martedì 3 luglio 2012

THIMOTHY FINCH

Quando ho scritto questo racconto, mi sono veramente divertita. Il personaggio principale, che è poi il primo che mi è venuto in mente,  mentre prendeva forma dentro la mia testa  e assumeva il suo aspetto e la sua personalità in maniera così chiara e così evidente che mi pareva di poter allungare una mano per poterlo toccare, mi faceva veramente ridere mentre veniva fuori dalla mia fantasia, tant'è che a un certo punto, appena ha potuto parlare mi ha guardato e mi ha apostrofato:
"Insomma che c'è da ridere tanto? Se non ti andavo bene così mi potevi fare in un altro modo....no?"
"Non sto ridendo di te Tim, mi vai bene così come sei e ormai non riuscirei a immaginarti in nessun altro modo,,,,!"
"E allora perché sghignazzi come un'idiota?"
"Perché con tutto il mio impegno sono riuscita a dar vita solo a un ......maiale! Ahahahahah!"
"Continuo a non capire! Pensi che essere un maiale sia molto diverso che essere un uomo?"
"Sinceramente non ci ho mai pensato Tim! " gli ho risposto cercando di tornare seria
"Allora comincia a farlo! E comincia a prenderti anche le responsabilità di ciò che scrivi!!!!"

Aiuto! Mamma mia!  Si è proprio ingrugnito!!









Thimothy Finch, si svegliò mercoledì mattina esattamente alle sette e un quarto, come faceva del resto tutti gli altri giorni, e come sempre si stirò nel letto, mise fuori le braccia dalle coperte e dopo averle allungate bene bene, se ne portò una alla testa, per darsi la prima grattatina al cervello, ma notò subito che c’era qualcosa di diverso.
In genere quel semplice esercizio mattutino lo rilassava e lo preparava alla giornata che doveva arrivare, ma quella mattina la cosa non gli dette punta soddisfazione. Sbuffò un attimo, poi fu distolto da altri pensieri ugualmente abitudinari e necessari. La colazione era un rito al quale non si sottraeva mai, e che anzi, lo metteva di buon umore. Tutte le mattine, da che aveva ricordo, si preparava un uovo al bacon, pane tostato, una spremuta di arancia e un buon caffè italiano. Così, sapientemente nutrito affrontava il lavoro di tutta la mattinata senza sentire neanche un crampo allo stomaco; le ore scorrevano tranquille e meticolosamente programmate, proprio come piaceva a lui e l’ora del pranzo arrivava in un lampo e con essa quel momento di piacevole conversazione con Jessica Lamb, sua amica dal tempo dell’università, con la quale prima o poi, naturalmente dopo aver pianificato il futuro, gli sarebbe piaciuto affrontare l’argomento matrimonio.
Jessica non era proprio una bellezza classica, e neanche mozzafiato, era semplicemente Jessica, con la quale poteva parlare di tutto, dal lavoro, al suo hobby che si tirava dietro fin dall’infanzia. Aveva una collezione spropositata di farfalle di tutti i tipi, da quelle bellissime ed esotiche, alle semplici banali falene che si aggiravano di notte sul suo lampadario e che poi finivano sistematicamente infilzate a far bella mostra di sé nelle teche che coprivano le pareti del suo appartamento.
Farfalle gigantesche e piccolissime, tutte con le ali spianate, tutte in ieratica posizione verticale, lo accusavano in silenzio dei suoi assassinii. Le descriveva a Jessica una per una, tutte perfette, ordinate, rigidamente catalogate, in schedari che riempivano un’altra parete, unici libri di una biblioteca monocromatica.. Del resto per uno come lui che , sottosegretario all’ONUs, svolgeva meticolosamente un lavoro di calcolo e di incastro, la perfezione era un rito. Jessica lo ammirava per questo e lui si sentiva lusingato e accarezzato nel proprio io, dalla eloquente espressione di rispetto che la ragazza aveva verso il suo modo di gestire la sua professione e la sua vita.
Alzò nuovamente una mano verso i capelli e gli sembrò che questa scorresse in maniera diversa sulla cute, come se fosse più spessa, più dura.
“Ma che cavolo….!” Brontolò tra sé e sé e data una spinta alle coperte, uscì dal letto e si avviò verso il bagno dimenticandosi di mettere le pantofole. Quando si accorse dell’omissione si stupì con se stesso, rimproverando in cuor suo quella dimenticanza che lo esponeva all’inevitabile polvere del pavimento anche se le mattonelle erano lucide fino allo spasimo, ma proseguì scalzo fino al bagno, deciso a farsi una bella doccia per svegliarsi del tutto. Evidentemente ancora le sue sinapsi non erano al cento per cento, altrimenti non sarebbe mai successa una cosa del genere, però mentre apriva i rubinetti della doccia, qualcosa dentro di lui, al di là della sua volontà gli fece dire, che non sarebbe entrato sotto il getto dell’acqua che scendeva invitante dalla nappa in alto. “Invitante un corno!” si trovò a dire “Oggi non ho tempo di farmi la doccia” ma già mentre si diceva queste parole capiva che non erano altro che una scusa con se stesso per non toccare l’acqua.
“Mi laverò il viso e il collo!” e con decisione, quasi facendo uno sforzo si inondò il viso con l’acqua del rubinetto, cominciando a soffiare energicamente
“Sgrunch! Sgrunch! ……..Crrrrrr, crrrrrr…..ma si può sapere che mi sta succedendo?” chiese ad alta voce questa volta, guardandosi allo specchio che gli rimandò la stessa immagine di sempre, anche se qualcosa era cambiato, lo vedeva bene. I capelli, erano più setolosi e la pelle aveva un colore leggermente diverso, anche migliore, si disse compiaciuto, ma la cosa che maggiormente lo colpì furono gli occhi, l’espressione degli occhi, lo sguardo degli occhi…….uno sguardo ….porcino!!
“Mamma santissima – si disse costernato – ma che mi sta succedendo? ………Vuoi vedere…….ma sì! Ma sì! Vuoi vedere che mi sono beccato l’influenza suina?.......E ora come si fa? E come faccio ad andare al lavoro? Se ne accorgeranno tutti, anche Jessica!” La cosa lo terrorizzò e allo stesso tempo lo divertì.
“Ci penserò dopo! Ora vado a prepararmi la colazione e magari scoprirò che sto sognando!”
Si diresse in cucina e come d’abitudine tirò fuori gli ingredienti che aveva da sempre usato, mise la padellina sul fornello, ma mentre si accingeva ad adagiarvi sopra una bella fetta di prosciutto, qualcosa scattò in lui facendogli dire inorridito:
“Non posso fare questo! E’ come se mangiassi mio fratello!”
Si sedette sbigottito sulla prima sedia che gli capitò a tiro e prendendosi la testa tra le mani disse ad alta voce: “Porca la miseria!...Sono diventato un maiale”.
Gli sembrò che ammettere questa cosa assurda, lo tranquillizzasse alquanto e infatti sentì subito lo stomaco che si agitava in prolungati glu glu glu, facendogli capire che, maiale o non maiale, l’appetito non gli mancava e fu a questo punto che si accorse di aver allungato una zampa, pardon, una mano per intingerla nel vasetto della mostarda e riportarsela immediatamente alla bocca. Che soddisfazione, leccarsi le dita ad una ad una fin nell’interno “Sgrunch! E’ proprio buona! Come mai non me ne ero mai accorto prima d’ora? Mi sembra di mangiare la mostarda per la prima volta in vita mia!” Fatta questa considerazione, si buttò su tutto quello che di commestibile trovò nella sua cucina, evitando accuratamente tutto ciò che fosse stato maiale e a operazione terminata il suo sguardo cadde sulla tavola e sull’ecatombe di barattoli, briciole, salse versate. “Sono diventato un vero maiale!” si disse un po’ disgustato, un po’ compiaciuto.
Ma siccome l’intelligenza era rimasta quella di un uomo, immediatamente si domandò come avrebbe potuto fare per non rendere manifesto il suo cambiamento di identità.
“Mi dovrò controllare molto, e per prima cosa mi metterò un paio di occhiali da sole!” Eh sì! Perché il suo sguardo era la cosa che più di tutto faceva capire la sua trasformazione .
Rivestito di tutto punto, con gli occhiali da sole ultima moda, riprese il suo aspetto sofisticato ed elegante, anche se una mano andava continuamente al nodo della cravatta, per allentarlo e l’altra, indugiava sempre più frequentemente nella narice del naso, e poi da questo passava con noncuranza all’interno dell’orecchio, che era da tanto tempo che gli pizzicava, ma che non aveva mai grattato, per via della buona educazione.
Quando uscì per andare in ufficio si senti decisamente felice.
“Bah! Lo so che sembra assurdo, ma sono felice di essere un maiale. Mi sto finalmente godendo la vita, senza tutti i paletti che prima mi hanno imposto gli altri e poi mi sono messo da me. Se questa è l’influenza suina, sono contento di averla beccata! E sai che ti dico? Non prenderò nemmeno gli antivirali!”



Quando arrivò all’ingresso dell’enorme grattacielo, che era il suo posto di lavoro, la paura lo riprese. Si aggiustò bene gli occhiali, si tirò su il bavero della giacca (infatti in metropolitana si era accorto di alcune grosse setole che fuoriuscivano dal colletto della camicia), si calcò bene in testa il cappello, un bellissimo cappello a larga tesa, made in Italy, del quale fino a quel momento era andato giustamente fiero, guardò a destra, poi a sinistra, e infine dopo aver fatto un prolungato sospiro per prendere quanto più ossigeno poteva, entrò.
“Buon giorno Mr. Finch” lo salutò cortesemente il portiere
“Buon giorno Ted, ….cransh” il piccolo grugnito gli scappò inavvertitamente, e guardò con apprensione l’altro che però non dette mostra di aver udito niente di anomalo.
Rinfrancato dall’atteggiamento normale del suo interlocutore Thimothy Finch si diresse verso l’ascensore che doveva portarlo fino al suo ufficio. Dentro c’erano già una decina di persone e quando entrò, gli parve che tutte lo guardassero in maniera strana, ma subito dopo si rese conto che non guardavano lui, ma il dottor Hobbs, che arrivava di corsa, quanto glielo permetteva la sua mole, premendosi una mano su un orecchio e lamentandosi rumorosamente. Pezzo grosso dell’ONUs in tutti i sensi, il dottor Hobbs era uno dei responsabili della pace mondiale.
Gli altri gli fecero posto all’interno dell’ascensore, che partì decisamente verso piani più alti.
“Dottor Hobbs – domandò preoccupata Meryl, una delle segretarie – non si sente bene?”
“Mi è venuto un dannato male a un orecchio. Devo aver preso fresco ieri, quando ho accompagnato mia moglie a fare spese al supermercato. C’era l’aria condizionata che andava a palla” rispose il Dottor Hobbs con un filo di voce, continuando a tenersi la mano premuta sull’orecchio “Il guaio è che ora comincia a farmi male anche l’altro!”.
Intanto l’ascensore era arrivato e tutti uscirono dirigendosi velocemente verso il proprio ufficio.
Thimoty Finch entrò nel suo e non appena fu seduto alla sua scrivania ebbe la sensazione di essersi messo in salvo. Ma in salvo da che?
Aprì un cassetto e tirato fuori uno specchietto, che teneva sempre a portata di mano per verificare se era sempre in ordine, si dette una rapida occhiata. Sospirò sollevato. Il suo aspetto era rimasto identico a quello della mattina appena si era alzato. Gli altri non si sarebbero accorti di niente. Prese un fazzolettino di carta e si soffiò rumorosamente il naso, poi dopo averlo appallottolato, lo lanciò verso il cestino, facendo cilecca.
“Chi se ne importa!” si disse alzando le spalle e non riconoscendo più se stesso per l’ennesima volta in quella mattinata. “No! Così non va bene mio caro. Se vuoi che gli altri non se ne accorgano, devi stare attento e fare esattamente tutto come prima!” Quindi si affrettò a raccogliere il fazzoletto e lo mise all’interno del cestino.
La mattinata tutto sommato passò tranquilla come sempre. Sbrigò la mole di lavoro che tutti i giorni l’aspettava, cercando di tenere la sua scrivania in ordine e i documenti rigorosamente impilati, ma per quanto facesse, c’era qualcosa , se ne accorse dopo un po’ di tempo, che rendeva sciatto l’ordine apparente che aveva cercato di dare. Aveva lasciato impronte sulle cartelline, fogli sparpagliati, penne aperte e sparse in ogni dove. Impaurito da tutto quel disordine si alzò velocemente per ridare un senso alla sua scrivania, ma non fece in tempo perché qualcuno bussò alla porta e Jessica Lamb entrò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“Salve Tim – lo salutò dolcemente – sei pronto per andare a pranzo?”
Thimothy Finch aprì la bocca per rispondere ma:
“Scrunch, scrunch….” Furono le sole parole che gli vennero fuori dalla bocca
“ Suvvia – insistette Jessica – lo so che sei molto indaffarato, e del resto le persone importanti come te lo sono per forza, basta vedere tutti i documenti che hai sulla scrivania……..ma un po’ di relax fa bene anche a te! Vogliamo andare?”
“Ok!” si azzardò a rispondere lui e vide che la voce gli era tornata normale. Sorrise rinfrancato e disse
“Andiamo pure!”
“Come mai hai gli occhiali da sole?” Jessica lo guardava oltremodo affascinata
“Mi sono beccato un po’ di congiuntivite. Niente di importante, comunque….per precauzione!” rispose Thimothy Finch.
Era sorpreso! Jessica lo conosceva benissimo e sapeva il suo modo di fare, la sua precisione, la sua pignoleria,….eppure sembrava che non si fosse accorta di niente e si comportava come sempre. Respirò con sollievo.
“Andiamo a pranzo” e prendendola per mano la condusse verso l’ascensore che li avrebbe portati al ristorante.

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Jessica Lamb si guardò attentamente allo specchio. Non sapeva spiegarsi quella sua nuova espressione di serenità che le si diffondeva in tutto il viso. Era da un po’ di tempo, da quasi più di un mese che notava con compiacimento che il suo viso aveva assunto un’espressione di dolce felicità.
“No!” si corresse subito “Non è proprio felicità! E’ qualcosa che le somiglia molto ma non è felicità”.
Si sentiva appagata dal suo lavoro, eppure non aveva compiti di estrema responsabilità all’ONUs. Era poco più di una segretaria, ma era contenta di ciò che faceva, contenta del suo Capo, il signor Hobbs, contenta dei suoi colleghi, dei quali, da molto tempo ormai, un mese circa per l’appunto, non aveva proprio niente da ridire.
Ma la sua gioia più grande era Thimothy. Con tutte le sue stranezze! !Quando l’aveva conosciuto, sin dai tempi dell’Università, le era sembrato carino, ma niente di particolare. Sorrise ricordando, che le era sembrato anche un tantino noioso con quella sua mania delle farfalle, della precisione, di ogni cosa al suo posto e di un posto per ogni cosa, ma poi col tempo aveva cominciato ad apprezzare le sue qualità e poi aveva completamente capitolato. In poche parole stravedeva per lui.
Le sue farfalle da un mese o poco più, le erano sembrate stupende e avrebbe scommesso che la collezione di Tim, non aveva confronti da nessuna parte. Era arrivata a considerare il suo amico come una delle persone più intelligenti che avesse mai conosciuto e si sentiva lusingata che la sua attenzione fosse caduta su di lei, che senz’altro era carina, aveva anche delle belle qualità, ma non poteva certo paragonarsi a ciò che era diventato Thimothy Finch.
Lui ormai sedeva dietro una scrivania al sessantaduesimo piano e questo significava che di strada ne aveva fatta….e parecchia.
Anche lei sedeva dietro a una scrivania , quattro piani più in alto di Tim, ma solo come segretaria. Sarebbe mai diventata dirigente lei, Jessica Lamb? Si guardò nuovamente allo specchio e sorrise alla sua immagine. Lei era contenta così, si disse, e avrebbe goduto della luce riflessa dei successi di Thimothy.
Si dette un ultimo tocco di rossetto alle labbra, che sapeva avere belle, e il pensiero si soffermò per un attimo, solo per un attimo sul comportamento di Thimothy, senza sapersi spiegare che cosa c’era di diverso in lui. Questione di un secondo e non ci pensò più. A lei Tim piaceva in ogni salsa e gettando un occhiata all’orologio si disse che doveva spicciarsi e tornare a tavola dove tra poco sarebbe arrivato il pranzo, che ordinava sempre Thimothy per entrambi. Niente era lasciato al caso e i cibi erano sempre rigorosamente dietetici anche per lei, anche se non ne aveva bisogno.
“Ma lui sa quello che è meglio e quindi non mi rimane che ringraziarlo della sua premura!” Si disse aprendo la porta della sala e dirigendosi velocemente al tavolo dove il suo amico l’aspettava leggendo il giornale sempre con gli spessi occhiali da sole sul naso.
“Eccomi!” gli disse sorridendo e lui abbassò il giornale, poi senza ripiegarlo come faceva abitualmente, lo gettò sul pavimento. Si irrigidì per un attimo, poi si chinò precipitosamente e mentre lo raccoglieva le disse:
“Scusami! Mi è sfuggito di mano!”
“Ma figurati!” gli rispose Jessica continuando a sorridergli. Le sembrava un bambino che aveva commesso una marachella!
“Sta arrivando Robert con il nostro pranzo” le sorrise anche lui di rimando ed entrambi si concentrarono sui succulenti bucatini all’amatriciana, sui quali Thimothy si affrettò a gettare cucchiaiate di parmigiano reggiano.
“Tu non ce lo metti?” le domandò passandole la formaggiera.
“Beh!.....Posso?” azzardò lei esitante, quasi avesse paura di aver capito male
“Sgrunch!...Ops…Certo che puoi!” Cercò di rimediare Thimothy Finch dopo il primo grugnito, guardando di sottecchi Jessica, per vedere se si era accorta di niente.
Ma la ragazza guardava estasiata gli spaghetti arrotolati nella sua forchetta pregustando il primo boccone, e sembrava non aver sentito niente.
“Meno male – disse lui dentro di sé – devo stare più attento!”
“Che carino che è stato Tim – intanto si stava dicendo lei – e come è premuroso.”
“Come hai fatto a capire che vado pazza per i bucatini all’amatriciana? Questi pezzettini di rigatino mi fanno venire l’acquolina in bocca!” disse poi a voce alta
“Coooooosa? Sgrunch! Come ho fatto a non pensarci che c’era il maiale?.........Jessica ti proibisco assolutamente di metter in bocca anche una sola forchettata di quella pasta….sgrunch! unch!” La fronte di Tim si era corrugata in grosse rughe orizzontali mentre diceva queste cose e non era riuscito a trattenere le parole che erano finite in un pietoso grugnito.
“M…ma perché?” chiese Jessica un po’ stupita
“Non avevo pensato che ti potrebbe fare male….ecco potrebbe farti tornare quei bruttissimi foruncoletti della tua acne…………e non voglio assolutamente che ti rovini la pelle meravigliosa del tuo viso!” terminò lui compiaciuto di se stesso per la trovata geniale, che non solo lo salvava da altre domande imbarazzanti, ma l’aveva fatto guardare dalla ragazza con occhi adoranti.
“Hai ragione!” rispose infatti quasi intimidita da tanto interessamento verso la sua persona “Oh Tim! Sei proprio impagabile”
“Facciamoci portare due insalate miste con mozzarella…che ne dici?” Thimothy parlò lentamente, misurando le parole, per non incorrere ancora nella possibilità di tirare fuori qualche altro sonoro grugnito.
“Perfetto!” e Jessica sorrise col suo sorriso più bello e tutto dedicato a lui.





Jessica Lamb si guardò lungamente allo specchio delle toilettes degli uffici. Come dire! Si analizzò con espressione critica, ma per quanto cercasse di trovarsi dei difetti, non riuscì ad evidenziarne alcuno. Il suo viso era piacevole, i suoi capelli splendidi e ben curati, i suoi occhi dallo sguardo sereno, degni di nota. Si sorrise compiaciuta, alzò la mano e fece il classico gesto che in tutto il mondo significa ok.
Eppure non poteva fare a meno di pensare alle parole che aveva sentito bisbigliare proprio quella mattina, quando era passata nel lungo corridoio che portava al suo ufficio. Se c’era una cosa che aveva ottima, era l’udito! E proprio il suo udito le aveva permesso di sentire, mentre con apparente indifferenza continuava a camminare, ciò che due colleghe si erano dette a voce bassa, naturalmente dopo averla salutata con ampi sorrisi, che lei aveva ricambiato.
“Hai visto che faccia che ha Jessica?” aveva cominciato la biondina tutta curve, accostando la bocca all’orecchio dell’altra
“Sì……non trovi anche tu che sia imbruttita?” aveva prontamente risposto l’altra che certo non brillava per avvenenza, per cui non lesinava critiche a quelle che sapeva più dotate di lei.
“No, che dici! Di aspetto è sempre la stessa, anzi direi che è anche migliorata!.......E’ l’espressione che ha che è diversa, ….che ne so,….più distratta, meno attenta,……come se avesse la testa sempre da un’altra parte. Pensa che l’altro giorno le ho fatto vedere una foto di un attore, che è di un fascino unico e tutto quello che mi ha saputo dire, dopo averla guardata con un’espressione ebete è stato ‘povero caro!’. Ti sembra un comportamento normale questo, dimmi se ti sembra un comportamento normale!” sottolineò due volte con una leggera punta di cattiveria la bionda, acida come un limone acerbo.
“Certo che no! Chissà che le è successo! Forse si è innamorata di qualcuno che non la ricambia!” azzardò l’altra
“Ma no! Lo sanno tutti che lei e Thimothy Finch stanno insieme da tanto tempo…!”
“E che vuol dire questo? E poi guarda, che gli uomini sono strani. Per esempio proprio Thimothy, non più tardi di stamani, in ascensore, mi ha guardato con uno sguardo,….uno sguardo…..oserei dire uno sguardo proprio da porco!”
“Ma dai! Thimothy! Proprio lui! Mi viene proprio da ridere! Thimothy Finch con la sua eterna espressione da salame imbalsamato che guarda una ragazza con gli occhi di porco! Per me te lo sei sognata!” Aggiunse ridendo la bionda e la conversazione finì lì, non perché non avessero altro per farla continuare, ma perché si delineò in lontananza la figura del capufficio, il dott. Hobbs che avanzava lentamente verso di loro, con espressione minacciosa, almeno a loro parve così, sotto il cappello che si era calcato in testa, fino quasi a coprirgli gli occhi.
Jessica Lamb alzò le spalle, sorrise di nuovo alla sua immagine rassicurante e senza un pensiero al mondo uscì dalla toilette per tornare in ufficio dove il Dott. Hobbs l’aspettava per terminare di dettarle alcune importanti lettere, che avrebbero dovuto raggiungere luoghi caldi, dove occorreva fare un grosso servizio diplomatico per cercare di mantenere la scintilla della pace che rischiava di spegnersi ogni giorno un tantino di più.
Il Dott. Hobbs alzò gli occhi dall’ampia scrivania colma di inserti, fascicoli, telefoni, cornici con le immagini della sua famiglia, che lo guardavano con la fiducia di sempre. Solo lui sapeva quanto avesse bisogno che continuassero a guardarlo così, lo sapeva a tal punto che sentì inumidirsi gli occhi dalla commozione. Tirò su col naso, si calcò ancora di più il cappello in testa e appoggiandosi una mano all’orecchio, cominciò a tossire rumorosamente.
Jessica, che arrivava in quel momento si affrettò a riempirgli un bicchiere d’acqua e porgendoglielo gli disse:
“Fanno ancora molto male le orecchie?”
“Grazie Jessica – rispose il dott. Hobbs bevendo un sorso d’acqua – le orecchie vanno un po’ meglio, ma è questa tosse stizzosa che non se ne vuole andare!”
“Vuole che chiami il Dottor Potter? Forse potrebbe darle qualcosa per fargliela calmare!” cominciò a dire Jessica prendendo la cornetta del telefono in mano, ma il dottor Hobbs la interruppe precipitosamente:
“No! No! Mi ha già visitato cinque giorni fa e ho con me tutto quello che mi occorre! Ora ci sono cose più importanti da fare……..ci penseremo dopo, o meglio…. ci penserò dopo!”
“Come desidera lei Dottore!” e Jessica Lamb, rivolgendogli un bel sorriso si accomodò nella poltrona davanti al suo computer
“Quando crede! Io sono pronta”




Finalmente la giornata di superlavoro era terminata e Jessica se ne era andata insieme a tutti gli altri impiegati. Il Dott. Hobbs si appoggiò pesantemente allo schienale della sua poltrona girevole, pigiò un bottone e questa si girò verso l’ampia vetrata che si affacciava sulla grande città nella quale si intrecciavano i destini di tanti uomini che non si sarebbero mai neanche conosciuti.
Aveva sempre amato quel momento di solitaria malinconia crepuscolare, quando le luci si accendevano diventando sempre più intense e colorate…..ma non quella sera!
Era preoccupato! Anzi! Era molto di più che preoccupato. Era letteralmente terrorizzato! Tossì in maniera stizzosa e si premette le mani nelle orecchie, non decidendosi a togliersi il grande cappello che si era messo in testa fin dal primo mattino. Detestava i cappelli da sempre……ma non aveva potuto farne a meno.
Il suo pensiero corse a due settimane prima, quando era stato invitato a una riunione fiume nella sala dei bottoni. Lui e altre undici persone. Il grande Capo sedeva da un lato della sua immensa scrivania di lacca lucida, nera, sulla quale spiccavano posacenere di cristallo e calici trasparenti. A che cosa dovevano brindare? Eppure quei calici erano inequivocabilmente lì per quel motivo. Non conosceva gli altri, salvo il dottor Potter, per averlo visto aggirarsi qualche volta tra i vari reparti. Si erano guardati tutti in silenzio, timorosi di quello che di lì a poco avrebbe detto il Grande Capo. Inutile negarlo! Mister Incontestabile Severo (di chiara origine italiana) il Mister, come si faceva chiamare più semplicemente lui, incuteva soggezione a tutti, anche a quelli più furbi e scafati. Forse era la sua aria ieratica, quasi ascetica a dargli, un senso di diversità, fatto sta che quella sera erano rimasti tutti in silenzio aspettando che il Mister si decidesse a romperlo, cosa che lui fece solo dopo diverso tempo e solo dopo aver posato i suoi occhi chiari, magnetici, su ciascuno di loro.
Alla fine, quando già perle di sudore apparivano sulla fronte anche dei più freddi, si alzò e appoggiando le mani sulla scrivania cominciò a parlare;
“Vi chiederete il perché di questa riunione. Ve lo dico in due parole. Un grave pericolo minaccia la pace nel modo e quindi l’umanità. Ho bisogno di un gruppo di persone estremamente fidate che mi aiutino nel difficile compito di ristabilire un equilibrio che sta frantumandosi. La mia scelta è caduta su di voi. In questi anni vi ho osservato attentamente e sono giunto alla conclusione che posso fidarmi di voi e che non deluderete le mie aspettative. Da oggi voi sarete i miei collaboratori più stretti e tra qualche giorno riceverete le comunicazioni per questa nuova missione che vi riguarda da vicino. Non sarete soli in quest’impresa; altri vi affiancheranno, ma voi sarete comunque e sempre i prescelti per le più alte cariche e le più alte responsabilità. Naturalmente siete liberi di dire di no, ma se accetterete questo grande incarico, dovrete fare tutto ciò che vi verrà detto e alla fine sarete i miei più fidati collaboratori”
Naturalmente nessuno si era tirato indietro, lusingato che lo sguardo del Grande Capo si fosse posato su di lui. E alla fine tutti avevano bevuto dai brillanti calici il pregiato liquido che sanciva più di qualsiasi firma futura, che sicuramente ci sarebbe stata, un patto fortissimo.






Jonathan Hobbs, fece un gran sospiro. Decisamente quella sera non riusciva più a concentrarsi nel lavoro, e sì che ne aveva un bel po’ che l’attendeva. Il suo pensiero continuava ad andare indietro nel tempo e si fermava invariabilmente a quella riunione dove un brindisi aveva suggellato un patto, che a prima vista aveva tutte le caratteristiche di qualcosa di nobile, ma chissà perché non lo lasciava tranquillo. Rivedeva il Mister, mentre pronunciava il suo discorso, fatto di poche parole precise che non lasciavano adito a equivoci. Loro erano stati chiamati in causa e da quel momento in poi la loro vita non sarebbe stata più la stessa. Anche negli altri aveva notato la stessa espressione inquieta, ma già soggiogata dal fascino irresistibile che emanava da quell’uomo alto, magro, dagli occhi chiari e penetranti. Lui personalmente si era sentito attraversare da quello sguardo!
Poi la vita era ripresa col solito ritmo e a poco a poco la sensazione di malessere era sparita per lasciare il posto a una nuova euforia dettata dall’ambizione. Avrebbe fatto più strada, avrebbe avuto successo e soddisfazioni, perché essere il braccio destro di quell’uomo, uno dei pochi eletti ad avere le sue confidenze e condividere i suoi progetti, non era da tutti…no davvero!
Fu una mattina di quindici giorni dopo che si svegliò con una strana sensazione.
Si sentiva tutto dolorante, con la gola secca e il continuo bisogno di schiarirsi la voce.
“Avrò preso freddo!” disse alla moglie che preoccupata gli toccava la fronte per sentire se aveva la febbre.
Si preparò comunque per andare al lavoro, come tutte le mattine, quando all’improvviso cominciò a tossire in maniera stizzosa e continua, senza riuscire a riprendere fiato. Si sentiva tutto strano, costipato, e cominciava ad avvertire un fastidio continuo alle orecchie. Non era dolore, non sapeva neanche lui spiegarsi che cosa fosse la strana sensazione che lo spingeva a mettersi le mani sui padiglioni auricolari e tenerseli tappati.
Quando fu in ufficio la situazione non migliorò, per cui decise di fare un salto dal dottor Potter per chiedergli qualcosa da prendere che gli facesse calmare quella tosse che lo lasciava senza fiato e senza forze.
Il Dottore lo ricevette col sorriso che gli eraabituale, lo visitò, poi lo guardò dritto nel viso
“Carissimo Hobbs, lei ha semplicemente contratto una malattia che è una banale malattia dell’infanzia. Il suo nome è pertosse, ma a seconda delle sue caratteristiche viene chiamata più comunemente o tosse canina o tosse asinina.”
“E la mia di che tipo è?” chiese il dottor Hobbs ridendo rinfrancato
“Ah! Senz’altro la sua è tosse asinina…e anche molto forte!” rispose il dottor Potter che continuò a studiarlo con aria professionale “Vedo che ha un ottimo decorso, ma del resto non avrei mai pensato il contrario. Sette su dodici, con la tosse asinina è un bel successo, non trova caro Hobbs?”
“Che vuol dire?” domandò Hobbs, smettendo immediatamente di ridere “Che vuol dire sette su dodici?”
“Vuol dire che gli altri cinque hanno invece sviluppato la tosse canina perbacco!” si affrettò a rispondere il dottor Potter “E io sono uno di quelli!” concluse con un sorriso
“Ma insomma, che vuol dire questo discorso assurdo? Che significa sette hanno la tosse asinina e cinque quella canina? Lei mi sta dicendo che ci sono oltre a me altre undici persone che contemporaneamente hanno i miei sintomi?”
“Sì! Sì! Proprio così caro Hobbs! Non ricorda la riunione di quindici giorni fa? E il brindisi che è stato fatto? Quel brindisi serviva proprio a questo. A fare di noi delle persone che sarebbero state da allora in poi al servizio totale del Mister. Cinque, fedeli come un cane, e sette, lavoratori indefessi come un asino. E’ un grande privilegio mi creda, un grande privilegio!” aggiunse il dottor Potter guardandolo negli occhi.
“Io divento matto! Lei sta scherzando vero?” chiese con un filo di voce il dottor Hobbs, sapendo già dentro di sé che il dottor Potter non stava scherzando affatto
“Ma certo che no! Non sto scherzando assolutamente. Si calmi e mi ascolti. Si ricorda il vino che abbiamo bevuto? Bene! Dentro c’era un piccolo virus della pertosse e tutti ce lo siamo trangugiato allegramente. Le garantisco che il fastidio che sente ora passerà nel giro di pochi giorni……Ah! Le anticipo che potrebbe avere la sensazione che le sue orecchie si allunghino, un po’ come quelle degli asini, ma stia tranquillo, che dall’esterno nessuno si accorgerà di niente. Per il resto si consideri uno dei pochi privilegiati ai quali è toccato un simile onore! Lei sarà un somaro del Mister. Le pare poco? Mi dica ! Le pare poco?”
“No, no! E’ …….un onore immenso!” rispose il dottor Hobbs, che aveva necessità di finire quel colloquio. Era sicurissimo che tra un minuto o due si sarebbe messo a piangere e non voleva farlo davanti a quello psicopatico.

Jonathan Hobbs, si girò lentamente verso la scrivania sulla quale appoggiò pesantemente i gomiti, poi dopo un lungo sospiro portò le mani alla testa e si levò con decisione il cappello. Si toccò le orecchie e gli sembrò che fossero lunghissime e pelose. Ritirò le mani inorridito, ma quasi immediatamente gli tornarono in mente le parole del dott. Potter: “Le sembrerà di sentire le orecchie lunghe e diverse, ma in realtà il suo aspetto sarà sempre quello di prima”.
Si alzò con decisione e raggiunse la porta che portava al suo bagno personale. Entrò, si mise davanti al lavandino con la testa bassa. “Ora o mai più!” si disse e con uno scatto alzò il viso e si vide riflesso nel grande specchio di fronte a lui. Era sempre lo stesso. L’immagine di una persona un po’ scialba, buon padre di famiglia, marito esemplare. Tirò un sospiro si sollievo. Le sue orecchie erano sempre uguali e anche la tosse cominciava a diminuire e non ragliava più così disperatamente come prima. Lui era sempre Jonathan Hobbs, uno dei responsabili della pace mondiale, uno dei più importanti rappresentanti dell’ONUs…..e ora il braccio destro insieme a pochi altri privilegiati, del Mister, lo ieratico e carismatico Incontestabile Severo.
Ad un tratto tutte le sue paure svanirono e girandosi nuovamente verso l’ampia vetrata del suo ufficio, si fermò con lo sguardo pieno di genuino orgoglio su tutte le luci ormai accese, che facevano della sua città, il luogo più importante del mondo. Dietro quelle luci c’era il potere e per la prima volta nella sua vita, Jonathan Hobbs senti che tutto ciò era nelle sue mani e in quelle di pochi altri scelti come lui, pronti come lui a riversarlo nelle braccia del loro grande Mister, che avrebbe fatto del mondo un regno di pace universale.
Sentiva di avere un grande compito nella vita e che i suoi giorni sarebbero stati da qui in avanti diversi e molto più ricchi. Avrebbe fatto tutto ciò che gli sarebbe stato detto di fare pur di portare la pace a tutte le genti. Si sentì quasi incaricato di una missione.
“Sono il somaro di Incontestabile Severo….e per il bene dell’umanità giuro che sarò il più grande somaro che il Mister possa desiderare.”. E stavolta le sue parole erano piene di religioso fervore.
In quel momento si riscosse. Perso nei suoi pensieri non si era accorto che il telefono squillava ormai da diverso tempo. Quasi trasognato alzò il ricevitore. Dall’altra parte del filo la voce del dottor Potter gli arrivò, ridente e nitida
“Caro Hobbs come sta?”
“Ah! Dottor Potter! Sto bene grazie! Mi sembra di essere quasi guarito del tutto!”
“Che le dicevo? Pochi giorni ed è tutto finito. Quindi immagino che sarà pronto per il primo colloquio con il Mister. Ho telefonato anche agli altri e tutti saranno presenti alla cena che il Mister vuole offrire a tutti noi per ringraziarci di essergli così vicini. Ci verranno anche spiegate determinate dinamiche che dovremo seguire nei nostri incarichi…..spero che ci sarà, vero Hobbs?”
“Certamente che ci sarò, non vedo l’ora di cominciare! E mi dica dottor Potter, quando sarà questa cena?”
“Le verrà comunicato nel momento in cui il Mister riterrà più opportuno farla!” e con queste parole il dottor Potter si congedò.
Jonathan Hobbs rimase a fissare la cornetta in silenzio. Provava una strana sensazione di aspettativa nella quale si insinuavano i freddi tentacoli di qualcosa che aveva l’aspetto della paura.
Gettò un altro sguardo circolare su tutta la sua stanza. Era grande e molto bella, ma sapeva che ai piani superiori ce ne erano molte più grandi, più belle e più importanti. Istintivamente seppe che una di quelle stanze a breve sarebbe stata sua. Da lì avrebbe guardato il mondo ancora più dall’alto e avrebbe saputo di avere più potere. Loro dodici, subito dopo il Mister.
Ad un tratto ebbe una gran voglia di correre a casa e comunicare a Jennifer, sua moglie da tanti anni, che le loro vita avrebbe avuto una svolta, che avrebbero potuto permettersi tante cose che ancora erano loro negate. Ecco sì! Stasera avrebbe portato Jenny fuori a cena, in un ristorante lussuoso e avrebbero festeggiato con champagne l’aumento del suo prestigio, dato che ancora non poteva festeggiare l’aumento di stipendio, poiché non lo sapeva neanche lui.




Incontestabile Severo, non era un uomo come tutti gli altri; questo lo sapeva anche da sé, perché appariva talmente evidente, che il negarlo sarebbe stato stupido e lui, stupido non lo era davvero. Per essere arrivato al posto in cui era, in età così giovane, voleva dire che aveva delle carte in più di tanti altri. Era a conoscenza del magnetismo che esercitava sulle persone e la prova tangibile era stato l’incontro che aveva avuto poche sere prima con quel gruppo di dodici persone, che aveva attirato irresistibilmente a sé, tutte tranne forse Fonte Fantastica, l’unica donna che avesse avuto l’onore di partecipare a quel meeting che avrebbe dovuto rivoluzionare la storia dell’uomo.
Incontestabile Severo sapeva di essere molto più che bello; sapeva di essere affascinante, ma dentro di sé sentiva che quella donna, non si era lasciata prendere dal suo carisma come avevano fatto gli altri, ma l’aveva guardato con occhi magnetici e intelligenti, che avevano sostenuto il suo sguardo penetrante.
Anche ora, mentre si avviava a rapidi passi per un lungo corridoio illuminato a giorno, non riusciva a togliersela dalla testa. Era una cosa che non gli era mai capitata e che gli procurava una sorta di disagio che non sapeva spiegarsi.
Al termine del corridoio, si voltò per un attimo fuggevole e assicuratosi che non ci fosse nessuno,appoggiò l’anello che aveva al dito medio della mano sinistra a un innocuo interruttore della luce. Immediatamente la parete scorse su se stessa rivelando la porta di un ascensore che si aprì silenziosamente. Incontestabile Severo entrò e la parete scorse nuovamente su se stessa, nascondendolo al mondo intero. Pigiò l’unico pulsante che c’era e l’ascensore partì velocemente verso piani più alti, il cui accesso era consentito solo a pochi altri, oltre a lui.


Quando le porte silenziose dell’ascensore si aprirono, rivelarono un ambiente mozzafiato. Cristalli e marmi si rincorrevano in una sorta di carosello, dove il buongusto faceva da padrone. Ovunque divani e lampade dalla luce discreta rendevano raffinatissimo quell’ambiente già di per sé così elegante.
Il telefono suonava con insistenza e Incontestabile ebbe un gesto di pacata stizza, pensando che non aveva mai un attimo da dedicare a se stesso. Si diresse con calma verso il tavolo sul quale un telefono di ebano metteva la sua nota di sobria classe, e alzò il ricevitore, mentre il suo sguardo diventava di gelo. Guai al temerario che avesse osato disturbarlo in quello che considerava il suo momento di raccoglimento di tutta la giornata appena trascorsa. L’avrebbe pagata cara!
“Sì! Chi parla?” chiese con distaccata cortesia, ma ben presto la sua espressione si fece più attenta e i nei suoi occhi guizzò un bagliore di autentico interesse, che cercò inutilmente di celare.
“Buonasera dottor Incontestabile, spero di non disturbarla” disse una voce morbida e vellutata, ma anche terribilmente decisa.
“Assolutamente!” rispose Incontestabile “Lei non mi disturba affatto!”
“Volevo soltanto informarla di una cosa che mi riguarda,e che, dato la fiducia che lei ha accordato a tutti noi, non mi sembra giusto nasconderle.”
“Mi dica e non abbia paura che qualcuno possa sentirla, questa è una linea assolutamente sicura” rispose l’uomo suo malgrado incuriosito
“La cosa riguarda il mio nome. Fonte Fantastica non è il mio vero nome,….è…come dire, un nome d’ arte. Io lo uso per poter salvaguardare la mia privacy, ma ora non mi sembra più il caso di farmi chiamare così, quando il mio vero nome è un altro…”
“E sarebbe?” tagliò corto con voce annoiata Incontestabile. Non voleva farsi vedere oltremodo interessato a quello che le avrebbe detto quella donna.
“ Io mi chiamo Catecumeno Illuminata e ora che le ho detto chi sono, ci tengo a farle sapere che lei potrà sempre contare su di me. Io le sarò vicino in ogni cosa che vorrà fare e lei potrà sempre contare sul mio aiuto” incalzò la voce della donna che ora aveva preso toni più profondi “Sappia che credo fermamente in lei e nel suo progetto di pace mondiale e che anche qualora gli altri undici la dovessero abbandonare, io resterò sempre al suo fianco”
IncontestabileSevero, forse per la prima volta in vita sua, si trovò spiazzato.
“Catecumeno? Intende quei Catecumeno? Il Clan dei Catecumeno?”
Sentire la voce vibrante di quella donna che dichiarava la sua totale adesione all’ambizioso progetto che da lì a poco l’avrebbe reso l’uomo più conosciuto, più amato e anche più odiato del mondo, lo riempiva di orgoglio e di un turbamento che non aveva mai sperimentato sino a quel momento. Ma anche sentire quel cognome potentissimo, legato alle più alte gerarchie ecclesiastiche del mondo, non era cosa da poco. Il clan dei Catecumeno era temuto e rispettato e nessuno avrebbe voluto averlo come nemico! Meno che meno il loro capo, il “grande Teo” americanizzato in “Big Teo” prima, e successivamente diventato per tutti “Big Ben”.
“La ringrazio per quello che mi dice” si trovò a rispondere sorpreso del suo tono
“Non c’è di che” rispose la voce morbida “Proteo Catecumeno è mio padre” e dopo una pausa brevissima la voce stupenda riprese; “Buonanotte” e riattaccò il ricevitore.
Incontestabile Severo, rimase a lungo con la cornetta in mano, chiedendosi in cuor suo chi fosse quella donna, che non temeva di affrontarlo, di parlargli da pari a pari. Indiscutibilmente aveva un grande fascino, dovette convenire, e degli ascendenti autorevoli e autoritari, ma lui era Incontestabile Severo, e il suo carisma si stava già diffondendo a macchia d’olio, in attesa di un exploy più grande, che di lì a poco l’avrebbe portato sulla scena mondiale, in una ribalta che non conosceva precedenti.
Perso in quei pensieri, si dimenticò di Catecumeno Illuminata, o almeno lui credette così.

Dall’altra parte del filo del telefono, la bella donna dai tratti finemente modellati e dalla chioma tizianesca, si guardò nello specchio che aveva di fronte. Tutto in lei era grazia e fragilità. Tutto tranne gli occhi, che come due lame d’acciaio si posarono sulla fotografia di Incontestabile Severo, che aveva avuto cura di fare incorniciare. “Tu sei un grand’uomo e un grand’uomo ha bisogno vicino a sé di una grande donna!” e sorridendo alla propria immagine e all’uomo che la guardava dalla fotografia, cominciò ad affinare la sua strategia.




Il signor Hobbs si rigirò tra le mani l’invito ricevuto una settimana prima, su cartoncino verde elegantemente bordato in oro, sul quale erano scritte a mano poche e semplici parole.

Ho piacere di invitarla alla cena che si terrà a casa mia
il 24 ottobre p.v alle ore 21.
Cordialmente
Incontestabile Severo

A una settimana di distanza, non riusciva ancora a dimenticare le impressioni che aveva riportato da quell’incontro. C’era stato fin dall’inizio qualcosa che gli aveva fatto capire che avrebbe partecipato a qualcosa che non sarebbe mai stata dimenticata, e anche oggi non riusciva a capire il perché.
Eppure era stata una semplice cena a una tavola il cui candore era la cosa che spiccava su tutto. Tovaglia di lino bianchissima, piatti bianchi di squisita fattura, bicchieri trasparenti di semplice eleganza e cibi non ricercati, anche se splendidamente cucinati.
Non mancava nessuno di loro, né i cani, né gli asini e tutti avevano avuto assegnato il loro posto a tavola e il posto alla destra del loro ospite era stato occupato dall’unica donna che faceva parte di quel simposio e della quale non si poteva dire che effetto avesse fatto su di lei il virus bevuto tante sere prima per suggellare un patto.
Di lei gli era rimasto impresso il viso sereno, in atteggiamento sorridente verso il padrone di casa, verso il quale si sporgeva lateralmente per continuare a tu per tu una conversazione cominciata e che sembrava di estremo interesse per entrambi. Loro erano lì quasi a contorno, con i loro sguardi posati sull’uomo e la donna al centro del tavolo, come se tutto l’interesse della serata fosse improntato su di loro. E in effetti era così. Perché stavano aspettando ansiosamente che il Mister parlasse e dicesse che cosa voleva da loro.
Poi il discorso tanto atteso, quello per il quale tutti erano venuti a quella cena, era cominciato.
Incontestabile Severo si era alzato e girando lo sguardo sereno su tutti i commensali, aveva ottenuto il silenzio senza proferire parola e con voce tranquilla aveva cominciato a parlare:
“Non mi aspettavo una risposta diversa dalla vostra e in effetti la mia attesa è stata ampiamente ripagata. Siete tutti qui, proprio come io vi volevo, collaboratori strettissimi e fidati. Su di voi stanno le sorti dell’umanità intera e il risultato della pace nel mondo dipenderà esclusivamente dalla vostra capacità e dalla vostra fiducia in me.
Io sto lottando per un mondo migliore, un mondo in cui la Pace regni sovrana, un mondo in cui tutti gli uomini siano uguali e nel quale possano vivere felici sapendo che ciascuno lavora per il bene dell’altro. Voi tutti sapete che l’ONUs è nato proprio per tutelare i diritti di tutti gli uomini, ma io voglio andare oltre il diritto…io voglio portare l’Amore”.
Dopo queste parole i commensali erano tutti emozionati e nei loro occhi adoranti si leggeva l’ammirazione per il Mister per cui non fu affatto strano che si levasse un applauso lungo ed estremamente sentito. L’atmosfera nella stanza si stava letteralmente scaldando e tutti erano curiosi di sapere che cosa avrebbe detto ancora l’uomo ieratico che in mezzo a loro, conservando una calma incredibile si apprestava a guidare il mondo intero.
Il dottor Hobbs senti un brivido scendergli lungo la schiena. Era un brivido di eccitazione e di aspettativa. La storia si faceva quella sera intorno a quel tavolo e loro erano parte della storia.
“Voi dovete sapere che questo progetto non è nato dall’oggi al domani - continuò Incontestabile Severo – ci sono voluti mesi e mesi per trovare le condizioni ottimali per cui questo operazione potesse cominciare, ma sono sicuro che non ci vorrà molto tempo per portarla a termine.
Voi siete i prescelti, ma sotto di voi ci saranno uomini e donne, debitamente istruiti che collaboreranno con voi alla riuscita di questa impresa.”
Lo sguardo del Mister si posò nuovamente su ciascuno di loro con la stessa serenità ma anche con qualcos’altro in più. Il Signor Hobbs sentì un altro brivido correre per la schiena, questa volta di natura diversa, come già gli era successo in altri momenti, dopo che il Mister aveva parlato. Diede una rapida occhiata agli altri vicino a lui, ma tutti sembravano felici, sorridenti ed estremamente desiderosi di sapere quali sarebbero state le parole successive del loro Capo.
Il quale, dopo una pausa di mezzo minuto riprese:
“Voi siete al corrente che per diventare i miei collaboratori più fidati, siete stati sottoposti a un trattamento virale, la riuscita del quale ha permesso che oggi siate qui seduti a questa tavola…..ebbene, altri uomini e altre donne sono stati sottoposti inconsapevolmente a trattamenti virali di altra natura rispetto ai vostri e ora sono pronti a fare la loro parte. Non crediate che le persone siano state scelte a caso. E’ stata fatta una selezione accuratissima che è passata sotto il mio vaglio, per cui i vostri collaboratori, sappiatelo sin da ora, saranno persone di estrema fiducia che lavoreranno alle vostre dirette dipendenze.
Voi sapete quali sono i posti più caldi di tutta la terra, e per caldo non intendo la temperatura, ma la situazione sociopoliticoreligiosa….lo sapete perché ciascuno di voi è addetto a un’area ben limitata della quale conosce tutto. Ebbene questi uomini, queste donne interverranno seguendo le vostre direttive in ciascun area a voi assegnata e nel giro di pochi mesi riusciranno a portare la pace in quei territori. Il resto sarà operazione diplomatica, nella quale interverranno altre persone preposte a ciò.
Fino ad ora sono stato chiaro o avete qualche domanda da fare?”
“Vorremmo sapere che direttive dovremo dare a queste persone che saranno i nostri collaboratori!” disse con un filo di voce il signor Hobbs, sentendosi immediatamente dopo in un bagno di sudore, ma dentro di sé anche contento di essere riuscito a tirare fuori la voce. Non capiva perché il Mister dovesse incutergli quel religioso rispetto.
“Domanda intelligente signor Hobbs” rispose con voce tranquilla Incontestabile
“Domanda intelligente alla quale risponderò subito perché mi permette di entrare immediatamente nel vivo della situazione senza tanti altri preliminari. Ebbene signori….ascoltatemi tutti attentamente, perché non ripeterò un’altra volta ciò che sto per dirvi………..” e qui Incontestabile Severo, appoggiò entrambe le mani sul tavolo e si sporse verso di loro “……..ebbene signori, voi non dovrete fare altro che dire ai vostri subalterni i luoghi in cui dovranno andare e segnalare le persone , che con la vostra esperienza sapete essere quelle più pericolose per la pace mondiale.
I trattamenti virali ai quali sono stati sottoposti decine e decine di uomini e donne, li mettono nelle condizioni di contagiare singolarmente chi è ritenuto destabilizzante per la pace, senza mettere assolutamente a rischio la vita di nessun uomo, meno che meno la loro, in quanto l’hanno già contratta in forma attenuata e oggi sono solo portatori.
Avete sentito mai parlare dell’influenza aviaria? E di quella suina? E di quella equina modificata? ……….Ebbene signori, con questi tre piccoli virus e la perdita di pochi uomini facinorosi, riusciremo a portare la pace duratura in tutto il mondo….Tra l’altro la perdita di questi uomini è intesa solo in senso figurato, perché verranno alienate solamente le loro velleità egemoniche, in quanto i loro cervelli diventeranno cervelli di maiali o di polli e altri volatili similari o al massimo se sono fortunati di cavalli. Che ve ne pare?”
Il signor Hobbs deglutì più di una volta per prendere tempo e pensare una risposta diplomatica che gli facesse guadagnare tempo. Era letteralmente paralizzato dalla sorpresa e gli sembrava di avere il cervello pieno di ovatta. Quando alla fine pensò di aver ritrovato l’uso della parola aprì bocca per parlare, ma qualcuno fu più veloce di lui e da tre posti oltre il suo si levò una voce stridula che inneggiò
“Ottimo, ottimo, questa è una cosa stupenda, una trovata geniale, qualcosa che solo lei Mister poteva aver pensato!”
Hobbs guardò il proprietario di quella voce querula e riconobbe il signor Smith, che come al solito non si smentiva affatto ed era più ruffiano che mai. Deglutì per l’ennesima volta e infine si decise ad aprire bocca, ma ancora una volta fu preceduto da un coro di voci questa volta, che davano la loro entusiastica approvazione.
“Forse sto sbagliando tutto sentendomi così a disagio – si disse mentalmente – finché si trattava di Smith, potevo avere qualche dubbio, visto il tipo, ma questi altri sono tutte persone serie e rispettate, per cui chi sono io, per sentirmi così?” e mentre si diceva queste cose, si accorse di rilassarsi cosicché alla fine anche lui potè dire con sincerità:
“E’ una cosa bellissima Mister. Complimenti per il suo lavoro!” dopodichè si sentì benissimo e di nuovo protagonista indispensabile di una svolta storica.
“Bene signori! Non avrei mai dubitato di voi, per cui vi dico che al massimo tra due settimane metteremo in esecuzione il piano che è stato messo a punto col nome di “Allegra fattoria”
Di nuovo Incontestabile Severo appoggiò le mani sul tavolo e sporgendosi verso di loro continuò:
“Tra qualche momento la mia segretaria vi consegnerà una busta sigillata. Al suo interno troverete una lista con i nomi che ciascuno di voi dovrà contattare. Dovrete conoscere solo i nomi delle persone che vi sono state assegnate e non ammetto deroghe a questo ordine. Chi sgarra sarà immediatamente allontanato da questo tavolo, ….ma sono sicuro che voi tutti farete in modo egregio la vostra parte, poiché avete meritato la mia stima e la mia considerazione. Dal vostro comportamento dipende la pace nel mondo, per cui credo che non ci sia altro da aggiungere…..Avete domande da fare?” aggiunse con l’aria di chi pur non dicendolo fa chiaramente capire che è meglio non fare altre domande. Cosa che fu recepita benissimo da tutti quanti, Catecumeno Illuminata compreso.


Seduto alla sua scrivania, il signor Hobbs, si rigirava un foglio tra le mani con aria pensierosa. Quella era la sua lista con il nome delle persone che aveva già convocato per un summit nel suo ufficio e che tra poco sarebbero arrivate. Cosa avrebbe detto loro? E più che altro quale sarebbe stata la reazione di queste persone alle sue proposte?
Come poteva andare tranquillamente a dire a ciascuno di loro che dovevano andare a contagiare in modo grave altri uomini e donne per farle uscire dalla vita pubblica dei loro paesi e renderle così innocue? Gli sembrava di vivere qualcosa di surreale, come se tutti fossero usciti di senno e lui solo se ne rendesse conto, senza peraltro riuscire a fare qualcosa per modificare la situazione.
“Magari sto sognando!” si disse speranzoso dandosi un potente pizzicotto nel cicciuto avambraccio, ma il dolore che sentì gli fece irrimediabilmente capire che era sveglio, molto sveglio……anche troppo sveglio per essere un asino.
“Ma come posso tornare indietro? Come posso dire a mia moglie che tutte le cose che abbiamo sognato e che ora stanno per diventare realtà, non ci saranno più? Se decido di uscire da quest’affare, non solo non avrò l’aumento, non solo non avrò la promozione, ma perderò anche il lavoro!! Il Mister non è un tipo al quale si può dire di no, senza pagarne le conseguenze! E che conseguenze! Ma cosa posso fare? E più che altro perché quando sono insieme a lui, quello che dice mi sembra che sia giusto, e poi quando comincio a pensare per conto mio, tutto ciò mi pare solo una carognata?”
Non fece in tempo a darsi nemmeno l’illusione di una risposta perché fu bussato alla porta e si trovò a dire automaticamente: “Avanti!”.
Thinmothy Finch entrò, dopo aver ceduto il passo a una sorridente Jessica.
Jessica sorrideva o ridacchiava sempre in quei giorni e Timothy anche ora la guardò con un po’ di stupore. Che c’era di così esilarante da dover sempre viaggiare con quel sorrisino idiota sulle labbra? Decise che dopo la riunione con il dottor Hobbs, avrebbe invitato Jessi a cena e così avrebbe cercato di capire lo strano comportamento della ragazza. Ora era lì per capire che cosa volesse da lui e da Jessi il suo capo, che gli sembrò abbastanza strano anche lui.
“Ma che ci sta succedendo?” disse mentalmente sicuro che almeno in quel caso poteva star tranquillo. Non sarebbe venuto fuori nessun grugnito, anche se doveva ammettere che in quei giorni era diventato abbastanza bravo a gestirsi, e salvo in rari momenti in cui la sua nuova natura porcina si affermava in tutta la sua prepotente vitalità, riusciva a controllare sia i grugniti, sia lo sfintere e anche lo sguardo. Quella era la cosa più difficile. Ogni volta che vedeva una bella ragazza, i suoi occhi si animavano di una luce strana e decisamente porcina! Ma tant’è! Con un paio di occhiali da sole, aveva rimediato quasi alla perfezione e ringraziava la congiuntivite che aveva avuto da bambino e che oggi gli forniva una valida e documentata scusa per non togliersi mai le lenti scure.”Buona sera dottor Hobbs, siamo in ritardo?” disse entrando e stringendo la mano che il suo capo gli porgeva.”Nessun ritardo Tim. Buona sera Jessica! Siete i primi ad arrivare e speriamo che anche gli altri siano puntuali”



“…Ed ora vi ho detto tutto ragazzi. Sicuramente ciascuno di voi, nel suo intimo si sarà accorto di qualcosa di diverso nel suo atteggiamento, senza sapersene spiegare la ragione, ma dalle cartelle che vi riguardano e che da alcuni giorni sono in mio possesso vi dico con assoluta certezza Che Jessica Lamb, Serena Stoy, Mabel Ridge hanno contratto una forma rara di ochite acuta, mentre Iohn Fox, Roger Toys. Thimothy Finch, sono reduci da un bel contagio di influenza porcina, la famigerata influenza A, o se preferite N1H1………No! Aspettate un attimo prima di interrompermi!......Volevo informarvi che non sono assolutamente in grado di dirvi in che maniera vi sia giunto il contagio; l’unica cosa che so è che siete stati accuratamente selezionati per questo progetto di grande lungimiranza, proprio come lo sono stato io, e che ciò va ritenuto un grande onore, perché dimostra la stima che il Mister ha in ciascuno di noi………In certi momenti non è facile adattarsi a questa situazione e alla nostra nuova personalità, ma dobbiamo pensare che siamo stati selezionati per portare a compimento la Pace nel mondo intero”
Un grande silenzio scese nella stanza. Ciascuno di loro rimase assorto su se stesso, senza trovare il coraggio di guardare gli altri in faccia. Fu un momento veramente imbarazzante.
“Ecco perché Jessi mi sembrava così strana. Ecco perché non si è accorta del mio cambiamento!......Perbacco è diventata un’oca, nel vero senso della parola…….e anche le altre due non scherzano affatto!” si disse con un sorriso divertito suo malgrado Dal canto suo Jessica faceva analoghe considerazioni.
“Tim ha una vera faccia da maiale. Come ho fatto a non accorgermene prima? Già! E come potevo? Sono diventata un’oca!”
Anche le espressioni degli altri rivelavano pensieri simili e il dott. Hobbs reputò saggio lasciare un po’ di tempo perché ciascuno di loro realizzasse appieno ciò che era diventato e più che altro ciò che avrebbe dovuto fare.
Alla fine fu proprio Thimothy che ruppe quel silenzio imbarazzante e profondo. Si schiarì la voce, o almeno cercò di farlo senza riuscirci troppo. L’emozione di quel momento gli aveva giocato un brutto scherzo e il suono gutturale che uscì dalla sua gola fu uno dei più bei grugniti che avesse fatto in quei giorni. Immediatamente gli altri due gli fecero eco, indipendentemente dalla loro volontà umana. In quel momento la natura porcina aveva preso il sopravvento e tutti e tre si trovarono a grugnire in maniera vistosa mentre le tre ragazze li guardavano con sguardo veramente da oche.
Il signor Hobbs si mise le mani in testa. Non sapeva se mettersi a ridere o sentirsi esterrefatto dalla scena che aveva davanti ai suoi occhi, ma la comicità della situazione prese il sopravvento e così si abbandonò a una risata liberatoria che pareva non sarebbe mai terminata, se non ci fosse stato un provvidenziale accesso di tosse asinina, che gli fece ricordare il suo ruolo e quello delle persone che erano sedute davanti a lui.
Tornato immediatamente serio, allargò le braccia e guardando tutti dritto negli occhi disse:
”Ebbene signori, queste sono le armi che ci sono state date per portare la pace nel mondo. Proviamo a farne buon uso”.



Thimothy Finch, si fermò come ormai gli capitava da diversi giorni a questa parte, davanti allo specchio del bagno. In effetti il suo bagno era diventato per lui come un secondo ufficio, nel quale faceva le sue prove comportamentali tutte le mattine appena alzato. Controllava gli occhi, i denti, l’espressione del viso, toglieva meticolosamente tutta la peluria setolosa che stranamente non era nata nel viso, ma intorno al collo. Faceva gargarismi per rendere più morbida la sua voce, che fino al momento non l’aveva mai del tutto abbandonato, anche se qualche volta qualcosa di simile a un grugnito usciva fuori, specialmente quando abbassava le difese e non stava attento a controllare le sue corde vocali. Comunque per il momento era abbastanza soddisfatto di sé. La sua doppia personalità aveva anche dei risvolti positivi e se guardava a se stesso come era prima di questa impensabile evoluzione, doveva ammettere di essere stato abbastanza monotono e ben poco divertente, con quella mania dell’ordine, di un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto. Chissà come aveva fatto Jessica a sopportarlo? Non è che se era ancora insieme a lui si doveva a quell’ochite selvaggia che l’aveva colpita così duramente? La povera ragazza, si disse con un sorrisetto e un’alzatina di spalle, era proprio imbambolata. Su di lei il virus aveva avuto un effetto devastante, perché pareva che non fosse rimasto niente della vecchia Jessica, o almeno così sembrava. Anche le altre due ragazze non erano certo in condizioni migliori, si disse rassegnato.
“Io sono stato più fortunato….chissà perché! Forse la mia personalità, anche se monotona e seriosa, era più forte e questo cambiamento non ha provocato tutti i danni che ha fatto negli altri!”.
In effetti gli altri due maschietti della situazione erano molto più imporcelliti di lui e non riuscivano a nasconderlo con lo stesso successo suo. Forse questo era il motivo per cui , pur non avendolo detto ufficialmente, tutti si erano rivolti a lui come a un capo e Thimothy aveva accettato tranquillamente quel ruolo, perché gli era sembrato naturale che fosse così.
“E ora da dove si comincia? “ La parte precisa ed ordinata della sua personalità esigeva un piano ben preparato dove niente fosse lasciato al caso, ma il suino grufolante che era in lui spingeva ad approssimare, a improvvisare, a lasciare al caso. Non riusciva a pensare a niente di preciso e girava intorno allo stesso pensiero ormai da ore, senza riuscire a organizzarsi. Non era certo tipico del vecchio Tim!
Intanto gli era venuto un appetito mostruoso, per cui decise che forse era meglio assecondare l’istinto animalesco di sopravvivenza e dar fondo a quello che di meglio c’era in frigorifero.
Ingurgitò di tutto. Sparirono intere lattine di ceci e di fagioli, trangugiò fette di formaggio e di pane che avrebbero sfamato dieci persone, bevve succo di pera e di carota a volontà e finalmente, dopo aver fatto un largo sbadiglio a bocca aperta, si dichiarò soddisfatto.
“Almeno per il momento” si disse contento.
Ora comunque poteva pensare più tranquillamente e preso un foglio e una penna cominciò a mettere nero su bianco il progetto che stava formandosi nella sua mente.
Il periodo era propizio, o almeno lui lo giudicò tale. Febbraio, chiama carnevale, carnevale chiama maschere, maschere chiamano feste da ballo. Cosa poteva esserci di più adatto di una bella festa di carnevale in maschera, per invitare le persone che dovevano essere messe fuori uso? Del resto nessuna di queste avrebbe avuto un motivo per rifiutare l’invito a una serata danzante, figuriamoci una serata danzante all’ONUs! Anzi l’ avrebbero ritenuto un onore al quale non potevano dire di no. Un bel contagio ad hoc! Ciascuno di loro avrebbe ballato con la persona prescelta e da mettere fuori uso, mentre le altre avrebbero dovuto soltanto continuare a divertirsi. Niente di più semplice. “Timothy – disse compiaciuto alla sua immagine che lo guardava dallo specchio – sei veramente un genio!”. Ma poiché tutto doveva restare “Top secret”, anche per gli altri addetti ai lavori, salvo naturalmente a quelli del suo gruppo che dovevano aiutarlo, ora doveva trovare un nome fasullo per il suo piano. Un nome in codice! Nessuno doveva neanche lontanamente intuire ciò che si celava dietro un invito a una serata di gala in uno degli ambienti più prestigiosi del mondo e questo non doveva apparire neanche nella carte in cui descriveva il suo piano di azione, che poi sarebbero passate nelle mani del dottor Hobbs per andare in quelle del Mister che avrebbe dato o no l’approvazione.
“Lo chiamerò Mocador” si disse contento “è un nome che mi piace …..Mocador ha un che di esotico, ma anche di importante, come del resto è l’affare in questione. E si addice anche alle persone che dovremo neutralizzare. Ma sì! Vada per Piano Mocador!”
Si mise alacremente all’opera e come nei tempi migliori il lavoro scorreva nelle sue mani che era una meraviglia. Di lì a due ore seppe di poter dire che aveva fatto un progetto stupendo , che difficilmente il Mister avrebbe potuto bocciare. Si stropicciò le mani e sorrise soddisfatto.


Da quando Thimothy Finch aveva preso in mano la situazione, il signor Hobbs si sentiva alquanto più sollevato. Inutile dirlo! Queste cose non gli si addicevano. A lui piaceva il suo lavoro abituale di publics relations, ma l’intrigo internazionale non era per lui. Avere Tim al fianco l’aveva riempito di gioia oltre che alleggerirgli la tensione e al momento aspettava che Finch gli presentasse un elaborato di ciò che pensava sarebbe stato meglio fare per venire a capo di una situazione che non era per niente semplice.
“Ci è toccato la parte più difficile” si disse con una punta di stizza. “Chissà se per caso o per scelta?” L’istinto lo faceva propendere per la seconda risposta, ma certo non poteva averne la sicurezza matematica. Chissà in che modo Tim aveva organizzato la cosa?….ma gli aveva concesso una settimana di tempo per presentare un progetto, per cui decise che era il caso di non disturbarlo, dandogli eccessivamente fretta.
Nel frattempo decise di godersi questi giorni tutto sommato relativamente calmi che la sorte gli aveva concesso, insieme al nuovo ufficio, che era una cosa fantasmagorica; al congruo aumento di stipendio e alla possibilità di poter finalmente soddisfare le richieste di una famiglia numerosa come la sua.
Decise in cuor suo una volta di più che il Mister era una persona eccezionale, di un’intelligenza al di là di qualsiasi confronto e che ciò che stava facendo era per il bene dell’umanità intera.
Quando pensava a questa cosa in particolare Hobbs sentiva che gli occhi gli si inumidivano e la sua fantasia galoppava, vedendo davanti a sé volti di uomini e di donne, che prostrati davanti a lui, lo ringraziavano, quasi che fosse un dio, per aver dato un contributo così importante alla nuova Pace del mondo.
Vedeva un mondo dove nessuno aveva più bisogno di elemosinare il pane, perché la nuova giustizia aveva eliminato ogni sorta di disparità e i Continenti erano tutti floridi e sereni. Si viveva bene nel mondo che vedeva il signor Hobbs, davanti ai suoi occhi lacrimosi. Non c’era la guerra, perché erano stati aboliti tutti i motivi per farla, non essendoci più le persone facinorose, ambiziose, pazzoidi, fanatiche.
E allora perché, si chiedeva angosciato suo malgrado, in un angolino del suo cervello e anche in un angolino del suo cuore, c’era qualcosa di piccolo, di molto piccolo è vero, ma persistente, che gli impediva di avere una serenità completa?
Si alzò dall’enorme poltrona che era dietro una scrivania dove si sarebbe potuto giocare una partita a ping-pong, dette un’ultima fuggevole occhiata al superbo scenario che si stava illuminando al di là della parete di cristallo che lo teneva sospeso sul vuoto, poi alzato il ricevitore del telefono bianco formulò un numero.
Alla tranquilla voce di donna che gli rispose, che poi non era nient’altro che quella di sua moglie spiegò: “Ciao Jenny! Tra un’ora passo a prendere te e i ragazzi e vi porto tutti fuori a cena. Mi raccomando mettiti in ghingheri. Stasera ci diamo tutti alla pazza gioia!”.




Dieci piani più su, Incontestabile Severo stava versando un liquido ambrato in due calici. Aggiunse una fettina di limone e col suo passo elastico si diresse verso il divano bianco dove una donna, Catecumeno Illuminata, si era adagiata in tutta la sua languida bellezza.
La donna era elegantissima, di un’eleganza raffinata e costosissima, quale pochi si possono permettere e che lei portava con naturale disinvoltura. Unico gioiello che le adornava l’anulare della mano sinistra, un solitario che mandava bagliori per tutta la stanza . Quell’anello le era stato infilato al dito pochi minuti prima e suggellava un patto, che non era solo un fidanzamento, ma un’unione di affari, di potere economico enorme e abbacinante.
Alla fine, non era stato difficile catturare l’algido Mister, anche se era sicura che gran parte del suo successo era dovuto al nome che portava. I Catecumeno erano rispettati e temuti in tutto il mondo e la loro lunga mano arrivava in ogni dove. Illuminata sapeva che dovendo scegliere se averli dalla sua parte o contro, Incontestabile non avrebbe avuto neanche un attimo di esitazione e il bellissimo solitario era lì a dimostrarlo.
“Alla nostra salute mia cara!” le disse l’uomo con un leggero inchino
“Alla nostra salute e alla nostra felicità!” rispose lei con un sorriso misterioso e affascinante dietro il quale si nascondevano pensieri di assoluto dominio.
Sapeva, che quando avesse voluto, sarebbe diventata talmente irresistibile, che neanche quell’uomo di ghiaccio avrebbe potuto sottrarsi al suo fascino e al suo dominio. Tutto a suo tempo! Tutto a suo tempo!
“Alla nostra felicità amore mio!” ribadì con un sorriso delizioso questa volta e Incontestabile Severo seppe di essere fortunato ad avere una donna come lei al suo fianco e mentre la guardava col suo sguardo impenetrabile decise che le avrebbe concesso qualcosa, ma solo qualcosa del suo potere. Se lei pensava di poter avere di più si stava sbagliando su tutta la linea , perché lui era Incontestabile Severo e anche se di lei gli piaceva tutto, anche quel suo arrivismo sfrenato che aveva intuito dal primo istante che l’aveva vista, l’avrebbe tenuta in pugno, se necessario fino a stritolarla.
“Alla nostra felicità amore mio!” rispose lentamente il Mister e lei involontariamente sentì scorrere un brivido freddo lungo tutta la schiena.






Thimothy Finch si rilassò sgangheratamente sul divano del suo appartamento. Completamente rilassato, dopo aver messo a punto il piano che di lì a pochi giorni, dopo l’approvazione del Mister, sarebbe diventato esecutivo, aveva dato il meglio di sé, facendo fuori tutto ciò che aveva trovato nel suo frigorifero. Ora guardava i resti del suo luculliano banchetto, decidendo in cuor suo che avrebbe comunque dovuto rimettere in ordine, visto che a breve sarebbe arrivata Jessica.
Il fatto che ormai la sua ragazza sapesse del virus che l’aveva colpito, metteva Tim al riparo di qualsiasi critica, ma la parte di lui che aveva resistito all’aggressione suina, diceva che quando è troppo è troppo e stasera,guardandosi intorno, si accorse che il troppo era stato ampiamente superato.
Si tirò agilmente a sedere e con un piccolo grugnito di soddisfazione per la merenda appena fatta, si accinse a ridare ordine alla sua casa.
Aveva invitato Jessica, perché prima di discutere del suo piano con gli altri del suo gruppo, voleva vedere la reazione che avrebbe avuto lei. In fin dei conti anche le oche hanno delle reazioni e il suo piano era talmente particolare, che doveva sapere l’effetto che avrebbe fatto, e più che altro se sarebbe stato compreso in tutte le sue sfumature. Se l’avesse capito Jessica era sicuro che non avrebbe avuto problemi con gli altri, e poi Jessi era la sua ragazza e doveva essere la prima a sapere cosa stava bollendo in pentola.
Dieci minuti dopo si dichiarò soddisfatto del lavoro che aveva fatto per nascondere i residui della sua abbuffata e neanche a farlo apposta il campanello suonò.
Tim andò ad aprire e si trovò difronte una sorridente Jessi, che avava l’aria più felice del mondo. Era un piacere guardarla e Tim lo fece a lungo, prima di aprire le braccia e stringerla in un caloroso abbraccio. Oca o no, la sua ragazza era proprio bella e il suo sguardo sereno lo fece rilassare immediatamente.
“Vieni Jessi e scusa se non è tutto in ordine come eri abituata a vedere una volta, ma lo sai anche te, ora non posso fare più di così” si scusò Tim
“Oh! Non ti preoccupare. Sai che ti dico? Mi piace quasi più in questa maniera. Prima eri ….come dire….un po’…
“…Noioso?” rise lui
“Ecco….sì, in un certo senso sì” e anche Jessica rise di gusto, sentendosi forse per la prima volta in vita sua a suo completo agio in casa di Tim.
“Preferisci cenare subito…o prima ti va di parlare un po’? Sai, vorrei metterti al corrente di un piano che ho preparato per il Mister e prima di presentarlo agli altri vorrei confrontarmi con te!”
“Con me?! Ma Tim, di tutte le persone del gruppo io sono quella che è stata contagiata più forte…..me l’hai detto tu stesso, ricordi? Che cosa vuoi che ti dica io? Non credo di essere in grado di aiutarti”
“E invece sì- ribadì Tim – sono sicuro che se tu riesci a capire il mio piano, lo capiranno anche gli altri e non ci saranno problemi. In caso contrario dovrò modificarlo. Non voglio offenderti Jessica, ma l’hai presa proprio grossa ….e credo che più oca di te al momento non ci sia altra persona in circolazione!” finì ridendo Tim
Anche Jessica rise di gusto e aprendo le braccia in segno di resa disse:
“Ok. Allora avanti….dimmi tutto!”





Mezz’ora dopo Jessica Lamb sgranò gli occhi in tutta la loro luminosa grandezza, spalancò la bocca oltre ogni dire e con tutta la enfasi che potè trovare tra le sue nuove piume, gridò:
“Mamma mia Tim! E’ una cosa strepitosa! Ma come hai fatto a pensare a una cosa così semplice e allo stesso tempo così efficace? Sei un vero genio! “
“Sì va bene! – incalzò Thimothy – ma hai veramente capito tutto quello che dice questo piano? “.
“Ma certo Tim, stai tranquillo! E’ talmente elementare che persino un’oca come me non fa difficoltà a capirlo”.
“E sei d’accordo sul risultato finale?”
“D’accordo?...... Di più, molto di più che d’accordo. Ne sono entusiasta!”
“E come mai Jessi?” domandò Tim con un’ombra di stupore
“Beh! Non te lo so proprio dire, sai com’è, non è che abbia tanto acume in testa in questo momento……..però il mio istinto di animale mi dice di essere contenta e di sperare che vada a finire così” rispose Jessica con una semplicità tale che Tim l’abbracciò stretta stretta, sentendo in cuor suo che doveva restituire meriti anche alle oche.
“E quando lo diremo agli altri che reazioni pensi che avranno?”
“Mah! Io credo che come l’istinto agisce su di me, allo stesso modo farà con loro ………Io penso, no, sono sicura che anche gli altri saranno entusiasti quanto me e poi – e qui Jessica si fece seria seria – penso che dobbiamo proprio dare il meglio di noi stessi per la salvaguardia di questo mondo…e forse è bene non dire niente a Hobbs. Lasciamolo nel suo mondo dorato. Quando sarà opportuno l’avvertiremo. Non lo credi anche tu Tim caro?”
“Sì tesoro, la penso proprio così e quindi……..avanti tutta. Ora non credi che ci siamo meritati una bella cenetta?”
“Direi proprio di sì…..e già che ci siamo cucino io. Logicamente una dieta vegetariana, va bene?” concluse ridendo Jessica
“Perfetto! Allora forza con l’insalata e la mozzarella!” concluse Tim, che ora era di un umore splendido e pronto a passare una serata indimenticabile con la sua ragazza.






Thimothy Finch, guardò l’imponente struttura che era la sede dell’ONUs. Davanti all’enorme entrata si fermò per un attimo come per raccogliere il coraggio di andare avanti. Tra pochi minuti avrebbe avuto un incontro con il dott. Hobbs e stava cercando di ripassare tra sé e sé tutto ciò che avrebbe dovuto dirgli e le risposte che avrebbe dovuto dare, davanti a inevitabili obiezioni che sarebbero state fatte. Non sperava neanche per un attimo che il Piano Mocador sarebbe filato liscio, senza neanche l’ombra di un rimaneggio. Conosceva bene Hobbs e sapeva che dietro quell’aria pacifica e bonacciona si nascondeva una mente brillante e arguta, altrimenti non sarebbe stato nel posto che occupava ormai da tanti anni, promozione a parte degli ultimi dieci giorni.
Mentre entrava cercò di ricordarsi l’incontro che aveva avuto con i suoi colleghi. Come Jessica aveva previsto erano stati d’accordo fin dal primo momento su tutta la linea e ciascuno di loro si era dichiarato pronto a fare la sua parte nel migliore dei modi
“ Caro Tim – aveva parlato per tutti Roger Toys – siamo molto soddisfatti di ciò che hai elaborato e molto felici di seguirti in questa impresa. Del resto la Pace mondiale sta a cuore anche a noi e il modo che hai trovato per perseguirla ci entusiasma completamente. Quindi che possiamo dirti di più? Conta su di noi e sulla nostra lealtà….penso di parlare a nome di tutti, vero ragazzi?”
“Certamente” annuirono gli altri e la riunione si era sciolta di lì a pochi minuti con l’accordo di ritrovarsi non appena Thimothy avesse avuto l’ok dal Mister.
“In bocca al lupo Tim….mamma mia ma che ho detto! Si può augurare a un maiale di andare a finire in bocca al lupo?” e Serena Stoy si mise una mano davanti alla bocca per frenare la risatina che le era uscita malgrado il momento importante e solenne
“Certo Serena che si può dire – rispose sorridendo Tim – anzi si deve dire, perché abbiamo proprio bisogno di fortuna!”
“E allora crepi!!!” risposero tutti e con questa battuta si salutarono.







Incontestabile Severo, guardava il dott. Hobbs seduto davanti a lui. Aveva ancora in mano i fogli del Piano Mocador, che Hobbs gli aveva presentato circa due ore prima, non immaginando neanche lontanamente di essere convocato di nuovo poco dopo.
“Mi complimento con lei caro Hobbs!” gli disse il Mister non appena giunse in ufficio “Lei e i suoi collaboratori avete fatto un progetto veramente geniale, semplice come un sonetto e di effetto sicuro”.
Hobbs si aggiustò meglio nella poltrona, cominciando a sentirsi un po’ più tranquillo, dopo quella lode che non si aspettava così immediata. Quando Thimothy gli aveva presentato il progetto, gli aveva dato solo una rapida occhiata, preso come era ancora dal ricordo della sera precedente, passata con sua moglie e i loro figli a fare innocue pazzie nei migliori locali della città.
In quel momento era in uno stato di grazia e non aveva avuto niente da eccepire su quanto gli aveva esposto Tim, salvo che dire:
“Non è un po’ troppo semplice? Stando a questo progetto si tratta praticamente di fare una passeggiata…..comunque caro Finch, se ritieni insieme agli altri che questo piano sia quello giusto, mi farò domani stesso dovere di portarlo al Mister” e così aveva liquidato Thimothy, che non aspettava nient’altro che questo, ritenendosi fortunato, perché le temute domande di Hobbs non c’erano state e la cosa era scivolata nella maniera più tranquilla.
Hobbs ora vedendo la reazione positiva del Mister, assaporava la giusta ricompensa alla sua lungimiranza, che aveva visto in Finch la persona giusta per risolvere un problema molto spinoso.
E tuttavia una parte di lui continuava a non essere tranquilla e ogni tanto si domandava cosa fosse quel malessere che giungeva quasi inaspettato e lo coglieva sempre di sorpresa, a volte a tavola, a volte in ufficio, addirittura in bagno, o mentre faceva una passeggiata. Anche ora sentiva che stava arrivando eppure aveva tutti i motivi di essere soddisfatto di se stesso. E allora perché?
“Forse sarà una conseguenza di questo maledetto virus asinino –si diceva scuotendo la testa - Chissà! Forse i ciuchi soffrono di ansia e qualche volta si sentono depressi senza ragione………mah! Meglio non pensarci!”
“Qualcosa che non va caro Hobbs?” La voce di Incontestabile lo richiamò bruscamente alla realtà, mentre lo sguardo del Mister lo trapassava .
“Nnno! Niente, …niente…mi scusi…….stavo appunto pensando che anche a me è sembrato un piano geniale che darà sicuramente i risultati che tutti ci aspettiamo.”
“Già! Proprio così! Per cui a questo punto non rimane altro da aspettare il sedici febbraio, che è l’ultimo giorno di carnevale. Abbiamo poco più di un mese di tempo per organizzare tutto, per mandare gli inviti….per preparare una festa che sia degna del luogo dove viene fatta. Voglio un’organizzazione perfetta Hobbs, deve essere una festa che abbia eco nel mondo, perché quel giorno qui, si farà la storia e la storia ci deve trovare preparati e alla sua altezza…………per cui caro Hobbs, si dia da fare e organizzi tutto nel migliore dei modi. Lei da stasera è ufficialmente incaricato della buona riuscita della festa di carnevale”:
“Io? Ma Mister, senz’altro……..”
“Non accetto scuse mio caro Hobbs, siamo intesi?” e lo sguardo gelido del Mister percorse tutto il corpo di Hobbs con una lunga significativa occhiata.
“Certamente Mister….certamente sarà fatto come lei desidera!”e la voce di Hobbs uscì fuori con un raglio sottomesso.
“A proposito! – proseguì Incontestabile – in questi fogli c’è scritto che tutto il vostro gruppo indosserà scarpe rosse sotto i costumi carnevaleschi e che queste scarpe dovranno essere ben visibili in modo che io possa sempre sapere dove siete e che fate, nel caso avessi bisogno di relazionarmi con voi………magari per aggiungere anche qualche nome all’ultimo momento alla lista di quelli che dovranno essere contagiati, quindi cerchi di procurare queste scarpe al più presto……e che siano di bella fattura mi raccomando…..scarpe italiane direi…….sono senz’altro le migliori!”
“Benissimo Mister! Ci sono altri ordini?”
“No! Al momento non mi pare. Nel caso la chiamerò Hobbs!”
“Un’ultima domanda Mister: …..ha delle preferenze sui costumi che dovremo indossare?”
“No! Dica loro di prendersi quello con cui si sentiranno più a loro agio. Importante sono le scarpe rosse. Mi raccomando. Buona sera Hobbs” e lo congedò con un veloce cenno della mano
“Buona sera Mister!” e senza fare rumore Hobbs uscì dalla stanza, sentendosi sudato, suo malgrado.










Il Golden Schell era senz’altro il ristorante più lussuoso della città e si vedeva ancora prima dell’entrata.
Bellissimi tappeti rossi facevano da passerella tra la strada e l’entrata, sormontati da un gazebo dorato, scintillante di luci che si riflettevano sui cristalli del tetto, perfettamente trasparenti. La porta era una sinfonia di oro e vetri di murano di una finezza unica, quasi impalpabile.
L’interno proseguiva sullo stesso tono, ma ancora più ricercato e raffinato. I tavoli apparecchiati in maniera superba avevano una zona di privacy che garantiva la riservatezza ai commensali, i quali tutti persone sceltissime, la creme de la creme, dell’alta finanza, arrivavano vestiti delle firme più prestigiose degli atelier italiani e francesi.
Ad uno di questi tavoli Incontestabile Severo e Catecumeno Illuminata, stavano consumando una cena leggera a base di ostriche e champagne. La loro conversazione sembrava animata, ma sottotono, come esigeva il luogo.
“Mia cara preparati per una festa da ballo!” esordì Severo alzando la flute con lo champagne
“Una festa da ballo?” Illuminata alzò leggermente un sopracciglio con aria interrogativa e nello stesso tempo alzò la sua flute, dentro la quale scintillava il liquido ambrato che lei aveva definito il migliore del mondo “Allora faccio un brindisi con il mio spumante!” disse sorridendo maliziosamente. Al contrario di Severo lei preferiva tutto ciò che era italiano, forse in omaggio alle sue radici.
“Salute – rispose sorridendo il Mister – sporgendo leggermente il braccio che teneva il calice – Una festa da ballo….sì, una festa da ballo in maschera”
“bellissimo – si entusiasmò la giovane donna – mi dovrò trovare un vestito fantastico!”
“ Non vedo l’ora di vederlo” approvò Incontestabile con galanteria
“E quando sarà questa serata e più che altro….dove?” gli occhi di Illuminata brillavano già per il divertimento.
“Il 16 di febbraio nel palazzo dell’ONUs” e fu come se il Mister avesse tirato una bomba
“Coooosa? Non mi dire che la festa da ballo rientra nei piani che devono essere portati a termine entro breve tempo?!”
“Ebbene sì! Questo progetto che mi è stato presentato è quanto di più ardito e semplice ci possa essere. E’ un piano perfetto”
“E si può sapere chi è l’autore di questa perfezione?” domandò Illuminata
Top secret mia cara! Top secret! L’unica cosa che ti posso dire è che non dovrai mai ballare con nessuno che indossi scarpe rosse……. del modello che prima del ballo ovviamente ti farò vedere !”
“Questa cosa mi stuzzica parecchio, non vedo l’ora che arrivi il fatidico giorno!” e alzando il suo calice la giovane donna sorseggiò il suo spumante con la grazia felina di una pantera pronta a gettarsi sulla preda.







Mister Hobbs non avrebbe mai più dimenticato la grande serata del ballo in maschera del 16 febbraio, ultimo giorno di carnevale. Per un attimo aveva pensato anche ultimo giorno della sua vita. Il suo pensiero tornava a tre giorni prima quando vestito da moschettiere aveva varcato la soglia della grande sala delle riunioni, trasformata per l’occasione in una meravigliosa sala da ballo. Era stato il primo ad arrivare anche perché l’organizzazione della serata gravava tutta sulle sue spalle e anche se tutto era stato preparato a puntino il suo occhio vigile doveva continuare a far si che tutto procedesse nel migliore dei modi. Avendo questo importante incarico che all’ultimo momento il Mister gli aveva rifilato, i componenti della sua equipe l’avevano dispensato dal ballare e quindi da indossare scarpe rosse.
Infatti Hobbs sfoggiava un magnifico paio di stivali neri alti fino al ginocchio e la sua casacca da moschettiere lo faceva sembrare più imponente del solito: un vero comandante….al servizio del Re.
Qualche giorno prima aveva mandato al Mister un paio di scarpe rosse da uomo e uno da donna, prototipi di quelle che sarebbero state indossate alla festa e una lista dettagliata dei costumi che avrebbe indossato il suo team, per portare a termine l’Operazione.
Incontestabile era stato irremovibile quanto a questo. Lui doveva avere sotto controllo ogni momento la situazione e riconoscere i suoi uomini con un’occhiata, per cui gli servivano anche i minimi dettagli di ciò che avrebbero indossato, e per questo motivo Hobbs aveva stilato una nota in cui con termini molto più particolareggiati aveva scritto:
Jessica Lamb –vestita da Cat Woman
Serena Stoy – vestita da Fata turchina
Mabel Ridge – vestita da Biancaneve
John Fox – vestito da Arlecchino
Roger Toys – vestito da Diavolo
Thimoty Finch – vestito da Cicisbeo.
Il rapporto era stato debitamente consegnato e Incontestabile gli aveva risposto complimentandosi con lui per la dovizia di particolari. “Ora ho la situazione in pugno caro Hobbs!” gli aveva detto “Guarderò dalla regia tutto l’esito dell’operazione e tutto sommato credo che mi divertirò anche parecchio!”
Poi finalmente era arrivato il giorno tanto atteso e Hobbs si era guardato intorno, compiacendosi con se stesso per quello che era riuscito a organizzare.
Il salone grandissimo a piano terra era stato completamente trasformato e aveva perso quell’aria austera e asettica che generalmente lo caratterizzava. Al suo posto c’era una lucidissima pista da ballo contornata da tavolini sapientemente illuminati, circondati da elegantissime poltroncine color champagne. Dappertutto specchi e cascate di palloncini e di nastri brillantissimi, rendevano quel posto, un paradiso per le fate. In fondo la pedana per l’orchestra e enormi tavoli per il buffet completavano l’armonia dell’insieme.
Gli strumenti lucidissimi, facevano da contorno a un pianoforte a coda che sembrava un transatlantico e sui tavoli apparecchiati con sontuose tovaglie c’erano le raffinatezze più prelibate che sarebbero state servite da Chef di prim’ordine.
E per finire i fiori. Fiori dappertutto, dai tavolini alle pareti, spandevano il loro delicato profumo che cominciava a diffondersi nell’enorme salone con un effetto piacevolissimo.
Intanto cominciavano ad arrivare persone, tutti nomi altisonanti della politica mondiale, dello spettacolo, della cultura e tutte rigorosamente in maschera, che dovevano fermarsi prima di entrare nel salone, per dichiarare alla Sicurezza le proprie generalità. Chiunque, appena arrivato alla soglia della bellissima sala, non poteva fare a meno di emettere un oohhh! di meraviglia per lo spettacolo che si offriva ai loro occhi.
L’orchestra aveva cominciato una musica discreta che si diffondeva tra le pieghe di velluto delle bellissime tende che arricchivano i finestroni e serviva a mettere a proprio agio chiunque arrivasse. Si vedevano già molte dame con le alte parrucche bianche che terminavano in una cascata di boccoli, alcune farfalle elegantissime e leggiadre, splendide odalische e cavalieri, moschettieri, alcuni Zorro, soldati romani con corazza ed elmo, orsi polari, raja indiani, cappuccetti rossi, gatti con gli stivali…….insomma c’era solo da scegliere. Hobbs aveva guardato affascinato tutte quelle maschere multicolori, soffermandosi anche sulle loro scarpe, ma solo circa un’ora dopo aveva capito che tutto il team era sceso in pista e si era silenziosamente sparpagliato tra la folla. Ciascuno di loro sapeva ormai quali erano le maschere con le quali avrebbero dovuto ballare e le loro scarpe rosse sarebbero state facilmente individuabili e raggiungibili dal Mister, nel caso avesse avuto bisogno di qualcuno di loro.
Quando la festa era entrata nel vivo del divertimento, delle danze, dei coriandoli e delle abbondanti libagioni, Hobbs si era permesso il lusso di rilassarsi e di andare a mangiare qualcosa, non prima di aver gettato un’occhiata a Thimothy Finch, che col suo vestito settecentesco faceva davvero un gran figurone. Il viso bianco di cipria, la parrucca bianca, il vestito color argento e le scarpe rosse erano un insieme veramente elegante, mentre la leggera maschera nera conferiva un aspetto misterioso e affascinante.




Anche Thimothy Finch guardava l’elegante cavaliere incipriato, compiacendosi tra sé e sé per la grande somiglianza che suo cugino Brian aveva con lui. Quando aveva offerto a Brian la possibilità di partecipare ad una festa mascherata in uno dei posti più prestigiosi del globo, a questo era venuto quasi un infarto. Quando poi aveva gli aveva detto che doveva indossare il suo costume e far credere a tutti di essere lui, poco c’era mancato che l’infarto gli venisse davvero.
“Ma cosa devo fare?” aveva chiesto titubante “Chi mi assicura che se scoprono che non sono te, non mi arrestino?”
“Stai tranquillo!” gli aveva risposto un po’ ridendo, un po’ grugnendo Tim” “non succederà proprio un bel niente. Tu non devi fare altro che ballare con alcune persone che ti dirò e con altre che sceglierai liberamente. Hai tutta la sera per divertirti, per mangiare quello che vuoi, per sentire buona musica e per stare col Jet set mondiale.
Alla fine Brian si era convinto, il senso dell’avventura era stato più forte della paura e ora era lì che si guardava intorno, pronto a invitare la prima dama che Tim gli aveva indicato. Chissà poi perché? Alla fine decise che non erano fatti suoi e siccome era andato lì deciso a divertirsi, concluse che doveva mettercela tutta perché quella serata rimanesse memorabile negli anni a venire.
Intanto Thimothy, vestito da Tuthanchamon, aveva girato lo sguardo sulla folla che ora cominciava a essere veramente tanta. Fortunatamente Brian stava ballando, per cui le possibilità di poter essere chiamato da Hobbs o da Incontestabile erano remote, ma bisognava fare in fretta.
Cercò con lo sguardo Jessica e la vide confusa tra la gente nel suo abito da Biancaneve. Il suo pensiero tornò a qualche giorno prima quando a casa sua aveva avuto uno scambio di idee con la sua ragazza e lì si era consolidata l’idea di far vestire altri con i loro costumi in modo che loro due potessero essere più liberi di agire.
Jessica non era stata oca per niente in quel caso e aveva annuito entusiasticamente all’idea, ma mentre per lui non c’erano problemi, perché aveva pensato subito a Brian come sostituto, per lei era stato più difficile trovare una persona che potesse prendere il suo posto.
Eppure perché il piano avesse successo dovevano essere entrambi liberi di agire! Poi la fortuna era venuta loro in soccorso e Jessica si era ricordata di una sua vecchia amica che faceva la modella, che aveva il suo stesso personale. Il viso no, ma del viso si sarebbe visto solo la bocca, che abilmente truccata era risultata sorprendentemente uguale, tant’è che una volta mascherata lo stesso Thimothy non l’aveva riconosciuta.
Anche alla ragazza erano state dette le stesse cose e al momento la gatta dalle scarpe rosse stava ballando con un panciuto coccodrillo, primo della lista di quelli con i quali avrebbe dovuto ballare. C’era comunque poco tempo da perdere, perché il rischio di essere scoperti, esisteva, anche se abbastanza remoto. Tim decise che al prossimo ballo in cui si poteva scegliere il compagno, lui e Jessica avrebbero agito.
Si era dunque avvicinato alla leggiadra Biancanevee le aveva chiesto l’onore di poter ballare con lei.
“Al prossimo giro di ballo partiamo – aveva sussurrato in un orecchio a Jessica – sai quello che devi fare vero?”

“Certamente – Jessica Lamb sembrava tranquillissima – mentre balliamo apro la fialetta che mi hai dato e la passo per un attimo, solo per un attimo sotto il suo naso. Più semplice di così! Poi finiamo il ballo e me ne vado da un’altra parte.”
“Esatto – guarda non bisogna sbagliare perché stasera tutto dipende da noi. Non credo che ci saranno guai perché la ‘roba’ dovrebbe avere effetto quasi immediato, dopodichè non ci saranno più problemi. Va bene?”
“Certo caro, ma lasciami perché la musica è finita e stanno già dicendo che bisogna scegliere il cavaliere e la dama per il prossimo ballo!”
E con un sorriso e un inchino Biancaneve si dileguò.
Tim si guardò intorno e quasi subito il suo sguardo si posò sull’affascinante pantera che in quel momento era seduta su una poltrona. Fece un bel respiro e con passo veloce si diresse verso di lei
“Posso avere l’onore di questo ballo?”







Il signor Hobbs, se la stava godendo un mondo davanti a un vassoio di tartine al caviale, anche se l’ansia per il buono svolgimento della serata non l’aveva mai lasciato del tutto. In quel momento guardava volteggiare nella pista Incontestabile Severo nei panni di un affascinante Batman con una timida Biancaneve che si era materializzata davanti ai suoi occhi circa un’ora prima. Cercò con lo sguardo anche la meravigliosa pantera dentro la quale si muoveva la bellissima Catecumeno Illuminata e vide che stava ballando e ridendo con un Faraone con la maschera d’oro Mentre si faceva sciogliere in bocca le piccole, deliziose, morbide uova di storione, il suo pensiero tornava al momento in cui aveva sentito un discreto toc toc alla porta del suo ufficio, subito dopo la riunione che aveva avuto con il suo team.
“Avanti!” aveva risposto ed era rimasto sorpreso quando sulla porta si era delineata la figura di Thimothy Finch
“Venga Finch – aveva detto tranquillamente – ha per caso dimenticato qualcosa?”
“No signor Hobbs –e Tim era entrato chiudendo la porta dietro di sé – veramente avrei bisogno di parlare seriamente con lei”
“Mi dica allora!...si accomodi Thimothy” e Hobbs, improvvisamente serio e allarmato dall’espressione dell’altro aveva indicato con la mano una poltrona difronte alla sua.
“Grazie – e Finch si era seduto in maniera sgangherata sulla poltrona – mi scusi signor Hobbs, ma qualche volta non riesco a controllare i miei movimenti …..specialmente quando sono agitato!”
“C’è qualcosa che la turba?” incalzò Hobbs
“Ebbene sì! Tutta questa storia mi turba molto….anzi per dirla meglio non mi va proprio giù. Signor Hobbs è vero io sono diventato un maiale, ma sia la parte umana sia quella suina che coabitano in me, si rifiutano di eseguire quanto il Mister ci ha ordinato di fare. Io sono un uomo e un maiale serio…..e da qualche giorno penso a tutta questa storia e ogni volta che ci penso mi piace sempre di meno. Il Mister è senz’altro una delle persone più intelligenti che io conosca, ma qualche volta l’intelligenza, se consigliata male, o guidata dalla sete di potere, può indurre a fare cose che non hanno niente a che vedere con l’etica umana e neanche con l’etica suina….se è per questo. …….”
Il signor Hobbs che ascoltava attentamente si sentiva sempre di più sprofondare nella sua poltrona, perché Finch finalmente dava forma a tutte le sue ansie e ai suoi malcontenti. Come lo capiva!
“Continui Finch…ma prima mi permetta di fare una cosa” e alzandosi velocemente si diresse verso la porta dell’ufficio la spalancò, sbirciò nel corridoio e dopo che si fu assicurato che nessuno era in ascolto tornò a sedere dietro la sua scrivania, staccò il telefono, poi non contento si alzò nuovamente, si avvicinò a Thimoty che lo guardava con malcelata sorpresa e chinandosi verso di lui accostò la sua bocca all’orecchio dell’altro e sussurrò in maniera quasi impercettibile anche per Finch:
“Le dispiace se continuiamo questa conversazione in terrazza?”
“Ok!” rispose alla stessa maniera Finch e alzatosi si diresse con Hobbs sull’ampia terrazza che si apriva sull’immensa città.
“Continui pure, ma è meglio se parla sottovoce……Caro Thimothy capisce che la prudenza non è mai troppa vero?”
“Certo signor Hobbs, stia tranquillo…….Dunque per tornare a noi, come le dicevo, questa storia mi piace sempre di meno, ….per tanti motivi…..ma il primo di tutti è senz’altro la libertà dell’uomo, delle sue scelte, del suo agire. A chi non piacerebbe un mondo fatto di pace? Io credo che tutti desideriamo vivere tranquillamente su questa terra, sicuri del posto al quale ciascuno di noi ha diritto per nascita. La Terra è di tutti signor Hobbs, e da quando sono anche un maiale, affermo con più convinzione che la terra è non solo dell’uomo ma anche degli animali, delle piante…di tutti gli esseri viventi insomma.
Ma solo noi vogliamo arrogarci il diritto di possederla…e tra noi solo determinate persone si sentono predestinate a comandarla e ad appropriarsene. E’ il senso del potere, dal quale nessuno di noi è scevro. Ma per avere la Pace, questo senso sbagliato della vita deve terminare, perché finché vivrà non ci sarà pace nel mondo”
“Ma è quello che dice il Mister!” sussurrò il signor Hobbs.
“E’ vero! Lui lo dice e lo pensa anche forse, ma in maniera distorta, perché a capo di questa pace, vede se stesso come condottiero………….Ma la pace non si impone, la pace si sceglie!
E perché l’uomo impari a scegliere la pace ci vuole l’educazione alla pace. La pace è una conquista, è un senso di vita, una scelta alla quale si arriva dopo un cammino che può essere anche molto lungo. Non è togliendo di mezzo i tiranni, i destabilizzatori, che avremo la pace, ma è insegnando il rispetto per l’uomo, per la natura, che potremo arrivare ad averla!”
“E cosa dovremmo fare?”
“Insegnare…..e per fare ciò vivere noi per primi la pace, senza prevaricare gli altri, senza odiare, senza escludere!”
“Sarebbe bello e confesso che anche a me piacerebbe tanto poter arrivare a ciò….ma come fare?” sospirò il signor Hobbs
“Ecco signor Hobbs….io un piano ce l’avrei. Devo solo perfezionarlo, perché è ancora abbastanza nebuloso. Ma di una cosa sono certo. Devo fare qualcosa per impedire che qualcuno si appropri per i suoi fini più o meno dichiarati, della libertà dell’uomo, anche della libertà di sbagliare!”
Il signor Hobbs, sudava vistosamente. Il somaro che era in lui e che lo spingeva a lavorare indefessamente per il Mister si rifiutava di dare ascolto a quello che Finch gli diceva con tanta convinzione, ma il sentimento umano che tuttavia era sempre rimasto dentro di lui, non dandogli mai pace in tutti quei giorni, alla fine trovava la sua rivalsa e il modo di far vedere che somaro o no, lui era pur sempre un uomo.
“Va bene Finch – disse sbrigativamente quasi nella paura di avere un ripensamento – metta a punto il suo progetto……però le chiedo un favore…”
“Mi dica signor Hobbs!......”
“Non voglio sapere niente di quello che farà. Ho paura che me ne farei accorgere, per cui io seguirò il copione che abbiamo avuto tra le mani sin dal primo momento e che è quello che ha anche il Mister. ….Così da me lui non potrà capire niente di quello che dovrà succedere!”
“Va bene signor Hobbs! Le prometto che cercheremo di fare nel migliore dei modi………e sapere che lei ci appoggia è un conforto importante per me”.
Si erano salutati con una stretta di mano più forte delle volte precedenti e Tim se ne era andato lasciandolo pensieroso a contemplare la sua città che quella sera non riusciva a fugare le nuvole che forse si stavano addensando all’orizzonte.




Inutile negarlo! Catecumeno Illuminata era veramente bellissima e nel suo costume di pantera toglieva il fiato. Era facile farsi ammaliare da una donna così bella. Sembrava una principessa delle favole e suo malgrado Thimothy si accorse che ne subiva il fascino. Per ovviare alla cosa, visto che doveva avere i nervi saldi e scattanti, si impose di pensare al piano che di lì a poco avrebbe trovato la sua conclusione….almeno così sperava.
Il signor Hobbs non lo aveva riconosciuto e da come guardava il Cicisbeo, si vedeva che era convintissimo che il piano ancora non fosse scattato. Meglio per lui pover’uomo. Rischiava grosso quella sera il suo Capo, rischiava il posto, la carriera, e Finch si ritrovò a provare un moto di rispetto genuino per quell’uomo che si era fidato di lui e aveva condiviso con lui il rifiuto di un piano che gli sembrava obbrobrioso. Il suo pensiero corse poi al dottor Potter, artefice suo malgrado, del nuovo piano di Thimoty.
Rivedeva il momento in cui era piombato nel suo laboratorio e senza mezzi termini, con due o tre mosse di Karate ben dosate l’aveva reso innocuo e pronto a collaborare.
Dove aveva il vaccino dei virus che avevano inalato? Sarebbe bastato fare quel vaccino per ritornare come prima? E più che altro, tra i vari esperimenti che stava portando a termine c’era un virus nuovo, non mortale, ma di sicuro effetto?
Alle prime il dottor Potter aveva rifiutato di rispondere, ma altre tre o quattro carezze ben assestate l’avevano convinto a collaborare in tutto e per tutto.
“Sì! I vaccini fanno tornare uguali a prima nel giro di due o tre giorni. Solo se non si prendono il virus continua a essere attivo e ciascuno rimane così anche per tutta la vita. …….Un virus sperimentale c’è, ma non è ancora stato completamente testato. Potrebbe dare delle reazioni collaterali, non sappiamo ancora di che genere!”
“E di che virus si tratta?”
“E’ un virus che agisce sul sistema nervoso e induce all’ottimismo, al quieto vivere, all’atarassia…….!”aveva risposto piagnucolando il dottor Potter
“E a che serve questo virus?” aveva domandato stupito Thimothy Finch
“Ecco, ancora non saprei dirlo con esattezza, ma è stato studiato per combattere lo stress dei nostri giorni….ma come ripeto non si conoscono gli effetti collaterali!”
“E questo virus inibisce le qualità intellettive dell’individuo? Oppure lo rende stupido?”
“Assolutamente no! Questo già lo sappiamo. L’intelligenza se mai ne esce rafforzata…….l’unica cosa è che prenda pieghe strane…diverse…..del tipo giocoso, ameno, comunitario…..questi sono gli effetti collaterali che non sappiamo di quale entità potranno essere!”
“Dove è questo virus?” domandò in fretta Tim
“Là, nelle cella frigorifero insieme a tutti gli altri….”rispose tra i denti il dottor Potter dopo un ennesima torsione del braccio che gli fece fare un urlo di dolore
“Sotto che sigla?” aggiunse Finch sbrigativo
“Perché lo vuole? Perché dovrei darglielo?” ribatté Potter
“Perché mi serve e non ho tempo da perdere” sibilò Finch torcendo ulteriormente il braccio, che fece un sinistro scricchiolio”
“T1V3….T1V3…..mi lasci per favore mi fa male”.
“Sì, ma prima una cosuccia da niente! - e tirata fuori una siringa piena di un potente sonnifero, che gli era stato assicurato, avrebbe fatto dormire per quarantotto ore anche un rinoceronte, con una sveltezza che neanche lui sapeva di possedere l’appoggiò a una natica del dottor Potter che si divincolava e zac….gli iniettò il liquido
“Sogni d’oro Dottor Potter! Quando ci rivedremo spero che il mondo sia un po’ migliore” Ma il dottor Potter con un sorriso beato era già andato nel mondo dei sogni.
Poi Finch aveva preso i vaccini e qualche fialetta del nuovo virus, dopdiché se ne era andato tranquillamente a letto, per riposarsi per il giorno dopo……un giorno molto, molto importante.






E ora stava volteggiando con quella donna stupenda che non sospettava minimamente che tra qualche minuto la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Per un attimo sentì affacciarsi un sentimento di pietà, ma fu una cosa passeggera, la posta in gioco era troppo alta, e immediatamente dopo guardò Jessica che già lo stava cercando con gli occhi. Avevano deciso di agire simultaneamente e a quel punto Thimothy ruppe gli indugi, annuì con la testa e ….clik la fialetta che stringeva nella mano destra si spezzò e lui velocemente la passò sotto il naso di Illuminata. Con la coda dell’occhio riuscì a vedere Jessica che aveva fatto la stessa cosa con Incontestabile Severo.
Quello che doveva essere fatto era stato fatto e loro non potevano fare di più. Ora bisognava attendere gli eventi
Che non si fecero attendere!
A grande voce Incontestabile Severo tuonò:
“Hobbs! Venga qua Hobbs!” facendogli andare a traverso il bicchiere di champagne che cominciava a bere.
Hobbs si avvicinò in fretta, temendo il peggio e Incontestabile, da dietro la sua nera maschera gli disse
“Senta Hobbs! Ho bisogno di un grande piacere da lei……Domani può dire a qualcuna delle sue segretarie di prenotare per me e per la signorina Catecumeno un volo che ci porti a un Parco divertimenti? Ho voglia di passare qualche giorno rilassante e voglio fare una sorpresa alla mia fidanzata!”
Hobbs lo guarò non credendo ai suoi occhi. Ma quello era il temibile Mister? L’uomo tutto di un pezzo che fino a cinque minuti prima incuteva soggezione a tutti? In effetti soggezione la incuteva anche ora, ma in altro modo. Ma che gli era successo? Poi guardò la sua compagna di ballo che stava sorridendo e………
“Jessica!” si lasciò scappare.
Allora il piano era già stato messo in atto e a quello che sembrava aveva anche funzionato. Non sapeva né come né perché, ma ciò che vedeva di questo nuovo uomo che gli stava davanti gli piaceva tanto, ma tanto davvero!
“Senz’altro Mister!” si trovò automaticamente a rispondere
“Ah! Hobbs! Complimenti per la bella riuscita di questa festa. Lei è stato veramente efficiente e quando rientrerò dal mio viaggio, parleremo insieme per un nuovo posto nel mio organico. La voglio tra i collaboratori più vicini. Ora se permettete vado a reclamare la mia fidanzata. Devo darle la bella notizia. E che tutti continuino a ballare e divertirsi. E’ solo in questo modo che potremo portare la pace nel mondo Ora vado a dare la bella notizia ad Illuminata. E’ un po’ il mio regalo per il nostro fidanzamento”.
E che fu una bella notizia si sentì di lì a poco dalle risate di Illuminata che abbracciò il suo Severino con un trasporto tale che nessuno dubitò che il loro matrimonio, quando sarebbe avvenuto, sarebbe stato molto felice.
La festa continuò tra volteggi e musica leggera, tra tartine di caviale e fiumi di champagne e nessuno seppe mai che quella sera all’ONU era stata vinta una grande guerra.



E poi cosa successe?
Le persone che erano state contagiate dai vari virus del dottor Potter, presero il vaccino e nel giro di tre giorni tornarono a essere quelle di prima.
Il dottor Potter dopo la bella dormita che si fece ebbe un’idea luminosa e studiò un altro virus che tutt’ora lo tiene impegnato giorno e notte. Non ricorda neanche più ciò che è stato e anzi! E’ancora grato a ThimothY Finch, che facendogli riposare il cervello gli dette nuove energie mentali per le sue ricerche.
Il dottor Hobbs fece una carriera sfolgorante, piena di iniziative, di soddisfazioni e di remunerazioni per tutta la sua numerosa famiglia vicino al suo Mister, che diventò per lui un mito
Incontestabile Severo Catecumeno Illuminata si sposarono dopo breve tempo e portarono all’interno dell’ONUs una nuova ventata di ottimismo, riuscendo a fare cose belle per il mondo, a cominciare da enormi donazioni ai bambini dei paesi poveri, specialmente da parte di Illuminata che costrinse la sua potente famiglia a seguirla nella strada della filantropia. Organizzarono inoltre momenti ludici e distensivi per i più importanti Capi di Stato, il nostro compreso, che tornò tonificato, rinvigorito e migliore da questi incontri A poco a poco i Capi di Stato presero a guardare queste persone così importanti eppure così generose verso gli altri e a loro volta anche se in lungo tempo, cominciarono a migliorare e il mondo lentamente si dipinse di un altro colore.
Jessica quando si riebbe dall’attacco di influenza aviaria, sentì che comunque qualcosa dentro di lei era cambiato irrimediabilmente in senso positivo e scoprì quasi con incredulità che il suo Q.I era salito di diversi punti.
Lei e Thimothy si sposarono dopo un anno e tutt’ora stanno conducendo una vita serena e costruttiva anche perché Timothy ha goduto della riconoscenza infinita del dottor Hobbs, che l’ha voluto alle sue dirette dipendenze, giovandosi dei preziosi consigli che Finch gli sa dare.
Pochi giorni orsono Jessica ha detto a suo marito che la famiglia crescerà e quando Tim immagina suo figlio lo vede un po’ come bambino e un po’ come maialino, anche perché non ha mai confessato una cosa a Jessi: quando fu sul punto di prendere il vaccino per tornare un uomo normale, la visione di se stesso, quale era stato prima della sua trasformazione suina, gli mise addosso una vera angoscia, per cui il vaccino è rimasto chiuso in cassaforte e lui ha continuato a essere quello di prima, anche se riesce a nascondere molto bene i grugniti che di tanto in tanto gli vengono in gola. Molto diplomaticamente li chiama ruttini. Ma se crede di incantare Jessica, si sbaglia senz’altro. Forse una volta, ma ora no davvero! Lei sa benissimo che Tim ha voluto mantenere anche la sua natura porcina e non ne è per niente dispiaciuta. Prima era veramente troppo noioso!

E così è arrivato il momento di salutare tutti i nostri amici di avventura. Ritornando alla mia vita di tutti i giorni so che sentirò la loro mancanza , perché mi sono trovata molto bene a vivere la loro storia, una storia che è finita bene e ha migliorato il mondo.
Ho un solo rimpianto: che sia stata vissuta nell’isola di Utopia!

Giuly

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