Ieri sono scesa a valle. Scendere a valle, qui da noi non è una cosa da poco, perché la nostra valle, non è una valle qualsiasi, ma è la Val d'Orcia, un gioiello unico, un qualcosa che ti ricrea la mente e lo spirito in ogni sua curva, in ogni casolare, che la mano contadina, con la sua arte istintivia, succhiata col latte materno e tramandata di padre in figlio fino a cent'anni fa, è riuscita a costruire magicamente seguendo senza minimamente esserne a conoscenza, la proporzione aurea. Anche i cipressi che adornano le strade che si perdono nelle crete che noi chiamiamo 'calanchi', sembra che seguano la stessa armonia, e allora la strada che percorri diventa quasi un percorso dell'anima, che in essa trova riposo e si predispone a ciò che poi troverai quando sarai arrivato alla tua destinazione, cioè al fiume.
Il quale fiume è poco più di un rigagnolo d'acqua che scorre in un grande letto fatto tutto di sassi.
Vedi anche tanta storia mentre scendi a valle. Trovi sulla tua strada polverosa un piccolo castello, chiamato infatti 'castelluccio' e poi poderi fortificati e 'torri di guardia', gli avamposti del feudo del signorotto che dominava la valle da Radicofani: Ghino di Tacco. E con lui ti viene in mente la Pia dei Tolomei e la sua triste sorte che anche oggi viene sussurrata dal vento tra le fronde della bellissima 'quercia delle checche', già allora testimone silenziosa di quelle tristi vicende.
Proprio dopo la quercia, svolto per una stradina tutta buche, anzi, svolta mia figlia, perché è con lei che sono venuta al fiume,....per prendere sassi, quei sassi tondi, levigati, che noi chiamiamo 'gonzi' A lei servono piccoli per metterli nei vasi dei fori, a me più grandi e piatti per dipingerli.
Appena giunte a detinazione, ci dividiamo, ciascuna seguendo il proprio percorso e il proprio pensiero.
C'è tanto silenzio intorno, ci sono solo sassi, acqua, poca vegetazione e un cielo nel quale di tanto in tanto vola il falco. Lì per lì i sassi sembrano tutti uguali, ciottoli appoggiati l'uno sull'altro........ma non è così, ormai lo so per esperienza. Piano piano bisogna entrare in quell'habitat, ascoltare il silenzio che lentamente fa sentire la propria voce portata dal vento che si insinua sempre nella valle, anche nei momenti di massima calura...e a un certo punto i tuoi occhi vedono in maniera diversa e anche i sassi si animano e ti raccontano la propria storia, ti regalano i propri colori e le proprie forme fatte dall'acqua e dal tempo.
Sono sola con me stessa e con quella natura dura che comunque è stata modellata in forme plastiche e piene di armonia e senza che me ne renda conto mi metto a sedere su quei sassi e mentre li accarezzo lascio correre il mio sguardo su tutto e su niente, in completa libertà,completamente svuotata delle cose di sempre, mentre il vento mi gira intorno lasciando le note di una musica nuova. Un attimo così è una vacanza per lo spirito, una forza rigeneratrice, un messaggio ancestrale.
Ed è così che me lo sono goduto.
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