giovedì 24 maggio 2012

Nel fantastico mondo di AT



Mi chiamo Pamela. Pamela Spring. Ho ventitre anni e frequento l’Istituto Superiore di Belle Arti.
Fino a non molto tempo fa sono stata una ragazza del tutto normale, ma un giorno qualcosa è cambiato nella mia vita e sono sicura che niente la farà tornare come prima, perché io ho vissuto un’esperienza che penso sia unica e da allora …vedo la vita in maniera diversa…Ma bisogna ritornare un po’ indietro nel tempo……..fino a quel giorno ………



1

Non riuscivo ancora a credere che il mio sogno si fosse avverato! E invece ero qui davanti all’ingresso del MoMA, uno dei più prestigiosi musei del mondo, se non il più importante. Tra un po’ sarei entrata e avrei avuto modo di vedere dal vero tutte le grandi opere d’arte che conteneva, opere d’arte che fino a quel momento avevo potuto guardare solo nei libri d’arte e in televisione.
Quando io e Sol avevamo partecipato a quel concorso di storia dell’arte che aveva come primo premio un viaggio a NY, non avremmo mai nemmeno osato sperare di classificarci nei primi dieci posti. Invece eravamo risultati i vincitori ed eravamo partiti insieme al nostro insegnante di storia dell’arte e ad altri ragazzi selezionati come noi, alla volta della Grande Mela, dove ci aspettavano venti giorni di vacanza studio e come ulteriore premio una visita guidata alla celebre galleria.
Eravamo arrivati al MoMa alle dieci di mattina e avevamo deciso che dopo la visita guidata che avremmo fatto tutti insieme, per usufruire delle spiegazioni dettagliate dell’esperto, ci saremmo divisi in gruppi più piccoli, ciascuno dei quali avrebbe guardato con più attenzione le opere d’arte che per lui risultavano più interessanti. Del resto nell’arte ci sono tante tendenze e quindi autori che appassionano più di altri.
Io e Sol avevamo deciso di studiare da vicino Picasso. Mi è sempre piaciuto tantissimo questo pittore così poliedrico, mai uguale, sempre alla ricerca di innovazioni sia della tecnica che dello stile. Sol poi né è sempre stato letteralmente affascinato e forse la mia passione deriva in parte dalla sua.
Sol è il diminutivo che ho dato a Solomon Denver tanti anni fa, quando eravamo ancora bambini e non sapevamo che avremmo avuto la stessa passione per l’arte e che entrambi ci saremmo iscritti all’Istituto Superiore di Scuola dell’Arte.
Sol è veramente un artista, molto più bravo ed estroso di me. Lui riesce in tutto e spazia tranquillamente dalla scultura alla pittura, con una fantasia che molte volte gli invidio. Abbiamo caratteri molto dissimili e quindi interessi diversi per tutto ciò che è pittura, ma una passione ci trova assolutamente d’accordo: Picasso.
Anche quel giorno, mentre aspettavamo che iniziasse il nostro giro culturale, non potevo fare a meno di ricordargli, che appena possibile ci saremmo dovuti defilare per andarci a guardare in santa pace le opere del nostro pittore preferito.
“Mi raccomando Sol – gli ho detto a bassa voce – non farti accorgere che ce ne andiamo e più che altro non farti sentire da nessuno, altrimenti qualcuno si accoda e non possiamo fare quello che ci pare!”
“Me l’hai gia detto almeno tre volte Pam. ..non ti sembra che sia sufficiente?”
“Ricordartelo non fa mai male….sei sempre così distratto!” ho ribattuto piano piano con un sorrisino, alzando le spalle. Sol non ha potuto fare a meno di sorridermi a sua volta e non ci siamo rivolti la parola fino a quando non è finito il nostro giro .A quel punto il Prof. Martini ci ha chiamato a raccolta intorno a sé e con voce ferma ci ha detto:
”Bene ragazzi! Ora possiamo dividerci e ciascuno di voi può andare a vedere quello che più gli interessa. Vi conviene farlo nel migliore dei modi, perché al nostro rientro dovrete fare una relazione sulla giornata e su tutto quello che avete visto fino ad ora e quello che vedrete ciascuno per conto vostro. L’appuntamento è in questo posto ….diciamo fra sei ore a partire da questo momento! Domande da fare?”
Nessuno di noi ha avuto niente da dire. Tutti avevamo aspettato con ansia quel momento di libera uscita e allo stesso modo in cui abbiamo fatto noi anche gli altri si sono organizzati per andarsene con le persone con le quali stavano più volentieri.
“Ok. Allora potete andare! A stasera!”
“Arrivederci Prof.” Abbiamo salutato mentre ce ne andavamo chi da una parte, chi dall’altra.
Finalmente Sol ed io eravamo soli, il MoMA era lì per noi e avevamo tutta la voglia di godercelo.



2

Abbiamo girato come matti, esaltandoci sempre di più davanti alle opere del nostro pittore preferito, e non solo davanti a quelle. Poi siamo arrivati davanti a un autoritratto, dove Picasso si è rappresentato con uno sguardo che cattura subito l’attenzione. Sono gli occhi infatti che attirano , sono gli occhi che hanno un’espressione magnetica e quasi allucinata.
Ci siamo ritrovati incantati a guardare questa tela nei suoi splendidi colori e negli spettacolari giochi di luce, mentre si faceva sempre più nitida la consapevolezza di trovarsi davanti a un capolavoro. Il Re! E’ uno dei titoli di questo quadro e il carisma che emana e veramente regale . Sono rimasta letteralmente stregata da quegli occhi che mi guardavano.
Mi sono avvicinata un po’ di più, cominciando a sentire un leggero sudore che mi scendeva lungo la schiena. Non sono riuscita più a distogliere il mio sguardo da quegli occhi spalancati sulle visioni della vita. La cornea bianca e la pupilla scura dilatata sembrava che mi stessero risucchiando ogni energia. Istintivamente avevo allungato una mano per stabilire un contatto con l’uomo rappresentato su quella tela, ma dentro di me sapevo di stare facendo una cosa sbagliata. Se ne fosse accorta la sorveglianza avrei passato un brutto quarto d’ora.
“Ma che mi sta succedendo? “Mi domandavo mentre una sorta di angoscia leggera cominciava a corrermi dentro impedendomi di respirare normalmente.
Capivo che dovevo distogliere lo sguardo da quegli occhi magnetici e facendomi violenza mi sono voltata per cercare di posare il mio sguardo su qualcosa di diverso, qualcosa che mi restituisse il senso della normalità, che sentivo, mi stava abbandonando, anche se non riuscivo a comunicarlo neanche a Sol, che era lì a due passi da me. Finalmente i miei occhi si sono posati su qualcosa di familiare e di totalmente estraneo alla pittura. In mezzo ad altri quadri famosi, faceva sfoggio di sé una bella @.
“E’ vero – mi sono detta – ne hanno parlato tutti i giornali. La chiocciola, la mitica At, è entrata a far parte dei capolavori del MoMa.
Cercavo di fissarmi su di lei, ma gli occhi del Re, non mi volevano lasciare; erano incisi dietro la mia retina e anche se mi sforzavo di guardare quel simbolo innocuo che è At, non potevo fare a meno di vederli e di sentire un malessere che cresceva sempre di più.
“Guarda la chiocciola – mi dicevo consapevole di non riuscire a fare neanche più un passo – guarda la chiocciola capito?” urlavo in silenzio
Seguivo le linee delicate della chiocciolina, che ho visto tante volte nei miei indirizzi di posta elettronica e cercavo di sentirmi rassicurata, ma no, anche lei mi guardava con la parte centrale diventata improvvisamente pupilla, la pupilla del Re.
Avrei voluto gridare ma non potevo, avrei voluto muovermi, ma non ci riuscivo, avrei voluto toccare Sol, richiamare la sua attenzione, ma non ne ero in grado!
Poi finalmente mentre un velo nero scendeva davanti ai miei occhi e con lui l’oblio, ho sentito la voce di Sol giungere da molto lontano.
3

Ho avuto la sensazione di uscire da un lungo tunnel .Ho aperto faticosamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco tutto quello che mi circondava. Impossibile! Tutto ballava davanti a me e anche la voce che mi stava chiamando, mi sembrava che venisse da molto, molto lontano.
“Ehi! Ti senti bene?” ora la voce era molto più vicina e percepivo l’ansia che c’era nelle sue parole. La voce di una ragazza, ne ero certa, anche se avrebbe potuto essere quella di un bambino. Non so!
“Sssii!” ho risposto esitando. Non ero sicurissima di essere al cento, c’era qualcosa che mi sfuggiva e mi faceva sentire a disagio.
Ho fatto uno sforzo per spalancare gli occhi e con fatica mi sono messa seduta, aiutata da due mani che mi sono venute in soccorso.
“Ora va molto meglio” ho detto cercando di sorridere alla persona che ho intravisto solo nebulosamente. “ Ma Sol dov’è?” ho chiesto incuriosita mio malgrado. Mi sembrava strano che non fosse qui vicino a me
“Sol?” la ragazza era davanti a me e finalmente riuscivo a vederla. Capelli castani, occhi verdi, sorriso gentile.
“Si! Il mio amico. Eravamo insieme a guardare il quadro di Picasso, ma non lo vedo più……e non vedo più neanche il quadro!” la mia voce cominciava ad essere allarmata, lo sentivo io stessa.
“Ma….ma …dove sono?” ho domandato impaurita alla bella ragazza di fronte a me.
“Questa è At! Non sei di queste parti?” mi ha risposto stupita
“At? Ma che cos’è …uno scherzo per caso?”
“Assolutamente no! Questa è la mia città, io ci vivo da sempre e pensavo che anche tu fossi di qui. Quando ti ho vista eri stesa su questo prato e mi sono avvicinata per vedere se avevi bisogno di qualcosa….avevi gli occhi chiusi come se tu stessi facendo una bella dormita, ma bisbigliavi qualcosa…il Re, il Re, mi pare……sembrava quasi che tu fossi sotto l’effetto di un incubo. E’ per questo che ti ho chiamata……Però vicino a te non c’era proprio nessuno”.
Non riuscivo a rispondere. Non ci capivo più niente in quello che mi stava succedendo. Capivo solo che la prima cosa che dovevo fare era quella di ritrovare la calma. Ho fatto un profondo respiro e ho alzato gli occhi verso il cielo come ho sempre fatto quando devo riappropriarmi di me stessa.
“Oddio!”ho esclamato nuovamente impaurita facendo un balzo indietro.
“Che c’è?” ha risposto subito lei impaurita a sua volta
“Il cielo! – ho detto puntando il dito in alto – ma che colore ha il cielo? Possibile che non ci veda più bene?”
“Il cielo è normalissimo e il suo colore è quello di sempre….” ha risposto lei stupita e vagamente allarmata. Forse cominciava a pensare di avere a che fare con una squilibrata
“E sarebbe?”ho insistito io
“Ma è verde fosforescente, non lo vedi?”
“Purtroppo sì!” ho ribattuto costernata
“Scusa, ma non ti capisco….a proposito come ti chiami?”
“Pamela Spring! Mi dispiace di non avertelo detto prima, ma sono un tantino frastornata…e tu come ti chiami?”
“Il mio nome è Madigan” ha detto semplicemente
“Che nome particolare e bello! Madigan e poi?” forse il suo cognome mi dirà qualcosa.
“Madigan e basta” mi ha guardato nuovamente stupita
“Ma il tuo cognome qual è?” ho incalzato sempre più curiosa
“Cognome? Che cos’è il cognome?……. – poi ha sorriso come se ricordasse qualcosa – ma forse tu vuoi dire il codice identificativo. Vuoi sapere il mio codice?”
“Non lo so! Non lo so davvero! Comunque prova a dirmelo….”
“---…---“
“Non ci capisco niente. Allora se ho ben capito tu ti chiameresti Madigan ---…---? Ho domandato con cautela
“Sì…..o meglio per essere precisi modello serie Z madigan ---…--- “ ha concluso sorridendo
“Tu piuttosto – ha ripreso solo dopo un attimo – Mi sembra che il tuo codice identificativo sia abbastanza strano. Non ho mai sentito niente di simile. A quale serie appartieni?”
“Ma di che serie stai parlando?” il mio stupore deve esserle sembrato veramente autentico perché si affretta ad aggiungere:
“Ma dei bit naturalmente!”
“I ….bit?” ora sono veramente allarmata. Forse Madigan ha potuto pensare che io sia un po’ di fuori, ma quello che ho pensato io negli ultimi due minuti non può essere detto in due parole.
Ho rivolto nuovamente lo sguardo a quel cielo così strano. Mi sono sentita turbata da quel colore cangiante tendente al verde smeraldo, che in alcuni punti assume delle trasparenze che lo fanno veramente somigliare ai bagliori che emana la pietra preziosa.
“Almeno ci fosse il sole, o tirasse il vento!” ho esclamato per riprendere un po’ di coraggio
“Il sole…il vento?.....Ma tu per caso hai sentito il calore del sole e la forza del vento?” mi chiede incredula
“E certo che li ho sentiti. Tutti i giorni della mia vita da quando sono nata ad ora” le ho risposto un po’ scocciata
“Non ci posso credere – Madigan ha fatto due o tre passi indietro portandosi una mano in fronte e stendendo l’altra davanti a sé – non è possibile!”
“Ma cosa non è possibile? Le ho domandato con voce un po’ alterata, stupita da suo atteggiamento che da amichevole è diventato quasi sottomesso, ossequiosa e un po’ timoroso….o mi sbaglio?
“Tu vieni dall’Altra Parte….ora ho capito…e dimmi per piacere! Come è il vento? E il calore del sole? E l’alba e il tramonto?”
“Come vuoi che siano queste cose? Le vediamo tutti i giorni. Sono sempre uguali…..ma perché me lo domandi?” le ho domandato veramente stupita.
“perché noi non le vediamo mai. Il nostro cielo è sempre uguale, sempre dello stesso colore. Noi non conosciamo il rumore del vento o quello della pioggia che cade. Noi non sappiamo che cos’ è il calore del sole e non riusciamo neanche a immaginare che cosa possa essere un’alba o un tramonto”
“Non ci posso credere”- dico quasi più a me stessa che a lei -eppure conosci l’esistenza del vento del sole, della pioggia…..perché non smetti di scherzare?”
“Non sto scherzando…credimi!” mi ha detto con voce accorata.
“Ma in che posto sono capitata? – le chiedo guardandomi intorno. Eppure il mio sguardo si posa sulle tante luci di una città grande e a prima vista molto tecnologica.
“Te l’ho già detto. Il nostro mondo si chiama At. Certo che conosco tutto quello che tu hai nominato. Chi è che non conosce il sole? O la. pioggia o il vento? Ma un conto è conoscerle queste cose, un conto è sapere cosa esse siano veramente. …..Vedi quella grande costruzione laggiù? Sìì? Bene guarda che insegna c’è attaccata nel cornicione. La vedi? Benissimo…E allora dimmi! Cosa c’è scritto?”
”Wikipedia!” ho balbettato in risposta mentre pensieri tumultuosi mi girano per la testa. Io conosco questo nome. Quante volte l’ho consultato in internet per fare una breve ricerca?
“Ecco! Io lavoro là. Vuoi venire con me? Ti faccio vedere il posto dove lavoro e così capirai perché anche se conosco il sole, la luna, il vento, le stelle e centinaia di migliaia di altre cose , non le ho mai viste. Vieni allora?” mi ha quasi supplicato
“Va bene andiamo, ma poi devo tornare a casa mia. Devo trovare Sol in tutti i modi prima delle diciotto. Il prof. Martini ci ha dato appuntamento per quell’ora”



4


Ci siamo avviate per le strade dritte di quel quartiere. Tutto è perfetto, estremamente pulito. Non c’è un filo d’erba più lungo di un altro, i fiori sono tutti in fila e gli alberi hanno foglie lucide, come se qualcuno le avesse lustrate cinque minuti prima.
Non c’è voluto molto tempo, per arrivare all’enorme costruzione di acciaio e fibra di carbone, almeno così sembra ai miei occhi profani, che ospita la sede di Wikipedia.
Siamo entrate da una grandissima porta e di siamo avviate in silenzio verso l’ufficio di Madigan.
“Ecco – mi ha detto con un piccolo sorriso – io lavoro qui. Su questi enormi pannelli che vedi davanti a noi faccio scorrere le immagini e le notizie che vengono richieste da tutto il mondo. Wikipedia è conosciuta anche nei più sperduti angoli del vostro mondo e noi dobbiamo sempre aggiornarci. Io e i miei colleghi conosciamo tutto o quasi, del mondo dell’Altra Parte, siamo veramente pozzi di scienza e di cultura, ma solo in teoria credimi, perché non possiamo vivere ciò che vivete voi. Noi siamo solo creature …voi i creatori”
Sono rimasta frastornata. Non avevo mai immaginato di poter essere considerata un creatore, abituata da sempre a pensare a me stessa solo come creatura, mi riusciva difficile pensare che qualcun altro potesse avere verso di me la stessa nebulosa conoscenza che io ho verso Dio.
“Tu sei venuta nel nostro mondo evidentemente per portare a termine un progetto che noi non siamo in grado di capire – ha continuato Madigan con emozione - ma ti prego esaudisci un mio desiderio!”
“Quale? “ ho domandato incuriosita, domandandomi nel frattempo quale progetto a me sconosciuto avrei potuto portare a termine in un posto di cui ignoravo persino l’esistenza, e domandandomi di sfuggita se anche Dio qualche volta si sarà sentito come mi sentivo io in quel momento.
“Fammi sentire il vento che passa tra i capelli, il calore del sole sulla pelle, la freschezza della pioggia che scende dal cielo…”
No ho saputo risponderle. Sono rimasta in silenzio pensando che qualsiasi cosa avessi potuto dire sarebbe stata di troppo. Madigan ha frainteso il mio silenzio e si è subito preoccupata:
“Forse sono stata troppo pretenziosa? Non volevo, credimi, ma è da tanto tempo che col pensiero mi rivolgo a chi mi ha creato per chiedergli questo regalo!”
“Senti Madigan….io capisco ben poco di quello che mi stai dicendo, ma da quello che credo di intuire ho appena varcato una porta temporale che mi ha catapultato in un mondo che se anche non mi è sconosciuto, è lontano dal mio. Mi dispiace che tu riponga in me tante speranze perché, credimi, non saprei in nessun modo come fare ad esaudire. L’unica cosa che io devo cercare di fare è di tornare tra i miei simili…….” Ho lasciato in sospeso il mio discorso aspettando che lei intervenga
“E allora?” non si è fatta attendere molto
“E allora cerchiamo di darci una mano vicendevolmente. Tu aiuta me e io cercherò di aiutare te….ci stai?”
“Ci sto! - non c’è stata ombra di esitazione nella sua voce – ma da che parte si può cominciare?”
“Io credo che tu debba farmi conoscere meglio questa tua città e forse troveremo un modo e una porta per uscire……….intanto fammi vedere una cosa” e senza attendere altro, ho guardato dentro la mia borsetta e rapidamente ci ho frugato dentro emettendo quasi subito un grido di esultanza
“C’è! C’è! E anche con la linea” e tiro fuori il mio cellulare
“E ora che farai?”
“Che farò? Per prima cosa cerco di mettermi in contatto con Sol….lui è un vero mostro per quello che riguarda internet e l’informatica…gli spiegherò quello che è successo e vedrai che qualcosa farà!” ho detto esultante, cercando di mettere tutta la fiducia che potevo nelle mie parole.
“Va bene Pam…però prima usciamo da Wikipedia. Tra qualche minuto entra in funzione il protocollo di difesa contro i nemici dello stato, che per un po’ di tempo blocca tutte le uscite…non vorrei correre il rischio di rimanere chiusa qui dentro”
“Dunque è questo il motivo per cui certe volte non riusciamo ad aprire Wikipedia……e immagino che sia così anche per tutti gli altri centri di responsabilità”.
“Certamente! Non ti ho ancora detto una cosa infatti! Qui siamo sempre più soggetti a incursioni nemiche che possano verificarsi in qualsiasi momento, mettendo sempre a repentaglio la sicurezza dell’intera città. …..Quando ciò accade tutti i nostri centri nevralgici entrano in blocco di sicurezza, ma alcune volte capita che i nemici usino armi così sofisticate, che non riusciamo a salvare tutto.
Noi durante queste incursioni cerchiamo di nasconderci nei bunker che abbiamo costruito sotto terra, ma i più si riuniscono in quel grande edificio che vedi in lontananza e lì seguono sui monitor ciò che l’Altra Parte fa per noi. Fino ad oggi coloro che sono dall’altra parte ci hanno sempre salvato ed è per quello che quando ti ho vista ho pensato che tu fossi qui in missione speciale!”
Madigan dopo questo lungo discorso fatto in maniera concitata si è fermata per riprendere fiato e io ne ho approfittato per domandarle:
“Ma voi in definitiva cosa pensate dell’Altra Parte?”
“Noi abbiamo un grande rispetto per l’Altra Parte e sappiamo che è abitata da esseri superiori che si preoccupano per noi, del nostro benessere e della nostra incolumità. Noi dobbiamo tantissimo all’Altra Parte e ci rivolgiamo spesso a voi per esprimere desideri, comunicare le nostre paure, le nostre speranze. Cerchiamo di seguire l’esempio dell’Altra Parte dicendoci che la bontà che questa ci offre così gratuitamente noi dobbiamo in qualche modo emularla cercando di essere migliori tra di noi. Ci domandiamo spesso che cosa sia l’Altra Parte, anche se tutte le informazioni che abbiamo in Wikipedia ce la descrivono, ma non riusciamo a capire se quello che leggiamo sia proprio ciò che è o quello che noi vogliamo che sia”
Nel frattempo siamo uscite e tornate sul grande viale dove le vetture sfrecciano senza fare alcun rumore. Le luci nei grandi grattacieli si sono accese sempre di più, a prova che tutti stanno tornando a casa dopo una giornata di lavoro.
Ho chiesto a Madigan di fermarci un attimo per poter telefonare a Sol.
Ho provato una decina di volte a fare il numero del cellulare di Sol, ma non c’è mai stato niente da fare. Il telefono squillava ma lui non ha mai risposto. Ho cominciato a sentire qualcosa allo stomaco che diventava sempre più grosso e mi impediva di respirare bene: paura. “Gli manderò un sms…ecco sì!” mi sono detta ritrovando subito un po’ di speranza. Ho scritto rapidamente “Aiutami Sol! Tirami fuori da questo pasticcio. Non so come, ma sono entrata nel mondo di At…fai qualcosa….qialsiasi cosa!”




5


Ho guardato Madigan, sperando che potesse dirmi qualcosa che potesse ridarmi un po’ di coraggio, ma lei mi guardava con l’espressione di chi non sa proprio cosa fare. Le cose erano due. O mi mettevo a piangere o parlavo. Ho preferito fare la seconda.
“Ma che posso fare Madigan? Sono qui prigioniera di un mondo che non conosco e nel quale non so come ho fatto ad arrivare. Sono stanchissima, talmente stanca che non riesco neanche più a connettere. Ho fame e sonno….e non so dove andare…” le ho detto sconsolata
“Su non fare così Sai che facciamo? Stasera vieni a dormire a casa mia e vedrai che troveremo una soluzione per farti tornare a casa, ovunque sia la tua casa” ha detto sospirando e con scarsa convinzione.
“Va bene, ti ringrazio fin……..” mi sono interrotta perché una sirena ha cominciato a fischiare con un sibilo acuto che però non riusciva a sovrastare il rumore sempre crescente di qualcosa che si avvicinava a rapida velocità
Madigan mi ha preso per mano e dandomi uno strattone mi ha tirato dietro di sé urlando con quanto fiato aveva per farmi capire:
“Corri Pam, corri più che puoi. Sta arrivando un’incursione aerea dei nemici. Vieni andiamo a nasconderci nel bunker qui vicino”
L’ho seguita senza fiatare, cercando di correre il più velocemente possibile e girando di tanto in tanto la testa per vedere da che cosa provenissero quei rumori strani che sentivo dietro di me. Piccoli aerei neri, agili, velocissimi, facevano ardite giravolte sopra Wikipedia e un altro grande grattacielo poco distante, sganciando qualcosa di colore verde, che poteva somigliare in qualche modo a un laser.
Mentre correvo dietro a Madigan non ho potuto fare a meno di domandarle con quanto fiato avevo in gola:
“Che cos’è quella grande costruzione così presa di mira dal bombardamento?”
“E’ la ‘Banca Dati’…..ma non pensare a queste cose ora….corri…corri!”
Alla fine siamo arrivate senza fiato a un ingresso della metropolitana e scendendo precipitosamente le scale, ho pensato per un fuggevole attimo che sono venuta via dal mio mondo pieno di violenza per entrare in uno ancora più violento.
Ho dovuto subito constatare che gli abitanti di At sono abituati a questo genere di sorprese giornaliere. Infatti nel piccolo bunker ricavato in un vano della metro, c’erano già diverse persone, con la stessa espressione tranquilla che abbiamo noi quando andiamo al supermercato.
Ci siamo sedute nelle seggioline di plastica verde trasparente, comode tra l’altro, e subito Madigan si è messa a parlare con tutti dimenticandosi di me.







6

“Chissà stavolta quanto ci dovremo restare qui dentro?” ha domandato una biondina fasciata in un paio di jeans che da quanto erano stretti mi sembravano dipinti addosso.
“Mi sembra che stavolta gli aerei sono parecchi. Sembra quasi più una missione che un semplice raid.” Le ha risposto un bel giovanotto
“Ma come faremo a sapere quando possiamo uscire?” mi sono azzardata a domandare
“Non fateci caso….è nuova di qui….usciremo quando suonerà nuovamente la sirena. Meno male che esiste questo allarme che ci salva continuamente la vita!” ha aggiunto con un sospiro Madigan
“E di dove sei?” il giovanotto mi sembrava uno che attacca subito bottone, ma forse era semplicemente una persona gentile che cercava di mettermi a mio agio.
“Viene dall’Altra Parte” ha risposto ancora una volta Madigan per me.
Immediatamente ho visto tutti gli sguardi puntati su di me e l’atteggiamento che prima era indifferente si è trasformato in deferente.
“Vieni dall’Altra Parte?” è stato quasi un coro
“Sì! “ho risposto mentre mentalmente cercavo di identificare NY con l’Altra Parte
“E…come è?” il ragazzo si è ripreso abbastanza velocemente dall’emozione di aver visto un angelo.
“Beh! E’ molto bella! Piena di grattacieli come qui, con tanti alberi come qui, ma molto diversi…..più vivi ecco, con un cielo come qui, ma anche il cielo è molto diverso dal vostro che non cambia mai. Il nostro cielo è mutevole, pieno di correnti ascensionali che spostano le nuvole e più che altro pieno del colore e del calore del sole….ma dimmi- ho aggiunto cambiando discorso e rivolgendomi al giovane- perché quegli aerei vogliono distruggere la Banca Dati?”
“Vorremmo saperlo anche noi! Per At la Banca Dati è indispensabile, anzi per dirla meglio At esiste solo se esiste la Banca Dati. Noi esistiamo solo se voi dell’Altra Parte ci mettete dentro le vostre informazioni, che poi noi elaboriamo e rimandiamo. La Banca Dati è il centro nevralgico di At e senza quella noi siamo davvero poca cosa.”
“Ma a chi può interessare la sua distruzione, se così facendo causa anche la distruzione di se stesso?.....Io mi chiamo Pam e tu chi sei?” gli ho domandato tendendogli la mano
“Io sono un tecnico di primo livello, R4 Zs….ma gli amici mi chiamano Zac…puoi chiamarmi Zac anche tu….Come posso rispondere alla tua domanda? Non lo so! Nessuno di noi lo sa. Tutt’al più possiamo fare delle congetture. Io però ho una mia teoria: che siate voi dell’Altra Parte a organizzare sistematicamente queste incursioni…”
“Noi? Ma come ti salta in testa un’idea del genere? Noi andiamo subito in tilt quando il nostro computer viene bloccato da un virus, e ci affanniamo a farlo immediatamente riaggiustare, perché mai dovremmo volere la vostra distruzione?.....E’ vero che ci sono gli haker…”ho detto quasi più a me stessa che a lui
“Gli haker? Chi sono?”
“Sono individui che fanno programmi per distruggere altri programmi o semplicemente per poter avere accesso a questi….ma insomma non mi sembra che alla fine creino danni continuativi……Almeno per quanto ne so io……..però visto che mi ci fai pensare, ………potrebbe anche essere così. In definitiva noi conosciamo solo certe cose e abbiamo via via sentito dire di problemi grossissimi che potrebbero verificarsi sui nostri computer….come quando successe del millennium bug, che ci fu un allarme generale e poi non successe niente!”
“E ci credo – mi ha risposto Zac con un sorrisino sarcastico – ma tu non sai per quanti mesi abbiamo dovuto combattere sistematicamente perché ciò non avvenisse. Tutti i giorni c’erano continue incursioni e raid fatti da aerei che poi non si sono più visti. Fortunatamente, grazie all’aiuto di tutta la cittadinanza che in quel periodo fece una mobilitazione generale, le maglie della nostra sorveglianza furono perfettamente conservate e il nemico non è riuscito a passare……poi, chissà perché, continuiamo ancora a domandarcelo, non si videro più e per un lungo periodo abbiamo vissuto più tranquillamente…..ma non me lo nominare più il millennium bug per piacere”
“Sai che ti dico? – mi sono presa due minuti di tempo per riflettere – io credo che questo fosse uno sporco gioco di qualcuno che voleva fare i suoi loschi interessi sulle spalle della gente perbene….e dopo che mi hai detto queste cose ne sono anche più convinta”
“Ma come – ha ribattuto Zac scuotendo il capo – noi pensiamo a voi dell’Altra parte come ad esseri superiori e voi, non solo siete incuranti di quello che può capitare a noi, ma fate la guerra anche tra di voi? Se mi dici queste cose mi fai perdere tutte le illusioni. Noi cerchiamo di essere migliori cercando di emulare gli insegnamenti che ci provengono dall’Altra Parte ….e tu mi dici che invece da voi esiste l’odio e il desiderio di fare del male ad altri? Non ci capisco più niente!”








7

“Vedi Zac – dico lentamente cercando di trovare le parole giuste per non fare altro danno oltre a quello che, me ne rendo conto ora, ho già fatto – non so come farti capire e proverò a spiegarmi con parole semplici. Per quello che riguarda voi io ti posso dire solo questo. Molte volte mi sono domandata perché succedano tante cose brutte sulla pelle di tante persone che non c’entrano niente e come faccia Dio a permetterle. L’unica risposta che mi sono saputa dare è questa: Dio è talmente occupato nei suoi grandi progetti, che quando si muove non si accorge di poter fare del male a noi, come io molte volte non mi accorgo camminando di calpestare un formicaio e di fare una strage. ….”
“Ma come! –Zac mi ha tolto repentinamente la parola mentre gli altri mi stanno guardando con gli occhi sbarrati – tu mi stai dicendo che oltre a voi c’è anche un altro Dio?”
“Parrebbe di sì!” rispondo piano piano consapevole stavolta di averla fatta veramente grossa
“E come è questo Dio di cui parli?” Madigan continua a fissarmi intensamente mentre mi fa questa domanda e subito dopo si passa la lingua sulle labbra improvvisamente sbiancate.
“E chi l’ha mai visto? Io non so assolutamente che aspetto abbia Dio, so solamente che anche noi avvertiamo la sua presenza e sentiamo che da lui vengono gli insegnamenti che non si stanca mai di darci…….chissà! Forse anche noi siamo a nostra volta dentro un grande computer e proprio come voi cerchiamo di salvare il nostro mondo dagli attacchi che ci vengono continuamente da tante parti…..” ho risposto parlando più a me stessa che a loro
“Noi vi abbiamo collocato in un posto che chiamiamo l’Altra Parte…….e il vostro Dio invece dove sta?” chiede la biondina con un filo di voce, quasi vergognandosi di fare una simile domanda
“Noi la chiamiamo Eternità!” ho risposto brevemente anche perché non saprei che altro dirle
“E quindi….-riprende Zac seguendo un suo filo logico – chi ci dice che oltre il vostro Dio non ce ne sia un altro e poi un altro e un altro ancora? Come nelle scatole cinesi per intendersi ………….e più che altro, chi ci dice che qui, proprio qui ad At non ci sia una scatola ancora più piccola, dove altri esseri stanno vivendo le stesse cose che viviamo noi e per i quali noi siamo i loro dei?”
Mi guarda con i suoi occhi penetranti, aspettando da me una risposta. Una risposta che non ho. Niente da ridire! Il ragazzo è veramente intelligente
“Mi dispiace Zac, non so risponderti, però una cosa quella sì te la posso dire! Mi rendo conto che questo nostro incontro mi è servito molto e dopo la nostra chiacchierata fatta in queste condizioni così particolari, mi sento molto più vicino a voi……e forse anche ad altri che in questo momento magari si stanno facendo le stesse domande”
“E’ vero Pam- mi sorride lui tendendomi una mano – anche a me fa la stessa impressione e penso che anche gli altri la pensino così…..Ma dimmi! Non sembra anche a te che ci sia qualcosa che non funzioni in tutto ciò? Che qualcosa in questo meccanismo sia andato storto, come quando entra un granello di polvere dentro gli ingranaggi di un orologio?
L’orologio continua ad andare ma il tempo e le dinamiche non sono più le stesse. Non dice più il vero….”
“Zac –Madigan interviene con la sua voce dolce – tu sei sempre stato troppo pessimista. Forse hai ragione, non dico di no, ma può anche darsi che la storia non sia così come la vediamo noi e che invece abbia una sua finalità molto diversa da quello che ci aspettiamo”
“E’ vero Zac – intervengo prontamente – anche noi dall’Altra Parte diciamo che non possiamo conoscere i disegni che guidano le azioni di Dio….ci limitiamo a non comprendere e a sperare…..del resto, fino a pochi minuti fa voi eravate convinti che noi dell’Altra parte fossimo Dio e vedi bene che invece non sono riuscita a risolvere nessuno dei vostri e dei miei problemi”
“Sarà ragazze, sarà….. ma questo meccanismo è progettato troppo bene perché possa essere frutto di casualità.
Scatole cinesi, una dentro l’altra dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, ciascuna delle quali al suo interno controlla e mina le sorti dell’altra, spingendola ad entrare in una scatola sempre più grande che riempie dei propri limiti….per arrivare a dove?”
Zac ci guarda ad uno ad uno cercando di cogliere una risposta dai nostri occhi. Ma non ci sono risposte.
Il silenzio si è fatto pesante e anche fuori non si sente più niente. L’incursione pare che sia terminata.
Mi guardo intorno come per imprimermi quel mondo che non avevo mai visto e che mi mette addosso una strana sensazione di inadeguatezza. Sono lì con altri giovani come me, ma molto diversi da me. Per dirla con le parole di Zac io sono di una scatola, loro di un’altra scatola e per quanto simili, non saremo mai uguali perché le nostre esperienze saranno sempre diverse. Sarà così in tutte le altre scatole che ha ipotizzato Zac? Esseri sempre meno simili, via via che le scatole diventano più grandi? Esseri i cui orologi scandiscono tempi diversi? C’è uno scopo in tutto ciò? O come dice Zac, qualcosa non ha funzionato?
Madigan mi scuote leggermente il braccio per farmi tornare presente a me stessa.
“Pam, l’allarme è finito. Vieni ora possiamo uscire” e si avvia verso le scale per risalire all’aperto
Mi alzo per seguirla e mi volto per salutare gli altri. Agito la mano
“Ciao ragazzi e grazie per la compagnia che mi avete fatto”
Anche Zac si alza e con un cenno della mano mi saluta
“Ciao Pam – mi dice sorridendo – Madigan ha ragione! Sono davvero troppo pessimista”
Mi avvio su per le scale ma prima di sparire definitivamente dalla loro vista mi volto per fargli un ultimo sorriso
“Ciao Pam! Ciao Pam! Salutami l’Altra Parte Pam, hai capito Pam???”







8

“Pam! Pam! Pamela mi senti?”
Apro gli occhi disturbata da quella voce che è diventata stridula per l’apprensione.
Intorno a me un gruppo di persone che mi guardano preoccupate. Alzo gli occhi verso quelle teste che mi sovrastano e li richiudo.
“Pam come ti senti? – stavolta riconosco distintamente la voce di Sol, una voce tesa e leggermente incrinata. Poi un’altra voce”Sta bene signorina? Non si preoccupi! Sono un medico. Lei ha avuto solo un leggero svenimento”.
Ecco ora riesco a mettere a fuoco le immagini. Sol è lì vicino a me e istintivamente gli stringo la mano, che a sua volta stringe la mia, poi cerco di prestare attenzione alla voce che mi dice di respirare profondamente e che mi rassicura con la sua calma.
“La sua pressione è tornata normale e i suoi riflessi sono ottimi Pamela….si chiama così vero? Si tranquillizzi- aggiunge gentilmente – lei ha avuto soltanto quella che viene definita sindrome di Stendhal”
“Sindrome di che?” ho ribattuto incuriosita mio malgrado
“La sindrome di Stendhal è uno svenimento che può essere provocato dalla visione di un’opera d’arte. Questo in genere capita alle persone molto sensibili…e lei evidentemente lo è” a aggiunto il dottore a scopo esplicativo.
“ Ora sto bene. Grazie dottore per quello che ha fatto per me. Mi dispiace di aver creato tanto trambusto per tutto questo tempo”:
“Ma si figuri! Il suo svenimento sarà durato sì e no un minuto!” ha aggiunto il dottore “Comunque se crede, per sua tranquillità quando torna a casa può andare a fare una visita di controllo……ma io starei tranquilla” e mi ha dato un buffetto sulla guancia prima di accomiatarsi.
Anche il capannello di persone se ne è andato e io e Sol siamo rimasti soli.
Il mio sguardo corre inavvertitamente sul quadro di Picasso. Il Re mi guarda con lo sguardo di sempre, ma ora è una cosa diversa. Poi i miei occhi si dirigono sulla piccola At, che da ora in avanti sarà per me un mondo fantastico.
Mi sento strana, diversa dalla ragazza di pochi minuti prima.
Sol mi guarda preoccupato. Mi conosce bene e sa che c’è qualche altra cosa che va oltre al mio breve svenimento.
“Poi te lo dirò Sol!” gli dico sorridendo. Lui si merita di sapere davvero tutto. “Ora continuiamo il nostro giro, sennò che gli diciamo stasera a Martini?” aggiungo ridendo, cercando di sdrammatizzare e faccio per avviarmi, quando un bip-bip mi trattiene. E’ il cellulare di Sol che segnala l’arrivo di un messaggio.
“Possibile che Martini senta già la nostra mancanza?” dice ridendo e aprendo il cellulare. Poi si ferma di colpo e mi guarda interdetto.
“Che c’è Sol?”
“Pam, c’è un messaggio da parte tua. Un messaggio strano direi!”
“Quale?” chiedo rassegnata sapendo già cosa mi leggerà
“Aiutami Sol! Tirami fuori da questo pasticcio. Non so come, ma sono entrata nel mondo di At…Fai qualcosa…qualsiasi cosa!”
“Te l’ho detto Sol! Poi ti spiegherò tutto!”
“Ma possibile che non capisci Pam?” mi ha domandato lui interdetto
“Che cosa?” ho chiesto stupita
“Quando hai scritto questo messaggio tu eri svenuta. L’orologio del cellulare parla chiaro………tu non hai potuto scrivere questo messaggio!”
“Credo che dovrò dirti tutto ora Sol! Hai un po’ di tempo per me? Anche se mi chiedo come faremo poi con Martini……ma questo è più importante!”




Mi chiamo Pamela. Pamela Spring, e ho vissuto un’esperienza non comune, un’esperienza che ha cambiato per sempre il mio modo di pensare e di interagire con la realtà eppure io e Sol siamo destinati a tenerci questa fantastica avventura per noi, perché chi ci crederebbe mai?
Ma anche ora, mentre finisco di scrivere ciò che ho vissuto, guardo con affetto il mio computer, perché so che dentro di lui c’è un mondo che per me non è più sconosciuto, al cui interno vivono,lavorano, amano, degli esseri che sono amici miei, con i quali ho condiviso momenti di grande apertura mentale.







@


Nessun commento:

Posta un commento