a
una scrivania , quattro piani più in alto di Tim, ma solo come
segretaria. Sarebbe mai diventata dirigente lei, Jessica Lamb? Si
guardò nuovamente allo specchio e sorrise alla sua immagine. Lei era
contenta così, si disse, e avrebbe goduto della luce riflessa dei
successi di Thimothy.
Si dette un ultimo tocco
di rossetto alle labbra, che sapeva avere belle, e il pensiero si
soffermò per un attimo, solo per un attimo sul comportamento di
Thimothy, senza sapersi spiegare che cosa c’era di diverso in lui.
Questione di un secondo e non ci pensò più. A lei Tim piaceva in
ogni salsa e gettando un occhiata all’orologio si disse che doveva
spicciarsi e tornare a tavola dove tra poco sarebbe arrivato il
pranzo, che ordinava sempre Thimothy per entrambi. Niente era
lasciato al caso e i cibi erano sempre rigorosamente dietetici anche
per lei, anche se non ne aveva bisogno.
“Ma lui sa quello che è
meglio e quindi non mi rimane che ringraziarlo della sua premura!”
Si disse aprendo la porta della sala e dirigendosi velocemente al
tavolo dove il suo amico l’aspettava leggendo il giornale sempre
con gli spessi occhiali da sole sul naso.
“Eccomi!” gli disse
sorridendo e lui abbassò il giornale, poi senza ripiegarlo come
faceva abitualmente, lo gettò sul pavimento. Si irrigidì per un
attimo, poi si chinò precipitosamente e mentre lo raccoglieva le
disse:
“Scusami! Mi è
sfuggito di mano!”
“Ma figurati!” gli
rispose Jessica continuando a sorridergli. Le sembrava un bambino che
aveva commesso una marachella!
“Sta arrivando Robert
con il nostro pranzo” le sorrise anche lui di rimando ed entrambi
si concentrarono sui succulenti bucatini all’amatriciana, sui quali
Thimothy si affrettò a gettare cucchiaiate di parmigiano reggiano.
“Tu non ce lo metti?”
le domandò passandole la formaggiera.
“Beh!.....Posso?”
azzardò lei esitante, quasi avesse paura di aver capito male
“Sgrunch!...Ops…Certo
che puoi!” Cercò di rimediare Thimothy Finch dopo il primo
grugnito, guardando di sottecchi Jessica, per vedere se si era
accorta di niente.
Ma la ragazza guardava
estasiata gli spaghetti arrotolati nella sua forchetta pregustando il
primo boccone, e sembrava non aver sentito niente.
“Meno male – disse
lui dentro di sé – devo stare più attento!”
“Che carino che è
stato Tim – intanto si stava dicendo lei – e come è premuroso.”
“Come hai fatto a
capire che vado pazza per i bucatini all’amatriciana? Questi
pezzettini di rigatino mi fanno venire l’acquolina in bocca!”
disse poi a voce alta
“Coooooosa? Sgrunch!
Come ho fatto a non pensarci che c’era il maiale?.........Jessica
ti proibisco assolutamente di metter in bocca anche una sola
forchettata di quella pasta….sgrunch! unch!” La fronte di Tim si
era corrugata in grosse rughe orizzontali mentre diceva queste cose e
non era riuscito a trattenere le parole che erano finite in un
pietoso grugnito.
“M…ma perché?”
chiese Jessica un po’ stupita
“Non avevo pensato che
ti potrebbe fare male….ecco potrebbe farti tornare quei bruttissimi
foruncoletti della tua acne…………e non voglio assolutamente che
ti rovini la pelle meravigliosa del tuo viso!” terminò lui
compiaciuto di se stesso per la trovata geniale, che non solo lo
salvava da altre domande imbarazzanti, ma l’aveva fatto guardare
dalla ragazza con occhi adoranti.
“Hai ragione!”
rispose infatti quasi intimidita da tanto interessamento verso la sua
persona “Oh Tim! Sei proprio impagabile”
“Facciamoci portare due
insalate miste con mozzarella…che ne dici?” Thimothy parlò
lentamente, misurando le parole, per non incorrere ancora nella
possibilità di tirare fuori qualche altro sonoro grugnito.
“Perfetto!” e Jessica
sorrise col suo sorriso più bello e tutto dedicato a lui.
Jessica Lamb si guardò
lungamente allo specchio delle toilettes degli uffici. Come dire! Si
analizzò con espressione critica, ma per quanto cercasse di trovarsi
dei difetti, non riuscì ad evidenziarne alcuno. Il suo viso era
piacevole, i suoi capelli splendidi e ben curati, i suoi occhi dallo
sguardo sereno, degni di nota. Si sorrise compiaciuta, alzò la mano
e fece il classico gesto che in tutto il mondo significa ok.
Eppure non poteva fare a
meno di pensare alle parole che aveva sentito bisbigliare proprio
quella mattina, quando era passata nel lungo corridoio che portava al
suo ufficio. Se c’era una cosa che aveva ottima, era l’udito! E
proprio il suo udito le aveva permesso di sentire, mentre con
apparente indifferenza continuava a camminare, ciò che due colleghe
si erano dette a voce bassa, naturalmente dopo averla salutata con
ampi sorrisi, che lei aveva ricambiato.
“Hai visto che faccia
che ha Jessica?” aveva cominciato la biondina tutta curve,
accostando la bocca all’orecchio dell’altra
“Sì……non trovi
anche tu che sia imbruttita?” aveva prontamente risposto l’altra
che certo non brillava per avvenenza, per cui non lesinava critiche a
quelle che sapeva più dotate di lei.
“No, che dici! Di
aspetto è sempre la stessa, anzi direi che è anche
migliorata!.......E’ l’espressione che ha che è diversa, ….che
ne so,….più distratta, meno attenta,……come se avesse la testa
sempre da un’altra parte. Pensa che l’altro giorno le ho fatto
vedere una foto di un attore, che è di un fascino unico e tutto
quello che mi ha saputo dire, dopo averla guardata con un’espressione
ebete è stato ‘povero caro!’. Ti sembra un comportamento normale
questo, dimmi se ti sembra un comportamento normale!” sottolineò
due volte con una leggera punta di cattiveria la bionda, acida come
un limone acerbo.
“Certo che no! Chissà
che le è successo! Forse si è innamorata di qualcuno che non la
ricambia!” azzardò l’altra
“Ma no! Lo sanno tutti
che lei e Thimothy Finch stanno insieme da tanto tempo…!”
“E che vuol dire
questo? E poi guarda, che gli uomini sono strani. Per esempio proprio
Thimothy, non più tardi di stamani, in ascensore, mi ha guardato con
uno sguardo,….uno sguardo…..oserei dire uno sguardo proprio da
porco!”
“Ma dai! Thimothy!
Proprio lui! Mi viene proprio da ridere! Thimothy Finch con la sua
eterna espressione da salame imbalsamato che guarda una ragazza con
gli occhi di porco! Per me te lo sei sognata!” Aggiunse ridendo la
bionda e la conversazione finì lì, non perché non avessero altro
per farla continuare, ma perché si delineò in lontananza la figura
del capufficio, il dott. Hobbs che avanzava lentamente verso di loro,
con espressione minacciosa, almeno a loro parve così, sotto il
cappello che si era calcato in testa, fino quasi a coprirgli gli
occhi.
Jessica Lamb alzò le
spalle, sorrise di nuovo alla sua immagine rassicurante e senza un
pensiero al mondo uscì dalla toilette per tornare in ufficio dove il
Dott. Hobbs l’aspettava per terminare di dettarle alcune importanti
lettere, che avrebbero dovuto raggiungere luoghi caldi, dove
occorreva fare un grosso servizio diplomatico per cercare di
mantenere la scintilla della pace che rischiava di spegnersi ogni
giorno un tantino di più.
Il Dott. Hobbs alzò gli
occhi dall’ampia scrivania colma di inserti, fascicoli, telefoni,
cornici con le immagini della sua famiglia, che lo guardavano con la
fiducia di sempre. Solo lui sapeva quanto avesse bisogno che
continuassero a guardarlo così, lo sapeva a tal punto che sentì
inumidirsi gli occhi dalla commozione. Tirò su col naso, si calcò
ancora di più il cappello in testa e appoggiandosi una mano
all’orecchio, cominciò a tossire rumorosamente.
Jessica, che arrivava in
quel momento si affrettò a riempirgli un bicchiere d’acqua e
porgendoglielo gli disse:
“Fanno ancora molto
male le orecchie?”
“Grazie Jessica –
rispose il dott. Hobbs bevendo un sorso d’acqua – le orecchie
vanno un po’ meglio, ma è questa tosse stizzosa che non se ne
vuole andare!”
“Vuole che chiami il
Dottor Potter? Forse potrebbe darle qualcosa per fargliela calmare!”
cominciò a dire Jessica prendendo la cornetta del telefono in mano,
ma il dottor Hobbs la interruppe precipitosamente:
“No! No! Mi ha già
visitato cinque giorni fa e ho con me tutto quello che mi occorre!
Ora ci sono cose più importanti da fare……..ci penseremo dopo, o
meglio…. ci penserò dopo!”
“Come desidera lei
Dottore!” e Jessica Lamb, rivolgendogli un bel sorriso si accomodò
nella poltrona davanti al suo computer
“Quando crede! Io sono
pronta”
Finalmente la giornata di
superlavoro era terminata e Jessica se ne era andata insieme a tutti
gli altri impiegati. Il Dott. Hobbs si appoggiò pesantemente allo
schienale della sua poltrona girevole, pigiò un bottone e questa si
girò verso l’ampia vetrata che si affacciava sulla grande città
nella quale si intrecciavano i destini di tanti uomini che non si
sarebbero mai neanche conosciuti.
Aveva sempre amato quel
momento di solitaria malinconia crepuscolare, quando le luci si
accendevano diventando sempre più intense e colorate…..ma non
quella sera!
Era preoccupato! Anzi!
Era molto di più che preoccupato. Era letteralmente terrorizzato!
Tossì in maniera stizzosa e si premette le mani nelle orecchie, non
decidendosi a togliersi il grande cappello che si era messo in testa
fin dal primo mattino. Detestava i cappelli da sempre……ma non
aveva potuto farne a meno.
Il suo pensiero corse a
due settimane prima, quando era stato invitato a una riunione fiume
nella sala dei bottoni. Lui e altre undici persone. Il grande Capo
sedeva da un lato della sua immensa scrivania di lacca lucida, nera,
sulla quale spiccavano posacenere di cristallo e calici trasparenti.
A che cosa dovevano brindare? Eppure quei calici erano
inequivocabilmente lì per quel motivo. Non conosceva gli altri,
salvo il dottor Potter, per averlo visto aggirarsi qualche volta tra
i vari reparti. Si erano guardati tutti in silenzio, timorosi di
quello che di lì a poco avrebbe detto il Grande Capo. Inutile
negarlo! Mister Incontestabile Severo (di chiara origine italiana) il
Mister, come si faceva chiamare più semplicemente lui, incuteva
soggezione a tutti, anche a quelli più furbi e scafati. Forse era la
sua aria ieratica, quasi ascetica a dargli, un senso di diversità,
fatto sta che quella sera erano rimasti tutti in silenzio aspettando
che il Mister si decidesse a romperlo, cosa che lui fece solo dopo
diverso tempo e solo dopo aver posato i suoi occhi chiari, magnetici,
su ciascuno di loro.
Alla fine, quando già
perle di sudore apparivano sulla fronte anche dei più freddi, si
alzò e appoggiando le mani sulla scrivania cominciò a parlare;
“Vi chiederete il
perché di questa riunione. Ve lo dico in due parole. Un grave
pericolo minaccia la pace nel modo e quindi l’umanità. Ho bisogno
di un gruppo di persone estremamente fidate che mi aiutino nel
difficile compito di ristabilire un equilibrio che sta frantumandosi.
La mia scelta è caduta su di voi. In questi anni vi ho osservato
attentamente e sono giunto alla conclusione che posso fidarmi di voi
e che non deluderete le mie aspettative. Da oggi voi sarete i miei
collaboratori più stretti e tra qualche giorno riceverete le
comunicazioni per questa nuova missione che vi riguarda da vicino.
Non sarete soli in quest’impresa; altri vi affiancheranno, ma voi
sarete comunque e sempre i prescelti per le più alte cariche e le
più alte responsabilità. Naturalmente siete liberi di dire di no,
ma se accetterete questo grande incarico, dovrete fare tutto ciò che
vi verrà detto e alla fine sarete i miei più fidati collaboratori”
Naturalmente nessuno si
era tirato indietro, lusingato che lo sguardo del Grande Capo si
fosse posato su di lui. E alla fine tutti avevano bevuto dai
brillanti calici il pregiato liquido che sanciva più di qualsiasi
firma futura, che sicuramente ci sarebbe stata, un patto fortissimo.
Jonathan Hobbs, fece un
gran sospiro. Decisamente quella sera non riusciva più a
concentrarsi nel lavoro, e sì che ne aveva un bel po’ che
l’attendeva. Il suo pensiero continuava ad andare indietro nel
tempo e si fermava invariabilmente a quella riunione dove un brindisi
aveva suggellato un patto, che a prima vista aveva tutte le
caratteristiche di qualcosa di nobile, ma chissà perché non lo
lasciava tranquillo. Rivedeva il Mister, mentre pronunciava il suo
discorso, fatto di poche parole precise che non lasciavano adito a
equivoci. Loro erano stati chiamati in causa e da quel momento in poi
la loro vita non sarebbe stata più la stessa. Anche negli altri
aveva notato la stessa espressione inquieta, ma già soggiogata dal
fascino irresistibile che emanava da quell’uomo alto, magro, dagli
occhi chiari e penetranti. Lui personalmente si era sentito
attraversare da quello sguardo!
Poi la vita era ripresa
col solito ritmo e a poco a poco la sensazione di malessere era
sparita per lasciare il posto a una nuova euforia dettata
dall’ambizione. Avrebbe fatto più strada, avrebbe avuto successo e
soddisfazioni, perché essere il braccio destro di quell’uomo, uno
dei pochi eletti ad avere le sue confidenze e condividere i suoi
progetti, non era da tutti…no davvero!
Fu una mattina di
quindici giorni dopo che si svegliò con una strana sensazione.
Si sentiva tutto
dolorante, con la gola secca e il continuo bisogno di schiarirsi la
voce.
“Avrò preso freddo!”
disse alla moglie che preoccupata gli toccava la fronte per sentire
se aveva la febbre.
Si preparò comunque per
andare al lavoro, come tutte le mattine, quando all’improvviso
cominciò a tossire in maniera stizzosa e continua, senza riuscire a
riprendere fiato. Si sentiva tutto strano, costipato, e cominciava ad
avvertire un fastidio continuo alle orecchie. Non era dolore, non
sapeva neanche lui spiegarsi che cosa fosse la strana sensazione che
lo spingeva a mettersi le mani sui padiglioni auricolari e tenerseli
tappati.
Quando fu in ufficio la
situazione non migliorò, per cui decise di fare un salto dal dottor
Potter per chiedergli qualcosa da prendere che gli facesse calmare
quella tosse che lo lasciava senza fiato e senza forze.
Il Dottore lo ricevette
col sorriso che gli eraabituale, lo visitò, poi lo guardò dritto
nel viso
“Carissimo Hobbs, lei
ha semplicemente contratto una malattia che è una banale malattia
dell’infanzia. Il suo nome è pertosse, ma a seconda delle sue
caratteristiche viene chiamata più comunemente o tosse canina o
tosse asinina.”
“E la mia di che tipo
è?” chiese il dottor Hobbs ridendo rinfrancato
“Ah! Senz’altro la
sua è tosse asinina…e anche molto forte!” rispose il dottor
Potter che continuò a studiarlo con aria professionale “Vedo che
ha un ottimo decorso, ma del resto non avrei mai pensato il
contrario. Sette su dodici, con la tosse asinina è un bel successo,
non trova caro Hobbs?”
“Che vuol dire?”
domandò Hobbs, smettendo immediatamente di ridere “Che vuol dire
sette su dodici?”
“Vuol dire che gli
altri cinque hanno invece sviluppato la tosse canina perbacco!” si
affrettò a rispondere il dottor Potter “E io sono uno di quelli!”
concluse con un sorriso
“Ma insomma, che vuol
dire questo discorso assurdo? Che significa sette hanno la tosse
asinina e cinque quella canina? Lei mi sta dicendo che ci sono oltre
a me altre undici persone che contemporaneamente hanno i miei
sintomi?”
“Sì! Sì! Proprio così
caro Hobbs! Non ricorda la riunione di quindici giorni fa? E il
brindisi che è stato fatto? Quel brindisi serviva proprio a questo.
A fare di noi delle persone che sarebbero state da allora in poi al
servizio totale del Mister. Cinque, fedeli come un cane, e sette,
lavoratori indefessi come un asino. E’ un grande privilegio mi
creda, un grande privilegio!” aggiunse il dottor Potter guardandolo
negli occhi.
“Io divento matto! Lei
sta scherzando vero?” chiese con un filo di voce il dottor Hobbs,
sapendo già dentro di sé che il dottor Potter non stava scherzando
affatto
“Ma certo che no! Non
sto scherzando assolutamente. Si calmi e mi ascolti. Si ricorda il
vino che abbiamo bevuto? Bene! Dentro c’era un piccolo virus della
pertosse e tutti ce lo siamo trangugiato allegramente. Le garantisco
che il fastidio che sente ora passerà nel giro di pochi giorni……Ah!
Le anticipo che potrebbe avere la sensazione che le sue orecchie si
allunghino, un po’ come quelle degli asini, ma stia tranquillo, che
dall’esterno nessuno si accorgerà di niente. Per il resto si
consideri uno dei pochi privilegiati ai quali è toccato un simile
onore! Lei sarà un somaro del Mister. Le pare poco? Mi dica ! Le
pare poco?”
“No, no! E’ …….un
onore immenso!” rispose il dottor Hobbs, che aveva necessità di
finire quel colloquio. Era sicurissimo che tra un minuto o due si
sarebbe messo a piangere e non voleva farlo davanti a quello
psicopatico.
Jonathan Hobbs, si girò
lentamente verso la scrivania sulla quale appoggiò pesantemente i
gomiti, poi dopo un lungo sospiro portò le mani alla testa e si levò
con decisione il cappello. Si toccò le orecchie e gli sembrò che
fossero lunghissime e pelose. Ritirò le mani inorridito, ma quasi
immediatamente gli tornarono in mente le parole del dott. Potter: “Le
sembrerà di sentire le orecchie lunghe e diverse, ma in realtà il
suo aspetto sarà sempre quello di prima”.
Si alzò con decisione e
raggiunse la porta che portava al suo bagno personale. Entrò, si
mise davanti al lavandino con la testa bassa. “Ora o mai più!”
si disse e con uno scatto alzò il viso e si vide riflesso nel grande
specchio di fronte a lui. Era sempre lo stesso. L’immagine di una
persona un po’ scialba, buon padre di famiglia, marito esemplare.
Tirò un sospiro si sollievo. Le sue orecchie erano sempre uguali e
anche la tosse cominciava a diminuire e non ragliava più così
disperatamente come prima. Lui era sempre Jonathan Hobbs, uno dei
responsabili della pace mondiale, uno dei più importanti
rappresentanti dell’ONUs…..e ora il braccio destro insieme a
pochi altri privilegiati, del Mister, lo ieratico e carismatico
Incontestabile Severo.
Ad un tratto tutte le sue
paure svanirono e girandosi nuovamente verso l’ampia vetrata del
suo ufficio, si fermò con lo sguardo pieno di genuino orgoglio su
tutte le luci ormai accese, che facevano della sua città, il luogo
più importante del mondo. Dietro quelle luci c’era il potere e per
la prima volta nella sua vita, Jonathan Hobbs senti che tutto ciò
era nelle sue mani e in quelle di pochi altri scelti come lui, pronti
come lui a riversarlo nelle braccia del loro grande Mister, che
avrebbe fatto del mondo un regno di pace universale.
Sentiva di avere un
grande compito nella vita e che i suoi giorni sarebbero stati da qui
in avanti diversi e molto più ricchi. Avrebbe fatto tutto ciò che
gli sarebbe stato detto di fare pur di portare la pace a tutte le
genti. Si sentì quasi incaricato di una missione.
“Sono il somaro di
Incontestabile Severo….e per il bene dell’umanità giuro che sarò
il più grande somaro che il Mister possa desiderare.”. E stavolta
le sue parole erano piene di religioso fervore.
In quel momento si
riscosse. Perso nei suoi pensieri non si era accorto che il telefono
squillava ormai da diverso tempo. Quasi trasognato alzò il
ricevitore. Dall’altra parte del filo la voce del dottor Potter gli
arrivò, ridente e nitida
“Caro Hobbs come sta?”
“Ah! Dottor Potter! Sto
bene grazie! Mi sembra di essere quasi guarito del tutto!”
“Che le dicevo? Pochi
giorni ed è tutto finito. Quindi immagino che sarà pronto per il
primo colloquio con il Mister. Ho telefonato anche agli altri e tutti
saranno presenti alla cena che il Mister vuole offrire a tutti noi
per ringraziarci di essergli così vicini. Ci verranno anche spiegate
determinate dinamiche che dovremo seguire nei nostri
incarichi…..spero che ci sarà, vero Hobbs?”
“Certamente che ci
sarò, non vedo l’ora di cominciare! E mi dica dottor Potter,
quando sarà questa cena?”
“Le verrà comunicato
nel momento in cui il Mister riterrà più opportuno farla!” e con
queste parole il dottor Potter si congedò.
Jonathan Hobbs rimase a
fissare la cornetta in silenzio. Provava una strana sensazione di
aspettativa nella quale si insinuavano i freddi tentacoli di qualcosa
che aveva l’aspetto della paura.
Gettò un altro sguardo
circolare su tutta la sua stanza. Era grande e molto bella, ma sapeva
che ai piani superiori ce ne erano molte più grandi, più belle e
più importanti. Istintivamente seppe che una di quelle stanze a
breve sarebbe stata sua. Da lì avrebbe guardato il mondo ancora più
dall’alto e avrebbe saputo di avere più potere. Loro dodici,
subito dopo il Mister.
Ad un tratto ebbe una
gran voglia di correre a casa e comunicare a Jennifer, sua moglie da
tanti anni, che le loro vita avrebbe avuto una svolta, che avrebbero
potuto permettersi tante cose che ancora erano loro negate. Ecco sì!
Stasera avrebbe portato Jenny fuori a cena, in un ristorante lussuoso
e avrebbero festeggiato con champagne l’aumento del suo prestigio,
dato che ancora non poteva festeggiare l’aumento di stipendio,
poiché non lo sapeva neanche lui.
Incontestabile Severo,
non era un uomo come tutti gli altri; questo lo sapeva anche da sé,
perché appariva talmente evidente, che il negarlo sarebbe stato
stupido e lui, stupido non lo era davvero. Per essere arrivato al
posto in cui era, in età così giovane, voleva dire che aveva delle
carte in più di tanti altri. Era a conoscenza del magnetismo che
esercitava sulle persone e la prova tangibile era stato l’incontro
che aveva avuto poche sere prima con quel gruppo di dodici persone,
che aveva attirato irresistibilmente a sé, tutte tranne forse Fonte
Fantastica, l’unica donna che avesse avuto l’onore di partecipare
a quel meeting che avrebbe dovuto rivoluzionare la storia dell’uomo.
Incontestabile Severo
sapeva di essere molto più che bello; sapeva di essere affascinante,
ma dentro di sé sentiva che quella donna, non si era lasciata
prendere dal suo carisma come avevano fatto gli altri, ma l’aveva
guardato con occhi magnetici e intelligenti, che avevano sostenuto il
suo sguardo penetrante.
Anche ora, mentre si
avviava a rapidi passi per un lungo corridoio illuminato a giorno,
non riusciva a togliersela dalla testa. Era una cosa che non gli era
mai capitata e che gli procurava una sorta di disagio che non sapeva
spiegarsi.
Al termine del corridoio,
si voltò per un attimo fuggevole e assicuratosi che non ci fosse
nessuno,appoggiò l’anello che aveva al dito medio della mano
sinistra a un innocuo interruttore della luce. Immediatamente la
parete scorse su se stessa rivelando la porta di un ascensore che si
aprì silenziosamente. Incontestabile Severo entrò e la parete
scorse nuovamente su se stessa, nascondendolo al mondo intero. Pigiò
l’unico pulsante che c’era e l’ascensore partì velocemente
verso piani più alti, il cui accesso era consentito solo a pochi
altri, oltre a lui.
Quando le porte
silenziose dell’ascensore si aprirono, rivelarono un ambiente
mozzafiato. Cristalli e marmi si rincorrevano in una sorta di
carosello, dove il buongusto faceva da padrone. Ovunque divani e
lampade dalla luce discreta rendevano raffinatissimo quell’ambiente
già di per sé così elegante.
Il telefono suonava con
insistenza e Incontestabile ebbe un gesto di pacata stizza, pensando
che non aveva mai un attimo da dedicare a se stesso. Si diresse con
calma verso il tavolo sul quale un telefono di ebano metteva la sua
nota di sobria classe, e alzò il ricevitore, mentre il suo sguardo
diventava di gelo. Guai al temerario che avesse osato disturbarlo in
quello che considerava il suo momento di raccoglimento di tutta la
giornata appena trascorsa. L’avrebbe pagata cara!
“Sì! Chi parla?”
chiese con distaccata cortesia, ma ben presto la sua espressione si
fece più attenta e i nei suoi occhi guizzò un bagliore di autentico
interesse, che cercò inutilmente di celare.
“Buonasera dottor
Incontestabile, spero di non disturbarla” disse una voce morbida e
vellutata, ma anche terribilmente decisa.
“Assolutamente!”
rispose Incontestabile “Lei non mi disturba affatto!”
“Volevo soltanto
informarla di una cosa che mi riguarda,e che, dato la fiducia che lei
ha accordato a tutti noi, non mi sembra giusto nasconderle.”
“Mi dica e non abbia
paura che qualcuno possa sentirla, questa è una linea assolutamente
sicura” rispose l’uomo suo malgrado incuriosito
“La cosa riguarda il
mio nome. Fonte Fantastica non è il mio vero nome,….è…come
dire, un nome d’ arte. Io lo uso per poter salvaguardare la mia
privacy, ma ora non mi sembra più il caso di farmi chiamare così,
quando il mio vero nome è un altro…”
“E sarebbe?” tagliò
corto con voce annoiata Incontestabile. Non voleva farsi vedere
oltremodo interessato a quello che le avrebbe detto quella donna.
“ Io mi chiamo
Catecumeno Illuminata e ora che le ho detto chi sono, ci tengo a
farle sapere che lei potrà sempre contare su di me. Io le sarò
vicino in ogni cosa che vorrà fare e lei potrà sempre contare sul
mio aiuto” incalzò la voce della donna che ora aveva preso toni
più profondi “Sappia che credo fermamente in lei e nel suo
progetto di pace mondiale e che anche qualora gli altri undici la
dovessero abbandonare, io resterò sempre al suo fianco”
IncontestabileSevero,
forse per la prima volta in vita sua, si trovò spiazzato.
“Catecumeno? Intende
quei Catecumeno? Il Clan dei Catecumeno?”
Sentire la voce vibrante
di quella donna che dichiarava la sua totale adesione all’ambizioso
progetto che da lì a poco l’avrebbe reso l’uomo più conosciuto,
più amato e anche più odiato del mondo, lo riempiva di orgoglio e
di un turbamento che non aveva mai sperimentato sino a quel momento.
Ma anche sentire quel cognome potentissimo, legato alle più alte
gerarchie ecclesiastiche del mondo, non era cosa da poco. Il clan dei
Catecumeno era temuto e rispettato e nessuno avrebbe voluto averlo
come nemico! Meno che meno il loro capo, il “grande Teo”
americanizzato in “Big Teo” prima, e successivamente diventato
per tutti “Big Ben”.
“La ringrazio per
quello che mi dice” si trovò a rispondere sorpreso del suo tono
“Non c’è di che”
rispose la voce morbida “Proteo Catecumeno è mio padre” e dopo
una pausa brevissima la voce stupenda riprese; “Buonanotte” e
riattaccò il ricevitore.
Incontestabile Severo,
rimase a lungo con la cornetta in mano, chiedendosi in cuor suo chi
fosse quella donna, che non temeva di affrontarlo, di parlargli da
pari a pari. Indiscutibilmente aveva un grande fascino, dovette
convenire, e degli ascendenti autorevoli e autoritari, ma lui era
Incontestabile Severo, e il suo carisma si stava già diffondendo a
macchia d’olio, in attesa di un exploy più grande, che di lì a
poco l’avrebbe portato sulla scena mondiale, in una ribalta che non
conosceva precedenti.
Perso in quei pensieri,
si dimenticò di Catecumeno Illuminata, o almeno lui credette così.
Dall’altra parte del
filo del telefono, la bella donna dai tratti finemente modellati e
dalla chioma tizianesca, si guardò nello specchio che aveva di
fronte. Tutto in lei era grazia e fragilità. Tutto tranne gli occhi,
che come due lame d’acciaio si posarono sulla fotografia di
Incontestabile Severo, che aveva avuto cura di fare incorniciare. “Tu
sei un grand’uomo e un grand’uomo ha bisogno vicino a sé di una
grande donna!” e sorridendo alla propria immagine e all’uomo che
la guardava dalla fotografia, cominciò ad affinare la sua strategia.
Il signor Hobbs si rigirò
tra le mani l’invito ricevuto una settimana prima, su cartoncino
verde elegantemente bordato in oro, sul quale erano scritte a mano
poche e semplici parole.
Ho piacere di
invitarla alla cena che si terrà a casa mia
il 24 ottobre p.v
alle ore 21.
Cordialmente
Incontestabile Severo
A una settimana di
distanza, non riusciva ancora a dimenticare le impressioni che aveva
riportato da quell’incontro. C’era stato fin dall’inizio
qualcosa che gli aveva fatto capire che avrebbe partecipato a
qualcosa che non sarebbe mai stata dimenticata, e anche oggi non
riusciva a capire il perché.
Eppure era stata una
semplice cena a una tavola il cui candore era la cosa che spiccava su
tutto. Tovaglia di lino bianchissima, piatti bianchi di squisita
fattura, bicchieri trasparenti di semplice eleganza e cibi non
ricercati, anche se splendidamente cucinati.
Non mancava nessuno di
loro, né i cani, né gli asini e tutti avevano avuto assegnato il
loro posto a tavola e il posto alla destra del loro ospite era stato
occupato dall’unica donna che faceva parte di quel simposio e della
quale non si poteva dire che effetto avesse fatto su di lei il virus
bevuto tante sere prima per suggellare un patto.
Di lei gli era rimasto
impresso il viso sereno, in atteggiamento sorridente verso il padrone
di casa, verso il quale si sporgeva lateralmente per continuare a tu
per tu una conversazione cominciata e che sembrava di estremo
interesse per entrambi. Loro erano lì quasi a contorno, con i loro
sguardi posati sull’uomo e la donna al centro del tavolo, come se
tutto l’interesse della serata fosse improntato su di loro. E in
effetti era così. Perché stavano aspettando ansiosamente che il
Mister parlasse e dicesse che cosa voleva da loro.
Poi il discorso tanto
atteso, quello per il quale tutti erano venuti a quella cena, era
cominciato.
Incontestabile Severo si
era alzato e girando lo sguardo sereno su tutti i commensali, aveva
ottenuto il silenzio senza proferire parola e con voce tranquilla
aveva cominciato a parlare:
“Non mi aspettavo una
risposta diversa dalla vostra e in effetti la mia attesa è stata
ampiamente ripagata. Siete tutti qui, proprio come io vi volevo,
collaboratori strettissimi e fidati. Su di voi stanno le sorti
dell’umanità intera e il risultato della pace nel mondo dipenderà
esclusivamente dalla vostra capacità e dalla vostra fiducia in me.
Io sto lottando per un
mondo migliore, un mondo in cui la Pace regni sovrana, un mondo in
cui tutti gli uomini siano uguali e nel quale possano vivere felici
sapendo che ciascuno lavora per il bene dell’altro. Voi tutti
sapete che l’ONUs è nato proprio per tutelare i diritti di tutti
gli uomini, ma io voglio andare oltre il diritto…io voglio portare
l’Amore”.
Dopo queste parole i
commensali erano tutti emozionati e nei loro occhi adoranti si
leggeva l’ammirazione per il Mister per cui non fu affatto strano
che si levasse un applauso lungo ed estremamente sentito. L’atmosfera
nella stanza si stava letteralmente scaldando e tutti erano curiosi
di sapere che cosa avrebbe detto ancora l’uomo ieratico che in
mezzo a loro, conservando una calma incredibile si apprestava a
guidare il mondo intero.
Il dottor Hobbs senti un
brivido scendergli lungo la schiena. Era un brivido di eccitazione e
di aspettativa. La storia si faceva quella sera intorno a quel tavolo
e loro erano parte della storia.
“Voi dovete sapere che
questo progetto non è nato dall’oggi al domani - continuò
Incontestabile Severo – ci sono voluti mesi e mesi per trovare le
condizioni ottimali per cui questo operazione potesse cominciare, ma
sono sicuro che non ci vorrà molto tempo per portarla a termine.
Voi siete i prescelti, ma
sotto di voi ci saranno uomini e donne, debitamente istruiti che
collaboreranno con voi alla riuscita di questa impresa.”
Lo sguardo del Mister si
posò nuovamente su ciascuno di loro con la stessa serenità ma anche
con qualcos’altro in più. Il Signor Hobbs sentì un altro brivido
correre per la schiena, questa volta di natura diversa, come già gli
era successo in altri momenti, dopo che il Mister aveva parlato.
Diede una rapida occhiata agli altri vicino a lui, ma tutti
sembravano felici, sorridenti ed estremamente desiderosi di sapere
quali sarebbero state le parole successive del loro Capo.
Il quale, dopo una pausa
di mezzo minuto riprese:
“Voi siete al corrente
che per diventare i miei collaboratori più fidati, siete stati
sottoposti a un trattamento virale, la riuscita del quale ha permesso
che oggi siate qui seduti a questa tavola…..ebbene, altri uomini e
altre donne sono stati sottoposti inconsapevolmente a trattamenti
virali di altra natura rispetto ai vostri e ora sono pronti a fare la
loro parte. Non crediate che le persone siano state scelte a caso. E’
stata fatta una selezione accuratissima che è passata sotto il mio
vaglio, per cui i vostri collaboratori, sappiatelo sin da ora,
saranno persone di estrema fiducia che lavoreranno alle vostre
dirette dipendenze.
Voi sapete quali sono i
posti più caldi di tutta la terra, e per caldo non intendo la
temperatura, ma la situazione sociopoliticoreligiosa….lo sapete
perché ciascuno di voi è addetto a un’area ben limitata della
quale conosce tutto. Ebbene questi uomini, queste donne interverranno
seguendo le vostre direttive in ciascun area a voi assegnata e nel
giro di pochi mesi riusciranno a portare la pace in quei territori.
Il resto sarà operazione diplomatica, nella quale interverranno
altre persone preposte a ciò.
Fino ad ora sono stato
chiaro o avete qualche domanda da fare?”
“Vorremmo sapere che
direttive dovremo dare a queste persone che saranno i nostri
collaboratori!” disse con un filo di voce il signor Hobbs,
sentendosi immediatamente dopo in un bagno di sudore, ma dentro di sé
anche contento di essere riuscito a tirare fuori la voce. Non capiva
perché il Mister dovesse incutergli quel religioso rispetto.
“Domanda intelligente
signor Hobbs” rispose con voce tranquilla Incontestabile
“Domanda intelligente
alla quale risponderò subito perché mi permette di entrare
immediatamente nel vivo della situazione senza tanti altri
preliminari. Ebbene signori….ascoltatemi tutti attentamente, perché
non ripeterò un’altra volta ciò che sto per dirvi………..” e
qui Incontestabile Severo, appoggiò entrambe le mani sul tavolo e si
sporse verso di loro “……..ebbene signori, voi non dovrete fare
altro che dire ai vostri subalterni i luoghi in cui dovranno andare e
segnalare le persone , che con la vostra esperienza sapete essere
quelle più pericolose per la pace mondiale.
I trattamenti virali ai
quali sono stati sottoposti decine e decine di uomini e donne, li
mettono nelle condizioni di contagiare singolarmente chi è ritenuto
destabilizzante per la pace, senza mettere assolutamente a rischio la
vita di nessun uomo, meno che meno la loro, in quanto l’hanno già
contratta in forma attenuata e oggi sono solo portatori.
Avete sentito mai parlare
dell’influenza aviaria? E di quella suina? E di quella equina
modificata? ……….Ebbene signori, con questi tre piccoli virus e
la perdita di pochi uomini facinorosi, riusciremo a portare la pace
duratura in tutto il mondo….Tra l’altro la perdita di questi
uomini è intesa solo in senso figurato, perché verranno alienate
solamente le loro velleità egemoniche, in quanto i loro cervelli
diventeranno cervelli di maiali o di polli e altri volatili similari
o al massimo se sono fortunati di cavalli. Che ve ne pare?”
Il signor Hobbs deglutì
più di una volta per prendere tempo e pensare una risposta
diplomatica che gli facesse guadagnare tempo. Era letteralmente
paralizzato dalla sorpresa e gli sembrava di avere il cervello pieno
di ovatta. Quando alla fine pensò di aver ritrovato l’uso della
parola aprì bocca per parlare, ma qualcuno fu più veloce di lui e
da tre posti oltre il suo si levò una voce stridula che inneggiò
“Ottimo, ottimo, questa
è una cosa stupenda, una trovata geniale, qualcosa che solo lei
Mister poteva aver pensato!”
Hobbs guardò il
proprietario di quella voce querula e riconobbe il signor Smith, che
come al solito non si smentiva affatto ed era più ruffiano che mai.
Deglutì per l’ennesima volta e infine si decise ad aprire bocca,
ma ancora una volta fu preceduto da un coro di voci questa volta, che
davano la loro entusiastica approvazione.
“Forse sto sbagliando
tutto sentendomi così a disagio – si disse mentalmente – finché
si trattava di Smith, potevo avere qualche dubbio, visto il tipo, ma
questi altri sono tutte persone serie e rispettate, per cui chi sono
io, per sentirmi così?” e mentre si diceva queste cose, si accorse
di rilassarsi cosicché alla fine anche lui potè dire con sincerità:
“E’ una cosa
bellissima Mister. Complimenti per il suo lavoro!” dopodichè si
sentì benissimo e di nuovo protagonista indispensabile di una svolta
storica.
“Bene signori! Non
avrei mai dubitato di voi, per cui vi dico che al massimo tra due
settimane metteremo in esecuzione il piano che è stato messo a
punto col nome di “Allegra fattoria”
Di nuovo Incontestabile
Severo appoggiò le mani sul tavolo e sporgendosi verso di loro
continuò:
“Tra qualche momento la
mia segretaria vi consegnerà una busta sigillata. Al suo interno
troverete una lista con i nomi che ciascuno di voi dovrà
contattare. Dovrete conoscere solo i nomi delle persone che vi sono
state assegnate e non ammetto deroghe a questo ordine. Chi sgarra
sarà immediatamente allontanato da questo tavolo, ….ma sono sicuro
che voi tutti farete in modo egregio la vostra parte, poiché avete
meritato la mia stima e la mia considerazione. Dal vostro
comportamento dipende la pace nel mondo, per cui credo che non ci
sia altro da aggiungere…..Avete domande da fare?” aggiunse con
l’aria di chi pur non dicendolo fa chiaramente capire che è meglio
non fare altre domande. Cosa che fu recepita benissimo da tutti
quanti, Catecumeno Illuminata compreso.
Seduto alla sua
scrivania, il signor Hobbs, si rigirava un foglio tra le mani con
aria pensierosa. Quella era la sua lista con il nome delle persone
che aveva già convocato per un summit nel suo ufficio e che tra poco
sarebbero arrivate. Cosa avrebbe detto loro? E più che altro quale
sarebbe stata la reazione di queste persone alle sue proposte?
Come poteva andare
tranquillamente a dire a ciascuno di loro che dovevano andare a
contagiare in modo grave altri uomini e donne per farle uscire dalla
vita pubblica dei loro paesi e renderle così innocue? Gli sembrava
di vivere qualcosa di surreale, come se tutti fossero usciti di
senno e lui solo se ne rendesse conto, senza peraltro riuscire a fare
qualcosa per modificare la situazione.
“Magari sto sognando!”
si disse speranzoso dandosi un potente pizzicotto nel cicciuto
avambraccio, ma il dolore che sentì gli fece irrimediabilmente
capire che era sveglio, molto sveglio……anche troppo sveglio per
essere un asino.
“Ma come posso tornare
indietro? Come posso dire a mia moglie che tutte le cose che abbiamo
sognato e che ora stanno per diventare realtà, non ci saranno più?
Se decido di uscire da quest’affare, non solo non avrò l’aumento,
non solo non avrò la promozione, ma perderò anche il lavoro!! Il
Mister non è un tipo al quale si può dire di no, senza pagarne le
conseguenze! E che conseguenze! Ma cosa posso fare? E più che altro
perché quando sono insieme a lui, quello che dice mi sembra che sia
giusto, e poi quando comincio a pensare per conto mio, tutto ciò mi
pare solo una carognata?”
Non fece in tempo a darsi
nemmeno l’illusione di una risposta perché fu bussato alla porta e
si trovò a dire automaticamente: “Avanti!”.
Thinmothy Finch entrò,
dopo aver ceduto il passo a una sorridente Jessica.
Jessica sorrideva o
ridacchiava sempre in quei giorni e Timothy anche ora la guardò con
un po’ di stupore. Che c’era di così esilarante da dover sempre
viaggiare con quel sorrisino idiota sulle labbra? Decise che dopo la
riunione con il dottor Hobbs, avrebbe invitato Jessi a cena e così
avrebbe cercato di capire lo strano comportamento della ragazza. Ora
era lì per capire che cosa volesse da lui e da Jessi il suo capo,
che gli sembrò abbastanza strano anche lui.
“Ma che ci sta
succedendo?” disse mentalmente sicuro che almeno in quel caso
poteva star tranquillo. Non sarebbe venuto fuori nessun grugnito,
anche se doveva ammettere che in quei giorni era diventato abbastanza
bravo a gestirsi, e salvo in rari momenti in cui la sua nuova natura
porcina si affermava in tutta la sua prepotente vitalità, riusciva a
controllare sia i grugniti, sia lo sfintere e anche lo sguardo.
Quella era la cosa più difficile. Ogni volta che vedeva una bella
ragazza, i suoi occhi si animavano di una luce strana e decisamente
porcina! Ma tant’è! Con un paio di occhiali da sole, aveva
rimediato quasi alla perfezione e ringraziava la congiuntivite che
aveva avuto da bambino e che oggi gli forniva una valida e
documentata scusa per non togliersi mai le lenti scure.”Buona sera
dottor Hobbs, siamo in ritardo?” disse entrando e stringendo la
mano che il suo capo gli porgeva.”Nessun ritardo Tim. Buona sera
Jessica! Siete i primi ad arrivare e speriamo che anche gli altri
siano puntuali”
“…Ed ora vi ho detto
tutto ragazzi. Sicuramente ciascuno di voi, nel suo intimo si sarà
accorto di qualcosa di diverso nel suo atteggiamento, senza sapersene
spiegare la ragione, ma dalle cartelle che vi riguardano e che da
alcuni giorni sono in mio possesso vi dico con assoluta certezza Che
Jessica Lamb, Serena Stoy, Mabel Ridge hanno contratto una forma rara
di ochite acuta, mentre Iohn Fox, Roger Toys. Thimothy Finch, sono
reduci da un bel contagio di influenza porcina, la famigerata
influenza A, o se preferite N1H1………No! Aspettate un attimo
prima di interrompermi!......Volevo informarvi che non sono
assolutamente in grado di dirvi in che maniera vi sia giunto il
contagio; l’unica cosa che so è che siete stati accuratamente
selezionati per questo progetto di grande lungimiranza, proprio come
lo sono stato io, e che ciò va ritenuto un grande onore, perché
dimostra la stima che il Mister ha in ciascuno di noi………In
certi momenti non è facile adattarsi a questa situazione e alla
nostra nuova personalità, ma dobbiamo pensare che siamo stati
selezionati per portare a compimento la Pace nel mondo intero”
Un grande silenzio scese
nella stanza. Ciascuno di loro rimase assorto su se stesso, senza
trovare il coraggio di guardare gli altri in faccia. Fu un momento
veramente imbarazzante.
“Ecco perché Jessi mi
sembrava così strana. Ecco perché non si è accorta del mio
cambiamento!......Perbacco è diventata un’oca, nel vero senso
della parola…….e anche le altre due non scherzano affatto!” si
disse con un sorriso divertito suo malgrado Dal canto suo Jessica
faceva analoghe considerazioni.
“Tim ha una vera faccia
da maiale. Come ho fatto a non accorgermene prima? Già! E come
potevo? Sono diventata un’oca!”
Anche le espressioni
degli altri rivelavano pensieri simili e il dott. Hobbs reputò
saggio lasciare un po’ di tempo perché ciascuno di loro
realizzasse appieno ciò che era diventato e più che altro ciò che
avrebbe dovuto fare.
Alla fine fu proprio
Thimothy che ruppe quel silenzio imbarazzante e profondo. Si schiarì
la voce, o almeno cercò di farlo senza riuscirci troppo. L’emozione
di quel momento gli aveva giocato un brutto scherzo e il suono
gutturale che uscì dalla sua gola fu uno dei più bei grugniti che
avesse fatto in quei giorni. Immediatamente gli altri due gli fecero
eco, indipendentemente dalla loro volontà umana. In quel momento la
natura porcina aveva preso il sopravvento e tutti e tre si trovarono
a grugnire in maniera vistosa mentre le tre ragazze li guardavano con
sguardo veramente da oche.
Il signor Hobbs si mise
le mani in testa. Non sapeva se mettersi a ridere o sentirsi
esterrefatto dalla scena che aveva davanti ai suoi occhi, ma la
comicità della situazione prese il sopravvento e così si abbandonò
a una risata liberatoria che pareva non sarebbe mai terminata, se non
ci fosse stato un provvidenziale accesso di tosse asinina, che gli
fece ricordare il suo ruolo e quello delle persone che erano sedute
davanti a lui.
Tornato immediatamente serio, allargò
le braccia e guardando tutti dritto negli occhi disse:
”Ebbene signori, queste sono le armi che ci sono state date per portare la pace nel mondo. Proviamo a farne buon uso”.
”Ebbene signori, queste sono le armi che ci sono state date per portare la pace nel mondo. Proviamo a farne buon uso”.
Thimothy Finch, si fermò
come ormai gli capitava da diversi giorni a questa parte, davanti
allo specchio del bagno. In effetti il suo bagno era diventato per
lui come un secondo ufficio, nel quale faceva le sue prove
comportamentali tutte le mattine appena alzato. Controllava gli
occhi, i denti, l’espressione del viso, toglieva meticolosamente
tutta la peluria setolosa che stranamente non era nata nel viso, ma
intorno al collo. Faceva gargarismi per rendere più morbida la sua
voce, che fino al momento non l’aveva mai del tutto abbandonato,
anche se qualche volta qualcosa di simile a un grugnito usciva fuori,
specialmente quando abbassava le difese e non stava attento a
controllare le sue corde vocali. Comunque per il momento era
abbastanza soddisfatto di sé. La sua doppia personalità aveva anche
dei risvolti positivi e se guardava a se stesso come era prima di
questa impensabile evoluzione, doveva ammettere di essere stato
abbastanza monotono e ben poco divertente, con quella mania
dell’ordine, di un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto.
Chissà come aveva fatto Jessica a sopportarlo? Non è che se era
ancora insieme a lui si doveva a quell’ochite selvaggia che l’aveva
colpita così duramente? La povera ragazza, si disse con un
sorrisetto e un’alzatina di spalle, era proprio imbambolata. Su di
lei il virus aveva avuto un effetto devastante, perché pareva che
non fosse rimasto niente della vecchia Jessica, o almeno così
sembrava. Anche le altre due ragazze non erano certo in condizioni
migliori, si disse rassegnato.
“Io sono stato più
fortunato….chissà perché! Forse la mia personalità, anche se
monotona e seriosa, era più forte e questo cambiamento non ha
provocato tutti i danni che ha fatto negli altri!”.
In effetti gli altri due
maschietti della situazione erano molto più imporcelliti di lui e
non riuscivano a nasconderlo con lo stesso successo suo. Forse questo
era il motivo per cui , pur non avendolo detto ufficialmente, tutti
si erano rivolti a lui come a un capo e Thimothy aveva accettato
tranquillamente quel ruolo, perché gli era sembrato naturale che
fosse così.
“E ora da dove si
comincia? “ La parte precisa ed ordinata della sua personalità
esigeva un piano ben preparato dove niente fosse lasciato al caso, ma
il suino grufolante che era in lui spingeva ad approssimare, a
improvvisare, a lasciare al caso. Non riusciva a pensare a niente di
preciso e girava intorno allo stesso pensiero ormai da ore, senza
riuscire a organizzarsi. Non era certo tipico del vecchio Tim!
Intanto gli era venuto un
appetito mostruoso, per cui decise che forse era meglio assecondare
l’istinto animalesco di sopravvivenza e dar fondo a quello che di
meglio c’era in frigorifero.
Ingurgitò di tutto.
Sparirono intere lattine di ceci e di fagioli, trangugiò fette di
formaggio e di pane che avrebbero sfamato dieci persone, bevve succo
di pera e di carota a volontà e finalmente, dopo aver fatto un largo
sbadiglio a bocca aperta, si dichiarò soddisfatto.
“Almeno per il momento”
si disse contento.
Ora comunque poteva
pensare più tranquillamente e preso un foglio e una penna cominciò
a mettere nero su bianco il progetto che stava formandosi nella sua
mente.
Il periodo era propizio,
o almeno lui lo giudicò tale. Febbraio, chiama carnevale, carnevale
chiama maschere, maschere chiamano feste da ballo. Cosa poteva
esserci di più adatto di una bella festa di carnevale in maschera,
per invitare le persone che dovevano essere messe fuori uso? Del
resto nessuna di queste avrebbe avuto un motivo per rifiutare
l’invito a una serata danzante, figuriamoci una serata danzante
all’ONUs! Anzi l’ avrebbero ritenuto un onore al quale non
potevano dire di no. Un bel contagio ad hoc! Ciascuno di loro avrebbe
ballato con la persona prescelta e da mettere fuori uso, mentre le
altre avrebbero dovuto soltanto continuare a divertirsi. Niente di
più semplice. “Timothy – disse compiaciuto alla sua immagine che
lo guardava dallo specchio – sei veramente un genio!”. Ma poiché
tutto doveva restare “Top secret”, anche per gli altri addetti ai
lavori, salvo naturalmente a quelli del suo gruppo che dovevano
aiutarlo, ora doveva trovare un nome fasullo per il suo piano. Un
nome in codice! Nessuno doveva neanche lontanamente intuire ciò
che si celava dietro un invito a una serata di gala in uno degli
ambienti più prestigiosi del mondo e questo non doveva apparire
neanche nella carte in cui descriveva il suo piano di azione, che poi
sarebbero passate nelle mani del dottor Hobbs per andare in quelle
del Mister che avrebbe dato o no l’approvazione.
“Lo chiamerò Mocador”
si disse contento “è un nome che mi piace …..Mocador ha un che
di esotico, ma anche di importante, come del resto è l’affare in
questione. E si addice anche alle persone che dovremo neutralizzare.
Ma sì! Vada per Piano Mocador!”
Si mise alacremente
all’opera e come nei tempi migliori il lavoro scorreva nelle sue
mani che era una meraviglia. Di lì a due ore seppe di poter dire che
aveva fatto un progetto stupendo , che difficilmente il Mister
avrebbe potuto bocciare. Si stropicciò le mani e sorrise
soddisfatto.
Da quando Thimothy Finch
aveva preso in mano la situazione, il signor Hobbs si sentiva
alquanto più sollevato. Inutile dirlo! Queste cose non gli si
addicevano. A lui piaceva il suo lavoro abituale di publics
relations, ma l’intrigo internazionale non era per lui. Avere Tim
al fianco l’aveva riempito di gioia oltre che alleggerirgli la
tensione e al momento aspettava che Finch gli presentasse un
elaborato di ciò che pensava sarebbe stato meglio fare per venire a
capo di una situazione che non era per niente semplice.
“Ci è toccato la parte
più difficile” si disse con una punta di stizza. “Chissà se per
caso o per scelta?” L’istinto lo faceva propendere per la seconda
risposta, ma certo non poteva averne la sicurezza matematica. Chissà
in che modo Tim aveva organizzato la cosa?….ma gli aveva concesso
una settimana di tempo per presentare un progetto, per cui decise che
era il caso di non disturbarlo, dandogli eccessivamente fretta.
Nel frattempo decise di
godersi questi giorni tutto sommato relativamente calmi che la sorte
gli aveva concesso, insieme al nuovo ufficio, che era una cosa
fantasmagorica; al congruo aumento di stipendio e alla possibilità
di poter finalmente soddisfare le richieste di una famiglia numerosa
come la sua.
Decise in cuor suo una
volta di più che il Mister era una persona eccezionale, di
un’intelligenza al di là di qualsiasi confronto e che ciò che
stava facendo era per il bene dell’umanità intera.
Quando pensava a questa
cosa in particolare Hobbs sentiva che gli occhi gli si inumidivano e
la sua fantasia galoppava, vedendo davanti a sé volti di uomini e di
donne, che prostrati davanti a lui, lo ringraziavano, quasi che fosse
un dio, per aver dato un contributo così importante alla nuova Pace
del mondo.
Vedeva un mondo dove
nessuno aveva più bisogno di elemosinare il pane, perché la nuova
giustizia aveva eliminato ogni sorta di disparità e i Continenti
erano tutti floridi e sereni. Si viveva bene nel mondo che vedeva il
signor Hobbs, davanti ai suoi occhi lacrimosi. Non c’era la guerra,
perché erano stati aboliti tutti i motivi per farla, non essendoci
più le persone facinorose, ambiziose, pazzoidi, fanatiche.
E allora perché, si
chiedeva angosciato suo malgrado, in un angolino del suo cervello e
anche in un angolino del suo cuore, c’era qualcosa di piccolo, di
molto piccolo è vero, ma persistente, che gli impediva di avere una
serenità completa?
Si alzò dall’enorme
poltrona che era dietro una scrivania dove si sarebbe potuto giocare
una partita a ping-pong, dette un’ultima fuggevole occhiata al
superbo scenario che si stava illuminando al di là della parete di
cristallo che lo teneva sospeso sul vuoto, poi alzato il ricevitore
del telefono bianco formulò un numero.
Alla tranquilla voce di
donna che gli rispose, che poi non era nient’altro che quella di
sua moglie spiegò: “Ciao Jenny! Tra un’ora passo a prendere te e
i ragazzi e vi porto tutti fuori a cena. Mi raccomando mettiti in
ghingheri. Stasera ci diamo tutti alla pazza gioia!”.
Dieci piani più su,
Incontestabile Severo stava versando un liquido ambrato in due
calici. Aggiunse una fettina di limone e col suo passo elastico si
diresse verso il divano bianco dove una donna, Catecumeno Illuminata,
si era adagiata in tutta la sua languida bellezza.
La donna era
elegantissima, di un’eleganza raffinata e costosissima, quale pochi
si possono permettere e che lei portava con naturale disinvoltura.
Unico gioiello che le adornava l’anulare della mano sinistra, un
solitario che mandava bagliori per tutta la stanza . Quell’anello
le era stato infilato al dito pochi minuti prima e suggellava un
patto, che non era solo un fidanzamento, ma un’unione di affari, di
potere economico enorme e abbacinante.
Alla fine, non era stato
difficile catturare l’algido Mister, anche se era sicura che gran
parte del suo successo era dovuto al nome che portava. I Catecumeno
erano rispettati e temuti in tutto il mondo e la loro lunga mano
arrivava in ogni dove. Illuminata sapeva che dovendo scegliere se
averli dalla sua parte o contro, Incontestabile non avrebbe avuto
neanche un attimo di esitazione e il bellissimo solitario era lì a
dimostrarlo.
“Alla nostra salute mia
cara!” le disse l’uomo con un leggero inchino
“Alla nostra salute e
alla nostra felicità!” rispose lei con un sorriso misterioso e
affascinante dietro il quale si nascondevano pensieri di assoluto
dominio.
Sapeva, che quando avesse
voluto, sarebbe diventata talmente irresistibile, che neanche
quell’uomo di ghiaccio avrebbe potuto sottrarsi al suo fascino e al
suo dominio. Tutto a suo tempo! Tutto a suo tempo!
“Alla nostra felicità
amore mio!” ribadì con un sorriso delizioso questa volta e
Incontestabile Severo seppe di essere fortunato ad avere una donna
come lei al suo fianco e mentre la guardava col suo sguardo
impenetrabile decise che le avrebbe concesso qualcosa, ma solo
qualcosa del suo potere. Se lei pensava di poter avere di più si
stava sbagliando su tutta la linea , perché lui era Incontestabile
Severo e anche se di lei gli piaceva tutto, anche quel suo arrivismo
sfrenato che aveva intuito dal primo istante che l’aveva vista,
l’avrebbe tenuta in pugno, se necessario fino a stritolarla.
“Alla nostra felicità
amore mio!” rispose lentamente il Mister e lei involontariamente
sentì scorrere un brivido freddo lungo tutta la schiena.
Thimothy Finch si rilassò
sgangheratamente sul divano del suo appartamento. Completamente
rilassato, dopo aver messo a punto il piano che di lì a pochi
giorni, dopo l’approvazione del Mister, sarebbe diventato
esecutivo, aveva dato il meglio di sé, facendo fuori tutto ciò che
aveva trovato nel suo frigorifero. Ora guardava i resti del suo
luculliano banchetto, decidendo in cuor suo che avrebbe comunque
dovuto rimettere in ordine, visto che a breve sarebbe arrivata
Jessica.
Il fatto che ormai la sua
ragazza sapesse del virus che l’aveva colpito, metteva Tim al
riparo di qualsiasi critica, ma la parte di lui che aveva resistito
all’aggressione suina, diceva che quando è troppo è troppo e
stasera,guardandosi intorno, si accorse che il troppo era stato
ampiamente superato.
Si tirò agilmente a
sedere e con un piccolo grugnito di soddisfazione per la merenda
appena fatta, si accinse a ridare ordine alla sua casa.
Aveva invitato Jessica,
perché prima di discutere del suo piano con gli altri del suo
gruppo, voleva vedere la reazione che avrebbe avuto lei. In fin dei
conti anche le oche hanno delle reazioni e il suo piano era talmente
particolare, che doveva sapere l’effetto che avrebbe fatto, e più
che altro se sarebbe stato compreso in tutte le sue sfumature. Se
l’avesse capito Jessica era sicuro che non avrebbe avuto problemi
con gli altri, e poi Jessi era la sua ragazza e doveva essere la
prima a sapere cosa stava bollendo in pentola.
Dieci minuti dopo si
dichiarò soddisfatto del lavoro che aveva fatto per nascondere i
residui della sua abbuffata e neanche a farlo apposta il campanello
suonò.
Tim andò ad aprire e si
trovò difronte una sorridente Jessi, che avava l’aria più felice
del mondo. Era un piacere guardarla e Tim lo fece a lungo, prima di
aprire le braccia e stringerla in un caloroso abbraccio. Oca o no, la
sua ragazza era proprio bella e il suo sguardo sereno lo fece
rilassare immediatamente.
“Vieni Jessi e scusa se
non è tutto in ordine come eri abituata a vedere una volta, ma lo
sai anche te, ora non posso fare più di così” si scusò Tim
“Oh! Non ti
preoccupare. Sai che ti dico? Mi piace quasi più in questa maniera.
Prima eri ….come dire….un po’…
“…Noioso?” rise lui
“Ecco….sì, in un
certo senso sì” e anche Jessica rise di gusto, sentendosi forse
per la prima volta in vita sua a suo completo agio in casa di Tim.
“Preferisci cenare
subito…o prima ti va di parlare un po’? Sai, vorrei metterti al
corrente di un piano che ho preparato per il Mister e prima di
presentarlo agli altri vorrei confrontarmi con te!”
“Con me?! Ma Tim, di
tutte le persone del gruppo io sono quella che è stata contagiata
più forte…..me l’hai detto tu stesso, ricordi? Che cosa vuoi che
ti dica io? Non credo di essere in grado di aiutarti”
“E invece sì- ribadì
Tim – sono sicuro che se tu riesci a capire il mio piano, lo
capiranno anche gli altri e non ci saranno problemi. In caso
contrario dovrò modificarlo. Non voglio offenderti Jessica, ma l’hai
presa proprio grossa ….e credo che più oca di te al momento non ci
sia altra persona in circolazione!” finì ridendo Tim
Anche Jessica rise di
gusto e aprendo le braccia in segno di resa disse:
“Ok. Allora
avanti….dimmi tutto!”
Mezz’ora dopo Jessica
Lamb sgranò gli occhi in tutta la loro luminosa grandezza, spalancò
la bocca oltre ogni dire e con tutta la enfasi che potè trovare tra
le sue nuove piume, gridò:
“Mamma mia Tim! E’
una cosa strepitosa! Ma come hai fatto a pensare a una cosa così
semplice e allo stesso tempo così efficace? Sei un vero genio! “
“Sì va bene! –
incalzò Thimothy – ma hai veramente capito tutto quello che dice
questo piano? “.
“Ma certo Tim, stai
tranquillo! E’ talmente elementare che persino un’oca come me non
fa difficoltà a capirlo”.
“E sei d’accordo sul
risultato finale?”
“D’accordo?...... Di
più, molto di più che d’accordo. Ne sono entusiasta!”
“E come mai Jessi?”
domandò Tim con un’ombra di stupore
“Beh! Non te lo so
proprio dire, sai com’è, non è che abbia tanto acume in testa in
questo momento……..però il mio istinto di animale mi dice di
essere contenta e di sperare che vada a finire così” rispose
Jessica con una semplicità tale che Tim l’abbracciò stretta
stretta, sentendo in cuor suo che doveva restituire meriti anche alle
oche.
“E quando lo diremo
agli altri che reazioni pensi che avranno?”
“Mah! Io credo che come
l’istinto agisce su di me, allo stesso modo farà con loro ………Io
penso, no, sono sicura che anche gli altri saranno entusiasti quanto
me e poi – e qui Jessica si fece seria seria – penso che dobbiamo
proprio dare il meglio di noi stessi per la salvaguardia di questo
mondo…e forse è bene non dire niente a Hobbs. Lasciamolo nel suo
mondo dorato. Quando sarà opportuno l’avvertiremo. Non lo credi
anche tu Tim caro?”
“Sì tesoro, la penso
proprio così e quindi……..avanti tutta. Ora non credi che ci
siamo meritati una bella cenetta?”
“Direi proprio di
sì…..e già che ci siamo cucino io. Logicamente una dieta
vegetariana, va bene?” concluse ridendo Jessica
“Perfetto! Allora forza
con l’insalata e la mozzarella!” concluse Tim, che ora era di un
umore splendido e pronto a passare una serata indimenticabile con la
sua ragazza.
Thimothy Finch, guardò
l’imponente struttura che era la sede dell’ONUs. Davanti
all’enorme entrata si fermò per un attimo come per raccogliere il
coraggio di andare avanti. Tra pochi minuti avrebbe avuto un incontro
con il dott. Hobbs e stava cercando di ripassare tra sé e sé tutto
ciò che avrebbe dovuto dirgli e le risposte che avrebbe dovuto dare,
davanti a inevitabili obiezioni che sarebbero state fatte. Non
sperava neanche per un attimo che il Piano Mocador sarebbe filato
liscio, senza neanche l’ombra di un rimaneggio. Conosceva bene
Hobbs e sapeva che dietro quell’aria pacifica e bonacciona si
nascondeva una mente brillante e arguta, altrimenti non sarebbe stato
nel posto che occupava ormai da tanti anni, promozione a parte degli
ultimi dieci giorni.
Mentre entrava cercò di
ricordarsi l’incontro che aveva avuto con i suoi colleghi. Come
Jessica aveva previsto erano stati d’accordo fin dal primo momento
su tutta la linea e ciascuno di loro si era dichiarato pronto a fare
la sua parte nel migliore dei modi
“ Caro Tim – aveva
parlato per tutti Roger Toys – siamo molto soddisfatti di ciò che
hai elaborato e molto felici di seguirti in questa impresa. Del resto
la Pace mondiale sta a cuore anche a noi e il modo che hai trovato
per perseguirla ci entusiasma completamente. Quindi che possiamo
dirti di più? Conta su di noi e sulla nostra lealtà….penso di
parlare a nome di tutti, vero ragazzi?”
“Certamente”
annuirono gli altri e la riunione si era sciolta di lì a pochi
minuti con l’accordo di ritrovarsi non appena Thimothy avesse avuto
l’ok dal Mister.
“In bocca al lupo
Tim….mamma mia ma che ho detto! Si può augurare a un maiale di
andare a finire in bocca al lupo?” e Serena Stoy si mise una mano
davanti alla bocca per frenare la risatina che le era uscita malgrado
il momento importante e solenne
“Certo Serena che si
può dire – rispose sorridendo Tim – anzi si deve dire, perché
abbiamo proprio bisogno di fortuna!”
“E allora crepi!!!”
risposero tutti e con questa battuta si salutarono.
Incontestabile Severo,
guardava il dott. Hobbs seduto davanti a lui. Aveva ancora in mano i
fogli del Piano Mocador, che Hobbs gli aveva presentato circa due
ore prima, non immaginando neanche lontanamente di essere convocato
di nuovo poco dopo.
“Mi complimento con lei
caro Hobbs!” gli disse il Mister non appena giunse in ufficio “Lei
e i suoi collaboratori avete fatto un progetto veramente geniale,
semplice come un sonetto e di effetto sicuro”.
Hobbs si aggiustò meglio
nella poltrona, cominciando a sentirsi un po’ più tranquillo, dopo
quella lode che non si aspettava così immediata. Quando Thimothy gli
aveva presentato il progetto, gli aveva dato solo una rapida
occhiata, preso come era ancora dal ricordo della sera precedente,
passata con sua moglie e i loro figli a fare innocue pazzie nei
migliori locali della città.
In quel momento era in
uno stato di grazia e non aveva avuto niente da eccepire su quanto
gli aveva esposto Tim, salvo che dire:
“Non è un po’ troppo
semplice? Stando a questo progetto si tratta praticamente di fare una
passeggiata…..comunque caro Finch, se ritieni insieme agli altri
che questo piano sia quello giusto, mi farò domani stesso dovere di
portarlo al Mister” e così aveva liquidato Thimothy, che non
aspettava nient’altro che questo, ritenendosi fortunato, perché le
temute domande di Hobbs non c’erano state e la cosa era scivolata
nella maniera più tranquilla.
Hobbs ora vedendo la
reazione positiva del Mister, assaporava la giusta ricompensa alla
sua lungimiranza, che aveva visto in Finch la persona giusta per
risolvere un problema molto spinoso.
E tuttavia una parte di
lui continuava a non essere tranquilla e ogni tanto si domandava cosa
fosse quel malessere che giungeva quasi inaspettato e lo coglieva
sempre di sorpresa, a volte a tavola, a volte in ufficio, addirittura
in bagno, o mentre faceva una passeggiata. Anche ora sentiva che
stava arrivando eppure aveva tutti i motivi di essere soddisfatto di
se stesso. E allora perché?
“Forse sarà una
conseguenza di questo maledetto virus asinino –si diceva scuotendo
la testa - Chissà! Forse i ciuchi soffrono di ansia e qualche volta
si sentono depressi senza ragione………mah! Meglio non pensarci!”
“Qualcosa che non va
caro Hobbs?” La voce di Incontestabile lo richiamò bruscamente
alla realtà, mentre lo sguardo del Mister lo trapassava .
“Nnno! Niente,
…niente…mi scusi…….stavo appunto pensando che anche a me è
sembrato un piano geniale che darà sicuramente i risultati che tutti
ci aspettiamo.”
“Già! Proprio così!
Per cui a questo punto non rimane altro da aspettare il sedici
febbraio, che è l’ultimo giorno di carnevale. Abbiamo poco più di
un mese di tempo per organizzare tutto, per mandare gli inviti….per
preparare una festa che sia degna del luogo dove viene fatta. Voglio
un’organizzazione perfetta Hobbs, deve essere una festa che abbia
eco nel mondo, perché quel giorno qui, si farà la storia e la
storia ci deve trovare preparati e alla sua altezza…………per
cui caro Hobbs, si dia da fare e organizzi tutto nel migliore dei
modi. Lei da stasera è ufficialmente incaricato della buona riuscita
della festa di carnevale”:
“Io? Ma Mister,
senz’altro……..”
“Non accetto scuse mio
caro Hobbs, siamo intesi?” e lo sguardo gelido del Mister percorse
tutto il corpo di Hobbs con una lunga significativa occhiata.
“Certamente
Mister….certamente sarà fatto come lei desidera!”e la voce di
Hobbs uscì fuori con un raglio sottomesso.
“A proposito! –
proseguì Incontestabile – in questi fogli c’è scritto che tutto
il vostro gruppo indosserà scarpe rosse sotto i costumi
carnevaleschi e che queste scarpe dovranno essere ben visibili in
modo che io possa sempre sapere dove siete e che fate, nel caso
avessi bisogno di relazionarmi con voi………magari per aggiungere
anche qualche nome all’ultimo momento alla lista di quelli che
dovranno essere contagiati, quindi cerchi di procurare queste scarpe
al più presto……e che siano di bella fattura mi
raccomando…..scarpe italiane direi…….sono senz’altro le
migliori!”
“Benissimo Mister! Ci
sono altri ordini?”
“No! Al momento non mi
pare. Nel caso la chiamerò Hobbs!”
“Un’ultima domanda
Mister: …..ha delle preferenze sui costumi che dovremo indossare?”
“No! Dica loro di
prendersi quello con cui si sentiranno più a loro agio. Importante
sono le scarpe rosse. Mi raccomando. Buona sera Hobbs” e lo congedò
con un veloce cenno della mano
“Buona sera Mister!”
e senza fare rumore Hobbs uscì dalla stanza, sentendosi sudato, suo
malgrado.
Il Golden Schell era
senz’altro il ristorante più lussuoso della città e si vedeva
ancora prima dell’entrata.
Bellissimi tappeti rossi
facevano da passerella tra la strada e l’entrata, sormontati da un
gazebo dorato, scintillante di luci che si riflettevano sui cristalli
del tetto, perfettamente trasparenti. La porta era una sinfonia di
oro e vetri di murano di una finezza unica, quasi impalpabile.
L’interno proseguiva
sullo stesso tono, ma ancora più ricercato e raffinato. I tavoli
apparecchiati in maniera superba avevano una zona di privacy che
garantiva la riservatezza ai commensali, i quali tutti persone
sceltissime, la creme de la creme, dell’alta finanza, arrivavano
vestiti delle firme più prestigiose degli atelier italiani e
francesi.
Ad uno di questi tavoli
Incontestabile Severo e Catecumeno Illuminata, stavano consumando una
cena leggera a base di ostriche e champagne. La loro conversazione
sembrava animata, ma sottotono, come esigeva il luogo.
“Mia cara preparati per
una festa da ballo!” esordì Severo alzando la flute con lo
champagne
“Una festa da ballo?”
Illuminata alzò leggermente un sopracciglio con aria interrogativa e
nello stesso tempo alzò la sua flute, dentro la quale scintillava il
liquido ambrato che lei aveva definito il migliore del mondo “Allora
faccio un brindisi con il mio spumante!” disse sorridendo
maliziosamente. Al contrario di Severo lei preferiva tutto ciò che
era italiano, forse in omaggio alle sue radici.
“Salute – rispose
sorridendo il Mister – sporgendo leggermente il braccio che teneva
il calice – Una festa da ballo….sì, una festa da ballo in
maschera”
“bellissimo – si
entusiasmò la giovane donna – mi dovrò trovare un vestito
fantastico!”
“ Non vedo l’ora di
vederlo” approvò Incontestabile con galanteria
“E quando sarà questa
serata e più che altro….dove?” gli occhi di Illuminata
brillavano già per il divertimento.
“Il 16 di febbraio nel
palazzo dell’ONUs” e fu come se il Mister avesse tirato una bomba
“Coooosa? Non mi dire
che la festa da ballo rientra nei piani che devono essere portati a
termine entro breve tempo?!”
“Ebbene sì! Questo
progetto che mi è stato presentato è quanto di più ardito e
semplice ci possa essere. E’ un piano perfetto”
“E si può sapere chi è
l’autore di questa perfezione?” domandò Illuminata
“Top
secret mia cara! Top secret!
L’unica cosa che ti posso dire è che non dovrai mai ballare con
nessuno che indossi scarpe rosse……. del modello che prima del
ballo ovviamente ti farò vedere !”
“Questa cosa mi
stuzzica parecchio, non vedo l’ora che arrivi il fatidico giorno!”
e alzando il suo calice la giovane donna sorseggiò il suo spumante
con la grazia felina di una pantera pronta a gettarsi sulla preda.
Mister Hobbs non avrebbe
mai più dimenticato la grande serata del ballo in maschera del 16
febbraio, ultimo giorno di carnevale. Per un attimo aveva pensato
anche ultimo giorno della sua vita. Il suo pensiero tornava a tre
giorni prima quando vestito da moschettiere aveva varcato la soglia
della grande sala delle riunioni, trasformata per l’occasione in
una meravigliosa sala da ballo. Era stato il primo ad arrivare anche
perché l’organizzazione della serata gravava tutta sulle sue
spalle e anche se tutto era stato preparato a puntino il suo occhio
vigile doveva continuare a far si che tutto procedesse nel migliore
dei modi. Avendo questo importante incarico che all’ultimo momento
il Mister gli aveva rifilato, i componenti della sua equipe l’avevano
dispensato dal ballare e quindi da indossare scarpe rosse.
Infatti Hobbs sfoggiava
un magnifico paio di stivali neri alti fino al ginocchio e la sua
casacca da moschettiere lo faceva sembrare più imponente del solito:
un vero comandante….al servizio del Re.
Qualche giorno prima
aveva mandato al Mister un paio di scarpe rosse da uomo e uno da
donna, prototipi di quelle che sarebbero state indossate alla festa e
una lista dettagliata dei costumi che avrebbe indossato il suo team,
per portare a termine l’Operazione.
Incontestabile era stato
irremovibile quanto a questo. Lui doveva avere sotto controllo ogni
momento la situazione e riconoscere i suoi uomini con un’occhiata,
per cui gli servivano anche i minimi dettagli di ciò che avrebbero
indossato, e per questo motivo Hobbs aveva stilato una nota in cui
con termini molto più particolareggiati aveva scritto:
Jessica Lamb –vestita
da Cat Woman
Serena Stoy – vestita
da Fata turchina
Mabel Ridge – vestita
da Biancaneve
John Fox – vestito da
Arlecchino
Roger Toys – vestito da
Diavolo
Thimoty Finch – vestito
da Cicisbeo.
Il rapporto era stato
debitamente consegnato e Incontestabile gli aveva risposto
complimentandosi con lui per la dovizia di particolari. “Ora ho la
situazione in pugno caro Hobbs!” gli aveva detto “Guarderò dalla
regia tutto l’esito dell’operazione e tutto sommato credo che mi
divertirò anche parecchio!”
Poi finalmente era
arrivato il giorno tanto atteso e Hobbs si era guardato intorno,
compiacendosi con se stesso per quello che era riuscito a
organizzare.
Il salone grandissimo a
piano terra era stato completamente trasformato e aveva perso
quell’aria austera e asettica che generalmente lo caratterizzava.
Al suo posto c’era una lucidissima pista da ballo contornata da
tavolini sapientemente illuminati, circondati da elegantissime
poltroncine color champagne. Dappertutto specchi e cascate di
palloncini e di nastri brillantissimi, rendevano quel posto, un
paradiso per le fate. In fondo la pedana per l’orchestra e enormi
tavoli per il buffet completavano l’armonia dell’insieme.
Gli strumenti
lucidissimi, facevano da contorno a un pianoforte a coda che sembrava
un transatlantico e sui tavoli apparecchiati con sontuose tovaglie
c’erano le raffinatezze più prelibate che sarebbero state servite
da Chef di prim’ordine.
E per finire i fiori.
Fiori dappertutto, dai tavolini alle pareti, spandevano il loro
delicato profumo che cominciava a diffondersi nell’enorme salone
con un effetto piacevolissimo.
Intanto cominciavano ad
arrivare persone, tutti nomi altisonanti della politica mondiale,
dello spettacolo, della cultura e tutte rigorosamente in maschera,
che dovevano fermarsi prima di entrare nel salone, per dichiarare
alla Sicurezza le proprie generalità. Chiunque, appena arrivato alla
soglia della bellissima sala, non poteva fare a meno di emettere un
oohhh! di meraviglia per lo spettacolo che si offriva ai loro occhi.
L’orchestra aveva
cominciato una musica discreta che si diffondeva tra le pieghe di
velluto delle bellissime tende che arricchivano i finestroni e
serviva a mettere a proprio agio chiunque arrivasse. Si vedevano già
molte dame con le alte parrucche bianche che terminavano in una
cascata di boccoli, alcune farfalle elegantissime e leggiadre,
splendide odalische e cavalieri, moschettieri, alcuni Zorro, soldati
romani con corazza ed elmo, orsi polari, raja indiani, cappuccetti
rossi, gatti con gli stivali…….insomma c’era solo da scegliere.
Hobbs aveva guardato affascinato tutte quelle maschere multicolori,
soffermandosi anche sulle loro scarpe, ma solo circa un’ora dopo
aveva capito che tutto il team era sceso in pista e si era
silenziosamente sparpagliato tra la folla. Ciascuno di loro sapeva
ormai quali erano le maschere con le quali avrebbero dovuto ballare e
le loro scarpe rosse sarebbero state facilmente individuabili e
raggiungibili dal Mister, nel caso avesse avuto bisogno di qualcuno
di loro.
Quando la festa era
entrata nel vivo del divertimento, delle danze, dei coriandoli e
delle abbondanti libagioni, Hobbs si era permesso il lusso di
rilassarsi e di andare a mangiare qualcosa, non prima di aver gettato
un’occhiata a Thimothy Finch, che col suo vestito settecentesco
faceva davvero un gran figurone. Il viso bianco di cipria, la
parrucca bianca, il vestito color argento e le scarpe rosse erano un
insieme veramente elegante, mentre la leggera maschera nera conferiva
un aspetto misterioso e affascinante.
Anche Thimothy Finch
guardava l’elegante cavaliere incipriato, compiacendosi tra sé e
sé per la grande somiglianza che suo cugino Brian aveva con lui.
Quando aveva offerto a Brian la possibilità di partecipare ad una
festa mascherata in uno dei posti più prestigiosi del globo, a
questo era venuto quasi un infarto. Quando poi aveva gli aveva detto
che doveva indossare il suo costume e far credere a tutti di essere
lui, poco c’era mancato che l’infarto gli venisse davvero.
“Ma cosa devo fare?”
aveva chiesto titubante “Chi mi assicura che se scoprono che non
sono te, non mi arrestino?”
“Stai tranquillo!”
gli aveva risposto un po’ ridendo, un po’ grugnendo Tim” “non
succederà proprio un bel niente. Tu non devi fare altro che ballare
con alcune persone che ti dirò e con altre che sceglierai
liberamente. Hai tutta la sera per divertirti, per mangiare quello
che vuoi, per sentire buona musica e per stare col Jet set mondiale.
Alla fine Brian si era
convinto, il senso dell’avventura era stato più forte della paura
e ora era lì che si guardava intorno, pronto a invitare la prima
dama che Tim gli aveva indicato. Chissà poi perché? Alla fine
decise che non erano fatti suoi e siccome era andato lì deciso a
divertirsi, concluse che doveva mettercela tutta perché quella
serata rimanesse memorabile negli anni a venire.
Intanto Thimothy, vestito
da Tuthanchamon, aveva girato lo sguardo sulla folla che ora
cominciava a essere veramente tanta. Fortunatamente Brian stava
ballando, per cui le possibilità di poter essere chiamato da Hobbs o
da Incontestabile erano remote, ma bisognava fare in fretta.
Cercò con lo sguardo
Jessica e la vide confusa tra la gente nel suo abito da Biancaneve.
Il suo pensiero tornò a qualche giorno prima quando a casa sua aveva
avuto uno scambio di idee con la sua ragazza e lì si era consolidata
l’idea di far vestire altri con i loro costumi in modo che loro due
potessero essere più liberi di agire.
Jessica non era stata oca
per niente in quel caso e aveva annuito entusiasticamente all’idea,
ma mentre per lui non c’erano problemi, perché aveva pensato
subito a Brian come sostituto, per lei era stato più difficile
trovare una persona che potesse prendere il suo posto.
Eppure perché il piano
avesse successo dovevano essere entrambi liberi di agire! Poi la
fortuna era venuta loro in soccorso e Jessica si era ricordata di
una sua vecchia amica che faceva la modella, che aveva il suo stesso
personale. Il viso no, ma del viso si sarebbe visto solo la bocca,
che abilmente truccata era risultata sorprendentemente uguale, tant’è
che una volta mascherata lo stesso Thimothy non l’aveva
riconosciuta.
Anche alla ragazza erano
state dette le stesse cose e al momento la gatta dalle scarpe rosse
stava ballando con un panciuto coccodrillo, primo della lista di
quelli con i quali avrebbe dovuto ballare. C’era comunque poco
tempo da perdere, perché il rischio di essere scoperti, esisteva,
anche se abbastanza remoto. Tim decise che al prossimo ballo in cui
si poteva scegliere il compagno, lui e Jessica avrebbero agito.
Si era dunque avvicinato
alla leggiadra Biancanevee le aveva chiesto l’onore di poter
ballare con lei.
“Al prossimo giro di
ballo partiamo – aveva sussurrato in un orecchio a Jessica – sai
quello che devi fare vero?”
“Certamente – Jessica
Lamb sembrava tranquillissima – mentre balliamo apro la fialetta
che mi hai dato e la passo per un attimo, solo per un attimo sotto il
suo naso. Più semplice di così! Poi finiamo il ballo e me ne vado
da un’altra parte.”
“Esatto – guarda non
bisogna sbagliare perché stasera tutto dipende da noi. Non credo che
ci saranno guai perché la ‘roba’ dovrebbe avere effetto quasi
immediato, dopodichè non ci saranno più problemi. Va bene?”
“Certo caro, ma
lasciami perché la musica è finita e stanno già dicendo che
bisogna scegliere il cavaliere e la dama per il prossimo ballo!”
E con un sorriso e un
inchino Biancaneve si dileguò.
Tim si guardò intorno e
quasi subito il suo sguardo si posò sull’affascinante pantera che
in quel momento era seduta su una poltrona. Fece un bel respiro e con
passo veloce si diresse verso di lei
“Posso avere l’onore
di questo ballo?”
Il signor Hobbs, se la
stava godendo un mondo davanti a un vassoio di tartine al caviale,
anche se l’ansia per il buono svolgimento della serata non l’aveva
mai lasciato del tutto. In quel momento guardava volteggiare nella
pista Incontestabile Severo nei panni di un affascinante Batman con
una timida Biancaneve che si era materializzata davanti ai suoi occhi
circa un’ora prima. Cercò con lo sguardo anche la meravigliosa
pantera dentro la quale si muoveva la bellissima Catecumeno
Illuminata e vide che stava ballando e ridendo con un Faraone con la
maschera d’oro Mentre si faceva sciogliere in bocca le piccole,
deliziose, morbide uova di storione, il suo pensiero tornava al
momento in cui aveva sentito un discreto toc toc alla porta del suo
ufficio, subito dopo la riunione che aveva avuto con il suo team.
“Avanti!” aveva
risposto ed era rimasto sorpreso quando sulla porta si era delineata
la figura di Thimothy Finch
“Venga Finch – aveva
detto tranquillamente – ha per caso dimenticato qualcosa?”
“No signor Hobbs –e
Tim era entrato chiudendo la porta dietro di sé – veramente avrei
bisogno di parlare seriamente con lei”
“Mi dica allora!...si
accomodi Thimothy” e Hobbs, improvvisamente serio e allarmato
dall’espressione dell’altro aveva indicato con la mano una
poltrona difronte alla sua.
“Grazie – e Finch si
era seduto in maniera sgangherata sulla poltrona – mi scusi signor
Hobbs, ma qualche volta non riesco a controllare i miei movimenti
…..specialmente quando sono agitato!”
“C’è qualcosa che la
turba?” incalzò Hobbs
“Ebbene sì! Tutta
questa storia mi turba molto….anzi per dirla meglio non mi va
proprio giù. Signor Hobbs è vero io sono diventato un maiale, ma
sia la parte umana sia quella suina che coabitano in me, si rifiutano
di eseguire quanto il Mister ci ha ordinato di fare. Io sono un uomo
e un maiale serio…..e da qualche giorno penso a tutta questa storia
e ogni volta che ci penso mi piace sempre di meno. Il Mister è
senz’altro una delle persone più intelligenti che io conosca, ma
qualche volta l’intelligenza, se consigliata male, o guidata dalla
sete di potere, può indurre a fare cose che non hanno niente a che
vedere con l’etica umana e neanche con l’etica suina….se è per
questo. …….”
Il signor Hobbs che
ascoltava attentamente si sentiva sempre di più sprofondare nella
sua poltrona, perché Finch finalmente dava forma a tutte le sue
ansie e ai suoi malcontenti. Come lo capiva!
“Continui Finch…ma
prima mi permetta di fare una cosa” e alzandosi velocemente si
diresse verso la porta dell’ufficio la spalancò, sbirciò nel
corridoio e dopo che si fu assicurato che nessuno era in ascolto
tornò a sedere dietro la sua scrivania, staccò il telefono, poi non
contento si alzò nuovamente, si avvicinò a Thimoty che lo guardava
con malcelata sorpresa e chinandosi verso di lui accostò la sua
bocca all’orecchio dell’altro e sussurrò in maniera quasi
impercettibile anche per Finch:
“Le dispiace se
continuiamo questa conversazione in terrazza?”
“Ok!” rispose alla
stessa maniera Finch e alzatosi si diresse con Hobbs sull’ampia
terrazza che si apriva sull’immensa città.
“Continui pure, ma è
meglio se parla sottovoce……Caro Thimothy capisce che la prudenza
non è mai troppa vero?”
“Certo signor Hobbs,
stia tranquillo…….Dunque per tornare a noi, come le dicevo,
questa storia mi piace sempre di meno, ….per tanti motivi…..ma il
primo di tutti è senz’altro la libertà dell’uomo, delle sue
scelte, del suo agire. A chi non piacerebbe un mondo fatto di pace?
Io credo che tutti desideriamo vivere tranquillamente su questa
terra, sicuri del posto al quale ciascuno di noi ha diritto per
nascita. La Terra è di tutti signor Hobbs, e da quando sono anche un
maiale, affermo con più convinzione che la terra è non solo
dell’uomo ma anche degli animali, delle piante…di tutti gli
esseri viventi insomma.
Ma solo noi vogliamo
arrogarci il diritto di possederla…e tra noi solo determinate
persone si sentono predestinate a comandarla e ad appropriarsene. E’
il senso del potere, dal quale nessuno di noi è scevro. Ma per avere
la Pace, questo senso sbagliato della vita deve terminare, perché
finché vivrà non ci sarà pace nel mondo”
“Ma è quello che dice
il Mister!” sussurrò il signor Hobbs.
“E’ vero! Lui lo dice
e lo pensa anche forse, ma in maniera distorta, perché a capo di
questa pace, vede se stesso come condottiero………….Ma la pace
non si impone, la pace si sceglie!
E perché l’uomo impari
a scegliere la pace ci vuole l’educazione alla pace. La pace è una
conquista, è un senso di vita, una scelta alla quale si arriva dopo
un cammino che può essere anche molto lungo. Non è togliendo di
mezzo i tiranni, i destabilizzatori, che avremo la pace, ma è
insegnando il rispetto per l’uomo, per la natura, che potremo
arrivare ad averla!”
“E cosa dovremmo fare?”
“Insegnare…..e per
fare ciò vivere noi per primi la pace, senza prevaricare gli altri,
senza odiare, senza escludere!”
“Sarebbe bello e
confesso che anche a me piacerebbe tanto poter arrivare a ciò….ma
come fare?” sospirò il signor Hobbs
“Ecco signor Hobbs….io
un piano ce l’avrei. Devo solo perfezionarlo, perché è ancora
abbastanza nebuloso. Ma di una cosa sono certo. Devo fare qualcosa
per impedire che qualcuno si appropri per i suoi fini più o meno
dichiarati, della libertà dell’uomo, anche della libertà di
sbagliare!”
Il signor Hobbs, sudava
vistosamente. Il somaro che era in lui e che lo spingeva a lavorare
indefessamente per il Mister si rifiutava di dare ascolto a quello
che Finch gli diceva con tanta convinzione, ma il sentimento umano
che tuttavia era sempre rimasto dentro di lui, non dandogli mai pace
in tutti quei giorni, alla fine trovava la sua rivalsa e il modo di
far vedere che somaro o no, lui era pur sempre un uomo.
“Va bene Finch –
disse sbrigativamente quasi nella paura di avere un ripensamento –
metta a punto il suo progetto……però le chiedo un favore…”
“Mi dica signor
Hobbs!......”
“Non voglio sapere
niente di quello che farà. Ho paura che me ne farei accorgere, per
cui io seguirò il copione che abbiamo avuto tra le mani sin dal
primo momento e che è quello che ha anche il Mister. ….Così da me
lui non potrà capire niente di quello che dovrà succedere!”
“Va bene signor Hobbs!
Le prometto che cercheremo di fare nel migliore dei modi………e
sapere che lei ci appoggia è un conforto importante per me”.
Si erano salutati con una
stretta di mano più forte delle volte precedenti e Tim se ne era
andato lasciandolo pensieroso a contemplare la sua città che quella
sera non riusciva a fugare le nuvole che forse si stavano addensando
all’orizzonte.
Inutile negarlo!
Catecumeno Illuminata era veramente bellissima e nel suo costume di
pantera toglieva il fiato. Era facile farsi ammaliare da una donna
così bella. Sembrava una principessa delle favole e suo malgrado
Thimothy si accorse che ne subiva il fascino. Per ovviare alla cosa,
visto che doveva avere i nervi saldi e scattanti, si impose di
pensare al piano che di lì a poco avrebbe trovato la sua
conclusione….almeno così sperava.
Il signor Hobbs non lo
aveva riconosciuto e da come guardava il Cicisbeo, si vedeva che era
convintissimo che il piano ancora non fosse scattato. Meglio per lui
pover’uomo. Rischiava grosso quella sera il suo Capo, rischiava il
posto, la carriera, e Finch si ritrovò a provare un moto di rispetto
genuino per quell’uomo che si era fidato di lui e aveva condiviso
con lui il rifiuto di un piano che gli sembrava obbrobrioso. Il suo
pensiero corse poi al dottor Potter, artefice suo malgrado, del nuovo
piano di Thimoty.
Rivedeva il momento in
cui era piombato nel suo laboratorio e senza mezzi termini, con due o
tre mosse di Karate ben dosate l’aveva reso innocuo e pronto a
collaborare.
Dove aveva il vaccino
dei virus che avevano inalato? Sarebbe bastato fare quel vaccino per
ritornare come prima? E più che altro, tra i vari esperimenti che
stava portando a termine c’era un virus nuovo, non mortale, ma di
sicuro effetto?
Alle prime il dottor
Potter aveva rifiutato di rispondere, ma altre tre o quattro carezze
ben assestate l’avevano convinto a collaborare in tutto e per
tutto.
“Sì! I vaccini fanno
tornare uguali a prima nel giro di due o tre giorni. Solo se non si
prendono il virus continua a essere attivo e ciascuno rimane così
anche per tutta la vita. …….Un virus sperimentale c’è, ma non
è ancora stato completamente testato. Potrebbe dare delle reazioni
collaterali, non sappiamo ancora di che genere!”
“E di che virus si
tratta?”
“E’ un virus che
agisce sul sistema nervoso e induce all’ottimismo, al quieto
vivere, all’atarassia…….!”aveva risposto piagnucolando il
dottor Potter
“E a che serve questo
virus?” aveva domandato stupito Thimothy Finch
“Ecco, ancora non
saprei dirlo con esattezza, ma è stato studiato per combattere lo
stress dei nostri giorni….ma come ripeto non si conoscono gli
effetti collaterali!”
“E questo virus
inibisce le qualità intellettive dell’individuo? Oppure lo rende
stupido?”
“Assolutamente no!
Questo già lo sappiamo. L’intelligenza se mai ne esce
rafforzata…….l’unica cosa è che prenda pieghe
strane…diverse…..del tipo giocoso, ameno, comunitario…..questi
sono gli effetti collaterali che non sappiamo di quale entità
potranno essere!”
“Dove è questo virus?”
domandò in fretta Tim
“Là, nelle cella
frigorifero insieme a tutti gli altri….”rispose tra i denti il
dottor Potter dopo un ennesima torsione del braccio che gli fece fare
un urlo di dolore
“Sotto che sigla?”
aggiunse Finch sbrigativo
“Perché lo vuole?
Perché dovrei darglielo?” ribatté Potter
“Perché mi serve e non
ho tempo da perdere” sibilò Finch torcendo ulteriormente il
braccio, che fece un sinistro scricchiolio”
“T1V3….T1V3…..mi
lasci per favore mi fa male”.
“Sì, ma prima una
cosuccia da niente! - e tirata fuori una siringa piena di un potente
sonnifero, che gli era stato assicurato, avrebbe fatto dormire per
quarantotto ore anche un rinoceronte, con una sveltezza che neanche
lui sapeva di possedere l’appoggiò a una natica del dottor Potter
che si divincolava e zac….gli iniettò il liquido
“Sogni d’oro Dottor
Potter! Quando ci rivedremo spero che il mondo sia un po’ migliore”
Ma il dottor Potter con un sorriso beato era già andato nel mondo
dei sogni.
Poi Finch aveva preso i
vaccini e qualche fialetta del nuovo virus, dopdiché se ne era
andato tranquillamente a letto, per riposarsi per il giorno dopo……un
giorno molto, molto importante.
E ora stava volteggiando
con quella donna stupenda che non sospettava minimamente che tra
qualche minuto la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Per un attimo
sentì affacciarsi un sentimento di pietà, ma fu una cosa
passeggera, la posta in gioco era troppo alta, e immediatamente dopo
guardò Jessica che già lo stava cercando con gli occhi. Avevano
deciso di agire simultaneamente e a quel punto Thimothy ruppe gli
indugi, annuì con la testa e ….clik la fialetta che stringeva
nella mano destra si spezzò e lui velocemente la passò sotto il
naso di Illuminata. Con la coda dell’occhio riuscì a vedere
Jessica che aveva fatto la stessa cosa con Incontestabile Severo.
Quello che doveva essere
fatto era stato fatto e loro non potevano fare di più. Ora bisognava
attendere gli eventi
Che non si fecero
attendere!
A grande voce
Incontestabile Severo tuonò:
“Hobbs! Venga qua
Hobbs!” facendogli andare a traverso il bicchiere di champagne che
cominciava a bere.
Hobbs si avvicinò in
fretta, temendo il peggio e Incontestabile, da dietro la sua nera
maschera gli disse
“Senta Hobbs! Ho
bisogno di un grande piacere da lei……Domani può dire a qualcuna
delle sue segretarie di prenotare per me e per la signorina
Catecumeno un volo che ci porti a un Parco divertimenti? Ho voglia di
passare qualche giorno rilassante e voglio fare una sorpresa alla mia
fidanzata!”
Hobbs lo guarò non
credendo ai suoi occhi. Ma quello era il temibile Mister? L’uomo
tutto di un pezzo che fino a cinque minuti prima incuteva soggezione
a tutti? In effetti soggezione la incuteva anche ora, ma in altro
modo. Ma che gli era successo? Poi guardò la sua compagna di ballo
che stava sorridendo e………
“Jessica!” si lasciò
scappare.
Allora il piano era già
stato messo in atto e a quello che sembrava aveva anche funzionato.
Non sapeva né come né perché, ma ciò che vedeva di questo nuovo
uomo che gli stava davanti gli piaceva tanto, ma tanto davvero!
“Senz’altro Mister!”
si trovò automaticamente a rispondere
“Ah! Hobbs! Complimenti
per la bella riuscita di questa festa. Lei è stato veramente
efficiente e quando rientrerò dal mio viaggio, parleremo insieme per
un nuovo posto nel mio organico. La voglio tra i collaboratori più
vicini. Ora se permettete vado a reclamare la mia fidanzata. Devo
darle la bella notizia. E che tutti continuino a ballare e
divertirsi. E’ solo in questo modo che potremo portare la pace nel
mondo Ora vado a dare la bella notizia ad Illuminata. E’ un po’
il mio regalo per il nostro fidanzamento”.
E che fu una bella
notizia si sentì di lì a poco dalle risate di Illuminata che
abbracciò il suo Severino con un trasporto tale che nessuno dubitò
che il loro matrimonio, quando sarebbe avvenuto, sarebbe stato molto
felice.
La festa continuò tra
volteggi e musica leggera, tra tartine di caviale e fiumi di
champagne e nessuno seppe mai che quella sera all’ONU era stata
vinta una grande guerra.
E poi cosa successe?
Le persone che erano
state contagiate dai vari virus del dottor Potter, presero il vaccino
e nel giro di tre giorni tornarono a essere quelle di prima.
Il dottor Potter dopo la
bella dormita che si fece ebbe un’idea luminosa e studiò un altro
virus che tutt’ora lo tiene impegnato giorno e notte. Non ricorda
neanche più ciò che è stato e anzi! E’ancora grato a ThimothY
Finch, che facendogli riposare il cervello gli dette nuove energie
mentali per le sue ricerche.
Il dottor Hobbs fece una
carriera sfolgorante, piena di iniziative, di soddisfazioni e di
remunerazioni per tutta la sua numerosa famiglia vicino al suo
Mister, che diventò per lui un mito
Incontestabile Severo
Catecumeno Illuminata si sposarono dopo breve tempo e portarono
all’interno dell’ONUs una nuova ventata di ottimismo, riuscendo a
fare cose belle per il mondo, a cominciare da enormi donazioni ai
bambini dei paesi poveri, specialmente da parte di Illuminata che
costrinse la sua potente famiglia a seguirla nella strada della
filantropia. Organizzarono inoltre momenti ludici e distensivi per i
più importanti Capi di Stato, il nostro compreso, che tornò
tonificato, rinvigorito e migliore da questi incontri A poco a poco i
Capi di Stato presero a guardare queste persone così importanti
eppure così generose verso gli altri e a loro volta anche se in
lungo tempo, cominciarono a migliorare e il mondo lentamente si
dipinse di un altro colore.
Jessica quando si riebbe
dall’attacco di influenza aviaria, sentì che comunque qualcosa
dentro di lei era cambiato irrimediabilmente in senso positivo e
scoprì quasi con incredulità che il suo Q.I era salito di diversi
punti.
Lei e Thimothy si
sposarono dopo un anno e tutt’ora stanno conducendo una vita serena
e costruttiva anche perché Timothy ha goduto della riconoscenza
infinita del dottor Hobbs, che l’ha voluto alle sue dirette
dipendenze, giovandosi dei preziosi consigli che Finch gli sa dare.
Pochi giorni orsono
Jessica ha detto a suo marito che la famiglia crescerà e quando Tim
immagina suo figlio lo vede un po’ come bambino e un po’ come
maialino, anche perché non ha mai confessato una cosa a Jessi:
quando fu sul punto di prendere il vaccino per tornare un uomo
normale, la visione di se stesso, quale era stato prima della sua
trasformazione suina, gli mise addosso una vera angoscia, per cui il
vaccino è rimasto chiuso in cassaforte e lui ha continuato a essere
quello di prima, anche se riesce a nascondere molto bene i grugniti
che di tanto in tanto gli vengono in gola. Molto diplomaticamente li
chiama ruttini. Ma se crede di incantare Jessica, si sbaglia
senz’altro. Forse una volta, ma ora no davvero! Lei sa benissimo
che Tim ha voluto mantenere anche la sua natura porcina e non ne è
per niente dispiaciuta. Prima era veramente troppo noioso!
E così è arrivato il
momento di salutare tutti i nostri amici di avventura. Ritornando
alla mia vita di tutti i giorni so che sentirò la loro mancanza ,
perché mi sono trovata molto bene a vivere la loro storia, una
storia che è finita bene e ha migliorato il mondo.
Ho un solo rimpianto: che
sia stata vissuta nell’isola di Utopia!
Giuly
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