venerdì 27 luglio 2012

La dottoressa del 118

Si fanno strani incontri di notte e qualche volta da qualcuno di questi incontri se ne esce arricchiti. A me è capitato stanotte, quando ho dovuto chiamare il 118 per una persona cara.
Non sto a dilungarmi sulle vicissitudini, per fortuna finite bene, perché non è di quelle che voglio parlare, ma del rapporto di calda umanità che si è creato con la dottoressa che ho avuto la fortuna di conoscere.
I tempi di attesa al pronto soccorso,non si sa mai quanto potranno essere lunghi, specialmente se  capita che arrivi un 'codice rosso', anche se di questo non dovremmo avere niente da ridire perché vuol dire che per noi non c'è l'urgenza che invece definisce quel codice.
Ed è proprio a causa di questi tempi lunghi, derivati da un 'codice rosso' sopraggiunto nel frattempo, che ho cominciato a parlare con la dottoressa del 118, anche lei in attesa di un paziente che doveva essere trasferito. La nostra conversazione, inizialmente cominciata  molto formalmente, si è trasformata in maniera del tutto naturale in qualcosa di diverso e umanamente coinvolgente.
E nel corridoio di un ospedale, in una luce quasi surreale,  ho percepito la vera immagine della la persona che si cela dietro quell'uniforme che ciascuno spera di non dover mai vedere, ma che nel momento del bisogno aspetta con impazienza non scevra da soggezione e da timore. Ho visto una persona come me, che mi ha parlato del suo lavoro, delle sue aspettative, delle sue fragilità, delle sue delusioni, della sua famiglia e del tempo che per il suo lavoro che ama, è costretta a sottrarre a questa. Mi ha parlato anche del suo amore per gli animali e del fatto che non potrebbe mai lavorare con loro, perché i loro occhi le fanno una tenerezza incredibile e mi ha parlato del suo cane e dell'affetto che prova per lui. A questo punto eravamo in perfetta sintonia, visto l'affetto che io provo per il mio, anche se ora è partito per un lungo viaggio!
Più che un dialogo è stato un monologo. Lei parlava e io ascoltavo, con un interesse sempre maggiore, l'amore per il suo lavoro, per i suoi pazienti, la sua scelta di  essere sempre in prima linea a dare una mano anche nelle situazioni più scabrose e sono stata contenta di sentire una persona così, che con tanta semplicità mi faceva ricredere sui tanti luoghi comuni sulla nostra Sanità, che diamo sempre per certi.
 Lei è stata per me la prova evidente dell'esatto contrario.
Alla fine è stata chiamata e dandoci la mano per salutarci mi ha detto: "Piacere di averti conosciuto,....mi chiamo Susanna". "Giuly...e il piacere è stato tutto mio".
Forse la mia sarà stata una di quelle rare esperienze che si contano sulla punta delle dita e che sono destinate a rimanere impresse per fare da termine di paragone con tanti altri che invece vivono la loro professionalità in maniera del tutto diversa in ogni tipo di lavoro, ma sono contenta di averla fatta.

Nessun commento:

Posta un commento