domenica 15 giugno 2014

Atlantide

Ieri, mi è capitato tra le mani, quasi per caso un libro, che non sapevo neanche di avere, mentre rimettevo in ordine alcuni scaffali del garage. I segreti dell'Atlantide, di Andrew Tomas, si è materializzato così, tra le mie mani e io mi sono fermata affascinata, ritta sullo scaleo, ormai dimentica di ciò che avevo così opportunamente deciso  di fare. Quando poi ho visto che sulla copertina era raffigurata la carta geografica di Piri Reis, ho sentito che non avrei potuto continuare un attimo di più a lavorare, per seguire l'idillio che dura tra me e la leggenda del continente perduto dal giorno in cui lessi il mio primo libro sulla sua affascinante, fantastica storia. Come ho già avuto modo di dire altre volte, parafrasando Borges, che in un suo aforisma cita: "Che gli altri si vantino pure dei libri che hanno scritto, io mi vanto di quelli che ho letto", dico come lui la stessa cosa, senza voler neanche lontanamente fare paragoni, ma solo per dire che le mie librerie  sono  cariche di libri e che un'intera fila di una trentina di volumi è dedicata a quello che in tutti questi anni, è diventato sempre meno un mito e sempre più realtà. Ma quando cominciai a leggerne io...................

L' incontro con il libro che per la prima volta mi parlava di Atlantide, lo ebbi a Bologna, mentre passeggiavo sotto i portici, tra lunghissime file di bancarelle che vendevano libri di tutti i tipi: dai testi universitari alla narrativa. "Terra senza tempo" di Kolosimo, catturò il mio sguardo e immediatamente seppi che lo volevo, lo volevo prepotentemente, come mi è capitato tante altre volte con altri libri. Non sapevo di che cosa avrebbe parlato , né conoscevo il suo autore, ma in quel momento seppi che volevo proprio quello e quando finalmente l'ebbi tra le mani, cominciai a palpeggiarlo, accarezzarlo, pregustando già il momento della sua lettura. Avevo vent'anni allora e un bel bagaglio di lettura archeologica 'seria' che faceva bella mostra di sé già allora sulla libreria in camera mia, avevo già letto moltissimo sulle affascinanti scoperte dell'Egitto e dell'America precolombiana e già con quelle letture, alcune delle quali veramente accademiche e anche un tantino noiose e prolisse, la mia fantasia volava oltre le pagine che leggevo. Ma quando cominciai a leggere "Terra senza tempo" la mia immaginazione trovò la porta dell'infinito e attraverso essa volò in cieli sconfinati.
E così ieri,  mentre leggevo questo vecchio libro edito nel 1976, un senso di calore, di familiarità, di cose perdute, è  rientrato dentro di me con tanta dolcezza e mi sono sentita  nuovamente la ragazza di allora, seduta sulla poltroncina accanto al camino, in cucina, la stanza meno gelida della bellissima casa che abitavo allora nella Caserma dei Carabinieri, mentre le pareti magicamente sparivano e io venivo proiettata in un mondo nuovo, affascinante, in una storia che metteva in forse tutto quello che mi avevano insegnato fino ad allora, e mi parlava di civiltà e di sapienza già conquistata e poi perduta chissà quante volte nella storia dell'uomo. E io sentivo di stare bene in quella nuova dimensione, che allontanava a tempi immemorabili la nascita dello  scibile umano, molto più che  in quella dai rigidi paletti, che mi era stata insegnata a scuola e per la prima volta cominciavo a 'dubitare' e a stare bene con me stessa e con la mia mente che invece aveva bisogno di andare, di andare, di raggiungere lidi lontani. Non sono mai riuscita a spiegarmi coscientemente il senso di gioia profonda e di familiare protezione che mi ha sempre dato la lettura delle cose dell'Atlantide. Potrei dire.....come un ritorno a casa! Anche ieri, a distanza di tanti anni e con tanta esperienza in più, è stato così! E che continui ad essere così!!

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