Ho terminato di leggere "The Help", scritto da Kathriyn Stockett, proprio ierisera.
Finalmente un romanzo recente che mi ha lasciato soddisfatta di ciò che ho letto, del modo in cui è scritto, dell'ambientazione!
La storia si svolge negli Stati Uniti degli anni sessanta, più precisamente a Jackson, in Mississippi, dove il tema del razzismo è ancora molto sentito. Sono gli anni in cui Bob Dylan comincia a testimoniare con le sue canzoni la protesta nascente.
Sono anche anni di conquista tecnologica e conquista di libertà per la donna che cerca il suo spazio fuori dalle usanze che caratterizzano la società di quel periodo.
Secondo me insomma un libro che vale la pena leggere.
giovedì 31 maggio 2012
mercoledì 30 maggio 2012
La Torre del Silenzio
Nella casa di Fuf, ci credereste? c'è posto anche per una torre. E' la mia Torre del Silenzio, un'immagine che mi porto dietro fin dall'infanzia, un'immagnine nella quale affondano le mie radici.
La Torre è tante cose, tanti stati d'animo che coabitano dentro di noi. A volte sono tristi come questo ......................................
SOLA
Sono entrata nella torre del silenzio
E ho chiuso la porta dietro di me.
Ho salito gli scalini che portano alla
vetta
E da lì ho guardato
Il deserto della mia vita.
Terra bruciata e alberi nudi
Che tendono le braccia
A un cielo di piombo.
Dove va un animale ferito
A leccarsi le ferite?
Forse nella tana, forse nel bosco.
Dove va invece l’uomo?
Dentro se stesso,
dentro una torre di silenzio
dura come il diamante.
Sola, senza più nessuno
Che mi faccia del male
Percorrerò la mia strada.
Sola, guarderò i miei alberi
Senza la speranza di nuove foglie
verdi.
.....................altre volte parlano di attimi di gioia profonda che prima di essere condivisa con chi ci sta intorno ha bisogno di un momento di totale appartenenza al nostro essere
UN ATTIMO
Questa è la mia Torre del Silenzio |
Un battito di ciglia
Un attimo di vita…e in esso
Un volo di gabbiani
Un arcobaleno
Un cielo stellato
Un campo di lucciole.
Com’è breve quell’attimo
E come è eterno!
Un battito di ciglia
E la vita prosegue
Il suo cammino.
Piccolo fiore
Io non so se voi
credete ancora alle favole, ma io ci credo.
Ci credo perché ho
bisogno di crederci, ho bisogno di pensare che nella nostra vita ci
possa essere qualcosa al di là della logica e della razionalità.
Ho bisogno del sogno e della sua poesia, ho bisogno di questa
dimensione per ritrovare la parte più vera di me.
Per questo la mia
favola è dedicata a tutti sognatori e a quelli che ancora possono
diventarlo, ma in modo particolare è dedicata a Senny, principessa
di questa favola
C’era una volta…..o
forse c’è stato solo nella mia fantasia, ma insomma c’era, un
cavaliere che correva nel deserto alla ricerca di un palazzo
trasparente a forma di cubo, perché gli avevano detto che vicino a
quel cubo che era brillantissimo, tutto di cristallo purissimo, ci
sarebbe stata un fanciulla che lo aspettava, la donna a lui
predestinata.
Il cavaliere era un bel
giovane, sembrava quasi un principe azzurro, anche se di azzurro non
aveva proprio niente. Infatti era tutto vestito di nero e neri erano
anche i suoi occhi e i suoi capelli.
Non conoscevo il suo
nome, perché ogni volta che provavo a domandarlo, il giovane spariva
nel niente e la favola non poteva continuare. Ma correva, correva
giorno e notte, su e giù per quel deserto, alla ricerca di una
fanciulla che non riusciva a trovare. Solo molto tempo dopo mi sono
accorta che stava correndo dentro un quadro che avevo dipinto io
tanti anni prima, e che lui riusciva ad ampliare i suoi orizzonti
solo nella misura in cui io potevo allargare con la fantasia quel
dipinto di 30x40 centimetri che tra l’altro aveva anche una grande
cornice , oltre la quale anche per me era difficile andare.
Naturalmente come ogni
cavaliere che si rispetti, anche lui aveva il suo cavallo, che era
proprio un bel cavallo, non giallo come quello di D’Artagnan, o con
un nome impossibile, Ronzinante, come quello di Don Chisciotte.
Il cavallo di questo
cavaliere oltre a essere decisamente bello aveva anche un nome di
tutto rispetto: Jo, diminuitivo di Joloso, che poi non era
nient’altro che una contraffazione di goloso. E goloso lo era
davvero, tant’è che nel periodo in cui aveva vissuto nel far west,
non disdegnava assolutamente noccioline e un buon sorso di wisky. Non
si sa per quali vicissitudini Jo a un certo punto della sua vita si
era ritrovato a servire un cavaliere tutto vestito di nero. A lui la
cosa non interessava minimamente e non si faceva le strane domande
degli uomini, che vogliono sapere sempre il perché di ogni cosa, non
riuscendo mai a trovarlo. A lui questi passaggi temporali facevano lo
stesso effetto di una folata di vento e ora si trovava benissimo in
questo deserto così strano, in compagnia di un bel giovane, che
cercava l’amore. L’ultima volta che Jo aveva cercato qualcosa si
era trattato di oro….di pepite d’oro, di molte pepite d’oro.
Ora erano in cerca di amore e per Jo …andava bene anche quello,
purché alla fine gli portasse cose buone da gustare.
Provavo tenerezza per
quel giovane uomo che si affannava alla ricerca del suo amore, e per
quel suo cavallo fiducioso in tutto ciò che la vita gli riservava e
avrei voluto aiutarli, invece che starmene passiva, mentre questi
girovagavano senza meta nel deserto del mio quadro. Avevo dipinto
quella tela in un momento in cui il mio stato d’animo non
permetteva se non al deserto, di entrare a far parte della mia vita.
Il risultato era stato una distesa sconfinata di sabbia, talmente
uniforme, che all’orizzonte non si intravedeva neanche il presagio
di qualche altra cosa. Tra l’altro era anche un deserto piatto,
senza dune, il che non dava nemmeno l’illusione che dall’altra
parte ci potesse essere qualcosa di diverso.
Il mio cavaliere intanto
si era fermato, era sceso da cavallo e Jo, rimanendo fermo accanto a
lui, cercava col muso qualcosa di commestibile che non avrebbe mai
trovato, di questo ero sicura, perché quando avevo dipinto, non
avevo messo neanche un filo d’erba, figuriamoci, radici, o frutti,
o alberi, seppure rinsecchiti. Niente di niente
“Il deserto è deserto,
perdindirindina – parlottavo tra me e me – quando uno entra nel
deserto, specialmente in un deserto come il mio non può aspettarsi
di trovare qualcosa da mangiare e neanche da bere”. Dopo questa
considerazione, non mi rimase altro che rimanere impietrita. Mi
rendevo conto che stavo per commettere un omicidio, anzi un doppio
omicidio, perché per me Jo aveva la stessa importanza di questo
cavaliere….a proposito, ma come poteva chiamarsi questo cavaliere?
Nel momento stesso in cui
osai pensare al nome per il mio bel tenebroso, il giovane scomparve
dalla mia visuale, e nel quadro rimase solo uno sconsolato Jo, che si
mise a guardarsi intorno, forse cominciando a chiedersi dove diavolo
fosse finito, non solo il suo cavaliere, ma lui stesso. In effetti
credo che la sua mente equina cominciasse a elaborare la mancanza di
qualsiasi cosa da mangiare, e ciò, iniziavo a rendermi conto, non
gli era assolutamente gradito.
Dovevo assolutamente
trovare qualcosa che permettesse a Jo di mangiare e di bere, ma come
fare ? Del resto vederlo così solo, senza nessuno con cui poter
scambiare almeno un nitrito, mi infastidiva oltremodo, per cui
cominciai a spremermi le meningi e a cercare qualcosa. Ma cosa?
Però una cosa l’avevo
capita. Al giovane intruso del mio quadro, non piaceva che nessuno si
facesse gli affari suoi, non voleva far sapere chi era, e spariva a
comodo, incurante anche di lasciare il suo cavallo in balìa di se
stesso e dei pericoli che avrebbe potuto incontrare. Decisi in quel
momento che non avrei più pensato a lui cercando di capire chi era,
ma per esigenze mie gli avrei appioppato un nome, che si sarebbe
portato addosso a dispetto di se stesso. Il primo nome che mi venne
in mente fu Ego, ma lo scartai immediatamente. Non mi piaceva
cominciare la mia favola con qualcosa di così negativo, poi mi venne
in mente Cogito, ma anche stavolta, non so perché lo scartai subito.
In fin dei conti non sapevo nemmeno se riusciva a pensare, o se
quell’aria meditativa era solo apparenza e invece dietro quella
fronte si celava il vuoto più assoluto. L’unica cosa di cui ero
certa è che era solo, solo con un cavallo.
Immediatamente seppi che quello era il nome che gli
volevo dare, lo sentivo mentre lo scrivevo. Solo con un cavallo! Che
bel nome! Mi faceva venire in mente qualcosa di già sentito, o di
molto simile, poi quasi subito realizzai che avevo sentito un nome
altrettanto affascinante quando ero andata a vedere il film “Balla
coi lupi”. Non solo! Mi si riaffacciò alla mente anche un grande
poster in bianco e nero, con Charlie Chaplin seduto su un gradino con
accanto un cagnolino. Qualcuno, molto sensibile, vi aveva tracciato
di traverso un nome “Solo con un cane”! Del resto se uno poteva
chiamarsi Balla coi lupi, o Solo con un cane perché il mio cavaliere
non avrebbe potuto chiamarsi Solo con un cavallo?
E in quel momento seppi
anche quello che dovevo fare. Non so se avrebbe funzionato, ma di
sicuro ci avrei provato e anche molto velocemente.
Lavorai tutta la notte e
anche parte del giorno successivo, ma alla fine avevo preparato un
altro quadro, nel quale avevo rappresentato il deserto, un altro
deserto, stavolta pieno di cactus e anche di erba e di strane piante
grasse, che speravo fossero commestibili. Ci avevo anche dipinto un
bel palazzo, un palazzo trasparente, a forma di cubo, dove speravo,
prima o poi la fanciulla tanto cercata, sarebbe andata a ripararsi
dal sole cocente. Il cavaliere l’avrebbe trovata e il mio incubo
sarebbe finito. Ma come fare per permettere al mio cavaliere di
andare nell’altro quadro?
Provai ad accostarlo al
primo deserto, sperando che in una delle sue scorribande a cavallo,
facesse un balzo un po’ più grande e passasse di là, ma per
quanto mi sforzassi e lo incitassi pregandolo prima, e insultandolo
dopo, lui fece sempre finta di non accorgersi di niente e continuò a
correre come un matto nel deserto sabbioso, senza erba, senza neanche
un filo d’erba.
“Brutto stupido – lo
incitavo io – possibile che non capisci che in questa maniera al
massimo tra due giorni sarete morti sia te che il tuo cavallo?”
La mancanza di una
qualsiasi risposta mi fece arrabbiare a tal punto che non ci vidi
più. Dalla rabbia presi la tela che avevo appena dipinta e la
spiaccicai su quell’altra, in modo che i due disegni vennero a
contatto in tutta la loro grandezza, poi quasi con un urlo
liberatorio li ristaccai e li buttai da una parte. Mi ero proprio
scocciata.
“Se non interessa a te
caro Solo con un cavallo, figurati a me che importa! Io da mangiare
ce l’ho e anche da bere se è per questo!”. Non avevo ancora
finito di pronunciare queste parole che mi ero già resa conto di una
cosa. Nel mio nuovo quadro non avevo messo neanche un po’ d’acqua.
“Ma si può essere più
stupidi di così?” bofonchiai tra me e me “Ma tanto a che serve
darsi da fare, non riuscirò mai a farli passare dall’altra
parte.”: Ciò nonostante il mio sguardo corse ai poveri inutili
deserti della mia vita, perché non ero ancora pronta ad arrendermi,
anche perché io non sono mai pronta ad arrendermi, lo so ormai per
esperienza, e gli ostacoli mi spingono ad andare avanti. Ciò che
feci anche quella volta.
Ripresi il quadro in
mano per cercare di inserire almeno un rigagnolo d’acqua in tutto
quell’asciutto e meno male che lo feci. Non senza stupore, mi
accorsi quasi subito che i miei due eroi facevano parte del mio nuovo
deserto , forse non avevano aspettato altro, ma erano stremati. Jo
toccava quasi il muso in terra e Solo con un cavallo, non se la
passava meglio, completamente stravaccato dietro un cactus del quale
sfruttava fino all’ultimo millimetro di ombra. Mi fecero nuovamente
tenerezza. “Ma se non ci fossimo noi donne il mondo cosa sarebbe?”
mi domandai filosoficamente, mentre aprivo il mio tubetto di colore
azzurro e lo mischiavo col bianco che avevo già nella tavolozza.
Avrei fatto un bel ruscello per questi poveri amici, ma mi resi conto
già dopo le prime pennellate che non mi sarebbe venuto fuori niente
di meglio di una pozzanghera, anche se una pozzanghera grande.
Infatti né l’umano, né l’equino mi davano modo di finire il mio
lavoro. Entrambi si erano avventati nell’acqua appena dipinta e ci
si erano letteralmente gettati dentro. Non so chi dei due fosse più
animale, ma dai suoni gutturali che sentivo, mi sembrò che Solo con
un cavallo, si desse un gran daffare. Risi contenta! Sapevo di aver
salvato la loro vita e ciò per il momento mi bastava! Per il momento
il mio intervento non era più necessario. Avevano da mangiare e da
bere e io avevo tanto da fare, altro che starmene appiccicata a un
quadro a inventare la trama di una favola! Decisamente riposi i miei
pennelli e chiusi la scatola con un tonfo secco, spensi la luce e….
“Ehi! Ps ps!” possibile che avessi sentito una voce? Riaccesi
immediatamente le luce nello stesso momento in cui la voce si faceva
risentire, calda e forte, come se fosse a un metro da me.
“Ehi, mi senti? Guarda
da questa parte, sono qui nel ruscello che hai appena dipinto per
noi. Ti volevo ringraziare, perché ci hai salvato la vita!”.
A quel punto non sapevo
se stavo per svenire, se avevo le palpitazioni, se ero decisamente
impazzita, o se la cosa fosse vera come alla fine speravo
“Non c’è di che”
mi ritrovai a rispondere. Non mi era venuto niente di meglio da dire.
Ci sarebbe stato tempo dopo per approfondire la conoscenza. Al
momento mi sentivo pervasa da una strana timidezza che non riuscivo a
spiegarmi. Il giovanotto decisamente era consapevole della sua
avvenenza.
Infatti mi si mostrò spudoratamente a torso nudo, sicuro del fatto
suo. Brutto vanesio ma chi ti credi di essere?
Solo con un cavallo parlò
di nuovo “Ora che mi sono rimesso un po’ in forze corro
nuovamente a cercare il mio amore. Lo devo trovare. Grazie di aver
fatto il palazzo di cristallo. Forse Yasmin è lì che mi aspetta!”
“Sei molto innamorato
di lei” non potei fare a meno di dire
“Tantissimo, non amo
nessuno quanto lei”
“Deve essere una
ragazza bellissima per aver suscitato una simile passione!”
scherzai io
“Non lo so, non l’ho
mai vista se non nei miei sogni. Ma di lei vedevo tutto fuorché il
viso. Ma la sua voce! Mi sono innamorato della sua voce. Tu non puoi
capire che voce ha la mia Yasmin”
“La tua Yasmin? Allora
vi siete già rivelati il vostro amore?” ero sbigottita da quella
strana conversazione
“No, cioè sì. Io nei
miei sogni glielo dico continuamente, ma ancora non l’ho trovata e
non ho potuto neanche sfiorarla con una mano”.
“Mio caro, mi sembra
una situazione molto ingarbugliata. Tu che stai dentro i miei quadri,
questa Yasmin che forse c’è anche lei, però non lo sai e infatti
non riesci a trovarla….ma non ti sembra di lavorare un po’ troppo
di fantasia?”
“Non lo so” rispose
mesto e voltandomi le spalle se ne andò rapidamente al galoppo su un
Jo decisamente ringalluzzito. Ma come si fa a dire di un cavallo che
è ringalluzzito?.
E’ vero che avrei
potuto richiamarlo, ma il mio deserto anche se era grande quanto il
primo, in prospettiva era talmente profondo che per arrivare
all’ultimo cactus che si vedeva giù in fondo si dovevano fare
almeno trenta chilometri. E lui era già lontano.
“Uffa, meno mi impiccio
di questa storia e meglio sto! E’ già tanto che gli permetto di
stare nel mio quadro….gli ho fatto il palazzo, che altro vuole da
me?”. Stavolta spensi la luce e con decisione uscii dalla stanza
dando un colpo secco alla porta.
Il mattino dopo stavo
decisamente meglio. Ero convintissima di essermi sognata tutto
quanto, quadri compresi. Non vedevo l’ora di ricominciare la mia
giornata che era fatta di cose molto più concrete e senz’altro al
di fuori di ogni deserto. La mia camera mi piacque come non mai!
Piena di allegro disordine, nel quale solo io riuscivo a districarmi,
parlava della mia vita più di un libro aperto. Alle pareti poster
delle Piramidi di Giza, un ritratto di Sean Connery in kilt, l’uomo
ideale di tutte le mie aspirazioni, una gigantografia del mio cane
con un occhio azzurro, una recensione di un magnifico e gigantesco
Pavarotti, di quando a Londra immortalò per sempre il “Nessun
dorma”. E poi libri sparsi in ogni dove, da quelli di archeologia,
ai romanzi di Ken Follet, ai classici più famosi fino ad arrivare ad
Eco e il Nome della rosa, per non parlare di Dan Brown e il suo
Codice da Vinci, affascinante e intrigante come non mai. Su tutti gli
ultimi libri di un’agguerrita Fallaci, cassandra maledetta e
scomoda dei tempi nostri…e l’ultima pazzia…l’Enigma dei
numeri primi, libro stupendo, esaltante, pieno dell’intelligenza
dell’uomo e della sua fantasia. Mai avrei immaginato che la
matematica fosse anche fantasia, mai avrei immaginato che l’avrei
capita così bene, sentendo mie le ipotesi e i teoremi più arditi
che abbia elaborato mente umana. L’ho potuto fare con la fantasia,
sembra strano vero? Certo non più strano che veder scorrazzare un
cavallo e un giovanotto nei quadri dipinti da me.
Mi stiracchiai fino alla
punta del dito mignolo del piede sinistro e non contenta rifeci la
prova, scoprendo di crogiolarmi in quello stiracchiamento sbadiglioso
che precede sempre qualsiasi mia giornata, bella o brutta, piovosa o
piena di sole, monotona o ricca di avvenimenti.
“Ora una bella
colazione e poi al lavoro!”. Ah! Mi sono dimenticata di dirvi chi
sono e cosa faccio. “Chi son? Sono un poeta, e cosa faccio ?
Scrivo! E come vivo? Vivo!”. Mi piacerebbe poter rispondere così,
sulla musica della Boheme, ma il mio lavoro è decisamente più
normale. Sono semplicemente una correttrice di bozze e a tempo perso
una mediocre pittrice, anche se devo confessare che l’odore dei
colori, della trementina, dell’acqua ragia, mi sono familiari da
sempre, come il croissant che mangio tutte le mattine. Però amo il
mio lavoro se non altro perché mi permette di lavorare a casa mia e
senza orari frustranti. Ho soltanto una scadenza per consegnare le
bozze lette e corrette, alla casa editrice, per cui se a un certo
momento della lettura di qualche manoscritto, mi accorgo che mi è
venuta voglia di dipingere, non faccio altro che smettere e cambiare
tavolo. I miei due tavoli parlano di me molto esaurientemente,
mostrando la mia doppia personalità. Molto ordinato e molto grigio
il primo, fa bella mostra di sé con un computer, una macchina da
scrivere piuttosto vecchia e tanti fascicoli, diligentemente
impilati. Il secondo, è di un’allegria e di un disordine unici.
Tubetti di colori che si rincorrono su tutta la superficie,
tavolozze, spatole, pennelli, pennellini, teorie di matite
coloratissime e tante, anzi tantissime boccette ne siglano la mìse,
insieme a tele e album da disegno, appoggiati negligentemente su un
cavalletto tutto macchiato di colore. Questo è il mio studio e il
mio ufficio, in definitiva insieme alla mia camera e a una minuscola
cucina, la mia casa, quella in cui a volte sogno cavalieri vestiti di
nero che rincorrono fanciulle trovate a loro volta nei sogni.
“Ma che sogno strano
che ho fatto stanotte!” mi appresto a dire alla fotografia di Dedo,
che mi guarda dalla mensola poco più in alto della scrivania. Parlo
tantissimo con Dedo, (all’anagrafe Demetrio Donati) perché è il
mio migliore amico, colui al quale non mi riesce di nascondere nulla,
che mi legge nel pensiero e sa quando sono triste. Il bello è che
lui lo sa molto prima di me! Questa è una cosa che mi ha sempre
stupito, ma che ho sempre accettato con naturalezza allo stesso modo
con cui bevo un bicchiere d’acqua.
Con Dedo tutto è
semplice perché non c’è amore tra noi ma solo una solida amicizia
che è cresciuta con il tempo, senza incrinarsi mai una volta. Eppure
è un bel ragazzo con incredibili capelli neri e occhi color del mare
in tempesta.
Sarebbe facile innamorarsi di lui per ogni ragazza, ma non per me. Io
sogno qualcosa di diverso, qualcosa di romantico e di affascinante,
mentre Dedo invece è molto tranquillizzante, molto comprensivo,
molto accomodante, molto prevedibile. Proprio l’amico che ciascuno
vorrebbe!
“Già, proprio uno
strano sogno!” e mentre dico queste parole lo sguardo mi cade sulla
tela nella quale ho dipinto un bel deserto. Davvero niente male!
Decisamente il mio
cavaliere nero se ne è andato a dorso del suo cavallo. Eppure è
stato un bel sogno! Resta il palazzo trasparente a forma di cubo. Per
un momento da quanto era trasparente non l’avevo nemmeno visto, ma
ora i miei occhi si stanno dilatando a dismisura perché ho scorto
qualcosa di strano in quel quadro, qualcosa che prima non c’era e
ora invece si sta materializzando in tutta la sua bellezza. Una
ragazza sta uscendo dal palazzo. Dire che sta uscendo, mi sembra
troppo riduttivo. Sta decisamente scalciando e tirando qualcosa
dietro, qualcosa che ha tutta l’aria di essere una valigia e anche
una valigia assurdamente grande., tanto grande che non ce la fa quasi
a spostarla.
“Se invece di stare lì
impalata tu mi dessi una mano a tirare questo coso, te ne sarei
grata!” Mi apostrofa con fare di chi è abituato a essere obbedito.
“Yaaaaasmin!?”
domando reticente e incredula
“E chi altri sennò?”
risponde la ragazza risentita. “Mi hai fatto te e non sai neanche
chi sono?” prosegue senza nessuna pietà per il mio sbigottimento.
“Ma io non ti ho
dipinto. Davvero non ti ho mai vista. Io ho dipinto solo il palazzo
di cristallo trasparente e nient’altro”. Mi trovo a rispondere
piena di perplessità.
“Eh già! E dentro quel
palazzo, chi pensavi ci abitasse? Pecos Bill?”
Guardo allibita la
bellissima ragazza che ho davanti ai miei occhi. Come è possibile
che una simile bellezza, possa racchiudere tanta aridità dentro di
sé?
“Allora ti vuoi
decidere a darmi una mano?” Mamma mia ma chi si crede di essere
questa?
Do voce al mio pensiero
e: “Ascolta io non sono la serva di nessuno, tantomeno la tua.
Prova a chiedermi in modo migliore che cosa vuoi e forse qualcosa
otterrai. Chi ti credi di essere la Principessa sul pisello?”
A tutto ero preparata
tranne a ciò che è accaduto immediatamente dopo. La bellissima
fanciulla si è accasciata ai piedi della sua valigia, scoppiando in
un pianto dirotto. Non sapendo cosa fare non ho trovato niente di
meglio da fare che tirare fuori un kleenex e provare a darglielo, ma
ciò si è dimostrato subito impossibile. Sarebbe stato come se a me
avessero offerto un lenzuolo matrimoniale per asciugarmi le lacrime.
Però questo l’ha fatta immediatamente ridere e ha fatto ridere
anche me. La tensione si è sciolta come per incantesimo e io mi sono
ritrovata davanti una bella ragazza che se invece di essere vestita
con quegli abiti assurdi con cui l’aveva formata la mia fantasia,
avesse avuto un paio di jeans e una maglietta, avrebbe potuto essere
Monica Bellucci, forse con qualche centimetro in più e un po’ di
tette in meno. Ma insomma siamo lì.
“Senti Yasmine mi vuoi
dire perché piangi? Mi sembra che hai tutto per poter essere felice.
Hai un bellissimo palazzo di cristallo, un cavaliere bellissimo che
ti sta cercando in lungo e in largo per offrirti il suo amore e
tu…cerchi di scappare per caso?”
“Certo che cerco di
scappare. Non mi piace niente di tutto ciò. Non mi hai fatto come
volevo essere io…….”e tirando su col naso ha cominciato
nuovamente a piangere rumorosamente.
“Aspetta! Aspetta!
Fammi capire! Perché dici che ti ho fatto io? Io non ho fatto un bel
niente…….”
“Non è vero! Io sono
nata dalla tua immaginazione e che ci posso fare se volevo essere
immaginata in un’altra maniera?”
“Ma scusa, cos’è che
non ti piace di te?”
“Niente mi piace….Prima
di tutto il nome. Non mi piace di chiamarmi Yasmine. Non ho niente
contro tutte le Yasmine del mondo ma Yasmine non sono io…………Io
ecco potrei essere Desireè”
“Beh! Se è solo questo
il problema di qui in avanti ti chiamerò Desirè”
“No non Desiré con una
e e basta ma Desirée. Io posso essere solo Desirée”
“E va bene sarai
Desirée… e se poi ne vuoi anche un’altra di e non fai altro che
dirmelo. Sono gratis”comincio a perdere la pazienza
“Ma figurati! Il nome è
solo una piccola cosa. Per quello che riguarda la casa mi potrebbe
stare anche bene. E’ bella e confortevole, ma io non voglio essere
una principessa, oppure se proprio devo esserlo voglio essere una
principessa moderna, dei tempi nostri, una che vive la sua vita senza
aspettare che a farla vivere sia un cavaliere del quale non conosco
nemmeno il nome”
“Si chiama Solo con un
cavallo” Troppo tardi mi accorgo di aver fatto un altro errore
“Solo con che?” La
ragazza ha sbarrato gli occhi, ma per fortuna ha smesso di piangere
“No guarda, non è il
suo vero nome. Sono io che l’ho chiamato così perché non sapevo
che nome dargli!”
“Lo vedi quanti errori
fai?”
“Non mi sembra che un
nome, per quanto fantasioso sia la cosa più importante. Non so se
hai visto bene quanto sia bello il nostro cavaliere”
“E con questo? Non è
il mio tipo. Io voglio scegliermelo da me il ragazzo, e non che una
stupida donna con una fantasia deprecabile, mi voglia fare accoppiare
con chi pare a lei”. La ragazza sta andando decisamente fuori dal
seminato
“Ehi carina. Aspetta un
attimo. Io non voglio fare accoppiare proprio nessuno. Figurati che
questa cosa io ero sicura di averla sognata e continuo a crederlo
anche ora, solo che ora si tratta proprio di un brutto sogno”.
“Troppo facile così
mia cara…..a proposito ma tu come ti chiami?”
“Io? Io sono Lara”
“Senti Lara, ascoltami.
Da donna a donna. Ma se a te qualcuno ti portasse a casa un uomo e ti
dicesse: ti devi mettere con questo, tu che faresti?”
“Lo manderei al diavolo
ecco che farei!” ho ribattuto risentita.
“E allora perché non
posso farlo io?”.
Il suo ragionamento non
fa una piega: La capisco benissimo, solo che ho ancora davanti a me
l’espressione estasiata di Solo con un cavallo quando parlava della
sua Yasmine.
La ragazza ora è più
tranquilla. Si è seduta sull’enorme valigia e mi guarda con uno
sguardo più sereno. Niente da ridire. Ha degli occhi incredibili.
Sarà anche frutto della mia immaginazione, ma mi sembra di aver
fatto proprio un bel lavoro. Mi affretto a dirglielo, ma lei mi
precede
“Senti Lara, ti
ringrazio per avermi fatto come sono, perché sono veramente bella,
lo vedo anche da me. Purtroppo per te mi hai dotato anche di una
personalità”.
Annuisco. E di una
personalità anche molto forte mi pare!
“Vedi Lara, io come
avevo cominciato a dirti, se devo proprio essere una principessa,
sarò una principessa. Mica ci sputo sopra a tutto questo ben di
dio…….però sarò una principessa come dico io”
“E cioè?”.
“Voglio essere una
cantante. Voglio diventare una cantante famosa e voglio anche
innamorarmi, certamente, ma il ragazzo deve piacere a me, non a te.
Io voglio un giovane che abbia gli occhi sognanti, che sia dolce,
simpatico, disponibile,……..ecco guarda…..un ragazzo come quello
della fotografia che hai su quella mensola”.
Sbarro gli occhi
inorridita. “Ma quello è Dedo!!!!!!!!”
“Dedo sì, anche il suo
nome mi piace. Ma chi è Dedo, tuo fratello?” chiede speranzosa
“Ma niente affatto.
Dedo è il mio migliore amico e non credo proprio che tu saresti la
ragazza adatta a lui”
“E perché mai?” mi
domanda nuovamente imbronciata
“Beh! Per prima cosa
lui è un tipo tranquillo e tu, mi pare sei un vulcano instabile……e
poi santo cielo, ti rendi conto che tu stai dentro un quadro?”
Yasmine Desirée pensa un
po’ e poi il suo volto si illumina
“Questi sono affari
tuoi. Pensa al modo di tirarmi fuori di qui. Io voglio conoscere
Dedo, o lui o nessun altro e tu mi devi aiutare perché in fin dei
conti hai delle responsabilità verso di me”
“Già, però ce le ho
anche verso Solo con un cavallo….e anche verso Jo se è per questo”
sospiro sconsolata
“Sei una scema! Sei una
scema! Sei una scema!” Continuo a ripetermelo ininterrottamente,
mentre guardo Desirée con due e, che aspetta che io le dica
qualcosa. “Ma perché invece di metterti a sognare, quella sera non
sei andata a farti una bella passeggiata, o magari non hai invitato
Dedo a cena e ascoltato le sue noiosissime chiacchiere sull’ultima
musica che ha composto e che nessuno suonerà mai?”
“Lara! Lara! Ohi, dico
a te, mi senti?”
“Certo che ti sento, e
penso a come posso farti conoscere Dedo, ma non so proprio come fare.
Credimi, io vorrei vedere tutti i miei amici felici e contenti, ma
non sono una fata, non ho la bacchetta magica e non conosco nessuna
pozione che mi possa aiutare. Io sono solo una persona dotata di
troppa immaginazione e mi sono fregata con le mie stesse mani.”
“Con questo mi vuoi
dire che non mi aiuterai?. Non ci credo. Non sei la persona che
lascia a piedi gli altri. L’ho capito quando hai disegnato il
ruscello nel deserto e il palazzo trasparente. Senti, facciamo così…
Io ti prometto che per ora non scappo, però tu tieni lontano Solo
con un cavallo, e poi pensiamo a qualcosa che possa farmi conoscere
questo ragazzo così simpatico” e il suo sguardo si posa con
adorazione sull’immagine di Dedo. Anch’io lo guardo
automaticamente domandandomi come posso fare a tenere il mio amico
fuori da questa storia, ma non lo so. Tra l’altro domani deve
venire a cena da me e improvvisamente non mi sento più a mio agio,
sapendo che Desirée comunque potrà guardarlo indisturbata e
ascoltare quello che ci diremo.
O bene Ci penserò
domani.
“Desirée, ascoltami
bene. Cercherò di fare qualcosa, ma non so che. Quello che so è che
ora devo lavorare e anche parecchio, per cui se permetti la finisco
qui. Ci risentiamo poi! Ciao”
“Ciao Lara e per
piacere non dire a Solo con un cavallo che mi hai visto, altrimenti
mi sa che nasceranno guai”.
Stamani appena mi sono
svegliata stavo decisamente meglio. Chissà perché con la luce del
sole tutto sembra più semplice, più risolvibile.
“Uffa, non voglio più
pensarci, ho troppe cose da fare. …..Allora.! intanto mi metto a
correggere le bozze, perché le devo riconsegnare entro la settimana,
poi, non sarebbe male mi mettessi a dipingere un po’. E’ da tanto
tempo che non lo faccio, e credo che mi servirebbe molto per
allentare la tensione di questi ultimi giorni………Poi dovrò
imbastire qualcosa per la cena di stasera con Dedo, anche se lui, non
è esigente davvero. L’ho sempre detto io che Dedo è un uomo da
sposare!”
Involontariamente mi sono
messa a ridere pensando a Dedo sposato. Chissà perché, ma non
riesco proprio a vedercelo! Dedo è Dedo, è la persona disponibile
ad ascoltare le mie paturnie, ad entusiasmarsi per i miei paesaggi,
ad accettare il mio carattere lunatico e fantasioso.
“E’ davvero l’amico
migliore che uno potrebbe avere!” dico ad alta voce sorridendo alla
sua immagine che mi guarda dalla cornice azzurra che la imprigiona.
“E Desirée con due e?”
“Ma che cavolo vuole
quella! Non esiste nemmeno e si ostina a darmi tutti questi
grattacapi! Come vuoi che faccia stupida pupattola a programmare un
appuntamento tra te e Dedo, se tu non esisti? Eh!? Me lo dici come
faccio?....E siccome sappiamo entrambe che tu non esisti, non rompere
più e lasciami lavorare!” Ma possibile che anche ora l’immagine
di quella ragazza venga a scompigliare i miei pensieri? Sbatacchio un
po’ di suppellettili, per chiedere conferma che ho ragione di
mandare Desirée con due e al diavolo.
“E Solo con un cavallo,
che fine avrà fatto? Potevo aver inventato solo lui? Invece
nossignori, cretina che non sei altro, ti sei andata a complicare la
vita. Se ci fosse stato solo lui avrebbe continuato a girovagare per
il deserto col suo stupido cavallo, tanto a questo punto non gli
mancava né da bere né da mangiare, e tutti saremmo vissuti felici e
contenti”.
“Ne sei proprio
sicura?”
“Certo che sono sicura,
strasicura….ehi! Un momento, questa cosa non l’ho detta io!”
Mi giro di scatto perché
so da dove proviene quella voce! Solo con un cavallo mi sta guardando
dal mio quadro, mentre poco più in la Jo, bruca intorno a una pozza
d’acqua. Mi guarda per un momento fa una specie di nitrito che mi
ha tutta l’aria di disapprovazione e poi non si cura più di me.
Forse ha sentito che gli ho dato dello stupido.
“ Certo che non l’hai
detto te! Sono stato io e te lo ripeto. Ne sei proprio sicura? Non
sai che da soli si sta male? Guardati! Chi hai te oltre il tuo amico
Dedo? Sei talmente sola che per avere compagnia sei stata costretta a
inventare noi. Noi abbiamo portato movimento nella tua vita
pianificata, noi ti abbiamo fatta sentire indispensabile, arrabbiata,
tenera, debole. E tu mi vieni a dire che è meglio essere soli? Ma a
fare che?” Solo con un cavallo è molto serio mentre mi dice queste
cose ed io comincio a intuire che la mia giornata, cominciata così
bene, sta per essere rovinata inesorabilmente.
“Ehi giovanotto! Sei
troppo filosofo per i miei gusti e poi scusa, chi ti ha permesso di
entrare negli affari miei? Pensa piuttosto a te, e a quella
schizofrenica della tua principessa dei miei stivali, che non riesci
neanche a tenertela vicino!” Troppo tardi mi accorgo dell’errore
che ho fatto
“Che vorresti dire? Hai
visto Yasmine? Dove l’hai vista? Perché non me l’hai detto
subito?” Solo con un cavallo comincia ad arrabbiarsi e devo dire
che è veramente bello vedere uno tutto vestito di nero, con gli
occhi neri e i capelli neri, diventare nero di rabbia.
“E va bene l’ho
vista! Quanto a dirtelo dimmi tu come facevo, visto che te ne sei
andato via come un fulmine e sei sparito dietro quelle dune, con la
velocità di un ghepardo!” e indico le dune del mio quadro
“Ma che ti ha detto? Ti
ha parlato di me? Hai visto quant’è bella?” Come vorrei che
qualcuno dicesse queste cose a me con lo stesso tono di voce, mi dico
sospirando
“Quanto a essere bella,
lo è davvero. Anzi! Bellissima. Per il resto ha un carattere
pestifero e bizzoso e se fossi in te, andrei a cercarmi un’altra
ragazza. Il mondo è pieno di belle ragazze anche più di Yasmine o
Desirée, come vuole che la chiami io!”
“Oh che bel nome!
Ancora più bello! Come le si addice”
“Oh che bel tonto!
Possibile che non ti accorgi di stare a sprecare il tuo tempo dietro
a quella, quando potresti fare cose molto più intelligenti?
“Del tipo?”
“Beh! Mica potrai stare
sempre dentro questo quadro. Dovrai pure guadagnarti la vita in
qualche modo, non credi?” rispondo spazientita
“Tu non ti preoccupare
per me, non ho assolutamente bisogno di lavorare e se volessi potrei
togliermi tutti gli sfizi di questo mondo. Ma io voglio una cosa che
per ora mi sfugge. Voglio Yasmine, o meglio Desirée. Anch’io da
oggi la chiamerò con questo nome.!”
“Senti mio caro Solo
con un cavallo….
“Come mi hai chiamato?”
mi chiede ridendo
“Solo con un cavallo.
Non so in quale altro modo posso chiamarti. Non mi vuoi dire il tuo
nome, e a me non andava di parlare con una persona della quale non
conosco neanche il nome. …..Allora mi è venuto in mente questo”
rispondo piano, quasi scusandomi
“Certo la fantasia non
ti manca!” continua ridendo
“A te invece!!! Vero?”
ribatto piccata.
“ Senti Lara, smettiamo
di punzecchiarci. Ti domando scusa se posso averti dato l’impressione
di intromettermi negli affari tuoi. Lungi da me! Ma continuo a
chiederti che tu ti intrometta nei miei, visto che noi siamo qui
perché tu ci hai pensato. Però siamo infelici, io per un verso,
Desirée per un altro. Aiutaci in qualche modo a trovare la nostra
strada……”
”Ehi un momento! Io ho già detto che non ho la bacchetta magica, né ho poteri speciali. Tu un minuto fa mi dici che non ho saputo fare niente della mia vita e pretendi che sappia fare per la tua? Scordatelo mio caro! Per me potete tornare anche da dove siete venuti!”
”Ehi un momento! Io ho già detto che non ho la bacchetta magica, né ho poteri speciali. Tu un minuto fa mi dici che non ho saputo fare niente della mia vita e pretendi che sappia fare per la tua? Scordatelo mio caro! Per me potete tornare anche da dove siete venuti!”
“Perché dici cose che
non pensi?” ribatte lui “Sai benissimo che non è così e che
non ti disinteresserai di noi! Solo che hai paura di mostrare la tua
parte fragile, romantica, ecco…”
.Non rispondo. Non so che
dire. Le sue affermazioni mi hanno lasciato senza parole. Possibile
che abbia ragione? Possibile che io non abbia saputo vivere la mia
vita? Possibile che io sia più tenera di quello che credo?
Possibile?!!!
“UUUUUUUUHHHHHHHHHH! Ora basta. Ne ho le tasche piene.
Preferisco pensare agli
affari miei e disinteressarmi di cose che esistono solo nella mia
immaginazione. Basta! Al lavoro! E mentre dico queste cose passando
oltre getto un’occhiata in tralice a Jo, che continua a brucare, ma
per un attimo il suo sguardo ha incrociato il mio ed è stato un
attimo di troppo. Vi ho letto tutta la sua disapprovazione
La tavola è pronta e il
profumino che arriva dal forno non è male. Dedo tra pochi minuti
sarà qui e passeremo una piacevole serata, come solo due amici come
noi sanno passare. Lui mi parlerà della sua ultima musica, io farò
finta che sia bellissima, per non vedergli lo sguardo da cane
bastonato, poi gli farò ammirare la mia ultima tela e lui dirà che
è bellissima, come tutte le cose che faccio, per non vedermi con gli
occhi da cane bastonato, e con queste nuove certezze andremo avanti
per un’altra settimana sentendoci quasi felici.
Driiiin! Driiin!
“Arrivo , eccomi!” e
spalanco la porta su un giovanotto niente male che tiene con una mano
una bottiglia di vino e con l’altra un fiore, che a dir la verità
comincia un po’ a ciondolare.
“Ciao” mi dice Dedo
oltrepassando la soglia e dirigendosi verso la poltrona dove lascia
andare tutto, fiore compreso, che poi addita dicendo “questo è il
titolo della mia ultima composizione!” “
“E come si intitola la
tua composizione…Fiore stanco?” domando un po’ perfidamente. Ma
è come dire al vento. Dedo non raccoglie mai le provocazioni. “No
si intitola Piccolo fiore” per lui l’argomento è finito.
“Che profumo!”
”Vero?” dico io. Anche questo è scontato. Per Dedo sono un’ottima cuoca, segno evidente che i suoi pranzi sono di quanto più schifoso ci possa essere.
”Vero?” dico io. Anche questo è scontato. Per Dedo sono un’ottima cuoca, segno evidente che i suoi pranzi sono di quanto più schifoso ci possa essere.
“Se vuoi possiamo
cominciare a mangiare! Così poi possiamo uscire a fare una
passeggiata…..”
“Sì, mangiamo subito,
perché ho fretta di farti ascoltare il nuovo pezzo che ho
scritto…Stavolta sento che ho fatto veramente qualcosa di buono!”
“E la passeggiata?”
domando di malumore
“Ci andiamo un po’
più tardi, ti va bene?
“Ok. Dedo” annuisco
accomodante. In fin dei conti è un piacere vedere quella luce di
compiacimento nei suoi occhi
Se c’è una cosa che
non manca a Dedo è l’appetito. Spazzola tutto quello che gli metto
davanti con la velocità di un fulmine, ma mentre mastica riesce
anche a parlare della cosa che gli interessa, cioè della sua canzone
“Certo ci vorrebbe una
voce di donna una voce calda, per questa musica….non la può
cantare chiunque, solo che non conosco chi può interpretarla”
“Se vuoi la canto io”
rido divertita e anche Dedo mi fa eco. La mia voce è ciò che di più
stridulo possa esistere, ma mentre lo dico il sorriso mi muore sulle
labbra, perché a dispetto di me stessa mi è tornata prepotentemente
in testa Desirèe che mi diceva “Voglio fare la
cantante”
”Accidentaccio!” mi scappa detto
”Accidentaccio!” mi scappa detto
“Cosa?” Dedo mi
guarda sorpreso
“Niente, niente, mi è
venuto in mente una questione di lavoro……continua pure….dicevi?”
“Veramente eri tu che
dicevi, comunque mi sa tanto che anche questo resterà un sogno nel
cassetto” sospira alzando le spalle. Ma poi sorride immediatamente.
Adoro Dedo per questo suo
carattere così solare. Niente può intristirlo per più di dieci,
dodici secondi al massimo. Fortunato lui.
“Beh! Allora si può
sentire questo capolavoro?”
“Sì prendi in giro,
prendi in giro” ma intanto si è avviato verso la mia tastiera, che
ha visto sicuramente tempi migliori, prima che la utilizzassi come
piano di appoggio di tutti i miei tubetti di colore.
“Ma insomma Lara,
quando ti deciderai a capire che uno strumento musicale non può
essere un tavolino?” mi dice ridendo, cercando di impegnarsi
nell’ardua impresa di liberare la tastiera.
“Creiamo un’atmosfera
– dico improvvisamente – accendiamo la lampada azzurra e
spengiamo quelle centrali”
“Ok. Posso cominciare?”
“Sono tutta orecchie!”
Quando Dedo suona io non
mi stanco mai di guardarlo. Tutto il meglio di lui viene fuori in
quei momenti. Lo sguardo perso in un mondo lontano, i capelli che
scendono sulla fronte, le mani lunghe e affusolate e quella musica
che cattura e porta lontano, verso altri cieli.
Cosa?
Cerco di tornare presente
a me stessa e mi metto a sedere più eretta. No! Non mi sono
sbagliata. Stavolta la musica di Dedo è veramente bella, un
gioiello, una perla rara, una goccia d’acqua che scende lungo la
schiena e la fa rabbrividire. E’ vero, ci vorrebbe una voce calda,
suadente,morbida per una simile musica, e Desirèe mi ritorna in
mente, e anche se provo a scacciarla, rimane……”Voglio essere
una cantante io!”
Mi sento stranamente
turbata dalla musica, dai pensieri, da Dedo che continua ignaro a
dare il meglio di se stesso. E’ un attimo fuori dal tempo che
durerà….Driin! Driiiiiin!
Mi alzo di scatto, quasi
contenta che qualcosa abbia interrotto quella magia. Ma chi può
essere? Non aspetto nessuno a quest’ora. Meccanicamente apro la
porta e
“Desirèe,…….ma che
ci fai qui?”
“Sei tu che mi hai
chiamato, non ti sei accorta che pensavi continuamente a me? Ed
eccomi qua. Che bella musica! Chi è che suona?......No! Non mi dire
che è Dedo!”
“Sì è proprio lui, e
se mi vuoi fare un piacere vattene!”
“Andarmene? Ma con che
coraggio me lo chiedi? Ho trovato l’uomo della mia vita e non mi
permetti nemmeno di vederlo? Sei proprio sadica!”
“Lara ma con chi
parli?” la voce di Dedo arriva pericolosamente vicina
“Niente niente. E’
una mia amica che passava di qui a salutarmi, ma ora se ne va!”
“Non ci penso nemmeno”
sibila Desirè “ Però Lara, mi devi prestare qualcosa da mettermi.
Non posso mica andare di là con un vestito come questo?”
“Ma cosa vuoi che ti
dia? Noi due non abbiamo nemmeno la stessa taglia!”
“Non ti preoccupare,
vedrai che me la saprò cavare. Ti prego Lara solo per dieci
minuti,…poi me ne vado”
“Non se ne parla
nemmeno. Ti vuoi decidere a uscire dalla mia vita?” le sibilo
arrabbiatissima
“ No non me ne vado,
non ti conviene credimi, perché sennò il tuo amico saprà che
soffri di allucinazioni” risponde incattivita
“E chi glielo dirà?
Tu? Tu ci sei solo perché io ti ho creato io!” sorrido beffarda
Per un attimo la vedo
interdetta, quasi vacillante, ma dura poco. Oltretutto è anche
intelligente.
“E’ vero, ma ormai ci
sono e tu non puoi proprio fare niente se non darmi una mano a vivere
la mia vita” risponde sicura di sé
“Come rimpiango quel
momento! Pensavo che sognare qualcosa di bello non fosse causa di
guai….e invece!”
La mia amarezza è
evidente e vedo Desirèe dispiaciuta
“Dai Lara, accontentami
e ti prometto che tra dieci minuti me ne vado”
“Promesso?” Non
voglio impelagare Dedo in questa storia di allucinazioni
“Promesso!”
Chi dice che le donne ci
mettono ore per cambiarsi? Niente di più falso! Ho staccato da
dietro la porta di camera una tunica azzurra che porto quando voglio
stare comoda e l’ho tirata a Desirée, che in un’attimo l’ha
indossata e in un altro attimo se l’è drappeggiata da principessa
quale è.
“Dedo? Ti presento
Desirée. Desirée questo è il mio amico Dedo” Dedo è balzato
dalla seggiola e senza riuscire a staccare gli occhi dalla ragazza
che gli sorride, risponde un timido “Incantato”.
Incantato lo è davvero,
anzi a ben guardarlo sembra molto di più che incantato. Sembra un
deficiente. Scuoto il capo
sconsolata. Possibile
che anche Dedo sia il solito fesso che si fa abbindolare da un paio
di occhi azzurri? Ma come faccio a dirgli che Desirée con due e o
anche con un’e sola non esiste e la personcina squisita che è
davanti a lui è solo un ologramma proiettato dalla mia mente?
Possibile che Dedo non si accorga dell’assurdità di tutto quanto?
Lui, con la sua intelligenza!
“E’ possibile, è
possibile! Sicuro che è possibile. Guardalo là...il tonto” Non so
se mi viene da ridere o da piangere. Non lo so ecco! So solo che mi
sento di troppo in quella stanza.
“Ho sentito una musica
bellissima entrando” Desirée tira fuori tutto il suo charme. Anche
la sua voce è bellissima. “Quanto sarebbe bello poterla
interpretare”
“Se vuole le faccio
vedere le parole. Le ho scritte sopra uno spartito”
“Grazie mi farebbe
veramente piacere”!
“Grazie mi farebbe
veramente piacere”! mastico tra me e me. Possibile che quei due non
si accorgano di quanto sono cafoni? E io che ci sto a fare qui? Il
paralume?
Mentre faccio queste
considerazioni sbatacchiando le mie suppellettili, la musica di Dedo
ricomincia in tutta la sua armonia e subito dopo una voce aggraziata,
profonda e limpida nello stesso tempo, rende quelle note ancora più
seducenti. Niente da ridire ! Desirèe ha veramente una voce
bellissima. Ha ragione a voler diventare una cantante. Mi sa tanto
che Solo con un cavallo dovrà rassegnarsi e cercarsi un’altra
principessa!
“Oddio non devo pensare
a lui. Non devo assolutamente pensare a lui! Hai visto che è
successo quando hai pensato a Desiré? Vuoi che qui dentro succeda un
macello?. Magari mi porta anche il cavallo! Eh! No! Corriamo ai
ripari” e mentre mi dico freneticamente queste parole, getto la
tovaglia sul quadro del mio deserto, appoggiato in un angolo,
sperando in cuor mio che Solo con un cavallo, non si sia accorto di
niente.
Involontariamente tiro un
sospiro di sollievo! Solo con un cavallo non si è accorto di niente
e immediatamente mi viene in mente l’espressione innamorata di quel
bel ragazzo tutto vestito di nero e mi accorgo di parteggiare
apertamente per lui. Come posso aiutarlo a conquistare la sua
principessa, e allo stesso tempo aiutare Dedo a non invischiarsi in
una situazione a dir poco imbarazzante?
Intanto la canzone è
finita,ma Desirée non accenna minimamente ad andarsene. Anzi! Si è
spaparazzata tranquillamente sul mio divano e chiacchiera
animatamente con Dedo, che la guarda affascinato.
“Brutta smorfiosa!”
sibilo tra me e me”meno male che mi aveva assicurato che se ne
andava dopo dieci minuti….Ora ci penso io” e senza starci a
riflettere tanto sopra torno verso di loro e con il miglior sorriso
che riesco a stamparmi in faccia le tocco una spalla e…..
“Desirée, ti volevo
solo ricordare che mi avevi detto che dovevi andartene subito perché
hai un appuntamento!”
“Grazie Lara, ancora
dieci minuti e scappo. In fin dei conti il mio appuntamento non è
poi così importante…”ribatte lei sorridendomi perfidamente, o
almeno così pare a me, ma non la lascio finire
“Ma come non è
importante. Via non ti sminuire così. Non mi avevi detto che dovevi
incontrarti con alcune persone importanti che volevano proporti un
contratto?” invento spudoratamente
“:::Unnnn….contratto?”
deglutisce lei evidentemente spiazzata una volta tanto
“Ma sì cara, a Dedo lo
puoi dire che non sei una semplice autodidatta. Sbaglio o stai per
diventare una cantante professionista?” dico candidamente
“Già……sì, è
meglio che me ne vada allora!” finalmente Desirée ha capito che
non è più il caso di insistere e che io posso diventare cattiva e
arrivare persino a dire tutto a Dedo.
Dedo è il mio migliore
amico e non si tocca. Verrà anche per lui il momento di innamorarsi
di una ragazza, ma per dindirindina sarà una ragazza vera e non un
ologramma,… per quanto un bell’ ologramma.
“Mi dispiace che vai
via” Dedo sembra veramente afflitto “mi sarebbe piaciuto ancora
suonare per la tua bellissima voce, ma capisco che un appuntamento
del genere non si può rimandare.
“Può darsi che ormai
il mio ritardo sia inaccettabile!” Desirée cerca di riguadagnare
punti, ma stavolta non sono costretta a intervenire perché Dedo,
lasciandomi a bocca aperta dice”Ti accompagno io, non mi perdonerei
mai che tu perdessi un’occasione per causa mia”.
Sono costernata. E ora
che succederà? Se ora Dedo esce con Desirée, lei sparirà o il mio
pensiero riuscirà a farla sembrare ancora vera? So che è inutile
dire a Dedo, che posso accompagnarla io, perché quando lui decide
una cosa, nessuno riesce a farlo desistere, anzi, caso mai il
contrario.
Sono agitatissima. Ma
guarda te in che impiccio sono andata a mettermi e guarda un po’
chi ci ho tirato dentro. E’ vero che è il mio migliore amico, ma
proprio per quello so che è anche tenero, sprovveduto, fiducioso
come un bambino.
Anche Desirée mi sembra
abbastanza scossa. Forse anche lei pensa che non sarebbe proprio una
cosa stupenda sparire in un attimo, davanti agli occhi di quel
ragazzo che ha definito l’uomo dei suoi sogni!
“Pensami per piacere.
Ti prego pensami intensamente Lara, pensami almeno per dieci,
quindici minuti, in modo che Dedo possa lasciarmi a destinazione”
mi bisbiglia all’orecchio Desirée
“Ma quale
destinazione??!! Lo sai benissimo che non c’è nessuna destinazione
e che non hai alcun appuntamento” ribatto acida e sottovoce
“Ti prego, ti prego….”
“Va bene, ok. Ma come
farai a non farti accorgere da Dedo che è tutta una montatura?”
“Non lo so, ma stai
tranquilla che mi arrangerò”
“Ehi, voi due, che
avete da confabulare?” si intromette Dedo ridendo. Ha appena finito
di risistemare i suoi spartiti
“Niente niente,
confidenze tra donne” dico io abbastanza sbrigativa
“Che c’è Lara, sei
arrabbiata?” Dedo mi guarda fissamente con occhi interrogativi.
Forse pensa che stasera mi ha trascurato in maniera vergognosa e ora
cerca di scusarsi in qualche modo. Ma non è mia intenzione fargliela
passare liscia
“Affari miei, non ti
preoccupare” e così lo liquido in quattro balletti, piantandolo
lì, senza dargli il tempo di ribattere.
“Bene, ….sei pronta
Desirée?” chiede Dedo in tono un po’ dimesso
“Prontissima”
risponde lei abbastanza nervosamente “Ciao Lara …e grazie di
tutto”
“Ci vediamo domani! –
dice Dedo dando la cosa per scontata. Questo lo dici tu!
“Domani ho un
appuntamento” rispondo prontamente, per niente imbarazzata. In fin
dei conto se posso inventare appuntamenti per Desirée, per quale
motivo non dovrei inventarli per me?
“Un appuntamento?”
chiede Dedo “E con chi?”
“Ehi, vacci piano mio
caro! Mica penserai che ti debba dire tutto quello che faccio per
caso…o con chi devo uscire!” rispondo ridendo come se stessi
prendendolo bonariamente in giro
“Ci sentiamo !”
aggiungo quasi subito per mitigare la mia stupida risposta.
Non vedo l’ora che se
ne vadano tutti e due. Quello che succederà una volta fuori dalla
mia porta, non sono affari miei. Ho preso l’impegno di pensare a
Desirée per quindici minuti. Lo farò per venti e poi, me ne andrò
a letto, perché ho decisamente sonno e il mio tempo da dedicare alle
paturnie degli altri è esaurito .
Sorrido tra me e me e per
un attimo entrambi mi guardano come se non mi riconoscessero, poi in
silenzio escono tirandosi dietro la porta.
“Fnalmente se ne sono
andati! Non ne potevo proprio più!” e mentre dico queste cose mi
butto a capofitto sul divano, esausta oltre ogni dire “ma tutte a
me devono capitare….che ho fatto di male per ritrovarmi sempre in
un mare di guai?” brontolo risentita.”Concentrati – mi dico –
hai promesso di pensare per venti minuti a Desirée e le promesse
sono promesse….ma perché non riesco a pensare a te Desirée dei
miei stivali? Perché se penso a te mi viene sempre in mente Solo con
un cavallo? Come si fa, dico io, a preferire Dedo a uno come Solo con
un cavallo……..non riesco davvero a capirlo. A proposito che farà
in questo momento?”
Piano piano sollevo un
lembo della tovaglia che ricopre il mio quadro, per vedere se il mio
cavaliere e il suo cavallo sono ancora lì. Jo in effetti è ancora
in riva al ruscello e appena si accorge di essere osservato, mi
guarda a sua volta e l’espressione dei suoi occhi sa di
compatimento. Mi sembra persino che scuota il capo mentre mi guarda.
Poi improvvisamente fa un grosso nitrito che mi fa fare un salto
all’indietro mandandomi a finire a gambe all’aria
“Brutto somaro di un
cavallo!” gli grido inviperita “ma chi ti credi di essere? Guarda
che di brocchi come te è pieno il mondo e fanno tutti una brutta
fine!” Mi ci voleva proprio una sbecerata come questa.
Improvvisamente mi sento molto meglio e d’un tratto sono rilassata.
Guardo nuovamente Jo domandandomi se per caso non l’ho offeso
troppo e… “Santi numi…..Jo, ma che fai ridi?”
In effetti il cavallo ha
un’espressione proprio buffa sul suo muso e la sua dentatura è
tutta in evidenza in un sorriso come solo don Camillo sapeva fare, ma
Jo non gli è da meno,…no davvero! Ora capisco! Il mio cavallo è
psicologo e con quell’atteggiamento compassionevolmenteriprovevole,
voleva solo spingermi a reagire e a sfogarmi, cosa che ho fatto, mi
pare!
“Grazie Jo,” mi
ritrovo a dire e nuovamente rimango stupita quando vedo i suoi occhi
ammiccare. Tra un po’ andrò a letto ma prima metterò in uno
sgabello di fronte al quadro un po’ di carote. Potrebbe anche
mangiarle! In questa casa succede di tutto da un po’ di tempo in
qua!
E’ di nuovo mattina!
Apro un occhio, lo richiudo, li apro tutti e due, li richiudo
nuovamente, sentendo che la realtà si sta rimpadronendo di me.
“Oh ti prego ti prego!”
mugugno rivolgendomi a qualche sconosciuta entità benevola “ti
prego, fa che sia un sogno, che non ci sia neanche più quel
maledetto quadro, dietro l’angolo, che tutto si risolva in una
bolla di sapone, e che io possa tranquillamente tornare a fare le mie
cose, come facevo fino a tre giorni fa……ti prego ….ti prego”.
Ma già mentre dico
queste cose sento che c’è qualcosa che non va. Mi sarebbe
difficile rinunciare a Jo ecco! Non voglio rinunciare a Jo e so per
certo che se non voglio rinunciare a lui devo tenermi anche Solo con
un cavallo e Desirée con due e. E poi neanche loro sono malaccio,
devo ammetterlo, è solo che io non posso essere l’artefice della
loro felicità e quindi della loro vita. Sono loro perbacco che
devono riuscire a sapere cosa vogliono e cosa fare per ottenerlo.
L’unica cosa che so è
che Desirée non può avere Dedo, per un semplice motivo; Dedo è
fatto di carne e di ossa, lei solo di pensiero.
“Cosa posso fare?” mi
dico rigirandomi un biscotto tra le mani, più tardi, seduta al
tavolino davanti una tazza di caffè “Non so davvero che posso fare
e come posso aiutarli! Se almeno Solo con un cavallo non fosse sempre
così collerico e non sparisse ogni volta che cerco di sapere
qualcosa di più di lui,….se…..”
“Lara mi senti? Ti ho
chiamato almeno dieci volte, ma sembri diventata sorda!
Apro completamente gli
occhi e mi volto verso la voce che mi ha chiamato, stupita, perché
Solo con un cavallo, stamani ha la voce decisamente tranquilla…anche
una bella voce devo dire!
“ Ciao, scusami, ma ero
immersa nei miei pensieri e non ti ho sentito proprio!”
“Però mi hai pensato e
anche parecchio perché sono dovuto tornare indietro di molti
chilometri per raggiungerti. Che c’è Lara?” mi chiede
gentilmente
“Senti Solo con un
cavallo, ….e ti prego non ridere se ti chiamo così, perché la
colpa è tua che non vuoi dirmi chi sei, quindi falla finita e
ascoltami!”
“Sono qui a tua
disposizione mi pare…allora dimmi!”
“Bene! Se proprio lo
vuoi ecco! Ieri sera Desirée con due e, è venuta a casa mia e si è
incontrata con Dedo, ha cantato con Dedo, è uscita con Dedo e…”
“Ma sei impazzita Lara?
Perché hai permesso che Desirée entrasse in casa tua? Perché l’hai
pensata intensamente? Perché le hai dato la possibilità di uscire
con Dedo? E più che altro dove è ora?
“Non ne ho la minima
idea…”rispondo abbattuta. Ti pareva che non fosse colpa mia?
“Lasciamo stare….e
più che altro cerchiamo di rimediare! Ma tu di qui in avanti mi devi
promettere di fidarti di me e di fare quello che ti dirò. Io devo
ritrovare in tutti i modi la mia principessa, perché lei e solo lei
è la donna della mia vita….hai capito?”
“Certo che ho capito”
rispondo con una strana soggezione. L’uomo che mi parla in questo
momento ha ben poco di tenero, ma da lui scaturisce un’autorevolezza,
che mette a disagio
“Bene Lara” riprende
più addolcito “a questo punto è bene che tu sappia chi sono io”
“Sarebbe l’ora”
rispondo senza riuscire a trattenermi.
Solo con un cavallo
sorride tranquillamente e riprende:
“Ascolta! Io sono Amhed
Hassan Ben Jor, e sono un principe di Dubai. Le mie ricchezze sono
immense e le mie proprietà hanno confini talmente estesi che neanche
io li conosco tutti. Sono stato un privilegiato della vita ma non ho
potuto avere l’unica cosa che desidero più di tutto al mondo:
l’amore di Jasmyne, o di Desirée come lei vuole che si chiami.
Desirée è davvero una principessa ma è anche una ragazza del suo
tempo e non accetta di sposarmi solo perché mi era stata promessa in
sposa. Lei so che ha sempre detto che dovrà amare l’uomo della sua
vita e io le do ragione. Noi non ci siamo mai visti, io l’ho
sentita solo cantare e già la sua voce è bastata per farmi
innamorare di lei. …..e vorrei che anche lei si innamorasse di me,
ma non del principe Hamed, ma soltanto del ragazzo che sono anch’io,
nonostante tutti i miei blasoni e le mie ricchezze…….è chiedere
troppo?” finisce sospirando
“No, non mi sembra”
rispondo dolcemente “Ma dimmi! Come avete fatto a finire nel mio
quadro?”
“Questo non lo so
davvero” finalmente Solo con un cavallo Hamed Hassan Ben Jor, ride
di gusto e alla fine anch’io non posso fare nient’altro che
unirmi a lui “Però penso che la tua immaginazione abbia una parte
importante in tutta questa vicenda!”
“E ora che facciamo?
Sai devo pensare che di mezzo c’è anche Dedo, il quale poverino,
non sa proprio niente di tutta questa storia!”
“Lascia fare a me Lara
e tu per piacere limitati a fare la parte pratica di ciò che ti
dirò. Dunque per prima cosa devi riuscire a richiamare Desirée qui.
Le parlerai della sua voce, di quanto sia bella e che ti è venuto in
mente che conosci un locale dove cercano voci nuove….che forse lì
riuscirà a cantare e a farsi scoprire da qualcuno che conta. ….No!
Non ti preoccupare! Il locale è mio e non ci saranno problemi. Al
resto penso io. Naturalmente invita anche Dedo, per le otto di domani
sera. Il locale si chiama Madison Inn……”
“Cosa?! “ strabuzzo
gli occhi affascinata. Il Madison Inn è il posto più prestigioso
dell’intera contea, ma che dico! dell’intero paese e so che è
frequentato solo da persone dell’alta società.
“Sì! Hai capito bene!”
mi interrompe Solo con un cavallo senza battere ciglio
“Ma non so se io sarò
all’altezza di un simile posto!”
“Certo che lo sarai!
Anche perché ti andrai a comprare il più bel vestito da sera che
troverai e ne comprerai uno altrettanto bello per Desirée….Non ti
preoccupare! Vai allo Chaperon e segna sul mio conto. Non ci sarà
neanche il minimo problema! Farai queste cose per me? ……E per
Dedo?” aggiunge sghignazzando
“Ok” una volta tanto
sono senza parole. Mi devo completamente riavere dalla sorpresa e ho
la testa piena di nuvole.
“Bene! Allora comincia
a pensare a Desirée e speriamo che non ci faccia aspettare
troppo……Mi raccomando! Acqua in bocca. Desirée non deve sapere
chi sono io”
Ecco fatto! Mi
stiracchio in poltrona guardando compiaciuta il vestito color
acquamarina che fa bella mostra di sé, spenzolando da una gruccia
appesa alla porta. Possibile che riesca a trattare così un simile
capolavoro?. E’ possibile, è possibile, mi dico sospirando. Il
vestito è bello è vero, ma a me non interessa per niente. E’
soltanto qualcosa che mi serve per portare avanti il mio progetto.
Poi il mio pensiero vola
a ieri e a Desirée. Non è stato necessario andarla a cercare e fare
in modo che tornasse qui, no davvero! Sorrido con tenerezza
ripensando alla scampanellata che ha interrotto il mio sonno e più
che altro sorrido con tenerezza rivedendo l’immagine della ragazza
che si è presentata davanti a me. Desirée con due e non aveva
proprio niente della bella principessa arrogante, era solo una
normalissima ragazza inzuppata di pioggia, che si era improvvisamente
trovata a contatto con la vita reale e aveva deciso che non è che
poi le piacesse tanto.
“Posso entrare Lara?”
mi aveva domandato con voce quasi dimessa.
Le avevo fatto un cenno
di assenso, senza proferire parola. Qualcosa mi diceva che non ci
sarebbe stato bisogno di incoraggiarla a parlare. Cosa che lei fece
immediatamente.
“Che esperienza
terribile!”
A quel punto l’avevo
interrotta spaventata “Vuoi dire che Dedo?......”
“Macché Dedo! Oh Lara!
Sono proprio una sprovveduta! Ieri sera, l’unica cosa che volevo
era trovare un posto per nascondermi, in modo che Dedo non si
accorgesse che in fin dei conti non esisto, non almeno nella vostra
dimensione. Speravo fortemente che tu continuassi a pensarmi fino al
momento in cui avrei potuto infilarmi da qualche parte, e tu
evidentemente l’hai fatto, e anche molto più a lungo di quello che
mi avevi promesso, perché nonostante tutti i miei sforzi, anche dopo
che ho salutato Dedo e mi sono infilata nel primo atrio di un
albergo, non sono riuscita a tornare nel mio palazzo di cristallo”.
E poi che è successo?”
ho domandato incuriosita
“Sono rimasta lì il
tempo sufficiente perché Dedo se ne andasse senza insospettirsi,
dopo di che sarei uscita tranquillamente anch’io, ma portiere mi si
è avvicinato e mi ha domandato cosa desideravo……..lo so che è
brutto da dire, ma gli ho risposto che ero una cliente del loro
Hotel, ma evidentemente non sono stata molto convincente, perché mi
ha chiesto i documenti ….e io, dimmi te, come potevo darglieli se
non ce l’ho? Se non sono segnata a nessuna anagrafe? Se non
esisto?” la voce di Desirée cominciava a incrinarsi e allora le
avevo domandato in tutta fretta:
“E poi che è
successo?”
“cosa vuoi che sia
successo?....... gli ho ho risposto che li avevo lasciati in camera,
ma lui non ci ha creduto neanche per un attimo e ha detto che avrebbe
chiamato la polizia per cui sono scappata ovviamente, con tutta la
velocità che consentivano le mie gambe e neanche a farlo apposta, si
è messo a piovere, per cui mi sono tutta infradiciata e allora ho
pensato che l’unica cosa che potevo fare era quella di tornare da
te…ed eccomi qui” ha terminato con un sospiro profondo.
L’ho guardata con gli
occhi non proprio di una madre, questo no, ma di una sorella maggiore
senz’altro, anche se di una sorella maggiore un po’ scriteriata.
“Dai, non te la
pendere, vedrai che tutto si sistema. Tra l’altro devo darti una
bella notizia…..”
“Che cosa? Quale bella
notizia? “ lo sguardo di Desirée è tornato immediatamente vivido
e curioso “Dai Lara! Non farmi stare sulle spine. Qual è questa
bella notizia?”
Prendo un attimo di
tempo, cercando di capire tra me e me, se quello che sto per dirle,
sia proprio una cosa buona, o l’ennesimo pasticcio nel quale vado a
infilarmi.”Sii prudente Lara” mi dice una vocina lontana, sempre
presente e mai ascoltata. Purtroppo sono impulsiva, lo so, e non
riesco a curarmi da questa malattia che in qualche caso può
diventare anche una cosa grave. Pinocchio docet!
“Siamo state invitate
in un locale, il Madison Inn,… figurati, gestito da un mio amico,…
perché tu possa esibirti insieme a Dedo, per un’anteprima della
sua musica” ho buttato là tutto d’un fiato. Ormai è fatta.
Indietro non si torna, né Desirée mi permetterebbe più di farlo,
da come mi si è buttata addosso facendomi mille domande. Come,
quando, perché, dove, con chi?
“Ormai è fatta- mi
sono detta rassegnata, ma anche un pochino soddisfatta della piega
avventurosa che stanno pendendo gli avvenimenti – del resto potevo
forse non dare una mano a Solo con un cavallo? Oddio! Come ha detto
di chiamarsi? Mi pare Hamed Hassan ben Jor? Non ne sono sicurissima e
comunque per me rimarrà sempre Solo con un cavallo” i miei
pensieri sono talmente lontani da tutto ciò che è presente che non
ho sentito per lungo tempo Desirée che mi chiamava sempre più
stupita al mio silenzio.
“Che c’è?”
improvvisamente riscossa dal tono della sua voce sempre più
stridulo, quasi allarmato. Ma qualche volta potrò essere lasciata in
pace a seguire i voli dei miei pensieri? Evidentemente sembra di no.
“Ma Lara, che mi
metterò? Non ho niente a indossare e immagino che per andare in un
simile locale, ci voglia un abito da sera….o mi sbaglio?”
“No mia cara non ti
sbagli e se chiudi un attimo gli occhi ti materializzerò l’abito
più bello che tu abbia mai visto”
“Come è possibile?”
“Ti fidi di me
Desirée?” l’ho provocata perfidamente
“Beh
insomma……abbastanza Lara, ma non del tutto….ecco proprio del
tutto no, devo dire!” Desorée è un po’ confusa mentre mi dice
queste parole, ma io mi sto divertendo un mondo perché
improvvisamente so di avere il coltello dalla parte del manico.
L’ambizione di quella ragazza è senza limiti. So che farebbe di
tutto per avere l’abito più bello del mondo e so che lei sa che io
lo so.
“Bene! Io di te invece
non mi fido per niente. Ne ho avuto la prova l’altra sera con Dedo.
Non hai esitato un attimo a rimangiarti la parola che mi avevi dato e
mi hai costretto a metterti con le spalle al muro. Ora te lo dico
prima che tu possa fare qualche altra sciocchezza. Devi lasciare in
pace Dedo, hai capito? Perché nel caso tu non avessi capito, sappi
che se vedo qualche cosa di storto, non esiterò un attimo a dire chi
sei, anche se sono sicura che dopo mi metteranno una camicia di
forza!” Sorrido mentre le dico queste parole, perché vedo la sua
espressione cambiare repentinamente fino assumere un’espressione di
bambina sola, senza nessuno che la possa sostenere. Mi sento cattiva
e ingiusta verso di lei, anche perché mi sto accorgendo che le
voglio bene…però voglio più bene a Dedo….Dedo è il mio
migliore amico, anche se è un amico salame a tal punto da non
accorgersi che Desirée è perlomeno una persona strana, senza
vissuto, senza consistenza. Potere della bellezza delle principesse!
“Hai capito? Voglio la
tua promessa, come io ti ho dato la mia!” ripeto con durezza
“Va bene Lara. Stai
tranquilla. Farò quello che vuoi” mi risponde rassegnata solo per
un secondo perché immediatamente dopo i suoi stupendi occhi
sfavillano e:
“Ora posso vedere il
mio vestito?”
“Ok – rispondo
laconica – vieni con me”
Sono pronta! Desirèè è
ancora in bagno che si fa la doccia, ma io sono già pronta, come se
non avessi aspettato altro per tutto questo tempo di indossare il mio
abito da sera. Mi guardo lungamente allo specchio e ammetto con me
stesa di essere piuttosto carina. Unico inconveniente: le mie scarpe
con un tacco vertiginoso e una punta che sembra uno spillo.
Resisteranno i miei piedi abituati a tranquille scarpe da tennis a
una simile tortura? E più che altro, riuscirò a camminare
normalmente o sembrerò una di quelle persone che vanno sui trampoli
?
Mi arrischio timidamente
a fare un passo e mi accorgo subito con orrore, che riuscirò a fare
una figura ridicola senza metterci il minimo impegno. L’impressione
che do è quella di un’imbranata che cammina su un tappeto di uova
fradice.
“Al diavolo! E ora come
faccio?” domando allarmatissima alla mia immagine, che non sa cosa
rispondermi, lo vedo benissimo. Il mio sguardo corre fuggevolmente in
cerca di soccorso fra le mie tante scarpe, ma non c’è niente da
fare. E’ impensabile che possa mettere un paio di scarpe con le
stringhe con un vestito diafano color verde acqua.
“Io non ci vado ecco!
Resto a casa e chi si è visto si è visto. Che si arrangino da soli.
Sai che faccio? Vado a letto e non ci penso più! Dedo si arrangerà
e imparerà a tirarsi fuori dai guai da solo….e se poi non ci
riesce…..affari suoi…….vuol dire che continuerà ad andare
dietro a un miraggio. In quanto a Desirée, per me ci può aggiungere
altri venticinque e al suo ridicolo nome, tanto continuerà a non
esistere e Solo con un cavallo….beh! Solo con un cavallo mi sembra
che se la sappia cavare bene anche da solo, tanto per rimanere in
tema…..Basta vado a letto!” e mentre lo dico mi tolgo quelle
deliziose scarpette, torture indicibili per i miei piedi, facendole
volare il più possibile lontano da me.
In quello stesso istante
un ricordo attraversa fulmineo la mia testa. Le pantofoline da notte!
Ma sì! Le pantofoline da notte in raso verde…..guarnite di
leggerissimi strass…..con quel piccolo tacco….ma sì! Ma sì! Le
odiate pantofoline verdi, dono inutile di mia zia Cloe, dimenticate
da anni nella scatola, dentro l’armadio……..forse saranno la mia
salvezza…..perché in fin dei conti io ci voglio andare in quel
locale e voglio anche divertirmi!
Mi arrampico verso lo
sportello alto dell’armadio, col rischio di inciampare sul mio
lungo vestito, ma ormai non mi ferma più nessuno. Tiro fuori
scatole, scatoline, borse, plaid, e tante di quelle cose che non
sapevo più di avere, finché le mie mani frettolose non incontrano
una scatola azzurra. Eccola! E dentro, le mie pantofoline che ora mi
sembrano bellissime, perfette, degne di Cenerentola quando andò al
ballo del Principe azzurro.
Un attimo dopo sono nei
miei piedi e guardo il risultato. Stupefacente. Non sono più
pantofole, ma scarpette da sera per un’occasione speciale. Cara zia
Cloe! Come ho fatto a dire sempre che eri insopportabile? Sei un
angelo invece, un angelo mandato dal cielo!
Ecco sono pronta. Ora
posso andare da Dedo che mi aspetta nell’unica, impagabile,
insuperabile stanza della mia abitazione, oltre la mia camera
…naturalmente.
Appena entro il suo
sguardo corre sul mio vestito e un sorriso stupito appare sul suo
volto! Poverino! Non c’è abituato a vedermi in abito da sera…anzi
per meglio dire non è proprio abituato a vedermi con nessun abito.
Sono sempre in jeans o al massimo in qualche tutina colorata, il
massimo della mia frivolezza. Devo proprio sembrargli un’altra
persona, cosa che si affretta a dire senza il minimo tatto
“Ma Lara, lo sai che
quasi quasi non ti riconoscevo? Sembri proprio un’altra vestita
così”. Non so perché ma mi sembra abbastanza interdetto. La cosa
mi innervosisce immediatamente e mi fa ribattere aspramente
“Hh sì? Anche tu, in
smoking hai tutto un altro aspetto… che ti credi?”
“Insomma volevo dire
che a essere sincero…ti preferisco molto di più come sei sempre.
Mi sembri un’estranea e per di più un’estranea straniera”
“Hai nient’altro da
dire? ….Certo non che mi aspettassi dei complimenti, questo no, ma
almeno pensavo che un minimo di delicatezza l’avresti avuta……invece
non riesci mai a stare zitto e farti gli affari tuoi vero? Se volevi
rovinarmi la serata ci sei riuscito. Sei contento ora?...E pensare
che tutta questa mess’in scena l’ho fatta per……” mi tappo
la bocca appena in tempo, ma non tanto da fargli ribattere
“Quale mess’in
scena?” la sua espressione è interrogativa, ma il suo volto è
sereno come al solito e guardandolo mi dico che è giusto mantenerlo
così.
“Niente.. Cose mie. Non
potresti capire”
“Forse no, ma mi sembra
che da qualche giorno di cose tue ne hai un bel po’….o mi
sbaglio?
Alzo le spalle senza
rispondere niente e fortunatamente in quel momento Desirée esce
dalla camera da letto abbigliata di tutto punto ed entrambi restiamo
ammutoliti a guardarla.
Finalmente a casa! Non
pensavo che una serata potesse essere tanto bella e tanto lunga, ma
così è stata, me lo dico anche ora mentre ripenso a tutti gli
avvenimenti che si sono succeduti, dandomi continue scariche di
adrenalina non richiesta.
Il Madison Inn non è un
locale di lusso, nel senso comune della parola, ma molto, molto di
più, e il suo non è un lusso ostentato e appariscente, ma di una
raffinatezza incredibile e affascinante.
“E pensare che io sono
venuta in un posto come questo in pantofole” dico sghignazzando tra
me e me, ma quasi istintivamente ritiro i miei piedi sotto il
vestito, cercando di nasconderli il più possibile. Del resto neanche
Dedo è molto a suo agio nel bellissimo smoking, che lo rende
decisamente attraente. Me ne accorgo da come lo guardano tutte le
ragazze che sono già sedute ai tavolini illuminati da lampade che
diffondono una luce discreta e calda. Anche lui se ne è reso
ampiamente conto, ma ciò anche se forse lo lusinga, lo imbarazza, lo
vedo benissimo e non sa dove guardare.
Desirèe con due e è
l’unica che sembra non far caso a tutto ciò che le circonda. E’
come se lei fosse abituata a vivere tutti i giorni in ambienti come
quelli e la sua disinvoltura è naturalissima. Del resto non ha
nessun bisogno di sentirsi in qualche modo a disagio, perché in
tutto il locale non c’è nessuna bella come lei né altrettanto
affascinante. Anche il modo che ha di sorseggiare il Martini che un
cameriere ci ha portato è affascinante e io continuo a domandarmi da
dove venga questa principessa sconosciuta.
A un tratto la vedo
cambiare espressione e guardare attentamente verso il giardino ricco
di fiori e di piante stupende. Seguo il suo sguardo e….
“O perdindirindina!”
mi scappa detto, ma Desirée neanche se ne accorge e continua a
guardare l’incredibile scena che si presenta ai nostri occhi.
Anche Dedo, nonostante
la sua distrazione perpetua, sembra essersi accorto che i nostri
occhi sono stati catalizzati da qualcosa là fuori e comincia a
guardare anche lui con interesse.
Un cavaliere a cavallo si
sta muovendo con passo sicuro sul bordo dell’enorme piscina e la
scena ha qualcosa di misterioso e conturbante, illuminata da una luna
che si riflette sui vestiti neri del giovanotto che in questo momento
con mossa elegante scende dal suo destriero e si avvia verso il
salone.
“E meno male che voleva
presentarsi come un ragazzo come tutti gli altri!” borbotto tra me,
mentre Solo con un cavallo, alias principe Amedh Hassan ben Jor, si
dirige senza gettare uno sguardo verso di noi, a un tavolo poco
distante dal nostro. Ma per quello che riguarda Jo, niente a ridire.
Non sembra nemmeno più quell’essere che cercava disperatamente
qualcosa da mangiare nel mio deserto desertico. Il suo aspetto è
splendente, il suo pelo lucidissimo, l’incedere elegante, la testa
nobile e fiera, anche se qualcosa nella sua espressione mi dice che
ha fiutato l’odore del wisky.
“E ora che succederà?”
mi chiedo con apprensione. Fino a quel momento la serata aveva avuto
un andamento normale, anche se fin al nostro ingresso in sala, un
signore in smoking si era avvicinato per salutarci e per dirci che
tra non molto Desirée e Dedo sarebbero stati chiamati per eseguire
la loro performance. Ci aveva anche informato che nei primi tavolini
erano seduti impresari teatrali e discografici e il nostro sguardo si
era posato su alcuni volti noti dello spettacolo. Io mi ero sentita
elettrizzata stranamente innervosita, mentre Dedo e Desirèè erano
rimasti imperturbabili e avevano entrambi assentito con un cenno di
capo.
“Sembra che la cosa
neanche vi riguardi!” avevo esordito non appena seduti al nostro
tavolino “Sono più eccitata io di voi e…” mi ero interrotta
immediatamente, perché una strana espressione della bocca di Dedo mi
aveva colpito. Dedo ha quell’espressione solo quando è
estremamente teso e preoccupato, cosa che fortunatamente gli capita
così di rado, che è difficile anche ricordarselo, ma io lo conosco
da troppo tempo ormai e non me la fa.
“Ha una fifa
incredibile!” mi dico stranamente contenta. Non so perché ma provo
un sadico piacere nel constatare che la proverbiale tranquillità di
Dedo si è infranta. Me lo fa apparire un po’ più umano. Non
conosco abbastanza Desirée per sapere cosa le passa per la mente, ma
improvvisamente è diventata molto silenziosa e lontana da noi, per
cui penso che anche lei non sia così tranquilla come vuole far
credere.
A quel punto penso che la
cosa migliore sia quella di farmi i fatti miei e di lasciare quei due
immersi nei loro rispettivi pensieri. Del resto è anche
comprensibile che sia così. Non capita tutti i giorni che qualcuno
suoni e canti davanti a personaggi che potrebbero decidere del loro
avvenire. Poi improvvisamente mi sento avvampare e un grande senso
di colpa mi invade da capo a piedi, fino alla cima delle mie
pantofoline , perché solo allora mi rendo conto che mentre avevo
detto a Desirée che avrebbe avuto quell’occasione unica, a Dedo
non avevo detto proprio un bel niente e non perché non volessi
farlo, ma perché me ne ero semplicemente dimenticata.
“Bell’amica che
sono!” mi rimprovero mentalmente “butto il mio migliore amico
nella fossa dei leoni e non mi passa neanche per l’anticamera del
cervello di avvertirlo!!” Non so cosa farei per poter rimediare al
mio comportamento superficiale e mi appresto ad aprire bocca per
chiedere scusa a Dedo, ma lui mi batte di un secondo e rivolgendomi
il solito sorriso mi dice:
“Grazie Lara per non
avermi detto niente. Tu mi conosci davvero bene! Sapevi che non avrei
avuto mai il coraggio di venire qui vero? Così invece è un’altra
cosa e non mi rimane da fare altro che ringraziarti per l’amicizia
che mi dai e per capirmi così bene”.
Mi sento sollevata e
bastonata allo stesso tempo. Sono davvero una bella amica! Niente da
ridire. Ma il fatto di essermi salvata in corner e di aver fatto una
bella figura invece di quella meschina che avevo temuto,
improvvisamente mi fa sentire molto buona, per cui sono ipocritamente
sincera quando candidamente rispondo.
“Sennò gli amici che
ci stanno a fare?”
Poi il momento della
tanto attesa esecuzione pubblica arriva, senza che noi ci si
aspettasse.
Improvvisamente un
bellissimo tendone di velluto rosso, che io stupidamente pensavo
coprisse una serie di finestre, si apre con studiata lentezza,
inseguito da una luce deliziosa piena di stelle e un favoloso
palcoscenico si rivela in tutta la sua imponenza, sapientemente
illuminato. Al centro un grande cubo di cristallo trasparentissimo,
brilla dei mille colori che si riflettono dai faretti.
Più spostato a sinistra
un pianoforte con una coda lunghissima si mostra in tutta la sua
classica eleganza.
Mi giro leggermente per
guardare Dedo, e vedo i suoi occhi spalancati fissi sul bellissimo
strumento. In lui è scomparsa ogni forma di timidezza e di ritrosia.
Il disagio se ne è andato alle ortiche e resta solo il desiderio di
passare le dita delle sue mani affusolate su quei tasti eburnei.
Desirée ha gli occhi
brillanti come due stelle e anche lei è già entrata nel ruolo
artistico che le si adatta come una seconda pelle. E’ bellissima e
consapevole di esserlo.
“Ho il piacere di
presentarvi il Maestro Donati e la Principessa Desirée, due nuovi
talenti musicali, che stasera ci onorano della loro presenza e che
eseguiranno per noi “Piccolo fiore”, scritta e musicata al
maestro Donati.”
La voce del presentatore
mi riporta istantaneamente alla realtà e mi appresto ad ascoltare la
loro performance, incrociando i piedi, visto che non poso incrociare
spudoratamente le dita della mano. Altrimenti il bon ton dove
andrebbe a finire?
Dedo e Desirée si sono
già avviati verso il palco, perfettamente padroni di sé. “Possibile
che siano le stesse persone di cinque minuti fa?” Mi chiedo
allibita. Chissà perché, ma mi volto a cercare Jo! Ci sarà ancora?
O sarà tornato nel deserto del quadro a brucare le erbe sconosciute
che vi ho dipinto? Non so perché ma mi sembra che sia tra tutti noi
quello più presente a se stesso, il più giudizioso, quello che sa
prendere la vita come viene, senza porsi tante domande.
Fortunatamente Jo è ancora lì, sul bordo della piscina e se non ho
le traveggole, mi sembra chiaramente di vedere che incrociate le
zampe anteriori una sull’altra, si è appoggiato comodamente a un
lampione, in attesa di ascoltare la voce e la musica dei nostri
amici. In bocca ha un sigaro, dal quale escono leggere volute di
fumo.
“Ma te guarda questo
farfallone!” mi dico divertita e stranamente rilassata dal suo
atteggiamento. Del resto Jo non può più stupirmi. Se può ridere,
può anche fumarsi un sigaro!
I ragazzi sono pronti e
la voce di Desirée, comincia a riempire la sala con tutta la sua
morbidezza. La guardo attentamente, come non mi era capitato di fare
per tutta la serata. Il suo vestito è stupendo, tutto di fili
argentati che si drappeggiano sul suo corpo in morbide onde, i suoi
capelli neri, sciolti sulle spalle nude, l’avvolgono come un
mantello e l’effetto regale misterioso e esotico, non sarebbe
maggiore se avesse una corona di brillanti in testa.
Poi la musica di Dedo e
le parole della canzone mi afferrano come già avevano fatto la prima
volta che le avevo sentite e mi sembra che nella sala il grande
silenzio che è sceso, non sia solo frutto di buona educazione, ma di
interesse genuino, di coinvolgimento. Desirée canta:
“….sono solo un
piccolo fiore, un fiore profumato, nato un giorno nel deserto della
tua vita. ………non lasciare che il sole mi bruci, ma annaffiami
con gocce di rugiada ….e io profumerò sempre per teeeeeee……..”
getto di sfuggita uno sguardo a Solo con un cavallo, che seduto al
suo tavolino fissa intensamente Desirée, incurante di tutto e di
tutti.
Ma anche Desirée sembra
non avere occhi che per lui e le prole della sua canzone sono solo
per lui, si vede chiaramente. E’ come se tra di loro si fosse
creato un filo invisibile che li avvolge sempre più strettamente e
il resto del mondo non sembra più esistere.
“Come sono contenta!
Come sono contenta!” Mi dico mentalmente. Possibile che Solo con
un cavallo sapesse davvero che sarebbe accaduto così? Da come stanno
andando le cose sembrerebbe proprio di sì. E Dedo?
Sposto lo sguardo sul mio
amico che in maniera magistrale sta concludendo gli ultimi accordi
su quel pianoforte che forse ha sognato per tutta la vita. Il suo
viso completamente disteso, il suo sguardo trasognato e il ciuffo
ribelle dei suoi capelli che sono scesi sulla fronte, lo rendono
finalmente il Dedo di sempre, l’amico che conta, quello che sa di
me molto di più di quanto ne sappia io. E’ la musica il grande
amore di Dedo.
“Ma non potrà mica
vivere sempre per la musica!” mi dice una vocina piccina dentro di
me.
“Lo so, stai un po’
zitta per piacere, quando sarà il momento ci penserò io a trovare
la moglie adatta per Dedo. Ora lasciamogli questo momento di gloria”.
Lo scroscio di applausi
che segue l’ultima nota che si è dispersa fino al soffitto,
suggella il loro trionfo ed entrambi sono radiosi… e io più di
loro.
Quando tornano al tavolo
mi complimento con Desirèe, perché ha veramente cantato in maniera
superba.
“Grazie Lara!” mi
risponde con semplicità, ma il suo sguardo si volge furtivamente a
cercare una persona che somiglia tanto a un bel cavaliere vestito di
nero. Dove sarà andato a finire Solo con un cavallo? Il suo tavolino
è vuoto e guardandomi intorno non riesco a vederlo.
“E ora che succederà?”
mi chiedo nuovamente allarmata
“Che ne dici Lara?
Siamo andati bene?”Dedo è improvvisamente davanti a me riprendendo
tutta la mia attenzione
“Siete stati superbi e
io sono orgogliosa di essere tua amica” rispondo raggiante
“Ora ti devo lasciare
per un attimo. Vedi quei signori laggiù? Sì, quelli seduti al
tavolino…Mi hanno domandato di raggiungerli perché devono parlarmi
di affari…Speriamo bene Lara…..ho un po’ di fifa!”
“Ma vai! Vai
tranquillo. Ti hanno chiamato loro, mica sei andato a cercarli tu!
Quindi vuol dire che sei piaciuto. Ma a proposito! Deve venire anche
Desirèe con te?” chiedo interessata
“A me non hanno detto
niente….ma senti, non ti sembra che Desirée sia un po’ strana
questa sera? Sembra che non le interessi niente del successo che ha
avuto…ed è sempre come se aspettasse qualcuno. Anche ora
guarda….non vedi come è distratta?”
“Sai Dedo quale mi
sembra la distrazione di Desirée? Nooo?! Lo vedi quel bel ragazzo
tutto vestito di nero….sì, quello che prima è arrivato con quel
cavallo? ….Ecco è lui la distrazione di Desirée. Non hanno fatto
altro che guardarsi per tutta la serata e Desirée sembrava cantare
solo per lui.”. mi sento un po’ in colpa per aver svegliato così
bruscamente Dedo dai suoi sogni, però mi sembra che lui, o non si è
svegliato, o non da molta importanza a quello che gli ho detto,
infatti, mi risponde con molta tranquillità:
“Ah sì? Mi sembra che
sarebbero davvero una bella coppia!”
“Ma Dedo….non ti
interessa che a Desirée piaccia un altro ragazzo?”
“Ma non è mica la mia
ragazza!” mi risponde stupito. E’ proprio vero che io gli uomini
non li capirò mai. Fino a stasera sembrava completamente perso
dietro a lei e ora si permette anche il lusso di mostrarmi una faccia
sorpresa!
“Ma! Se lo dici tu!”
preferisco non insistere. Forse sta semplicemente cercando di salvare
il suo amor proprio.
“Bene! Allora io
vado!Non mi dici in bocca al lupo?”
“Sì certamente. In
Bocca al lupo Dedo!” rispondo sbrigativamente allontanandomi da
lui, perché con la coda dell’occhio ho visto Solo con un cavallo
che si sta avvicinando a Desirée e sono letteralmente curiosa di
vedere cosa succederà.
E’ la prima volta che i
due si parlano e Desirée è completamente ignara dell’identità
del bel giovane che ha davanti a sé.
Il giorno dopo una bella
serata trascorsa in modo particolare, sa di rimpianto fin dalla
primissima mattinata. Infatti mi sono appena alzata ma sento che oggi
sa di grigio. Neanche la mia casa per la quale in genere stravedo, e
nella quale sto così bene, da allontanarmene sempre con disappunto,
stamani non mi convince.
Del resto il posto che ho
visto ieri sera era così perfetto che forse anche una reggia
scomparirebbe al suo confronto, le persone e le situazioni che mi si
sono presentate così interessanti, che stamani tutto mi sembra
scialbo e scolorito.
Anche la fotografia di
Dedo mi appare con una patina malinconica!! Già! A proposito di
Dedo, chissà come sta? Mica l’ho bevuta la storia della bella
coppia e del come stanno bene insieme. Magari ieri sera dopo che mi
ha riaccompagnato a casa è andato a prendersi una salutare sbornia
per dimenticare. Scuoto il capo e sorrido tra me e me! Dedo non è il
tipo di queste cose. Mai e poi mai farebbe una cosa simile. Credo che
in vita sua non abbia bevuto niente di più alcolico di un’aranciata.
E Desirée che fine avrà fatto? Quando ci siamo alzati per uscire
dal Madison Inn, con molta decisione mi ha informato che si sarebbe
trattenuta ancora un po’ e io non ho insistito perché venisse con
noi, ma ora sono curiosa di sapere che piega ha preso la serata e
come se l’è cavata Solo con un cavallo! E Jo, dove sarà Jo?
L’ultima volta che il mio sguardo si è posato su di lui, un
cameriere stava servendogli un wisky in generose proporzioni, come se
fosse una cosa naturalissima e lo facesse tutte le sere.
“Il che potrebbe essere
anche vero! In fin dei conti il suo padrone non è il proprietario
del Madison…..?”
Drinnn! Drinnnn!
Ma chi è a quest’ora?
E di domenica mattina poi!. Ma già mentre mi avvio per andare ad
aprire la porta credo di sapere con una certa sicurezza che si tratta
di Desirée. Del resto l’ho pensata così intensamente che se anche
non ne aveva voglia deve venire per forza.
La ragazza che si
presenta sulla porta ha due occhi così sognanti e così radiosamente
felici, che fatico a ritrovare in lei la stessa persona imbronciata
che ho conosciuta quando è uscita come un ciclone dal suo palazzo di
cristallo.
Non faccio in tempo ad
aprire bocca che dietro di lei si materializza Solo con un cavallo,
con un’espressione più o meno uguale, ma forse un tantino più
idiota.
“Ciao Lara, scusa se
sono venuta così presto, ma non resistevo più………indovina che
ti devo dire?” conclude precipitosamente
“Non saprei…….”perché
non lasciare a lei la gioia della risposta?
“Mi sono innamorata
Lara, ci siamo innamorati….e volevo tu fossi la prima a saperlo.
Non credevo fosse possibile un amore così intenso. Ci credi ai colpi
di fulmine Lara?”
“Non lo so…non li ho
mai sperimen…..”comincio a dire, ma lei mi taglia immediatamente
la parola
“Io sì, io sì, ed è
una cosa bellissima. Ho trovato l’amore e non intendo lasciarmelo
scappare per nessuna cosa al mondo”.
“E la tua carriera di
cantante?”
“Non me ne importa
più…canterò per lui…”
“E la tua voglia di
essere una ragazza moderna e senza legami?”
“Che cosa assurda!
Quello andava bene prima che conoscessi Raul……a proposito questo
è Raul, studia legge, ma gli mancano pochissimi esami per laurearsi,
dopodiché ci sposeremo” conclude festosamente in un turbinio di
parole e di gesti
Guardo Raul Solo con un
cavallo Hamed Hassan ben Jor e ammetto di non capirci più niente.
Lui se ne accorge e mi viene in aiuto
“Piacere Lara. Anch’io
credo nei colpi di fulmine e credo che Desirée sia la principessa
della mia vita. Tra poco sarò laureato e ci sposeremo. Certo
all’inizio non sarà facile, ma io lavorerò….”
“…e io ti aiuterò.
Andrò a fare anche i lavori più umili, pur di stare insieme a te
per tutta la vita”
Si guardano ed è come se
improvvisamente non esistesse più niente al di fuori di loro. Questo
è l’amore, l’amore vero, l’amore che cresce anche in un
deserto dove un piccolo fiore chiede solo di essere annaffiato un po’
per regalare il suo profumo alla persona amata.
“Proprio come dice la
canzone di Dedo” dico tra me e me.
Li guardo e finalmente
sento tanta dolcezza dentro
“Amen” concludo
filosoficamente
“Domani partiamo…e
così sono venuta a salutarti e a ringraziati di tutto, anche delle
brontolate che mi hai dato” ha gli occhi un po’ lucidi Desirée,
e ho gli occhi un po’ lucidi anch’io
“E…Lara, ti
dispiacerebbe darmi qualcosa di tuo perché possa sempre ricordarmi
di te?”
“Certamente Desirée,
prendi ciò che vuoi, anche se sinceramente non so che cosa posso
avere io di interessante da darti”
“Lo so io” e sparisce
in un lampo in camera mia
“Lara, ora che sono
solo con te, voglio veramente ringraziarti di ciò che hai fatto per
noi e più che altro ringraziarti di non aver rivelato neanche ora la
mia vera identità. Non ho ancora detto a Desirée chi sono, ma lo
farò prima che diventi mia moglie, tra qualche giorno. Per quello
che mi riguarda non ti dimenticherò mai…e non ti preoccupare per
Dedo! Io non ho potuto fare proprio niente per aiutarlo, perché
quegli impresari erano così entusiasti di lui che gli hanno fatto un
contratto per dici anni” Solo con un cavallo si è emozionato e gli
trema un po’ la voce.
“Ma dimmi…Solo con un
cavallo, e Jo?” chiedo improvvisamente allarmata
“Non ti preoccupare! Il
vecchio Jo parte con noi e sarà sempre trattato come un principe!”
“Mi hai tolto un gran
peso dallo stomaco” dico con un bel respiro
In quel momento rientra
Desirée, tenendo in mano le mie pantofoline verdi.
“Voglio queste Lara,
perché ogni volta che le calzerò, penserò a te, alla bellissima
serata che abbiamo passato e all’amore che ho trovato”.
Gli addii sono sempre
addii e non sono mai allegri. Neanche il nostro lo è stato, ma sono
contenta che tutto sia andato a finire bene.
Sono usciti da poco e mi
sento un po’ triste. Forse sarà meglio mettersi al lavoro e….
“Ci mancava anche il
telefono. Chi sarà ora?”
“Lara?”
“Lara?”
“Sì. Ciao Dedo!”
“Volevo dirti una cosa
stupenda. Non indovineresti mai!”
“”Che cosa?” chiedo sorridendo
“”Che cosa?” chiedo sorridendo
“Ho firmato un
contratto con una casa discografica per dieci anni. Ma ti immagini?”
“Sono felicissima per
te Dedo!”
“E’ tutto merito tuo…
Se non mi spingevi a venire a quella festa….!”
“Macché! Sei te che
sei bravo!” mi sento molto generosa stamani e poi il merito è
veramente tutto suo
“Stasera ti porto fuori
a cena,…che ne dici?”
“Perfetto” mi trovo a
rispondere
“Ma non al Madison
Inn……che ne diresti di una pizza e di una coca?” mi chiede
speranzoso
“Direi che va benissimo
Dedo! A che ora ?”
“Facciamo alle otto?”
“Ok. Ciao a dopo”
Riattacco e mi guardo
intorno, ritrovando lentamente la mia dimensione. Questa è la mia
stanza, io sono Lara, dipingo e correggo bozze. La mia vita è
questa.
Il mio sguardo cade per
un attimo sulla tela di un deserto con al centro un palazzo
trasparente a forma di cubo. Non c’è più Solo con un cavallo, non
c’è più Jo, non c’è più Desirèè. La favola è finita.
Poi lo sguardo mi cade
inavvertitamente su un macchiolina nera proprio ai piedi della porta
del palazzo.Apro la bocca per lo stupore. E’ una chiave, una
piccolissima chiave nera. Io non l’ho dipinta, ma quella chiave è
lì per me. Chi ce l’avrà messa? Chissà! Ma a dispetto di me
stessa mi viene in mente il muso sorridente di Jo e anch’io
sorrido. Forse un giorno potrei avere il desiderio di entrare dentro
il palazzo di vetro a forma di cubo.
La raccolgo e guardandomi
intorno, quasi avessi paura di essere spiata da qualcuno, me la metto
in tasca…e improvvisamente mi sento bene.
La tenda scorre
lentamente rivelando un immenso finestrone dal quale comincia a
entrare una luce rosata. Lo spettacolo che si presenta è stupendo.
Parigi a quell’ora mattutina è affascinante come non mai.
Il Principe Hamed
Hassan ben Jor, si avvicina lentamente al letto dove la sua sposa si
sta svegliando.
“Ehi dormigliona, ti
vuoi decider ad alzarti si o no? Abbiamo un sacco di cose da fare e
altrettante da vedere!”
“Arrivo, arrivo”
risponde Yasmine con voce insonnolita. Che idea è quella di suo
marito di alzarsi sempre al chiarore del mattino?
Ma scende
immediatamente dal letto e infilando un paio di pantofoline di seta
verde con dei piccoli strass si dirige verso di lui non senza il
solito piccolo stupore che l’accompagna tutte le mattine quando i
suoi piedini entrano nelle sue pantofoline preferite. “Possibile
che non mi ricordi dove le ho comprate?”.
“Allora andiamo?”
incalza lui allegro “Guarda che il nostro viaggio di nozze prima o
poi finirà……”
“Prima però ti
voglio dire di un sogno che ho fatto stanotte!”
“Dimmi, sono tutto
orecchie”
“Pensa,… ho
sognato una donna che non so chi sia…non l’ho mai vista in vita
mia, ma te la potrei descrivere in ogni più piccolo particolare…..ma
la cosa più buffa è che lei non mi chiamava col mio nome quando si
rivolgeva a me”
“E come ti chiamava
amore mio?”
“Desirée con due
e!”
Il principe non
risponde ma sorride, poi si volta verso l’enorme vetrata dietro la
quale Parigi si sta svegliando e il suo sguardo si perde nell’aria
appena mattutina, là, oltre la tour Eiffel dove un bellissimo
cavallo alato volteggia in ardite spirali per catturare i sogni più
belli che si innalzano dai tetti di tutto il mondo per arrivare sino
al cielo.
A.A.A.A.A. – Cercasi disperatamente
e con urgenza “Una moglie per Dedo” .
Chi avesse suggerimenti da dare è
pregato di mettersi immediatamente in contatto con me. Grazie
Lara
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