Era il primo giorno di primavera quando tutti gli abitanti del bosco
decisero di ritrovarsi sul grande poggio per parlare di un argomento
che stava a cuore a tutti: l’amicizia.
Era stato scelto quel luogo per il grande rispetto verso l’albero che
era lì da più di mille anni e che senz’altro era la creatura più antica
di tutto il bosco. Neanche gli elefanti, dei quali i più vecchi avevano
una veneranda età, potevano paragonarsi alla vetustà del grande albero.
Le scimmie avevano portato a tutti gli abitanti del bosco il proclama
che il loro grande re Leone aveva bandito, preannunciando una data
solenne: il primo giorno di primavera infatti segnava la rinascita della
vita e il tema dell’amicizia era proprio intonato per l’occasione.
Tutte le creature del bosco avevano aderito senza indugio e chi non
poteva andare al convegno, per ovvi motivi, aveva delegato qualcuno a
rappresentarli. Le rane e i coccodrilli si sarebbero fatti portavoce per
tutti i pesci dei ricchi ruscelli che scorrevano in quel luogo felice e
i passeri si erano impegnati a tenere un filo diretto con loro per
tenerli sempre al corrente dei risultati che sarebbero emersi.
E finalmente il grande giorno arrivò. Il sole nacque splendido sul
poggio dove il grande albero allargava le sue braccia, quasi a chiamare a
raccolta tutti gli abitanti del bosco, che già dalle prime ore del
mattino cominciarono ad arrivare e si accamparono ai suoi piedi,
sotterrando l’ascia di guerra, per cui tigri e gazzelle non rifiutarono
di stare vicine, e neanche gli elefanti e i topolini furono da meno.
Si respirava sin dalle prime ore della giornata un’aria che parlava di
dignità, di rispetto, di consapevolezza dell’importanza di quel ritrovo.
Quel luogo in cui la guerra era di casa , anche se regolata da leggi
antiche che parlavano di onore, di cavalleria, e mai di odio, quel
luogo sentiva il bisogno di scoprire qualcosa di nuovo, che lentamente
si era insinuato tra di loro: l’amicizia.
Avevano bisogno di scoprire, di definire che cosa volesse dire amicizia,
avevano bisogno di capire che nome avesse il più alto grado
dell’amicizia, avevano insomma bisogno di confrontarsi e di imparare e
di dare delle regole.
Quando furono tutti, il re Leone alzò il suo bellissimo muso in tutta la sua fierezza e improvvisamente scese un gran silenzio.
“Vi ho chiamati perché voglio condividere con voi le mie esperienze,
sperando che anche da parte vostra ci sia lo steso desiderio. Inizierò
dicendo che credo di avere molti amici, specialmente tra le iene e gli
avvoltoi e penso che la loro amicizia si manifesti standomi vicino in
ogni mio spostamento”.
“Mi permetto di non essere d’accordo con te sire, - rispose un vecchio
leone che aveva visto molte primavere. Anch’io una volta avevo intorno
iene e avvoltoi e mi sentivo al centro dell’attenzione e confortato
dalla loro presenza…ma quando sono diventato vecchio, sono tutti spariti
e gli unici amici che mi sono rimasti sono le mosche e i tafani “.
“E come mai? – chiese timidamente una gazzella
“Semplicemente perché non avevano più bisogno di me. Io non gli servivo
più e oggi è più facile che mi sia amica tu, piuttosto che loro”.
“Vuoi dunque dire che dovrei guardarmi da loro?” chiese il re leone
“Non dico questo. Ma bisogna stare attenti a non confondere l’amicizia
con il lavoro. Iene e avvoltoi lavorano con te e ti aiutano a portare a
termine le tue imprese. Ma questa non è amicizia”
“E’ vero! Ha ragione il vecchio leone – intervenne un’antilope –
amicizia è stare insieme e andare a bere allo stesso ruscello e a
mangiare nello stesso prato”
“Anche questa sono sicuro che non è amicizia – riprese il leone con la
criniera bianca scuotendo il capo – anche questa è una forma di
collaborazione, è unione che rende più forti, ma prova a pensare a
quando una tigre vi corre dietro. Che fate?”
“Scappiamo con tutta la velocità delle nostre gambe” rispose stupita l’antilope per quella domanda così ovvia.
“Già e non vi preoccupate nemmeno quando vi accorgete che qualcuno meno
fortunato è finito nelle fauci della tigre. Ti sembra amicizia questa?”
“Hai ragione!”rispose mortificata la piccola antilope
Continuarono a parlare per ore e ore, ma nessuno riusciva a trovare che cosa fosse la vera amicizia.
Intanto dense nubi nere si stavano avvicinando, senza che loro, presi
come erano nelle loro discussioni, se ne fossero accorti, finché un
tuono con un forte ruggito scosse la terra.
Grosse gocce di acqua cominciarono a cadere dal cielo e di lì a poco un
uragano si abbatté nel poggio. Tutti gli uccelli si alzarono in volo e
corsero a rifugiarsi nelle fronde del grande albero dalle braccia
aperte. Le scimmie si arrampicarono veloci tra i suoi rami e tutti gli
animali si misero al riparo sotto la sua folta chioma.
Il grande albero accolse tutti in silenzio, mentre il vento lo scuoteva e
lo avvolgeva in spirali sempre più strette, facendo scricchiolare il
suo vecchio scheletro. Ma lui rimase impavido ad affrontare la tempesta.
Poi, come era arrivata, la bufera si placò e il sole tornò a brillare in
tutto il suo splendore, illuminando le gocce di pioggia che si erano
posate sulle foglie del grande albero, che brillò come un diamante
prezioso.
Il re Leone alzò lo sguardo sul vecchio tronco che svettava verso il cielo e rivolgendosi a se stesso e agli altri disse:
“Ora ho capito che cos’è l’amicizia! Guardate, guardate tutti che cos’è
un amico! Un amico è colui che ti accoglie in silenzio, che allarga le
sue braccia e si protende su di te e ti protegge nelle tempeste della
tua vita … e dopo non ti chiede niente, contentandosi di aver fatto per
te tutto quello che poteva…..non credete anche voi che questo grande,
maestoso albero, sia ciò che di più grande e di più vero possa definire
l’amicizia?”
“E’ vero, hai ragione!” dissero gli altri guardando con riconoscenza il vecchio albero “ora abbiamo capito!”
A quel punto si sentì la voce del vecchio albero, profonda e lenta, come
di chi non parla ormai da tanto tempo e deve ritrovare la scioltezza
del discorso.
“Amici miei, quello che ha detto il nostro re è vero, ed è molto bello,
ma non è tutto, perché l’amicizia credetemi, può andare oltre, molto
oltre questa definizione che le è stata data. Questa forma di amicizia
che può definirsi anche come accoglienza e protezione è una forma molto
alta di amore e di dedizione agli altri, ma è pur sempre qualcosa che
gratifica non solo chi riceve, ma anche chi dona. Sappiate comunque che
anche l’amico più caro un giorno si staccherà da voi e anche se non vi
dimenticherà non cercherà più la vostra protezione e la vostra
accoglienza, perché la troverà là dove lo porterà la vita, e allora
l’amicizia, se è vera come quella che io ho avuto per voi, prenderà un
altro nome. Sarà l’amicizia della solitudine. Non è un’amicizia facile
nei suoi primi momenti, perché la solitudine deve farsi prima capire,per
poter essere accettata ed infine vista come una luce che ravviva
l’anima. La solitudine è come una signora elegante che incede con passo
leggero ed entra dentro di te e ti aiuta a sapere chi sei. Ti fa
conoscere nella tua vera essenza, senza più maschere, senza più veli,
senza più domande. Sublima i tuoi sentimenti e li esalta, ti allontana
dal dolore perché lo trasforma nell’essenza che ti fa raggiungere stadi
di pensiero più alti e meno egoistici. L’amicizia che prende il nome di
solitudine fa aprire nuovi orizzonti in cieli più chiari, dove tutto è
più visibile e più giusto.
Io sono qui da più di mille anni e i miei amici, chi prima, chi dopo,
sono andati tutti via, e li ho seguiti prima con lo sguardo, poi con il
pensiero ed infine con i nuovi occhi, dono della mia solitudine e ora,
sono qui con me, dentro di me, parte di me per sempre.
Amici miei, il cammino della vera amicizia è un cammino lungo e anche
doloroso che però porta alla gioia della scoperta del sentimento più
nobile che una creatura possa provare. Se vorrete trovare veramente
l’amicizia più alta, anche voi, chi prima, chi dopo, dovrà varcare la
porta della solitudine e accettare la catarsi che dovrà avvenire per
raggiungere la purezza della vera amicizia. E’ un cammino solitario, che
condurrà a una scoperta incredibile, che vi condurrà a fare la
conoscenza dell’amico più grande che potrete mai avere in questa vita:
voi stessi”.
Il sole tramontava dietro il grande albero, che dopo queste parole
sembrava ancora più maestoso. Tutti lo guardarono con rispetto e con il
nuovo silenzio di una lezione appresa ma ancora tutta da vivere. Domani
era già alle porte e il nuovo giorno avrebbe portato nuove cose da
vivere, nuove esperienze da affrontare: in qualcuno di loro avrebbe
infuso anche nuova voglia di scoprire che si può migliorare, crescere,
dare di più, offrirsi in dono, annullarsi in nome dell’amicizia per poi
finalmente entrare nella porta di Signora Solitudine.
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