Mi chiamo Pamela. Pamela Spring. Ho
ventitre anni e frequento l’Istituto Superiore di Belle Arti.
Fino a non molto tempo fa sono stata
una ragazza del tutto normale, ma un giorno qualcosa è cambiato
nella mia vita e sono sicura che niente la farà tornare come prima,
perché io ho vissuto un’esperienza che penso sia unica e da allora
…vedo la vita in maniera diversa…Ma bisogna ritornare un po’
indietro nel tempo……..fino a quel giorno ………
1
Non riuscivo ancora a credere che il
mio sogno si fosse avverato! E invece ero qui davanti all’ingresso
del MoMA, uno dei più prestigiosi musei del mondo, se non il più
importante. Tra un po’ sarei entrata e avrei avuto modo di vedere
dal vero tutte le grandi opere d’arte che conteneva, opere d’arte
che fino a quel momento avevo potuto guardare solo nei libri d’arte
e in televisione.
Quando io e Sol avevamo partecipato a
quel concorso di storia dell’arte che aveva come primo premio un
viaggio a NY, non avremmo mai nemmeno osato sperare di classificarci
nei primi dieci posti. Invece eravamo risultati i vincitori ed
eravamo partiti insieme al nostro insegnante di storia dell’arte e
ad altri ragazzi selezionati come noi, alla volta della Grande Mela,
dove ci aspettavano venti giorni di vacanza studio e come ulteriore
premio una visita guidata alla celebre galleria.
Eravamo arrivati al MoMa alle dieci di
mattina e avevamo deciso che dopo la visita guidata che avremmo fatto
tutti insieme, per usufruire delle spiegazioni dettagliate
dell’esperto, ci saremmo divisi in gruppi più piccoli, ciascuno
dei quali avrebbe guardato con più attenzione le opere d’arte che
per lui risultavano più interessanti. Del resto nell’arte ci sono
tante tendenze e quindi autori che appassionano più di altri.
Io e Sol avevamo deciso di studiare da
vicino Picasso. Mi è sempre piaciuto tantissimo questo pittore così
poliedrico, mai uguale, sempre alla ricerca di innovazioni sia della
tecnica che dello stile. Sol poi né è sempre stato letteralmente
affascinato e forse la mia passione deriva in parte dalla sua.
Sol è il diminutivo che ho dato a
Solomon Denver tanti anni fa, quando eravamo ancora bambini e non
sapevamo che avremmo avuto la stessa passione per l’arte e che
entrambi ci saremmo iscritti all’Istituto Superiore di Scuola
dell’Arte.
Sol è veramente un artista, molto più
bravo ed estroso di me. Lui riesce in tutto e spazia tranquillamente
dalla scultura alla pittura, con una fantasia che molte volte gli
invidio. Abbiamo caratteri molto dissimili e quindi interessi diversi
per tutto ciò che è pittura, ma una passione ci trova assolutamente
d’accordo: Picasso.
Anche quel giorno, mentre aspettavamo
che iniziasse il nostro giro culturale, non potevo fare a meno di
ricordargli, che appena possibile ci saremmo dovuti defilare per
andarci a guardare in santa pace le opere del nostro pittore
preferito.
“Mi raccomando Sol – gli ho detto a
bassa voce – non farti accorgere che ce ne andiamo e più che altro
non farti sentire da nessuno, altrimenti qualcuno si accoda e non
possiamo fare quello che ci pare!”
“Me l’hai gia detto almeno tre
volte Pam. ..non ti sembra che sia sufficiente?”
“Ricordartelo non fa mai male….sei
sempre così distratto!” ho ribattuto piano piano con un sorrisino,
alzando le spalle. Sol non ha potuto fare a meno di sorridermi a sua
volta e non ci siamo rivolti la parola fino a quando non è finito il
nostro giro .A quel punto il Prof. Martini ci ha chiamato a raccolta
intorno a sé e con voce ferma ci ha detto:
”Bene ragazzi! Ora possiamo dividerci e ciascuno di voi può andare a vedere quello che più gli interessa. Vi conviene farlo nel migliore dei modi, perché al nostro rientro dovrete fare una relazione sulla giornata e su tutto quello che avete visto fino ad ora e quello che vedrete ciascuno per conto vostro. L’appuntamento è in questo posto ….diciamo fra sei ore a partire da questo momento! Domande da fare?”
”Bene ragazzi! Ora possiamo dividerci e ciascuno di voi può andare a vedere quello che più gli interessa. Vi conviene farlo nel migliore dei modi, perché al nostro rientro dovrete fare una relazione sulla giornata e su tutto quello che avete visto fino ad ora e quello che vedrete ciascuno per conto vostro. L’appuntamento è in questo posto ….diciamo fra sei ore a partire da questo momento! Domande da fare?”
Nessuno di noi ha avuto niente da dire.
Tutti avevamo aspettato con ansia quel momento di libera uscita e
allo stesso modo in cui abbiamo fatto noi anche gli altri si sono
organizzati per andarsene con le persone con le quali stavano più
volentieri.
“Ok. Allora potete andare! A
stasera!”
“Arrivederci Prof.” Abbiamo
salutato mentre ce ne andavamo chi da una parte, chi dall’altra.
Finalmente Sol ed io eravamo soli, il
MoMA era lì per noi e avevamo tutta la voglia di godercelo.
2
Abbiamo girato come matti, esaltandoci
sempre di più davanti alle opere del nostro pittore preferito, e non
solo davanti a quelle. Poi siamo arrivati davanti a un autoritratto,
dove Picasso si è rappresentato con uno sguardo che cattura subito
l’attenzione. Sono gli occhi infatti che attirano , sono gli occhi
che hanno un’espressione magnetica e quasi allucinata.
Ci siamo ritrovati incantati a guardare
questa tela nei suoi splendidi colori e negli spettacolari giochi di
luce, mentre si faceva sempre più nitida la consapevolezza di
trovarsi davanti a un capolavoro. Il Re! E’ uno dei titoli di
questo quadro e il carisma che emana e veramente regale . Sono
rimasta letteralmente stregata da quegli occhi che mi guardavano.
Mi sono avvicinata un po’ di più,
cominciando a sentire un leggero sudore che mi scendeva lungo la
schiena. Non sono riuscita più a distogliere il mio sguardo da
quegli occhi spalancati sulle visioni della vita. La cornea bianca e
la pupilla scura dilatata sembrava che mi stessero risucchiando ogni
energia. Istintivamente avevo allungato una mano per stabilire un
contatto con l’uomo rappresentato su quella tela, ma dentro di me
sapevo di stare facendo una cosa sbagliata. Se ne fosse accorta la
sorveglianza avrei passato un brutto quarto d’ora.
“Ma che mi sta succedendo? “Mi
domandavo mentre una sorta di angoscia leggera cominciava a corrermi
dentro impedendomi di respirare normalmente.
Capivo che dovevo distogliere lo
sguardo da quegli occhi magnetici e facendomi violenza mi sono
voltata per cercare di posare il mio sguardo su qualcosa di diverso,
qualcosa che mi restituisse il senso della normalità, che sentivo,
mi stava abbandonando, anche se non riuscivo a comunicarlo neanche a
Sol, che era lì a due passi da me. Finalmente i miei occhi si sono
posati su qualcosa di familiare e di totalmente estraneo alla
pittura. In mezzo ad altri quadri famosi, faceva sfoggio di sé una
bella @.
“E’ vero – mi sono detta – ne
hanno parlato tutti i giornali. La chiocciola, la mitica At, è
entrata a far parte dei capolavori del MoMa.
Cercavo di fissarmi su di lei, ma gli
occhi del Re, non mi volevano lasciare; erano incisi dietro la mia
retina e anche se mi sforzavo di guardare quel simbolo innocuo che è
At, non potevo fare a meno di vederli e di sentire un malessere che
cresceva sempre di più.
“Guarda la chiocciola – mi dicevo
consapevole di non riuscire a fare neanche più un passo – guarda
la chiocciola capito?” urlavo in silenzio
Seguivo le linee delicate della
chiocciolina, che ho visto tante volte nei miei indirizzi di posta
elettronica e cercavo di sentirmi rassicurata, ma no, anche lei mi
guardava con la parte centrale diventata improvvisamente pupilla, la
pupilla del Re.
Avrei voluto gridare ma non potevo,
avrei voluto muovermi, ma non ci riuscivo, avrei voluto toccare Sol,
richiamare la sua attenzione, ma non ne ero in grado!
Poi finalmente mentre un velo nero
scendeva davanti ai miei occhi e con lui l’oblio, ho sentito la
voce di Sol giungere da molto lontano.
3
Ho avuto la sensazione di
uscire da un lungo tunnel .Ho aperto faticosamente gli occhi,
cercando di mettere a fuoco tutto quello che mi circondava.
Impossibile! Tutto ballava davanti a me e anche la voce che mi stava
chiamando, mi sembrava che venisse da molto, molto lontano.
“Ehi! Ti senti bene?”
ora la voce era molto più vicina e percepivo l’ansia che c’era
nelle sue parole. La voce di una ragazza, ne ero certa, anche se
avrebbe potuto essere quella di un bambino. Non so!
“Sssii!” ho risposto
esitando. Non ero sicurissima di essere al cento, c’era qualcosa
che mi sfuggiva e mi faceva sentire a disagio.
Ho fatto uno sforzo per
spalancare gli occhi e con fatica mi sono messa seduta, aiutata da
due mani che mi sono venute in soccorso.
“Ora va molto meglio”
ho detto cercando di sorridere alla persona che ho intravisto solo
nebulosamente. “ Ma Sol dov’è?” ho chiesto incuriosita mio
malgrado. Mi sembrava strano che non fosse qui vicino a me
“Sol?” la ragazza era
davanti a me e finalmente riuscivo a vederla. Capelli castani, occhi
verdi, sorriso gentile.
“Si! Il mio amico.
Eravamo insieme a guardare il quadro di Picasso, ma non lo vedo
più……e non vedo più neanche il quadro!” la mia voce
cominciava ad essere allarmata, lo sentivo io stessa.
“Ma….ma …dove
sono?” ho domandato impaurita alla bella ragazza di fronte a me.
“Questa è At! Non sei
di queste parti?” mi ha risposto stupita
“At? Ma che cos’è
…uno scherzo per caso?”
“Assolutamente no!
Questa è la mia città, io ci vivo da sempre e pensavo che anche tu
fossi di qui. Quando ti ho vista eri stesa su questo prato e mi sono
avvicinata per vedere se avevi bisogno di qualcosa….avevi gli occhi
chiusi come se tu stessi facendo una bella dormita, ma bisbigliavi
qualcosa…il Re, il Re, mi pare……sembrava quasi che tu fossi
sotto l’effetto di un incubo. E’ per questo che ti ho
chiamata……Però vicino a te non c’era proprio nessuno”.
Non riuscivo a
rispondere. Non ci capivo più niente in quello che mi stava
succedendo. Capivo solo che la prima cosa che dovevo fare era quella
di ritrovare la calma. Ho fatto un profondo respiro e ho alzato gli
occhi verso il cielo come ho sempre fatto quando devo riappropriarmi
di me stessa.
“Oddio!”ho esclamato
nuovamente impaurita facendo un balzo indietro.
“Che c’è?” ha
risposto subito lei impaurita a sua volta
“Il cielo! – ho detto
puntando il dito in alto – ma che colore ha il cielo? Possibile che
non ci veda più bene?”
“Il cielo è
normalissimo e il suo colore è quello di sempre….” ha risposto
lei stupita e vagamente allarmata. Forse cominciava a pensare di
avere a che fare con una squilibrata
“E sarebbe?”ho
insistito io
“Ma è verde
fosforescente, non lo vedi?”
“Purtroppo sì!” ho
ribattuto costernata
“Scusa, ma non ti
capisco….a proposito come ti chiami?”
“Pamela Spring! Mi
dispiace di non avertelo detto prima, ma sono un tantino
frastornata…e tu come ti chiami?”
“Il mio nome è
Madigan” ha detto semplicemente
“Che nome particolare e
bello! Madigan e poi?” forse il suo cognome mi dirà qualcosa.
“Madigan e basta” mi
ha guardato nuovamente stupita
“Ma il tuo cognome qual
è?” ho incalzato sempre più curiosa
“Cognome? Che cos’è
il cognome?……. – poi ha sorriso come se ricordasse qualcosa –
ma forse tu vuoi dire il codice identificativo. Vuoi sapere il mio
codice?”
“Non lo so! Non lo so
davvero! Comunque prova a dirmelo….”
“---…---“
“Non ci capisco niente.
Allora se ho ben capito tu ti chiameresti Madigan ---…---? Ho
domandato con cautela
“Sì…..o meglio per
essere precisi modello serie Z madigan ---…--- “ ha concluso
sorridendo
“Tu piuttosto – ha
ripreso solo dopo un attimo – Mi sembra che il tuo codice
identificativo sia abbastanza strano. Non ho mai sentito niente di
simile. A quale serie appartieni?”
“Ma di che serie stai
parlando?” il mio stupore deve esserle sembrato veramente autentico
perché si affretta ad aggiungere:
“Ma dei bit
naturalmente!”
“I ….bit?” ora sono
veramente allarmata. Forse Madigan ha potuto pensare che io sia un
po’ di fuori, ma quello che ho pensato io negli ultimi due minuti
non può essere detto in due parole.
Ho rivolto nuovamente lo
sguardo a quel cielo così strano. Mi sono sentita turbata da quel
colore cangiante tendente al verde smeraldo, che in alcuni punti
assume delle trasparenze che lo fanno veramente somigliare ai
bagliori che emana la pietra preziosa.
“Almeno ci fosse il
sole, o tirasse il vento!” ho esclamato per riprendere un po’ di
coraggio
“Il sole…il
vento?.....Ma tu per caso hai sentito il calore del sole e la forza
del vento?” mi chiede incredula
“E certo che li ho
sentiti. Tutti i giorni della mia vita da quando sono nata ad ora”
le ho risposto un po’ scocciata
“Non ci posso credere –
Madigan ha fatto due o tre passi indietro portandosi una mano in
fronte e stendendo l’altra davanti a sé – non è possibile!”
“Ma cosa non è
possibile? Le ho domandato con voce un po’ alterata, stupita da
suo atteggiamento che da amichevole è diventato quasi sottomesso,
ossequiosa e un po’ timoroso….o mi sbaglio?
“Tu vieni dall’Altra
Parte….ora ho capito…e dimmi per piacere! Come è il vento? E il
calore del sole? E l’alba e il tramonto?”
“Come vuoi che siano
queste cose? Le vediamo tutti i giorni. Sono sempre uguali…..ma
perché me lo domandi?” le ho domandato veramente stupita.
“perché noi non le
vediamo mai. Il nostro cielo è sempre uguale, sempre dello stesso
colore. Noi non conosciamo il rumore del vento o quello della pioggia
che cade. Noi non sappiamo che cos’ è il calore del sole e non
riusciamo neanche a immaginare che cosa possa essere un’alba o un
tramonto”
“Non ci posso credere”-
dico quasi più a me stessa che a lei -eppure conosci l’esistenza
del vento del sole, della pioggia…..perché non smetti di
scherzare?”
“Non sto
scherzando…credimi!” mi ha detto con voce accorata.
“Ma in che posto sono
capitata? – le chiedo guardandomi intorno. Eppure il mio sguardo si
posa sulle tante luci di una città grande e a prima vista molto
tecnologica.
“Te l’ho già detto.
Il nostro mondo si chiama At. Certo che conosco tutto quello che tu
hai nominato. Chi è che non conosce il sole? O la. pioggia o il
vento? Ma un conto è conoscerle queste cose, un conto è sapere cosa
esse siano veramente. …..Vedi quella grande costruzione laggiù?
Sìì? Bene guarda che insegna c’è attaccata nel cornicione. La
vedi? Benissimo…E allora dimmi! Cosa c’è scritto?”
”Wikipedia!” ho balbettato in risposta mentre pensieri tumultuosi mi girano per la testa. Io conosco questo nome. Quante volte l’ho consultato in internet per fare una breve ricerca?
”Wikipedia!” ho balbettato in risposta mentre pensieri tumultuosi mi girano per la testa. Io conosco questo nome. Quante volte l’ho consultato in internet per fare una breve ricerca?
“Ecco! Io lavoro là.
Vuoi venire con me? Ti faccio vedere il posto dove lavoro e così
capirai perché anche se conosco il sole, la luna, il vento, le
stelle e centinaia di migliaia di altre cose , non le ho mai viste.
Vieni allora?” mi ha quasi supplicato
“Va bene andiamo, ma
poi devo tornare a casa mia. Devo trovare Sol in tutti i modi prima
delle diciotto. Il prof. Martini ci ha dato appuntamento per
quell’ora”
4
Ci siamo avviate per le
strade dritte di quel quartiere. Tutto è perfetto, estremamente
pulito. Non c’è un filo d’erba più lungo di un altro, i fiori
sono tutti in fila e gli alberi hanno foglie lucide, come se qualcuno
le avesse lustrate cinque minuti prima.
Non c’è voluto molto
tempo, per arrivare all’enorme costruzione di acciaio e fibra di
carbone, almeno così sembra ai miei occhi profani, che ospita la
sede di Wikipedia.
Siamo entrate da una
grandissima porta e di siamo avviate in silenzio verso l’ufficio di
Madigan.
“Ecco – mi ha detto
con un piccolo sorriso – io lavoro qui. Su questi enormi pannelli
che vedi davanti a noi faccio scorrere le immagini e le notizie che
vengono richieste da tutto il mondo. Wikipedia è conosciuta anche
nei più sperduti angoli del vostro mondo e noi dobbiamo sempre
aggiornarci. Io e i miei colleghi conosciamo tutto o quasi, del mondo
dell’Altra Parte, siamo veramente pozzi di scienza e di cultura,
ma solo in teoria credimi, perché non possiamo vivere ciò che
vivete voi. Noi siamo solo creature …voi i creatori”
Sono rimasta frastornata.
Non avevo mai immaginato di poter essere considerata un creatore,
abituata da sempre a pensare a me stessa solo come creatura, mi
riusciva difficile pensare che qualcun altro potesse avere verso di
me la stessa nebulosa conoscenza che io ho verso Dio.
“Tu sei venuta nel
nostro mondo evidentemente per portare a termine un progetto che noi
non siamo in grado di capire – ha continuato Madigan con emozione -
ma ti prego esaudisci un mio desiderio!”
“Quale? “ ho
domandato incuriosita, domandandomi nel frattempo quale progetto a me
sconosciuto avrei potuto portare a termine in un posto di cui
ignoravo persino l’esistenza, e domandandomi di sfuggita se anche
Dio qualche volta si sarà sentito come mi sentivo io in quel
momento.
“Fammi sentire il vento
che passa tra i capelli, il calore del sole sulla pelle, la
freschezza della pioggia che scende dal cielo…”
No ho saputo risponderle.
Sono rimasta in silenzio pensando che qualsiasi cosa avessi potuto
dire sarebbe stata di troppo. Madigan ha frainteso il mio silenzio e
si è subito preoccupata:
“Forse sono stata
troppo pretenziosa? Non volevo, credimi, ma è da tanto tempo che col
pensiero mi rivolgo a chi mi ha creato per chiedergli questo regalo!”
“Senti Madigan….io
capisco ben poco di quello che mi stai dicendo, ma da quello che
credo di intuire ho appena varcato una porta temporale che mi ha
catapultato in un mondo che se anche non mi è sconosciuto, è
lontano dal mio. Mi dispiace che tu riponga in me tante speranze
perché, credimi, non saprei in nessun modo come fare ad esaudire.
L’unica cosa che io devo cercare di fare è di tornare tra i miei
simili…….” Ho lasciato in sospeso il mio discorso aspettando
che lei intervenga
“E allora?” non si è
fatta attendere molto
“E allora cerchiamo di
darci una mano vicendevolmente. Tu aiuta me e io cercherò di aiutare
te….ci stai?”
“Ci sto! - non c’è
stata ombra di esitazione nella sua voce – ma da che parte si può
cominciare?”
“Io credo che tu debba
farmi conoscere meglio questa tua città e forse troveremo un modo e
una porta per uscire……….intanto fammi vedere una cosa” e
senza attendere altro, ho guardato dentro la mia borsetta e
rapidamente ci ho frugato dentro emettendo quasi subito un grido di
esultanza
“C’è! C’è! E
anche con la linea” e tiro fuori il mio cellulare
“E ora che farai?”
“Che farò? Per prima
cosa cerco di mettermi in contatto con Sol….lui è un vero mostro
per quello che riguarda internet e l’informatica…gli spiegherò
quello che è successo e vedrai che qualcosa farà!” ho detto
esultante, cercando di mettere tutta la fiducia che potevo nelle mie
parole.
“Va bene Pam…però
prima usciamo da Wikipedia. Tra qualche minuto entra in funzione il
protocollo di difesa contro i nemici dello stato, che per un po’ di
tempo blocca tutte le uscite…non vorrei correre il rischio di
rimanere chiusa qui dentro”
“Dunque è questo il
motivo per cui certe volte non riusciamo ad aprire Wikipedia……e
immagino che sia così anche per tutti gli altri centri di
responsabilità”.
“Certamente! Non ti ho
ancora detto una cosa infatti! Qui siamo sempre più soggetti a
incursioni nemiche che possano verificarsi in qualsiasi momento,
mettendo sempre a repentaglio la sicurezza dell’intera città.
…..Quando ciò accade tutti i nostri centri nevralgici entrano in
blocco di sicurezza, ma alcune volte capita che i nemici usino armi
così sofisticate, che non riusciamo a salvare tutto.
Noi durante queste
incursioni cerchiamo di nasconderci nei bunker che abbiamo costruito
sotto terra, ma i più si riuniscono in quel grande edificio che
vedi in lontananza e lì seguono sui monitor ciò che l’Altra Parte
fa per noi. Fino ad oggi coloro che sono dall’altra parte ci hanno
sempre salvato ed è per quello che quando ti ho vista ho pensato che
tu fossi qui in missione speciale!”
Madigan dopo questo lungo
discorso fatto in maniera concitata si è fermata per riprendere
fiato e io ne ho approfittato per domandarle:
“Ma voi in definitiva
cosa pensate dell’Altra Parte?”
“Noi abbiamo un grande
rispetto per l’Altra Parte e sappiamo che è abitata da esseri
superiori che si preoccupano per noi, del nostro benessere e della
nostra incolumità. Noi dobbiamo tantissimo all’Altra Parte e ci
rivolgiamo spesso a voi per esprimere desideri, comunicare le nostre
paure, le nostre speranze. Cerchiamo di seguire l’esempio
dell’Altra Parte dicendoci che la bontà che questa ci offre così
gratuitamente noi dobbiamo in qualche modo emularla cercando di
essere migliori tra di noi. Ci domandiamo spesso che cosa sia l’Altra
Parte, anche se tutte le informazioni che abbiamo in Wikipedia ce la
descrivono, ma non riusciamo a capire se quello che leggiamo sia
proprio ciò che è o quello che noi vogliamo che sia”
Nel frattempo siamo
uscite e tornate sul grande viale dove le vetture sfrecciano senza
fare alcun rumore. Le luci nei grandi grattacieli si sono accese
sempre di più, a prova che tutti stanno tornando a casa dopo una
giornata di lavoro.
Ho chiesto a Madigan di
fermarci un attimo per poter telefonare a Sol.
Ho provato una decina di
volte a fare il numero del cellulare di Sol, ma non c’è mai stato
niente da fare. Il telefono squillava ma lui non ha mai risposto. Ho
cominciato a sentire qualcosa allo stomaco che diventava sempre più
grosso e mi impediva di respirare bene: paura. “Gli manderò un
sms…ecco sì!” mi sono detta ritrovando subito un po’ di
speranza. Ho scritto rapidamente “Aiutami Sol! Tirami fuori da
questo pasticcio. Non so come, ma sono entrata nel mondo di At…fai
qualcosa….qialsiasi cosa!”
5
Ho guardato Madigan,
sperando che potesse dirmi qualcosa che potesse ridarmi un po’ di
coraggio, ma lei mi guardava con l’espressione di chi non sa
proprio cosa fare. Le cose erano due. O mi mettevo a piangere o
parlavo. Ho preferito fare la seconda.
“Ma che posso fare
Madigan? Sono qui prigioniera di un mondo che non conosco e nel quale
non so come ho fatto ad arrivare. Sono stanchissima, talmente stanca
che non riesco neanche più a connettere. Ho fame e sonno….e non so
dove andare…” le ho detto sconsolata
“Su non fare così Sai
che facciamo? Stasera vieni a dormire a casa mia e vedrai che
troveremo una soluzione per farti tornare a casa, ovunque sia la tua
casa” ha detto sospirando e con scarsa convinzione.
“Va bene, ti ringrazio
fin……..” mi sono interrotta perché una sirena ha cominciato a
fischiare con un sibilo acuto che però non riusciva a sovrastare il
rumore sempre crescente di qualcosa che si avvicinava a rapida
velocità
Madigan mi ha preso per
mano e dandomi uno strattone mi ha tirato dietro di sé urlando con
quanto fiato aveva per farmi capire:
“Corri Pam, corri più
che puoi. Sta arrivando un’incursione aerea dei nemici. Vieni
andiamo a nasconderci nel bunker qui vicino”
L’ho seguita senza
fiatare, cercando di correre il più velocemente possibile e girando
di tanto in tanto la testa per vedere da che cosa provenissero quei
rumori strani che sentivo dietro di me. Piccoli aerei neri, agili,
velocissimi, facevano ardite giravolte sopra Wikipedia e un altro
grande grattacielo poco distante, sganciando qualcosa di colore
verde, che poteva somigliare in qualche modo a un laser.
Mentre correvo dietro a
Madigan non ho potuto fare a meno di domandarle con quanto fiato
avevo in gola:
“Che cos’è quella
grande costruzione così presa di mira dal bombardamento?”
“E’ la ‘Banca
Dati’…..ma non pensare a queste cose ora….corri…corri!”
Alla fine siamo arrivate
senza fiato a un ingresso della metropolitana e scendendo
precipitosamente le scale, ho pensato per un fuggevole attimo che
sono venuta via dal mio mondo pieno di violenza per entrare in uno
ancora più violento.
Ho dovuto subito
constatare che gli abitanti di At sono abituati a questo genere di
sorprese giornaliere. Infatti nel piccolo bunker ricavato in un vano
della metro, c’erano già diverse persone, con la stessa
espressione tranquilla che abbiamo noi quando andiamo al
supermercato.
Ci siamo sedute nelle
seggioline di plastica verde trasparente, comode tra l’altro, e
subito Madigan si è messa a parlare con tutti dimenticandosi di me.
6
“Chissà stavolta
quanto ci dovremo restare qui dentro?” ha domandato una biondina
fasciata in un paio di jeans che da quanto erano stretti mi
sembravano dipinti addosso.
“Mi sembra che stavolta
gli aerei sono parecchi. Sembra quasi più una missione che un
semplice raid.” Le ha risposto un bel giovanotto
“Ma come faremo a
sapere quando possiamo uscire?” mi sono azzardata a domandare
“Non fateci caso….è
nuova di qui….usciremo quando suonerà nuovamente la sirena. Meno
male che esiste questo allarme che ci salva continuamente la vita!”
ha aggiunto con un sospiro Madigan
“E di dove sei?” il
giovanotto mi sembrava uno che attacca subito bottone, ma forse era
semplicemente una persona gentile che cercava di mettermi a mio agio.
“Viene dall’Altra
Parte” ha risposto ancora una volta Madigan per me.
Immediatamente ho visto
tutti gli sguardi puntati su di me e l’atteggiamento che prima era
indifferente si è trasformato in deferente.
“Vieni dall’Altra
Parte?” è stato quasi un coro
“Sì! “ho risposto
mentre mentalmente cercavo di identificare NY con l’Altra Parte
“E…come è?” il
ragazzo si è ripreso abbastanza velocemente dall’emozione di aver
visto un angelo.
“Beh! E’ molto bella!
Piena di grattacieli come qui, con tanti alberi come qui, ma molto
diversi…..più vivi ecco, con un cielo come qui, ma anche il cielo
è molto diverso dal vostro che non cambia mai. Il nostro cielo è
mutevole, pieno di correnti ascensionali che spostano le nuvole e più
che altro pieno del colore e del calore del sole….ma dimmi- ho
aggiunto cambiando discorso e rivolgendomi al giovane- perché quegli
aerei vogliono distruggere la Banca Dati?”
“Vorremmo saperlo anche
noi! Per At la Banca Dati è indispensabile, anzi per dirla meglio At
esiste solo se esiste la Banca Dati. Noi esistiamo solo se voi
dell’Altra Parte ci mettete dentro le vostre informazioni, che poi
noi elaboriamo e rimandiamo. La Banca Dati è il centro nevralgico di
At e senza quella noi siamo davvero poca cosa.”
“Ma a chi può
interessare la sua distruzione, se così facendo causa anche la
distruzione di se stesso?.....Io mi chiamo Pam e tu chi sei?” gli
ho domandato tendendogli la mano
“Io sono un tecnico di
primo livello, R4 Zs….ma gli amici mi chiamano Zac…puoi chiamarmi
Zac anche tu….Come posso rispondere alla tua domanda? Non lo so!
Nessuno di noi lo sa. Tutt’al più possiamo fare delle congetture.
Io però ho una mia teoria: che siate voi dell’Altra Parte a
organizzare sistematicamente queste incursioni…”
“Noi? Ma come ti salta
in testa un’idea del genere? Noi andiamo subito in tilt quando il
nostro computer viene bloccato da un virus, e ci affanniamo a farlo
immediatamente riaggiustare, perché mai dovremmo volere la vostra
distruzione?.....E’ vero che ci sono gli haker…”ho detto quasi
più a me stessa che a lui
“Gli haker? Chi sono?”
“Sono individui che
fanno programmi per distruggere altri programmi o semplicemente per
poter avere accesso a questi….ma insomma non mi sembra che alla
fine creino danni continuativi……Almeno per quanto ne so
io……..però visto che mi ci fai pensare, ………potrebbe anche
essere così. In definitiva noi conosciamo solo certe cose e abbiamo
via via sentito dire di problemi grossissimi che potrebbero
verificarsi sui nostri computer….come quando successe del
millennium bug, che ci fu un allarme generale e poi non successe
niente!”
“E ci credo – mi ha
risposto Zac con un sorrisino sarcastico – ma tu non sai per quanti
mesi abbiamo dovuto combattere sistematicamente perché ciò non
avvenisse. Tutti i giorni c’erano continue incursioni e raid fatti
da aerei che poi non si sono più visti. Fortunatamente, grazie
all’aiuto di tutta la cittadinanza che in quel periodo fece una
mobilitazione generale, le maglie della nostra sorveglianza furono
perfettamente conservate e il nemico non è riuscito a passare……poi,
chissà perché, continuiamo ancora a domandarcelo, non si videro più
e per un lungo periodo abbiamo vissuto più tranquillamente…..ma
non me lo nominare più il millennium bug per piacere”
“Sai che ti dico? –
mi sono presa due minuti di tempo per riflettere – io credo che
questo fosse uno sporco gioco di qualcuno che voleva fare i suoi
loschi interessi sulle spalle della gente perbene….e dopo che mi
hai detto queste cose ne sono anche più convinta”
“Ma come – ha
ribattuto Zac scuotendo il capo – noi pensiamo a voi dell’Altra
parte come ad esseri superiori e voi, non solo siete incuranti di
quello che può capitare a noi, ma fate la guerra anche tra di voi?
Se mi dici queste cose mi fai perdere tutte le illusioni. Noi
cerchiamo di essere migliori cercando di emulare gli insegnamenti che
ci provengono dall’Altra Parte ….e tu mi dici che invece da voi
esiste l’odio e il desiderio di fare del male ad altri? Non ci
capisco più niente!”
7
“Vedi Zac – dico
lentamente cercando di trovare le parole giuste per non fare altro
danno oltre a quello che, me ne rendo conto ora, ho già fatto –
non so come farti capire e proverò a spiegarmi con parole semplici.
Per quello che riguarda voi io ti posso dire solo questo. Molte volte
mi sono domandata perché succedano tante cose brutte sulla pelle di
tante persone che non c’entrano niente e come faccia Dio a
permetterle. L’unica risposta che mi sono saputa dare è questa:
Dio è talmente occupato nei suoi grandi progetti, che quando si
muove non si accorge di poter fare del male a noi, come io molte
volte non mi accorgo camminando di calpestare un formicaio e di fare
una strage. ….”
“Ma come! –Zac mi ha
tolto repentinamente la parola mentre gli altri mi stanno guardando
con gli occhi sbarrati – tu mi stai dicendo che oltre a voi c’è
anche un altro Dio?”
“Parrebbe di sì!”
rispondo piano piano consapevole stavolta di averla fatta veramente
grossa
“E come è questo Dio
di cui parli?” Madigan continua a fissarmi intensamente mentre mi
fa questa domanda e subito dopo si passa la lingua sulle labbra
improvvisamente sbiancate.
“E chi l’ha mai
visto? Io non so assolutamente che aspetto abbia Dio, so solamente
che anche noi avvertiamo la sua presenza e sentiamo che da lui
vengono gli insegnamenti che non si stanca mai di darci…….chissà!
Forse anche noi siamo a nostra volta dentro un grande computer e
proprio come voi cerchiamo di salvare il nostro mondo dagli attacchi
che ci vengono continuamente da tante parti…..” ho risposto
parlando più a me stessa che a loro
“Noi vi abbiamo
collocato in un posto che chiamiamo l’Altra Parte…….e il vostro
Dio invece dove sta?” chiede la biondina con un filo di voce, quasi
vergognandosi di fare una simile domanda
“Noi la chiamiamo
Eternità!” ho risposto brevemente anche perché non saprei che
altro dirle
“E quindi….-riprende
Zac seguendo un suo filo logico – chi ci dice che oltre il vostro
Dio non ce ne sia un altro e poi un altro e un altro ancora? Come
nelle scatole cinesi per intendersi ………….e più che altro,
chi ci dice che qui, proprio qui ad At non ci sia una scatola ancora
più piccola, dove altri esseri stanno vivendo le stesse cose che
viviamo noi e per i quali noi siamo i loro dei?”
Mi guarda con i suoi
occhi penetranti, aspettando da me una risposta. Una risposta che non
ho. Niente da ridire! Il ragazzo è veramente intelligente
“Mi dispiace Zac, non
so risponderti, però una cosa quella sì te la posso dire! Mi rendo
conto che questo nostro incontro mi è servito molto e dopo la nostra
chiacchierata fatta in queste condizioni così particolari, mi sento
molto più vicino a voi……e forse anche ad altri che in questo
momento magari si stanno facendo le stesse domande”
“E’ vero Pam- mi
sorride lui tendendomi una mano – anche a me fa la stessa
impressione e penso che anche gli altri la pensino così…..Ma
dimmi! Non sembra anche a te che ci sia qualcosa che non funzioni in
tutto ciò? Che qualcosa in questo meccanismo sia andato storto, come
quando entra un granello di polvere dentro gli ingranaggi di un
orologio?
L’orologio continua ad
andare ma il tempo e le dinamiche non sono più le stesse. Non dice
più il vero….”
“Zac –Madigan
interviene con la sua voce dolce – tu sei sempre stato troppo
pessimista. Forse hai ragione, non dico di no, ma può anche darsi
che la storia non sia così come la vediamo noi e che invece abbia
una sua finalità molto diversa da quello che ci aspettiamo”
“E’ vero Zac –
intervengo prontamente – anche noi dall’Altra Parte diciamo che
non possiamo conoscere i disegni che guidano le azioni di Dio….ci
limitiamo a non comprendere e a sperare…..del resto, fino a pochi
minuti fa voi eravate convinti che noi dell’Altra parte fossimo Dio
e vedi bene che invece non sono riuscita a risolvere nessuno dei
vostri e dei miei problemi”
“Sarà ragazze, sarà…..
ma questo meccanismo è progettato troppo bene perché possa essere
frutto di casualità.
Scatole cinesi, una
dentro l’altra dall’infinitamente piccolo all’infinitamente
grande, ciascuna delle quali al suo interno controlla e mina le sorti
dell’altra, spingendola ad entrare in una scatola sempre più
grande che riempie dei propri limiti….per arrivare a dove?”
Zac ci guarda ad uno ad
uno cercando di cogliere una risposta dai nostri occhi. Ma non ci
sono risposte.
Il silenzio si è fatto
pesante e anche fuori non si sente più niente. L’incursione pare
che sia terminata.
Mi guardo intorno come
per imprimermi quel mondo che non avevo mai visto e che mi mette
addosso una strana sensazione di inadeguatezza. Sono lì con altri
giovani come me, ma molto diversi da me. Per dirla con le parole di
Zac io sono di una scatola, loro di un’altra scatola e per quanto
simili, non saremo mai uguali perché le nostre esperienze saranno
sempre diverse. Sarà così in tutte le altre scatole che ha
ipotizzato Zac? Esseri sempre meno simili, via via che le scatole
diventano più grandi? Esseri i cui orologi scandiscono tempi
diversi? C’è uno scopo in tutto ciò? O come dice Zac, qualcosa
non ha funzionato?
Madigan mi scuote
leggermente il braccio per farmi tornare presente a me stessa.
“Pam, l’allarme è
finito. Vieni ora possiamo uscire” e si avvia verso le scale per
risalire all’aperto
Mi alzo per seguirla e mi
volto per salutare gli altri. Agito la mano
“Ciao ragazzi e grazie
per la compagnia che mi avete fatto”
Anche Zac si alza e con
un cenno della mano mi saluta
“Ciao Pam – mi dice
sorridendo – Madigan ha ragione! Sono davvero troppo pessimista”
Mi avvio su per le scale
ma prima di sparire definitivamente dalla loro vista mi volto per
fargli un ultimo sorriso
“Ciao Pam! Ciao Pam!
Salutami l’Altra Parte Pam, hai capito Pam???”
8
“Pam! Pam! Pamela mi
senti?”
Apro gli occhi disturbata
da quella voce che è diventata stridula per l’apprensione.
Intorno a me un gruppo di
persone che mi guardano preoccupate. Alzo gli occhi verso quelle
teste che mi sovrastano e li richiudo.
“Pam come ti senti? –
stavolta riconosco distintamente la voce di Sol, una voce tesa e
leggermente incrinata. Poi un’altra voce”Sta bene signorina? Non
si preoccupi! Sono un medico. Lei ha avuto solo un leggero
svenimento”.
Ecco ora riesco a mettere
a fuoco le immagini. Sol è lì vicino a me e istintivamente gli
stringo la mano, che a sua volta stringe la mia, poi cerco di
prestare attenzione alla voce che mi dice di respirare profondamente
e che mi rassicura con la sua calma.
“La sua pressione è
tornata normale e i suoi riflessi sono ottimi Pamela….si chiama
così vero? Si tranquillizzi- aggiunge gentilmente – lei ha avuto
soltanto quella che viene definita sindrome di Stendhal”
“Sindrome di che?” ho
ribattuto incuriosita mio malgrado
“La sindrome di
Stendhal è uno svenimento che può essere provocato dalla visione di
un’opera d’arte. Questo in genere capita alle persone molto
sensibili…e lei evidentemente lo è” a aggiunto il dottore a
scopo esplicativo.
“ Ora sto bene. Grazie
dottore per quello che ha fatto per me. Mi dispiace di aver creato
tanto trambusto per tutto questo tempo”:
“Ma si figuri! Il suo
svenimento sarà durato sì e no un minuto!” ha aggiunto il dottore
“Comunque se crede, per sua tranquillità quando torna a casa può
andare a fare una visita di controllo……ma io starei tranquilla”
e mi ha dato un buffetto sulla guancia prima di accomiatarsi.
Anche il capannello di
persone se ne è andato e io e Sol siamo rimasti soli.
Il mio sguardo corre
inavvertitamente sul quadro di Picasso. Il Re mi guarda con lo
sguardo di sempre, ma ora è una cosa diversa. Poi i miei occhi si
dirigono sulla piccola At, che da ora in avanti sarà per me un mondo
fantastico.
Mi sento strana, diversa
dalla ragazza di pochi minuti prima.
Sol mi guarda
preoccupato. Mi conosce bene e sa che c’è qualche altra cosa che
va oltre al mio breve svenimento.
“Poi te lo dirò Sol!”
gli dico sorridendo. Lui si merita di sapere davvero tutto. “Ora
continuiamo il nostro giro, sennò che gli diciamo stasera a
Martini?” aggiungo ridendo, cercando di sdrammatizzare e faccio per
avviarmi, quando un bip-bip mi trattiene. E’ il cellulare di Sol
che segnala l’arrivo di un messaggio.
“Possibile che Martini
senta già la nostra mancanza?” dice ridendo e aprendo il
cellulare. Poi si ferma di colpo e mi guarda interdetto.
“Che c’è Sol?”
“Pam, c’è un
messaggio da parte tua. Un messaggio strano direi!”
“Quale?” chiedo
rassegnata sapendo già cosa mi leggerà
“Aiutami Sol! Tirami
fuori da questo pasticcio. Non so come, ma sono entrata nel mondo di
At…Fai qualcosa…qualsiasi cosa!”
“Te l’ho detto Sol!
Poi ti spiegherò tutto!”
“Ma possibile che non
capisci Pam?” mi ha domandato lui interdetto
“Che cosa?” ho
chiesto stupita
“Quando hai scritto
questo messaggio tu eri svenuta. L’orologio del cellulare parla
chiaro………tu non hai potuto scrivere questo messaggio!”
“Credo che dovrò dirti
tutto ora Sol! Hai un po’ di tempo per me? Anche se mi chiedo come
faremo poi con Martini……ma questo è più importante!”
Mi chiamo Pamela. Pamela
Spring, e ho vissuto un’esperienza non comune, un’esperienza che
ha cambiato per sempre il mio modo di pensare e di interagire con la
realtà eppure io e Sol siamo destinati a tenerci questa fantastica
avventura per noi, perché chi ci crederebbe mai?
Ma anche ora, mentre
finisco di scrivere ciò che ho vissuto, guardo con affetto il mio
computer, perché so che dentro di lui c’è un mondo che per me non
è più sconosciuto, al cui interno vivono,lavorano, amano, degli
esseri che sono amici miei, con i quali ho condiviso momenti di
grande apertura mentale.
@
Nessun commento:
Posta un commento