“I giorni sospesi” è un mio modo di dire, un modo per racchiudere un periodo temporale in cui la vita sembra scorrere in maniera diversa dal solito.
Altre persone
avranno trovato sicuramente definizioni diverse per parlare di questi
giorni, ma al di là del loro nome, penso che ciascuno di noi abbia
avuto in qualche periodo questo modo particolare di vivere certi
momenti della sua vita.
I miei giorni
sospesi, sono uno stato d’animo dissimile dal solito, un momento
interiore in cui la vita mi appare sotto un’ottica diversa da
quella di tutti i giorni.
I giorni sospesi,
sono attimi di vita che non necessitano di passato e di futuro; sono
l’hic et nunc, in cui si concentrano tutte le energie, le
aspettative, i desideri; sono attimi di grande introspezione che ci
affascinano e ci impauriscono allo stesso tempo, perché ci mostrano
un senso della vita diverso da quello che siamo soliti attribuirle.
Sono momenti di
grande solitudine, di atarassia, alla quale purtroppo non siamo
abituati e quindi sono anche il nodo gordiano che ha bisogno di
essere sciolto in qualche modo, per potersi riappropriare di ciò che
è stato e ancora di più per potersi rimpadronire della tensione a
ciò che sarà.
Non c’è velleità,
non c’è, invidia, non c’è odio, non c’è senso di possesso,
non c’è amore, o perlomeno non quell’amore del quale viviamo
abitualmente, nei giorni sospesi, c’è solo uno stato d’animo
fluido che ci fa fluttuare sopra la vita che scorre sul tempo che
non ha sosta, ma che in quel momento non può essere calcolato.
Nei miei giorni
sospesi infatti il tempo perde la connotazione che gli viene data
abitualmente dal ritmo della nostra vita sociale e ne assume una
diversa di volta in volta, facendomi capire come sia effimera e
relativa la misurazione che noi diamo a questa dimensione, quando
cerchiamo di rinchiuderla dentro i rigidi schemi dei nostril limiti.
Si vive in pochi minuti ciò che a volte viviamo nell’arco di mesi,
di anni…
I giorni sospesi
sono momenti intensi di vita vera, di riappropriazione del
significato dell’essere, che mi accorgo sempre con stupore, è
totalmente diverso da quello che gli viene dato abitualmente.
Scorrono i giorni
sospesi, con un senso di meraviglia per tutto ciò che è vita, con
un contatto mentale e spirituale con tutto ciò che non è umanamente
spiegabile, molto più semplice , naturale e privo di imbarazzo e
quasi sempre mi ritrovo a pensare ai bellissimi versi di Giovanni
Paolo II, riferiti all’uomo :
“Ed era solo col
suo stupore, tra le creature senza meraviglia, per le quali esistere
e trascorrere era sufficiente….L’uomo con loro scorreva sull’onda
dello stupore! Meravigliandosi sempre emergeva dal maroso che lo
trasportava; come per dire a tutto il mondo : “Fermati! – in me
hai un porto, in me c’è quel luogo d’incontro col Primordiale
Verbo”- “Fermati, questo trapasso ha un senso…ha un senso…ha
un senso!”.
I giorni sospesi
forse sono un portale, invisibile ai nostri occhi impegnati a cercare
altre cose più contingenti o che noi crediamo tali, un portale che
qualche volta ci troviamo ad attraversare anche inconsapevolmente,
spinti dai nostri stati d’animo mutevoli e a volte molto intensi,
che ci proietta in una dimensione che ci restuituisce nei brevi
attimi in cui ci restiamo, la primitiva dignità umana.
Non
si esce mai uguali a come eravamo, dai giorni sospesi. Qualcosa in
noi cambia per sempre in senso positivo per ciò che riguarda la
crescita interiore, volta a cercare il senso vero della vita; in
senso negativo per quello che riguarda il vivere comune, inteso come
scala dei valori sul quale è
costruito.
I
giorni sospesi sono simili all’avvicendarsi delle stagioni, che
hanno quel momento di immobilità in cui non ci si rende conto che un
albero spoglio, improvvisamente è ricco di gemme appena sbocciate e
vanno vissuti alla stessa maniera in cui prendiamo l’arrivo della
primavera che subentra all’inverno.
Nessun commento:
Posta un commento