Stamani il mio umore è come il cielo, pieno di nuvole biancastre che ogni tanto si tingono di grigio e si rincorrono nell'affanosa ricerca di un nuovo azzurro in cui dissolversi.
E' cominciato da una fotografia che è venuta fuori dalla mia borsa mentre cercavo tutt'altro. Una fotografia che so che è lì, e che vedo spesso, ma che stamani mi ha fatto un effetto diverso, una fotografia in bianco e nero che mi ritrae bambina, insieme ai miei amici di allora, mai dimenticati, davanti a una cassetta di legno sulla quale fa bella mostra di sé una torta fatta di fango, mentre dietro di noi una casina fatta proprio di mattoni, celebra i nostri sforzi di bambini. Ha persino il tetto quella casa e ci si sta dentro tutti, anche in piedi!
Siamo stati proprio bravi e quel senso di appartenenza, di unione, di complicità che provammo allora, mi accompagna anche oggi tra le mie nuvole di ricordi, che richiamano altri ricordi.........è bello ogni tanto fermarsi a ricordare e lasciarsi catturare da quel piccolo nodo che si ferma in gola e che non va né in su né in giù e che può trasformarsi in dolcezza o in dolore, a seconda di come si evolverà. Io però so come fare per farlo diventare solo una dolce malinconia, lo so da tanto tempo ormai e ha sempre funzionato.....o almeno quasi sempre. Basta contare, poi la vita va oltre....................
".......Il camion stracolmo di mobili imballati era pronto per partire. Ho
salutato la mia casa, la mia camera, gli angioletti dipinti sul soffitto, che mi hanno
tenuto compagnia per cinque anni, il camino pieno di fumo, ma ricco
di stucchi e di decorazioni, la palestra dei miei pomeriggi
piovosi….e l’orto con la casina che comincia già a crollare,
perché l’abbiamo costruita senza cemento……..Ho salutato la mia
scuola in via Luca Pacioli e l’omino che mi vendeva i pennini e le
decalcomanie, mentre io gli guardavo le mani sempre sporche di nero e
mi chiedevo se era vero quello che si sussurrava tra noi ragazzi,
cioè che era un lupo mannaro. Sono salita in macchina dietro con
mamma, reggendo stretto tra le braccia il mio gatto Titto, che entrò
nella mia vita nello stesso momento in cui entrò nel mio letto, cioè
una mattina in cui avevo una febbre altissima, poiché mi ero beccata
una broncopolmonite di tutto rispetto che dovettero curarmi con
iniezioni di penicillina tanto dolorose, che per farmele dovevano
mobilitare tutta la caserma per immobilizzarmi. Ricordi, ricordi………
Siamo
partiti verso la nuova destinazione. La mamma mi ha detto che è un paese
bellissimo, ma a me non importa niente. Io volevo rimanere qui con i
miei amici, con la mia camera, con la finestra della cucina che si
apre sulla scuderia dei cavalli dove ci sono Spinoso, Berta e Teresa,
che la sera quando li saluto prima di andare a letto, nitriscono e mi
augurano la buona notte.
Intanto
che la strada scorre e cambia il paesaggio, un magone sempre più
forte mi attanaglia lo stomaco e mi sale fino in gola, mentre gli
occhi mi si riempiono di lacrime. Non devo piangere, non devo
piangere. Allora provo a contare dentro di me: “uno, due,
tre,……quindici, sedici, diciassette, diciotto….” Ecco è
passato! Quante volte ho dovuto contare così prima di arrivare nel mio nuovo paese, quello che po sarebbe diventato il posto dove ho vissuto la mia vita, quante altre volte ho dovuto contare nell’arco della
mia vita fino a diciotto per riuscire a superare i momenti di
emozione e di dolore! Quella fu la prima volta.
(Tratto da Fiore di Cappero )
Nessun commento:
Posta un commento