Bene! Non so se qualcuno ha avuto il coraggio di leggere 'Piccolo fiore' e non perché 'Piccolo fiore' non sia carino! Anzi a me sembra proprio una cosina deliziosa, e poi in fin dei conti l'ho scritto io!.....quindi sarebbe come rinnegare un proprio figlio, anche se un figlio un pò particolare.
No! Faccio questa domanda semplicemente perché per leggere roba simile bisogna avere il coraggio di ritrovare la fantasia, di allentare la briglia e lasciarla galoppare fino a dove niente diventa impossibile. E' il coraggio dei sognatori!
E siccome io sogno molto mi è sembrato giusto e doveroso scrivere anche quest'altro racconto, perché Dedo è proprio un tipo simpatico, che però ha bisogno di essere aiutato anche a trovare la moglie adatta a lui.
Quindi chi ancora non ha trovato il coraggio di leggere 'Piccolo fiore' si metta a cercarlo, e quando lo avrà trovato si metta a leggerlo con lo spirito giusto, dopo di che vi assicuro....'Una moglie per Dedo' è tutta una discesa................
“Lara carissima,
è da un bel pezzo
che non ci sentiamo e ti vorrei aggiornare sulle ultime novità.
Finalmente tuo zio Carlo, è andato in pensione, e invece di
rintanarci in casa, come inizialmente avevamo pensato e desiderato,
abbiamo deciso di comune accordo che è meglio goderci la vita e
andare in giro per il mondo. Del resto siamo soltanto lui ed io!
Dunque senza stare a pensarci troppo abbiamo affittato la grande casa
che tu ben conosci, ci siamo disfatti dei tanti orpelli che si
accumulano nell’arco di una vita, con un po’ di rimpianto, ma con
la consapevolezza che andiamo a iniziare una nuova avventura. Di una
cosa però non sono riuscita a privarmi. E’ una cosa alla quale
sono affezionatissima e che ho sempre vista. Addirittura proviene dal
mio bisnonno. Ho pensato quindi di regalarla a te, che sei la mia
unica nipote, con la preghiera di volerla conservare e tramandare
magari ai tuoi figli, se un giorno, a dispetto del tuo caratteraccio,
riuscirai a trovare un marito.
Il mio regalo ti sarà
consegnato il venticinque ottobre nel primo pomeriggio. Tengo
tantissimo a lui e spero che anche per te diventi qualcosa di
prezioso. Sono sicura che un giorno, magari lontano, mi ringrazierai
di ciò che stai per ricevere.
Ti faremo sapere
nostre notizie, ma non mi è possibile darti un nostro recapito,
perché neanche noi sappiamo dove siamo diretti. Abbiamo deciso di
scegliere i posti in cui andremo, di giorno in giorno.
Un bacio e un
abbraccio. Zia Cloe”
Mi rigiravo tra le mani
la lettera di zia Cloe e una volta di più mi dicevo sorridendo, che
la zia non finirà mai di stupirmi.
“Chissà che ci sarà
nel pacchetto?” mi domandavo con curiosità malcelata, una
curiosità che era aumentata, via via che i giorni passavano.
Finalmente era giunto il tanto desiderato momento e guardavo ogni
tanto con impazienza l’orologio chiedendomi quando questo
desiderato corriere si sarebbe degnato di arrivare.
Eh sì! Perché oggi è
il 25 ottobre e io già dalla mattina ho un senso di aspettativa al
pensiero di aprire il pacchetto di zia Cloe!! Che ci sarà dentro? Un
gioiello? Zia Cloe ne ha tantissimi e storco il naso al pensiero di
una delle sue collane.
“I suoi gusti
decisamente non sono i miei” sospiro rassegnata
“Ma che fa questo
corriere? Possibile che non sono mai puntuali? Aveva detto nel primo
pomeriggio e sono già le cinque di sera! E se dovevo uscire? Se
avessi avuto un altro impegno?”
Leggo nuovamente la
lettera di zia Cloe e mentalmente la ringrazio perché non ha voluto
rovinarmi la sorpresa. E se fosse uno dei suoi almanacchi
plurisecolari?O quella bellissima statuetta etrusca, molto simile
alla sua più celebre cugina detta anche ‘l’Ombra della sera’?
E se?....
Drinnnn!! Drinnn!
Driiiiinnnnnn!!
“Arrivo, arrivo” Alla
fine, persa nei miei pensieri sono stata colta di sorpresa. Mi
precipito alla porta apro e,:
“C’è un pacco per
lei…..”
“Sì lo so…ma non vi
sembra di averci messo un po’ troppo tempo?” ribatto subito
acida. Me ne rendo conto, ma è da troppo tempo che sto aspettando
“Mia cara signorina….ci
dispiace, ma il suo pacco ci ha dato qualche problemino” risponde
il giovanotto che ho di fronte, con pazienza.
“Problemino? E come
mai? Un pacchettino che problemi può dare?....A proposito, non vedo
nessun pacco. Dov’è?” La mia delusione deve essere molto
evidente perché il giovane si appresta a rispondere
“Lo stanno portando su
per le scale….ci vorrà ancora qualche minuto. Io sono salito per
avvertirla”.
“Scusi, ma non potevate
prendere l’ascensore?”
“Magari!
No!!...Decisamente nell’ascensore il suo ‘pacchetto’ non
c’entrava.” Mi sbaglio o il suo sguardo è già meno amichevole
di prima?
“E come mai?” domando
allibita
“Forse….è….come
dire…..un tantino grosso??!!” azzarda lui in risposta
Ma che fa? Mi prende in
giro? Dentro di me sto ribollendo, ma decido di non dargli spago e di
rimanere calma e impassibile.
“Ok. Allora aspetto che
il mio pacchetto ‘problematico’ arrivi! Pensa che ci vorrà
ancora molto?”
“Beh! Credo che in una
ventina di minuti riusciremo a consegnarglielo!”
“Oh! Beh! Se è così
mi metto l’anima in pace e aspetto!” Forse è meglio
assecondarlo. Non si sa mai che tipi ti possono capitare tra capo e
collo!
“Sììì? Benissimo! Io
allora scendo ad aiutare gli altri” Nel suo viso c’è un evidente
sollievo, che non so attribuire a niente. Possibile che anche lui
pensi di me la stessa cosa che io ho pensato di lui?”
“Gli… altri?”
Sgrano di nuovo gli occhi come una deficiente
“Già…gli altri!” e
girando velocemente sui talloni se ne va velocemente.
Non mi rimane altro da
fare che aspettare che il mio pacchetto giunga tra le mie mani.
Involontariamente il mio pensiero corre alla lumaca di Pinocchio che
per andargli ad aprire la porta ci mise tutta la notte.
“Ciascuno ha la propria
filosofia….e più che altro la propria concezione del tempo”
Sospiro rassegnata e
decido di continuare a correggere le bozze da spedire alla casa
Editrice.
Dopo un quarto d’ora le
mie attese sembrano essere giunte a compimento. Dall’inequivocabile
rumore di passi e di qualcosa che in certi momenti sembra
sdrucciolare sul pavimento capisco che il mio pacchetto è arrivato a
destinazione e che durante la strada è cresciuto proporzionalmente
alla mia attesa e alla mia ansia.
Driiinn! Driiinnn!
Guardo la porta quasi con
timore. Che ci sarà là dietro?
Driiinnnn!
Driiiiinnnnnnnn!
“Eccomi, arrivo” e
apro decisamente, pronta a tutto…..Ma non all’enorme imballo di
legno che sta soffocando il mio pianerottolo e le quattro persone
che, ansanti, cercano di riprendere fiato.
“Possiamo portarlo
dentro?” mi chiede il giovanotto di poco prima, che forse nel
frattempo si è reso conto che io sono completamente all’oscuro del
contenuto del ‘pacchetto’. Mi guarda, preoccupato dal mio
silenzio. Forse teme che mi possa venire un accidente.
“C….certo”. cerco
di chiudere la bocca, di riprendere la mia dignità e di togliermi
dal vano della porta.
La ‘cosa’, ora
appoggiata sulle tecniche ruote di un carrello sofisticato entra
agevolmente nel mio salotto sottotetto, riempiendolo totalmente. Io
una volta tanto sono rimasta senza parole.
“Lei è la signorina
Lara Goldoni….vero?” mi domanda ansioso il giovanotto. Credo che
non sarebbe pronto ad accettare un mio diniego. Forse la visione
delle scale, tutte in discesa stavolta, gli sta scorrendo davanti
agli occhi.
“Sono io!” rispondo
rassegnata, rendendomene anche conto.
“Non c’è niente da
pagare!” Se pensa che questo mi tiri su di morale, si sbaglia di
grosso.
“Ci mancherebbe altro!”
dico mentalmente, ma è come se l’avessi gridato perché al ragazzo
passa un sorrisino sulla bocca.
“Ora togliamo
l’imballaggio, che portiamo via con noi….e lei mi dovrebbe
firmare questa ricevuta.”!
“Come? Ah! Sì!
Benissimo” e metto il mio sgorbio.
Guardo furtivamente il
mio regalo. Ora è proprio mio, l’ho preso in carico e sento già
che mi pesa sulle spalle. Sulle assi di legno inchiodate ci sono
appiccicate delle targhe con su scritto ‘Fragile’, ‘maneggiare
con cura’ ‘la ditta non risponde di eventuali danni’ e altro
ancora, ormai destinato a sfuggirmi perché le tre persone che hanno
fatto la tredicesima fatica di ercole, stanno liberando velocemente
l’oggetto misterioso che vi è celato e dopo tre secondi non mi
resta altro da fare che mettermi una mano alla bocca mentre dico con
tutto il sentimento che ancora riesco a trovare dentro di me:
“O mamma mia!!!”
Rimango ammutolita con
una mano davanti alla bocca e l’altra in testa tra i capelli. Non
mi importa nemmeno se lì davanti a me ci sono persone perfettamente
estranee alle quali faccio vedere tutto il mio smarrimento.
“Ma……..è enorme!”
dico alla fine decidendomi a togliermi la mano dalla bocca per
puntare un dito accusatore verso la ‘cosa’, che impassibile
rimane lì in tutta la sua pesantezza.
“In effetti signorina –
azzarda il giovane lentamente – questo è il pianoforte più grande
che mi sia mai capitato di vedere.”
“Ma è enorme!”
ripeto nuovamente guardando il mio interlocutore, sperando che mi
dica che sto sognando - .enorme….e incredibilmente brutto”.
“Ma no signorina, non è
brutto…è…come dire….imponente?” il tono accattivante con cui
i dice queste cose mi fa balenare l’idea che si sia impaurito dalla
mia reazione e tema che glielo faccia riportare via. In effetti sarei
quasi tentata, ma in questo momento non ho neanche la forza di
pensare. Tutto il mio cervello è pieno di quel pianoforte nero, da
parete, alto quasi due metri, con orribili candelieri, uno per parte.
“Imponente eh? -
ribatto acida come ormai non mi accadeva da molto tempo – allora le
auguro che le facciano un regalo altrettanto imponente!”
“per carità….ci
mancherebbe altro” si lascia sfuggire suo malgrado il giovanotto,
poi capisce di avere fatto una bella gaffe e si appresta ad alzare i
tacchi per andarsene.
“Bene! Se non c’è
altro signorina la saluto” e con un leggero inchino si dirige verso
la porta senza aspettare il mio congedo. Mi accorgo solo ora che gli
altri si sono defilati ormai da un po’ di tempo. Forse anche loro
erano impauriti da un probabile viaggio di ritorno.
Chiudo la porta o meglio
sbatacchio la porta e mi lascio cadere sulla mia poltrona che è
letteralmente soffocata dall’ingombrante pianoforte
“E ora…dove lo
metto?” Mi guardo intorno cercando di dilatare con lo sguardo le
pareti del mio quasi appartamento. Per appoggiarlo a una parete devo
eliminare diversa roba, ma certo non posso farlo rimanere in mezzo
alla stanza!”Va bene! Vuoi la guerra?...E guerra avrai!” dico
inviperita rifilandogli un calcio, che ottiene solo lo scopo di farmi
fare male al piede. Lui non si sposta neanche di mezzo centimetro.
Provo a spingerlo con tutte le mie forze, ma è come se fosse
incollato al pavimento. Non c’è niente da fare.
Guardo sconsolata il
telefono.
“Bisogna che dica a
Dedo di venirmi ad aiutare. Vuol dire che gli preparerò la cena!”.
Compongo il numero e
aspetto impaziente. Dall’altra parte il telefono suona e mi preparo
a rimanere calma e di aspettare che Dedo si decida a rispondere. A
quest’ora è sempre in casa e stasera che ho urgente bisogno di lui
non c’è?
“Ma dov’è andato?
Possibile che quando uno lo cerca non riesca mai a trovarlo?” sto
quasi per riattaccare la cornetta quando una voce strascicata
risponde:
“Prontooo?”
“Dedo? Ma dove ti eri
infilato? E’ mezz’ora che sono attaccata a questo aggeggio!”
gli urlo nell’orecchio
“Scusami Lara, stavo
dormendo!” mi risponde tranquillissimo
“Dormendo? Ma ti rendi
conto che sono le sei e mezzo del pomeriggio e che è troppo tardi
per il pisolino pomeridiano e troppo presto per andare a dormire?”
“Vabbè Lara! Che ci
posso fare? Mi è venuto sonno e l’ho assecondato. Ma avevi bisogno
di qualcosa per caso?” mi domanda gentilmente.
Quando Dedo è così
gentile con me, cosa che capita tutti i giorni, io mi sento un cane e
così anche stavolta non mi è rimasto altro che sentirmi un cane e
comincio a guaire
“Oh Dedo! Tu sapessi!
Mi è capitata una cosa orribile!” e mi metto a piangere
“Che ti è successo
Lara?” La voce di Dedo è sinceramente preoccupata
“La zia Cloe…..Ti
ricordi la mia zia Cloe, quella che mi regalò le pantofoline verdi
che poi io regalai a Desirèe…….”
“Beh! Lara per piacere
non cominciare dalla creazione di Adamo ed Eva!”
“Scusami, hai ragione!
Insomma mia zia Cloe mi ha mandato un regalo…”
“O bella questa! Tua
zia ti manda un regalo e tu piangi? Che eri strana lo sapevo, ma così
strana mi sembra veramente troppo!”e Dedo si è messo a ridere
dall’altra parte del telefono, facendomi riandare subito in bestia.
“Non capisco cosa ci
sia di tanto buffo da ridere. Mia zia mi ha fatto un regalo è vero,
ma non entra nemmeno in casa ed è talmente brutto, ma talmente
brutto che io….”e ricomincio a piangere ignominiosamente.
“E cosa sarebbe questo
regalo così ingombrante e così brutto?” sento che la sua voce è
incuriosita
“E’ un pianoforte
ecco che cos’è….e non riesco neanche a spostarlo per metterlo
alla parete, per cui ti ho telefonato per chiederti se mi vieni a
dare una mano e per dirti di fermarti a cena da me!” e concludo
tirando su rumorosamente col naso.
Nessuna risposta. Per un
attimo penso che sia caduta la linea poi sento la voce di Dedo,
vibrante di emozione che dice
“Un pianoforte? Tra due
minuti sono da te!”.
Guardo Dedo che è appena
arrivato e senza degnarmi di uno sguardo si è diretto verso la
‘cosa’.
“Ma è bellissimo Lara
– mi dice estasiato mentre continua ad accarezzare la superficie
lucida del pianoforte. Gli gira intorno guardandolo per tutti i
versi, si abbassa, si rialza, continua ad accarezzarlo – è
bellissimo. E’ un pezzo meraviglioso e credo anche di gran valore!”
C’è rispetto nella sua voce mentre guarda quel pezzo unico e io mi
ritrovo intimidita mentre il mio sguardo si posa sul regalo di zia
Cloe, che sta riacquistando la sua perduta dignità, dalle parole e
dalle carezze di Dedo.
“Bisogna trovargli un
posto Dedo! Certo non posso lasciarlo in mezzo alla stanza! Penso di
trovarti d’accordo almeno in questo” non posso esimermi
dall’essere un po’ sardonica
“Certo Lara. Questo è
un pianoforte da parete e trova la sua giusta collocazione in una
parete. Io fossi in te comincerei ad apprezzare quest’oggetto. In
tutta sincerità ti dico che se lo avessi io farei i salti dalla
gioia!” conclude con un sorriso
“Ma và! – rispondo
accompagnando le parole con il gesto eloquente della mano – mica
vorrai paragonare il tuo stupendo pianoforte a coda con questo?”
Da quando Dedo ha avuto
quello splendido contratto con una casa discografica può permettersi
diverse cose che prima sognava e basta.
“Sono due cose diverse
– dice Dedo assorto – è come se tu volessi paragonare un coker a
un pastore tedesco. Sono entrambi cani stupendi, ma sono molto
diversi tra loro.”
“Bene! Mi arrendo e
siccome me lo dici te cercherò di pensare che zia Cloe non ha voluto
farmi un dispetto, ma regalarmi invece qualcosa di stupendo che io
non sono in grado di apprezzare”.
“Lo apprezzeresti molto
di più se tu cominciassi a suonare un po’. Quante volte mi sono
offerto di farti lezione?. Ma tu non ne vuoi sapere!”
“Non sono fatta per la
musica….o meglio sono troppo pigra per mettermi a solfeggiare. Se
mi fai imparare scavalcando questo noioso passaggio…..vedremo,
intanto che ne dici di andare a cena?”
“Perbacco! Questa sì
che è una felice idea. Cos’hai preparato di buono stasera?” mi
sbaglio o l’espressione di Dedo è un po’ scettica? Purtroppo
conosce bene la mia scarsa abilità culinaria, ma stasera lo stupirò
con polpette fatte proprio da me e un’insalatina condita in maniera
perfetta.
“polpette e insalata
mio caro e poi un bel gelato. Però prima spostiamo il pianoforte!”
lo ricatto amabilmente
“Ok! Forza allora” e
Dedo senza darmi il tempo di alzarmi dalla poltrona comincia a
spingere con leggerezza il pianoforte con una mano, mentre con
l’altra lo guida verso il posto che dovrà occupare da qui in
avanti.
“Ma come fai? – gli
chiedo stupita – io non sono stata capace di spostarlo neanche per
mezzo centimetro”
“E ci credo – mi
risponde facendo una bella risata – c’era il blocco alle rotelle.
La vedi questa levetta, qui di fianco proprio sotto la tastiera?
Ecco, basta spostarla verso l’esterno e il gioco è fatto”
“Sono proprio una tonta
vero?” dico scuotendo il capo
“Ma no! Sei solo troppo
impulsiva. Ti arrabbi con niente e non ragioni. Ecco, ora si può
cenare? Sai credo di avere una certa fame. Oggi ho mangiato solo un
tramezzino”
A questo punto so che le
mie polpette, in qualunque maniera siano venute, avranno sicuramente
successo. Però c’è qualcosa che mi trattiene.
Dedo, in tutto il suo
girare e accarezzare il pianoforte e tessere le sue lodi, non ha mai
alzato il coperchio della tastiera. Non è l’atteggiamento di uno
che ha sbavato fino ad ora dietro una cosa.
Non posso trattenermi dal
domandargli:
“Dedo, come mai ancora
non l’hai provato? Non è da te”
“Non ti sfugge niente
eh!? Già, è proprio così! E non certo perché non abbia voglia di
farlo, ma semplicemente perché ho paura, che dopo aver visto una
cosa stupenda, questa venga sciupata dalla parte più importante
della sua struttura, cioè il suo suono”
“E’ come se tu
vedessi una bellissima ragazza che poi quando apre bocca fa cadere le
braccia?” cerco di dare un’immagine più terra terra allo stato
d’animo di Dedo.
“Sì Lara è proprio
così. Ma come fai a capirmi così bene?”
“E tu come fai con me?
Siamo i nostri migliori amici o mi sbaglio? - dico ridendo – dai
non avere paura! Prova questa benedetta tastiera! Ora sono curiosa
anch’io.”.
Dedo si siede sullo
sgabello, apre il copritastiera quasi con la paura di trovare tasti
rotti o ingialliti, ma il bianco dei tasti è abbacinante e il nero
splendente. Si volta a guardarmi sollevato e soddisfatto. Ora arriva
la parte più difficile per lui. Appoggia le sue mani dalle sensibili
dita su due tasti e li preme leggermente. Due note perfette si
diffondono nella stanza. Le mani di Dedo a questo punto non hanno più
fermezza e in un attimo improvvisa una fuga di note che si rincorrono
per tutta la mia casa con un’armonia tale che fa venire la pelle
d’oca anche a me che di musica non ci capisco niente.
“Non solo ha un suono
meraviglioso Lara, ma tua zia è stata talmente gentile e accorta che
te l’ha mandato perfettamente accordato……..ora andiamo a
mangiare!” e Dedo si alza cominciando a chiudere la tastiera. Ma a
un certo punto lo vedo arrestarsi risollevare del tutto il coperchio
e guardare nella parte terminale della tastiera, dalla parte
sinistra. Guardo anch’io incuriosita e sgrano gli occhi per vedere
meglio
“Guarda Lara, ma qui
c’è qualcosa e mette una mano nella fessura tra la tastiera e il
legno della cassa dalla quale sta spuntando qualcosa di
bianco-giallo.
“Che cos’è?”
domando subito incuriosita
“Non lo
so,…..sembrerebbe una busta! Che faccio provo a tirare?”
“E me lo domandi anche?
Certo che devi tirare. Sono proprio curiosa di vedere che c’è.
Forse è un biglietto che ci ha messo la zia Cloe…..”
Dedo intanto lentamente,
per non rompere niente sta tirando fuori un centimetro alla volta
quella che è veramente una busta, una busta che a prima vista sembra
essere molto vecchia per quanto è ingiallita.
Finalmente Dedo me la
porge e mi ritrovo in mano una busta chiusa, all’interno della
quale si sente che c’è altra carta.
La rigiro e rimango di
stucco. Con una calligrafia svolazzante ci sono scritte alcune parole
sbiadite dal tempo.
“per piacere chi trova
questa busta è pregato di farla avere alla signorina Marinella
Conforti in via dei Calderai n° 32. Grazie. Galeazzo Goldoni”
leggo piano e poi qualcosa si agita in me.
“Perbacco, ma Galeazzo
Goldoni non è il mio…trisavolo?”
Se non lo sai te Lara,
certo non posso dirtelo io!”
“E ora che facciamo?”
dico a Dedo
“Non lo so….così sul
momento non lo so proprio Lara …..però così a naso non mi sembra
giusto aprire questa lettere, almeno non ancora. In fin dei conti è
indirizzata a un nome e a un indirizzo ben precisi”
“Sai che ti dico Dedo?
Domani andiamo in via dei Calderai n° 32…….ora andiamo a cena”.
Stanotte non sono
riuscita a dormire. Ho appoggiato la lettera sul comodino e non sono
riuscita a scordarmene. Mi ha perseguitato nel mio sonno agitato e mi
ha fatto sentire netta la sensazione che andrò a mettermi in un bel
ginepraio. Forse l’avventura con Desirèe è ancora troppo recente
perché non veda guai dietro ogni angolo della mia immaginazione.
Qualcosa mi dice che farei bene a distruggere quella lettera e a
continuare a vivere normalmente come se niente fosse avvenuto, ma mi
conosco, perbacco, mi conosco!!!!
E mi conosce bene anche
Dedo. Infatti poco dopo che mi sono alzata ho sentito suonare il
campanello e Dedo si è presentato dicendo:
“Me lo offri un caffè
e già che ci siamo anche la colazione?”
“Certo, prepara tutto
te mentre io mi vesto. Ti dispiace?” Al solito ho colto la palla al
volo e così troverò una bella colazione pronta e una tavola ben
apparecchiata. Dedo è bravissimo per queste cose, ma a casa sua
quando è solo non le fa.
Mentre mi preparo penso a
lui e a quanto sia solo in quella grande casa che ha comprato
recentemente. Lui è proprio un uomo fatto per avere moglie e figli,
non c’è dubbio su questo. E io che sono la sua migliore amica ho
il compito di aiutarlo. “Ebbene sì Lara, devi escogitare qualcosa
per trovare moglie a Dedo. Lui è con la testa troppo sulle nuvole
per farlo da sé”.
“Eh già! – mi
rispondo immediatamente – ma le mogli mica si comprano al
supermercato! Potrei mettere un avviso sul giornale……..AAAA
cercasi disperatamente brava ragazza con forte istinto materno per
marito cucciolo tenerone! Presentarsi con una rosa rossa in bocca e
un guinzaglio in mano” sorrido a questa prospettiva. Non farei mai
una cosa simile al mio migliore amico. Voglio molto bene a Dedo e
voglio che lui sia felice con la donna che un giorno sarà al suo
fianco, altrimenti questa dovrà fare i conti con me”
Torno in cucina e la
colazione che mi aspetta è senz’altro oltre le mie aspettative.
Sarò anche agitata è vero, ma senz’altro quei piccoli croissant e
quei panini imburrati e con un bello strato di marmellata di lamponi,
mi fanno venire l’acqua in bocca e il profumo del caffè, mi
predispone a rilassarmi e godermi in santa pace dieci minuti della
mia giornata. Credo che Dedo pensi la stessa cosa, almeno così si
direbbe dal profondo sospiro che fa, e dalla stropicciata delle mani,
prima di mettersi a sedere.
“Buon appetito…..e
buona giornata” dico a bocca piena mentre cerco di non scottarmi
col caffè bollente
“Altrettanto a te Lara”
e Dedo dopo avermi sorriso e ammiccato con gli occhi si appresta con
impegno a fare il suo dovere.
Via dei Calderai è
proprio una bella via. E’ una traversa di una strada principale del
centro della città. Le case che vi si affacciano sono tutte
piuttosto vecchie, di una sobria eleganza e improvvisamente mi
ritrovo a chiedermi perché nonostante ormai siano molti anni che
abito in questa città, non mi era mai capitato di passarci. I casi
della vita. Ci voleva una lettera ingiallita per farmi venire in
questo posto. Mentre cammino vicino a Dedo, cercando di stare dietro
al suo lungo passo, mi ritrovo a pensare che non è stato proprio una
bella idea venire in questo posto con una lettera ancora sigillata in
mano. Come posso andare da persone perfettamente sconosciute a
proporre una lettera che avrà quasi cento anni? E poi che ci sarà
scritto in quella lettera?
“Almeno se l’avevo
letta, ora lo saprei – dico ad alta voce a Dedo – se tu non
avessi avuto l’infelice idea che bisogna essere a tutti i costi
corretti e non aprire la posta degli altri, ora almeno sapremmo che
cosa andiamo a fare.
“Ma dai Lara. Possibile
che ti devi innervosire per una cosa come questa? Mi sembra carino
consegnare una lettera se non all’interessata, visto che ormai lei
non c’è più, almeno ai familiari….sempre che i familiari
abitino ancora a questo indirizzo”.
“Se lo dici te…..tanto
ora lo sapremo…guarda quello è il numero32”. Dico emozionata mio
malgrado
“Guarda Lara – la
voce di Dedo è emozionata altrettanto – guarda----“
“Che c’è? –
rispondo sporgendomi verso il punto che mi indica – vedo solo una
fila di campanelli!”
“Già, ma guarda il
nome!”
“Oddio Dedo è
possibile che non abbiano mai cambiato il nome in questo campanello,
dopo tutti questi anni? Dimmi che non ho le traveggole. C’è
scritto Marinella Conforti vero?”
“Proprio così! Che
faccio, suono?”
“E sennò che siamo
venuti a fare? - rispondo con una sicurezza che non provo per niente
– suona e leviamoci quanto prima questo impiccio”.
Dedo ha suonato! Speriamo
che qualcuno sia in casa. Non vedo l’ora di aprire la busta, ma se
non trovo nessuno ho deciso: l’aprirò da me punto e basta. In fin
dei conti una lettera scritta cento anni prima, non è più privata,
non può fare del male a nessuno….e poi sono molto curiosa!
Il mio pensiero corre al
mio trisavolo, per me quasi un illustre sconosciuto. L’ho sentito
nominare qualche volta, ma di lui so pochissimo. Mio padre parlava
qualche volta di quel bisnonno che amava tantissimo la pittura, i
cani, le lunghe passeggiate, la pipa e la musica. Diceva che era uno
tra gli ultimi rappresentanti di quei signorotti di campagna che
vivevano di rendita e finivano poi per mangiarsi tutto il capitale
inseguendo i sogni di una vita che stava trasformandosi. Penso che
alla fine successe proprio così, perché non ho mai avuto ricordo
che la mia famiglia abbia passato periodi di benessere e ricchezza e
l’unica cosa che ci è rimasta di allora è proprio la casa in
campagna, che è a metà tra una villa e una casa padronale,
circondata da un grande parco che sicuramente ha visto tempi molto
migliori. Le poche fotografie che sono rimaste di lui, lo vedono
vestito come un gentiluomo, in posa con cappello bastone e guanti, un
paio di baffetti e due occhi sognatori, che pare io abbia ereditato
da lui, almeno da quanto mi è sempre stato detto,
“Chi è? – sento la
voce di un uomo rispondere dal citofono – Chi è?”
Dedo mi precede , mentre
io mi risveglio dai miei sogni e risponde prima di me.
“Buona sera mi chiamo
Demetrio Donati e avrei bisogno di scambiare due parole con lei. Con
me c’è anche la signorina Lara Goldoni …..e anzi…è proprio
lei che dovrebbe dire qualcosa. Possiamo salire da lei, oppure se
preferisce scendere, visto che non ci conosce….”
“Un attimo per
favore….”
Poco dopo sento aprirsi
una finestra al secondo piano e una bella ragazza si affaccia
sorridendo:
“Siete voi che volete
parlare con mio fratello?”
“Ma….noi vorremmo
parlare con la signora Marinella Conforti, o perlomeno con qualcuno
dei suoi parenti.”
“La mamma non c’è in
questo periodo….se va bene potete parlare con noi….ora arriva
anche mio fratello…vi ha risposto lui, ma deve terminare di fare
una telefonata importante…….”
“Non importa,
aspettiamo qui – la voce di Dedo è molto conciliante
“Ma no! Vi apro io!
Salite al secondo piano…il portone in fondo al corridoio è il
nostro”
Trenta secondi dopo si
sente un clik e il portone si apre introducendoci in un ingresso
bello ed elegante, tenuto con molta cura. Ci guardiamo intorno,
incuriositi dalla bella atmosfera che si respira in quella casa già
all’ingresso. Le scale sono larghe e agevoli, per niente faticose.
Due minuti dopo siamo davanti al portone di noce scuro, che in quel
momento si apre. La giovane donna in jeans e t-shirt che si affaccia
è sorridente , bella e serena. Un piacere guardarla.
Anche lei ci guarda e i
suoi occhi mostrano una genuina curiosità nei nostri confronti. E
chi non avrebbe fatto altrettanto? Mi sento imbarazzata e un tantino
scema.
Come faccio a dirle che
sono lì perché ho trovato una lettera in un pianoforte indirizzata
al nome che è sul campanello della sua porta?
Guardo Dedo in cerca di
aiuto. Stranamente lui che è sempre così svagato e con la testa tra
le nuvole, stavolta è molto più calmo di me e a quel che sembra
capace di gestire la situazione in maniera tale da salvare la nostra
comune dignità.
“Ma
prego…accomodatevi!” e si tira indietro per farci entrare.
Varchiamo la soglia e mi ritrovo con la bocca e gli occhi spalancati
a dismisura:
“Ma ….è tutto
bellissimo qui!” mi scappa detto inopportunamente e contro la mia
volontà.
Anche Dedo guarda
affascinato il grande salone che ci accoglie, arredato in maniera
squisita e con accorgimenti che solo un grande architetto saprebbe
fare
“Signorina, ci scusi,
non ci siamo ancora presentati nel modo dovuto. Io sono Demetrio
Donati e questa è la signorina Lara Goldoni……e siamo qui perché
dobbiamo mostrarle una cosa”
“Il piacere è mio….Mi
chiamo …Dorotea Conforti, ma prego andiamo a sederci” e si avvia
verso un divano color panna che ha tutta l’aria di essere
estremamente morbido. Ci avviamo dietro di lei, quando Dedo si ferma
improvvisamente e un’esclamazione che nasce dal profondo del cuore
viene fuori in tutta la sua estensione:
“Mammamiasantissima! Ma
è stupendo!”
Ci giriamo a guardare il
motivo di tanto ardore e con la coda dell’occhio vedo qualcosa che
prima mi era sfuggita, obliterato come era da un lungo tendaggio. Un
pianoforte a coda, paragonabile a un transatlantico fa bella mostra
di sé in quel salone e ne esalta la sobria e armoniosa eleganza.
“Ah! Il mio pianoforte.
Sì, è un bel pezzo ed è nella nostra famiglia da non so più
quanto tempo. Io comunque l’ho sempre visto e forse è grazie alla
sua presenza in questa casa che mi è venuta una grande passione per
la musica.”.
Intanto ci siamo seduti e
Dorotea con voce gentile ci interroga prima con lo sguardo e poi con
la parola:
“Ditemi pure!”
“Sì! – comincio non
sapendo da che parte farmi per cui non trovo meglio da fare se non
aprire la borsa per prendere la lettera – ecco io ieri ho ricevuto
un regalo….”
“Buongiorno a tutti –
interloquisce una voce di giovane uomo. Una voce forte, allegra e
nello stesso tempo profonda – cosa possiamo fare per voi?”
Le parole mi muoiono in
gola nel momento in cui mi giro per vedere l’uomo che ha parlato e
rimango allibita
“Ma…ma…ma noi non
ci siamo visti ieri?” Le parole mi sono uscite contro la mia
volontà, mentre guardo il giovanotto decisamente avvenente e vestito
in maniera informale che ho davanti a me. Magari non è vero niente e
sto facendo l’ennesima figura da cretina, magari questo giovanotto
somiglia solo a quello che ieri è arrivato trafelato a casa mia con
quel ‘coso’ che Dedo si ostina a dire che è tanto bello. Però
quando ha visto il mio pianoforte mica ha fatto la stessa
esclamazione che ha avuto verso questo!
“Smettila di divagare e
torna a bomba!” mi dico arrabbiata con me stessa
“Salve!.....Sì è
vero! Lei è la signorina che aspettava un ‘pacchettino’ e non
capiva perché ci volesse così tanto tempo per recapitarlo!”
conclude con una risata
Mi sento idiota e
arrabbiata nello stesso tempo. Chissà che faccia ha un’idiota
arrabbiata? La mia non deve dare adito a dubbi, perché il giovanotto
mi tende una mano e amabilmente dice:
“Via facciamo la pace!
E già che ci siamo mi permetta di presentarmi. ….Leone Conforti!”
“Lara Goldoni!” dico
piano, continuando a seguire il mio pensiero. Che ci fa questo
ragazzo in una casa come questa? Non mi risulta che i ‘corrieri’
possano permettersi lussi simili….o forse mi sbaglio io…..in fin
dei conti Michele Strogoff non era forse il corriere dello zar? E poi
con un nome simile. Leone! Chi è che chiamerebbe suo figlio Leone,
se non avesse grosse aspettative per lui?
Che bel nome Leone. Mi
immagino mentre dico “Leone vieni qua” e lui arriva facendo le
fusa “miao miaooo!”
“Ehi! Bionda! – dico
tra me e me – sei impazzita per caso? Torna sulla terra!”
Il tonfo è notevole. Mi
accorgo che ora siamo tutti seduti tra divano e poltrone e tutti
stanno aspettando che io parli.
“Bene! Allora questa è
la questione. Ieri, mi è arrivato un regalo ! Il pianoforte che hai
visto anche tu – mi rivolgo a Leone – mi permetti di darti del
tu, visto che più o meno abbiamo tutti la stessa età?”
“Ma certo Lara. Vai
avanti. Siamo abbastanza curiosi di sapere che cosa vuoi da noi”
“Veramente lo vorrei
sapere anch’io! Sono venuta fino qui seguendo semplicemente un
istinto, o meglio, seguendo l’istinto di Dedo, che diceva che non
potevamo aprire questa lettera, - dico mostrando per la prima volta
la busta ingiallita - se prima non provavamo a ricercare la persona
alla quale era indirizzata.”
”Che sarebbe?” La voce di Dorotea è piena di curiosità.
”Che sarebbe?” La voce di Dorotea è piena di curiosità.
“Il nome della donna
che è segnato nella busta. Si chiama Marinella Conforti!”
“Ma è la mamma!”
dice sempre Dorotea. Ora anche Leone è più attento.
“Scusatemi ma vorrei
capirci qualcosa in quello che mi stai dicendo…..Allora ricapitolo!
Ieri ti arriva un pianoforte e oggi sei qui con una busta , che mi
sembra vecchiotta, dicendo che è per la mamma? E’ così?”
“No! Cioè sì!
Uffa!...Si sta facendo un sacco di confusione! Allora ! La lettera
era dentro il pianoforte e nella busta c’è scritto di farla
recapitare alla signorina Marinella Conforti da parte di Galeazzo
Goldoni…..che tra l’altro è il mio trisavolo….ragion per cui
questa lettera non può essere indirizzata alla vostra mamma perché
si parla di tanti, tanti anni prima”
Cala il silenzio, per
rifare ordine nelle idee di ciascuno di noi.
E’ Leone a romperlo per
primo;
“In effetti ci siamo
fatti confondere dal nome. Infatti non può essere quello della mamma
perché la mamma ha deciso di usare il cognome del babbo, dopo che si
sono sposati, ma quando era signorina si chiamava Battisti.”
”Infatti bisogna
cercare più indietro nel tempo. Non vi risulta di avere avuto
qualche parente con questo nome? – interloquisce Dedo che fino a
quel momento era rimasto silenzioso, non so se perché seguiva un suo
filo logico, o perché ancora doveva riprendersi dall’emozione del
pianoforte (possibile che non ci sia nessuna donna che gli procura
una simile emozione?), o molto più probabilmente perché se ne stava
andando dietro qualche musica che sta componendo.
Leone e Dorotea si
guardano, cercando di pensare, ma ogni tanto scuotono il capo. Di
parenti ne hanno tanti,anzi tantissimi, ma Marinella non l’hanno
mai sentita nominare da nessuno.Poi Leone si illumina:
“Ma sì! Ma sì! Come
abbiamo fatto a non pensarci prima Tea! Nelly! Ecco chi è! La zia
Nelly!”
“E’ vero! Nella
nostra famiglia c’è stata una zia Nelly che si faceva chiamare con
l’accento sulla y ci ha sempre detto il babbo. Guai se qualcuno la
chiamava in altro modo. Ce ne parlava sempre il nonno dicendoci che
sua zia Nelly’ l’aveva cresciuto come se fosse stato suo figlio,
perché lei non si era mai sposata e dunque non aveva avuto figli
suoi. Sono sicura che si tratta della zia Nelly’!”aggiunge Tea
emozionantissima.
“Ecco allora io penso
che possiamo leggere insieme questa lettera, senza il timore di
offendere qualcuno e nel rispetto di due persone che non ci sono più,
ma chissà perché, in questo momento mi sembra che siano qui con
noi.” Li guardo aspettando conferma “Voi che ne dite?”
“Penso che sarebbe una
cosa saggia!” mi liquida Leone sbrigativamente
“ Ebbene signori, visto
che sinceramente sono un po’ emozionata, credo che passerò la
lettera a Dedo,….sì,.. si chiama Demetrio, ma per me è sempre
stato Dedo,….dunque gli darò la lettera e lui la leggerà a tutti
noi. Vuoi Dedo per piacere?”
“Ok Lara. Posso
cominciare?”
“Siamo tutti impazienti
Dedo!” dice con un sorriso Dorotea e mi sbaglio, o il sorriso è
proprio tutto per Dedo?
Nelly’ mia adorata,
penso che non
riceverai mai questa lettera, che ho sentito la necessità di
scriverti in queste ore della mia vita, che avevano bisogno di
manifestare una volta ancora i veri sentimenti che ho sempre provato
per te. Non credo che avrò mai il coraggio di impostarla, perché
non vorrei turbare la tua vita, che magari è felice. La affiderò
invece al mio ‘vecchio Jo’, il nostro pianoforte, ricordi?
Quello su cui abbiamo suonato tante dolci romanze, quello nel quale
le nostre mani si sono unite per la prima volta, toccando una nota,
quello che ha sentito la dichiarazione del mio amore per te e la tua
risposta. La vita è stata crudele con noi e non ci ha permesso di
realizzare il sogno che volevamo si avverasse con tutte le nostre
forze: quello di passarla insieme.
Ricordo ancora il
dispiacere che provai quando tuo padre rispose di no alla mia
richiesta di fidanzamento. Non ero l’uomo che lui voleva per te;
lui ambiva a una posizione sociale più alta e la mancanza di
fiducia nelle mie capacità di pittore unita ai miei trascorsi
politici piuttosto liberali facevano di me una persona non gradita e
da allontanare quanto prima da sua figlia, nonostante fossimo
cresciuti praticamente insieme. Ricordi quanto era bello incontrarsi
d’estate nelle nostre case di campagna? O meglio la mia era una
grande casa, ma la tua era una villa enorme, che metteva soggezione.
Eppure noi giocavamo insieme, parlavamo di tutto,e nel corso degli
anni la nostra bella amicizia è diventata un grande amore. Dimmi!
Ricordi ancora Nelly’?
Ho cercato
disperatamente negli anni successivi di rivederti, di incontrarti, di
capire se eri felice, se avevi trovato un altro amore, ma non sono
mai più riuscito a vederti e a sapere qualcosa di te. Sembra strano
vero?Che una persona sparisca nel nulla, ma è così che è successo.
Tu non sei mai più tornata nella grande villa, e io, quando sono
venuto a trovarti a casa tua, in città, non sono mai stato ricevuto.
Solo l’ultima volta,
quando chiesi di poterti vedere, parlare, mi fu risposto che la
signorina Marinella era andata a conoscere i genitori del suo
fidanzato. Fu un duro colpo, ma da quel momento non ti cercai più.
La vita riprese il suo
cammino e dopo qualche anno mi sposai. Ho voluto bene a mia moglie,
ma tu sei rimasta il vero grande amore della mia vita. Ho avuto il
conforto di avere dei figli, ma non ho mai avuto il coraggio di
parlare di te con loro, neanche dopo che rimasi solo.
Tu lo sai che sono
sempre stato un sognatore e come tutti gli artisti, perché la mia
arte alla fine mi fu riconosciuta, non ho mai avuto molto senso
pratico e per tutta la mia vita ho continuato a fare castelli in
aria. E in questi castelli c’eri sempre te, anche se sapevo che non
ti avrei mai più rivisto.
Poi un giorno decisi
di preparare un regalo per te o per i tuoi discendenti, e per i miei
discendenti, in modo che i loro cammini, potessero incrociarsi e si
potessero conoscere e alla fine potessero parlare di noi come di due
persone che si sono volute bene al di là della vita. Qualche volta
il destino va provocato, ed è quello che sto cercando di fare ora,
visto che non ebbi il coraggio di farlo una volta.
Ricordi la piccola
chiave d’argento che ti regalai una volta in riva al lago? Ti dissi
che era la chiave dello scrigno che raccoglieva i miei pensieri più
cari e che solo tu avresti potuta averla, tu e nessun altro perché
eri al centro del mio cuore, la parte più importante di me.
Recentemente ho
messo dentro questa cassetta un documento importante e l’ho
affidata a un notaio. La cassetta è sigillata e solo quella chiave
potrà aprirla. Ma non basta! Prima di aver il permesso di aprire la
cassetta, chiunque si presenterà, per farlo dovrà saper rispondere
a questa domanda, della quale solo tu sapevi la risposta, perché era
diventata una cosa nostra fin da quando eravamo bambini. Quando io ti
dicevo: “Perché bisogna faticare tanto per conquistare il mondo?”
Tu come mi rispondevi?La tua risposta l’ho scritta in una lettera
che ho consegnato al notaio.
Ora tutto è affidato
al caso. Hai tenuto la chiave? Oppure hai pensato che non aveva più
alcun valore per te? E poi! Sarà mai trovata questa lettera? E più
che altro…quando? Forse se verrà letta tra tanti anni, queste
parole sembreranno intrise di un romanticismo ottocentesco, mentre
invece sono pervase solo di amore, amore vero, autentico, per te, mia
adorata Nelly’.
Non credo di avere
altro da aggiungere se non rinnovarti una volta di più tutta la mia
devozione e tutto il mio rimpianto di non essere potuti essere l’uno
per l’altro ciò che avremmo desiderato essere.
Tuo per sempre
Galeazzo
Ps- Lo Studio Notarile
presso il quale si trova la cassetta è del Dott. Frangione Ruperto
e figli, in via Augusto n° 4
Senza data perché tu
ed io saremo sempre al di là del tempo.
Quando la voce di Dedo
tacque, nella stanza non volava una mosca. A tutto eravamo preparati
tranne alla commozione che ci aveva procurato quella lettura.
Io che mi sono sempre
ritenuta un tipo pratico, cercavo di resistere alla commozione che si
era impadronita di me, ma il nodo che mi si era formato in gola non
andava né su né giù , ma anche gli altri non scherzavano davvero,
mi dissi, dopo che ebbi recuperato un po’ di dignità. Tea aveva
gli occhi lucidi e Leone, a dispetto del suo nome aveva più l’aria
di un tenero orsacchiotto che del temibile re della foresta….per
non parlare di Dedo. ……Forse perché gli era toccato il compito
di leggerla, era quello che aveva somatizzato di più, e continuava a
stringere la lettera tra le mani che non avevano fermezza, rosso in
viso come un pomodoro.
“E ora che si fa?”
dico cercando di apparire quasi estranea alla commozione generale.
Leone ritrova subito la
parola e allargando le braccia dice:
“Credo che la prima
cosa da fare sia quella di cercare questa famosa chiavetta….Io non
l’ho mai vista e tu Tea?”
“Non mi pare proprio!
Ma magari l’abbiamo sempre avuto sotto gli occhi e non ce ne siamo
mai accorti. Stasera telefonerò alla mamma per sapere se lei sa
qualcosa più di noi”
“Eh sì! Credo davvero
che siamo fermi a questa chiave. Nel frattempo però tu Lara potresti
vedere tra le tue scartoffie familiari, che penso avrai sicuramente,
come abbiamo tutti, se riesci a trovare qualcosa che ci possa
aiutare…non credi?...Ehi! Ma mi senti?....dico a te. Lara…Lara…ci
sei?”
“Eeehh!....a sì …ho
capito…va bene!”
No! Lara decisamente è
da un’altra parte in questo momento perché ha realizzato solo ora,
mentre gli altri stavano parlando che il suo Bis bis aveva dato un
nome al pianoforte e l’aveva chiamato il ‘Vecchio Jo’ e lei ha
già conosciuto un altro Jo, che era un cavallo che apparteneva a
Solo con un Cavallo…..
“Possibile! Possibile!
–dico dentro di me – che siano la stessa cosa?” e mentre me lo
dico mentalmente sento crescere dentro di me una grande gioia, perché
istintivamente so che Jo, diminutivo di Joloso, e il Vecchio Jo, sono
la stessa cosa e che lui è tornato da me sotto mentite spoglie per
aiutarmi a risolvere un altro inghippo della mia vita. Non vedo l’ora
di tornare a casa per guardare meglio il ‘mio’ pianoforte, perché
sono sicura che Jo si farà riconoscere in qualche modo.
Intanto dal silenzio che
c’è nella grande sala mi rendo conto che tutti gli sguardi sono
rivolti a me e non mi rimane altro che dire candidamente e col
sorriso sulla bocca:
Scusatemi ma mi sono
appena resa conto di avere ritrovato un vecchio amico!”.
“Bene – riprende Tea
con un incantevole sorriso – io credo che per il momento non ci sia
altro da fare. Appena sapremo qualcosa di nuovo ci sentiremo e
concerteremo insieme il da farsi. Io ora devo riprendere i miei
esercizi al piano….se vuoi rimanere Dedo, suoneremo qualcosa
insieme, che ne dici?”
“Volentierissimo – la
risposta di Dedo non lascia spazio a dubbi. Vuole rimanere lì e a
quel punto, da come sta guardando Tea, mi domando se è attratto più
dal piano o da lei o da questa combinazione vincente.
“Boh! Buon per lui. Io
voglio tornare a casa!” borbotto tra me e me.
“Benissimo –si fa
avanti Leone – allora io accompagno Lara a casa. Tanto il suo
indirizzo lo conosco”.
Lo ringrazio mentalmente
mentre torno a guardarlo di sottecchi, senza farmi accorgere da
nessuno. Decisamente è proprio un bel ragazzo con quei capelli un
po’ lunghi e spettinati, lo sguardo diretto e la bocca atteggiata a
un sorriso che non è di circostanza. “Ehi bimba! – mi brontolo –
vediamo di stare attenta ok?!”
Aspetto una risposta
dall’altra me stessa, che però guarda caso, non viene!
“E questo è tutto! –
dico lentamente a Leone che seduto sul divano di casa mia sta bevendo
un bicchiere di aranciata, unico liquido commestibile a parte
l’acqua, che mi concedo – so che è difficile credere a quello
che ti ho detto e sicuramente Desirée, Solo con un Cavallo e Jo,
sono frutto della mia fantasia, ma io ho vissuto così intensamente
questa avventura, che per me sono veri e più che altro…amici!”.
Leone è silenzioso e
continua a sorseggiare la sua bibita e io, innervosita da quel
silenzio che mi parla di incredulità continuo con un tono di voce
diverso, più agguerrito e più nemico:
“Se credi puoi dirmi
che sono pazza! Non mi importa! Non rinuncio ai miei sogni, se sono
stati solo sogni, e Jo per me in questo momento è qui….e io lo
troverò!”
Sai che ti dico Lara? -
Ribatte lui con un grande sorriso - ti dico che sei una persona
fantastica. Ma questo l’avevo capito anche ieri, quando sono venuto
a portarti quel pachiderma – e con un dito indica il Vecchio Jo –
Ma ti dico anche di più! Sei una persona limpida, adulta, ma che ha
lasciato che la bambina che è dentro di lei non morisse….ecco cosa
ti dico!...Dai ora vediamo di trovare dove si è nascosto Jo – e
alzandosi di scatto si è avvicinato al pianoforte – dopo ti
parlerò di me!.... Ho visto sai come mi guardavi quando ti sei
accorta che in quella bella casa ci stava la persona che ieri ti ha
portato con grosso dispendio di energie ,un pezzo raro che ieri
consideravi un ingombro e oggi hai capito che è un amico!”.
Il pianoforte è lì,
muto, appoggiato alla parete che riempie quasi totalmente, ma ora
guardandolo, mi rendo conto anch’io di trovarmi di fronte a un
pezzo unico. La sua superficie è lucida e levigata, i candelieri a
tre braccia lucidi e di bella fattura. Alzo il copritastiera e i
tasti mi appaiono lucenti, eburnei, ma chissà perché a un tratto mi
fanno venire in mente Jo, o meglio il sorriso di Jo, quello per
intendersi a tutti denti, durante la serata al Madison Inn.
Anche Leone gira intorno
allo strumento nero, che mette soggezione per la sua imponenza e la
sua altezza, lo accarezza, passa una mano sul nome dell’ ebanista
che l’ha assemblato, mi guarda e poi ritorna a girare intorno al
‘vecchio Jo’ come se cercasse qualcosa, senza sapere che.
Si abbassa per vedere la
pedaliera e involontariamente mi viene da sorridere
“Mica penserà che gli
abbiano messo i ferri da cavallo?”. Credo che anche lui abbia
pensato la stessa cosa perché improvvisamente si mette a ridere e
scuote il capo.
La nostra ricerca sembra
finita. Io ho avuto la sensazione che Jo e il ‘Vecchio Jo’ in
qualche modo siano la stessa cosa, ma niente è venuto a confermarla.
Alzo le spalle, pronta a infischiarmene delle prove. Per me Jo è
tornato nei panni di un pianoforte, si può dire così? E dunque non
ho bisogno di altro, per cominciare ad amare quello strumento del
quale fino a due giorni prima non conoscevo nemmeno l’esistenza.
Stranamente è Leone che non si da per vinto. In pochi minuti ha
fatto un’altra ispezione, che ha dato il medesimo risultato, cioè
zero. Alla fine torna verso di me e si mette seduto nel divano per
rialzarsi neanche un secondo dopo e correre, si fa per dire, perché
in casa mia con un passo hai già attraversato la stanza, comunque
lui corre ne sono sicura, nuovamente dal ‘vecchio Jo’ e solleva
il coperchio della cassa armonica, dove, chissà perché non è stato
guardato, forse perché è troppo alta.
“Ecco Lara! Vieni a
vedere perché solo tu puoi dire se questo è Jo…!”
“Mi avvicino trepidante
e guardo, senza vedere niente.
“Prendi una sedia dai!
Sei troppo piccola per arrivare fino quassù” mi dice con un
sorriso accattivante Leone.
“Ehi! Stai attento a
quello che dici – rispondo scherzando – ti avverto che da ora in
poi ogni parola che dirai potrebbe essere usata contro di te” Però
ascolto il suggerimento, prendo una sedia e ci salgo sopra.
“Ma è proprio Jo! Il
mio Jo” …E… guarda Leone, vicino a lui, lo vedi quel cavaliere
vestito di nero? Sì? Ecco quello si chiama Solo con un cavallo, e
anche se di nomi ne ha molti altri, per me rimane sempre Solo con un
cavallo.”
Guardo con affetto Jo,
che da cavallo è diventato pianoforte, ma conoscendolo so che a lui
va bene così. Jo è troppo superiore alle cose umane per
preoccuparsi di queste stupidaggini. Lui stava bene da cavallo e ora
sta bene da pianoforte.
Non so perché ma penso
che Jo è un perno importante nella nostra avventura, e il fatto di
saperlo qui con me mi rassicura e mi spinge a essere fiduciosa.
Mi sto accorgendo che
comincio a rilassarmi per cui credo che sia ora di porre fine a tutte
le emozioni della giornata. Ho bisogno di stare tra le mie cose, tra
i miei colori, tra i miei bozzetti da correggere e con i miei
ricordi, sia quelli con i miei amici onirici, sia quelli con coloro
che hanno condiviso con me la vita: i miei genitori, i miei nonni e
questo strano personaggio che è il mio trisavolo, che mi accorgo ora
è un incredibile sognatore e un incurabile ottimista.
Ma come fa a pensare che
dopo tanti anni i suoi discendenti e quelli della sua adorata Nelly’
si prendano la briga di infilarsi in un ginepraio?
Eppure è quello che
tutti noi ci accingiamo a fare, me ne rendo conto senza ombra di
dubbio e me lo confermano anche le parole di Leone, che arrivano
proprio in quel momento.
“Senti Lara, visto che
nei prossimi giorni dovremo incontrarci e vedere di portare a termine
questa cosa che ha dell’incredibile ma che comunque ci è capitata,
a meno che io non stia sognando….visto queste cose dicevo, mi
sembra giusto dirti qualcosa di me e di mia sorella, in modo che tu
non sia prevenuta verso di noi, e tu ci possa accordare la tua
fiducia ….Vuoi?”.
E’ un piacere stare ad
ascoltare Leone mentre parla e tra l’altro ciò che dice è anche
molto interessante.
“Dunque Lara, che mi
chiamo Leone ormai lo sai, ma forse non sei riuscita a capire che io
e Tea siamo gemelli. In effetti non ci somigliamo molto, però siamo
nati lo stesso giorno, per l’esattezza lei dieci minuti dopo di me.
Quando sei entrata in
casa ho visto subito che la bellezza del salone ti ha colpito e
magari ti sei anche domandata chi è che l’aveva restaurato così
bene e con tanta proprietà. Io sono Architetto e mia sorella è
Arredatrice di interni. Questo può bastare per soddisfare la tua
curiosità?”
“Beh! No! Se devo
essere proprio sincera! Se sei architetto, perché lavori per un
Corriere? Non sarebbe molto meglio che tu facessi il tuo lavoro? Da
quel poco che ho potuto vedere mi sembra che lo sai fare molto
bene….sono rimasta letteralmente affascinata dal tuo salone, eppure
ho visto anche altri posti molto belli e raffinati, ma questo ha
qualcosa di più!”
“La tua perplessità è
lecita e giustissima. Comunque sappi che io non lavoro per una ditta
di corrieri, ma la ditta è la mia. Se sono venuto anch’io a
consegnare il tuo pianoforte è perché sapevo che era un pezzo,
oserei dire unico, per cui doveva arrivare integro…….Abbiamo
avuto direttive ben precise per questo e un surplus nel pagamento,
per cui capirai bene che dovevo essere assolutamente certo che
l’operazione andasse a buon fine….Ho aperto la ‘Conforti and
friends’, insieme ad alcuni amici sei anni fa, in un momento in cui
la mia famiglia attraversava un periodo finanziario un po’
particolare, però ho continuato a studiare e l’anno scorso mi sono
preso la mia bella laurea. Insieme a mia sorella sogniamo di mettere
su uno studio, per fare la cosa che ci piace di più al mondo:
rendere belli gli ambienti. Però sai benissimo che le cose non si
fanno dall’oggi al domani, per cui mentre cerchiamo di ingranare da
una parte, non disdegniamo quest’altra attività che comunque ci fa
vivere, non proprio da nababbi, ma dignitosamente. Ora è tutto
chiaro?”.
“Chiarissimo – dico
sollevata e ammirata dalla spiegazione di Leone
“Anzi, sai che ti dico?
– continua lui come se non avessi neanche risposto – da quando
sono qui guardo le tue tele e devo dire che non sono niente male. Che
ne diresti di una collaborazione?” conclude con un sorriso che
farebbe sciogliere anche un iceberg
Lo guardo a bocca aperta.
“Ma..io non so! Non ho
mai pensato che i miei lavori potessero interessare qualcuno!”
“Proprio per questo. La
spontaneità che si vede nei tuoi dipinti li rende piacevolissimi e
molto personali. Non saranno vere e proprie opere d’arte, ma credo
che abbellirebbero qualsiasi parete!”
“Ok allora! Sono
proprio felice di questa cosa! Non vedo l’ora di cominciare..”
“Hai già cominciato
mia cara. Questa tela qui….sì! Il deserto con il cubo dentro, mi
piace proprio. Me lo vendi?”
“Ma neanche per sogno!”
rispondo con un risentimento che Leone non può fare a meno di
notare.
“Ho detto qualcosa che
non va?”infatti mi chiede stupito
“No…sono io che!
Insomma questo quadro vuol dire molto per me. Sai! Desirèe, Jo, Solo
con un cavallo….sono nati in questo deserto e io qualche volta
spero che ripassino di lì e vengano a farmi un salutino!”
“Come non detto allora!
Però comincia a preparare qualcosa di nuovo va bene?” Ma che
carino che è Leone. Peccato quel nome così importante che rende
sempre tutto troppo serio! Lui ha più l’aspetto di un cucciolone
rumoroso che ha voglia di giocare, non di un re leone signore della
foresta!
I nomi troppo seri mi
fanno rabbia, perché mi mettono soggezione. Saranno belli ma pongono
una barriera tra me e chi li porta. Anche con Dedo, all’inizio la
nostra amicizia non riusciva a decollare, perché il suo nome,
Demetrio, mi teneva lontano da lui anni luce! Poi venne fuori Dedo e
allora tutto si sistemò e lui divenne il mio migliore amico.
Ma con Dedo tutto era
molto semplice. Lui non aveva sicuramente il carattere di questo
giovanotto e Dedo gli è andato subito a meraviglia.
Mica posso andare da
Leone e dirgli:
“Senti carino, siccome
ho qualche problemino psicologico, se invece di chiamarti Leone, ti
chiamo…che ne so…Regolo! Sì ecco! Regolo, piccolo re, per gli
amici Reg? E per ulteriore contrazione Rus? Tu ci staresti?”
“Lara..Lara, ci sei?”
la voce di Leone è un po’ preoccupata, me ne rendo conto solo ora
“Eh! AH si! Scusami, ma
stavo pensando a una cosa importante”
“Mi hai fatto
spaventare! Si può sapere a che stavi pensando?”
“Sì – mi decido
all’improvviso – posso chiamarti Rus?” e gli spiego tutto il
meccanismo della trovata del suo nuovo nome – così tu sarai sempre
Leone, perché Regulus è la stella più brillante di quella
costellazione, ma io che sono tua amica potrò chiamarti Rus, così
mi sentirò più tranquilla quando parlo con te e non mi sentirò
intimidita dal suo nome” aggiungo con un sorriso, per non fargli
capire che il suo nome vero non mi piace per niente.
“Rus?! Mi sembra il
nome di un cane!”
“Se preferisci posso
chiamarti Regulus per intero, ma mi sembra un po’ una forzatura
ecco! Pensavo che la contrazione di Regulus potesse andare bene!”
“E io come ti devo
chiamare? La? Anche questa è la contrazione del tuo nome o mi
sbaglio?” Leone comincia ad affilare gli artigli e a ruggire.
Mi sento un po’
interdetta, un po’ scema e anche un po’ divertita. Ma quanto sono
suscettibili certi uomini!
“Nessuno ha mai avuto
da ridire sul mio nome. E’ un nome bello, importante e per tua
sfortuna difficilmente storpiabile. L’amicizia fortunatamente non
si crea sui nomi, ma sulle persone che lo portano e io intendo
tenermi il mio nome e se non ti va, peggio per te!”
“Ah sì? Brutto
presuntuoso che non sei altro. Ti ho solo domandato la cortesia di
farmi sentire a mio agio quando parlo con te, ma credo proprio che di
qui in avanti la scelta di un altro modo di chiamarti non sia più
importante. Per quello che mi riguarda la nostra conoscenza finisce
qui!” improvvisamente ritrovo la Lara di sempre, quella che a me
piace di più tra i tanti suoi volti
“E chiamami Rus,
Chiamami Gigio, chiamami….a fischio, con le lettere mute, con i
geroglifici,…. chiamami un po’ come ti pare. Ma chi le capisce le
donne?” l’ira di Leone è già sbollita e la sua criniera si è
abbassata
“Scusami! La colpa è
mia se sono fatta un po’ diversamente dalle altre persone. Non ti
preoccupare! Cercherò di abituarmi al tuo nome. Del resto quello che
hai detto è vero. L’amicizia non sono i nomi, ma le persone che li
portano…e noi diventeremo amici anche a dispetto del tuo nome….no!
Non volevo dire proprio così!” aggiungo mortificata, ma Leone
sembra aver ritrovato tutto il suo buonumore e mentre con una mano mi
scompiglia i capelli con l’altra mi saluta allegramente
“Ciao Rus! Ci sentiamo
domani e quando sappiamo qualcosa ci troviamo tutti insieme ok?”
“Ok! Ma Rus eri tu, non
io, ricordi?”
“Sì, ma sta bene anche
a te! Forse vuol dire qualcosa?” e senza aggiungere altro se ne va.
Guardo Dedo, che seduto
davanti al ‘vecchio Jo’ strimpella vagamente qualche cosa senza
senso. E’ strano in questi giorni Dedo, deve avere qualcosa che gli
frulla in testa. Apatico più del solito, distratto più del solito,
con gli occhi che vagano fuori dalla finestra. E strano più di
tutto, con poca voglia di parlare e ancora meno di ridere. Mica avrà
qualche problema finanziario!? Dedo lo conosco bene. Quanto a senso
pratico dire zero è dire troppo. Mica si sarà fatto incastrare da
qualcuno? Oggi l’avevo invitato a cena perché ho fatto la pizza.
Lara che si cimenta nella pizza, vuol dire un grande passo avanti
nell’arte culinaria!! Mi aspettavo salti di gioia e invece ne ha
mangiato appena un pezzo. Poi si è seduto al piano e ha cominciato a
strimpellare senza quasi rivolgermi la parola.
Mi faccio un rapido esame
di coscienza. Sarà colpa mia? Mi dico subito di no. Io sono stata
quella di sempre. Ma allora che avrà?
“Non ti senti bene
stasera Dedo?” gli chiedo affettuosamente
“No, no, sto benissimo
Lara!”
“Ma non hai mangiato
niente. Non è da te! In genere sgrufoli tutto quello che trovi!”
“Da qualche giorno ho
poca fame. Non so neanche io perché!” mi risponde ricominciando a
suonare.
“Sai ho fatto un altro
quadro. L’ho cominciato e finito in un paio di giorni, ma ci ho
lavorato sopra un bel po’!” cerco di interessarlo al mio lavoro,
ma mi sembra con scarso successo
“Lo vuoi vedere?”
chiedo speranzosa
“Ma sì!” risponde
con l’entusiasmo di un’ameba
Allungo il braccio e
scopro una tela che è sempre stata lì, vicino a me e la mostro a
Dedo, che la guarda attentamente e poi mi dice:
“Ma mi sbaglio o questa
è la tua casa di campagna?”
“Già, proprio così e
anch’io guardo la mia villa non villa, che ho disegnato con colori
strani in un contesto anch’esso da colori particolari, mentre sullo
sfondo un cielo verde e turchino non lascia presagire niente di
buono.”
“Ma lo sai che è
bella?- dice Dedo sinceramente. Si sente dal tono della sua voce –
ma per quale motivo hai scelto di dipingere la tua casa di campagna?”
“Mah! Che ti devo
dire?! E’ stata una cosa più forte di me. Forse questa storia del
mio trisavolo mi ha condizionato più di quanto io immaginassi e mi
sono ritrovata a pensare a cose che credevo di non ricordare neanche
più!”
“Anche Tea dice le
stesse cose che dici tu!” annuisce Dedo con semplicità
“Tea?! E quando l’hai
sentita? Io ancora non ho ricevuto nessuna telefonata, quindi presumo
che le ricerche che sono state fatte fino ad ora non abbiano dato
frutto” replico un po’ stupita
“Infatti non l’ho
sentita….L’ho vista ieri e anche oggi!”
“Ma guarda – dico
leggermente risentita dal fatto che il mio migliore amico non mi
abbia detto niente di questi incontri – e come mai?”
“Mi ha invitato ad
andare a suonare il pianoforte a casa sua, così mentre io suono lei
ripassa con me e…stando a quello che mi dice, lei impara da me,
anche se io credo di avere ben poco da insegnarle. E’ veramente
molto brava e preparata” termina Dedo con un piccolo sospiro.
“Ma guarda guarda- dice
una vocina maligna dentro di me – ora capisco che cosa è l’umore
di Dedo. Ha tutti i sintomi della persona che si è innamorata e che
ancora non lo sa. E’ la prima volta che lo vedo ammalarsi così
gravemente……Bene! Tea mi sembra una bravissima ragazza, con la
testa sulle spalle, educata, istruita, tranquilla…insomma proprio
la moglie che ci vorrebbe per Dedo. Però Leone potrebbe essere un
ostacolo per la loro felicità. Leone mi sembra molto affezionato
alla sorella e forse un tipo fuori dal mondo, come è Dedo, potrebbe
non andargli a genio. Bisogna che mi dia da fare per tenerlo fuori
dal gioco….Come posso fare? Non lo so. Dopo ci penserò, ora mi
voglio godere il mio innamoratino e prenderlo un po’ in giro”
“Anche a me sembra che
Tea sia molto brava ed è anche molto bella, non trovi?”
“Bellissima!” si
lascia scappare Dedo per diventare rosso subito dopo.
“Chissà quanti ragazzi
avrà intorno. Io penso che ha solo l’imbarazzo della scelta!”
butto là provocatoria
“Tu credi Lara?” mi
sbaglio o c’è proprio allarme nella voce di Dedo?
“Beeeh! Credo proprio
di sì! Io se fossi un giovanotto e avessi messo gli occhi su una
ragazza come lei, non starei troppo ad aspettare prima di dirglielo!”
“E come mai?” mi
chiede con un altro sospiro
“Ma come! Non lo
capisci anche da te? Altrimenti rischia di arrivare secondo e dopo
non può fare più niente se non mordersi le mani”
“Già!” annuisce
assorto Dedo
Guardo il mio amico, che
per la prima volta nella sua vita si trova in una situazione che gli
toglie l’allegria. Mi fa una tenerezza infinita vedere quel bel
giovanotto gentile, indeciso su ciò che deve e vuole fare. Lo
capisco anche. In fin dei conti è in gioco la sua vita affettiva!
Gli vado più vicino e
con un braccio gli circondo le spalle, mentre con l’altra mano gli
scompiglio i capelli ribelli
E con tutta la dolcezza
che riesco a trovare gli dico:
“Ma tu hai delle mani
troppo belle e troppo importanti per rischiare di rovinartele
mordendole!”
“Che devo fare Lara?”
mi dice rigirandosi improvvisamente e abbracciandomi con tutte le sue
forze
“Vai da lei e
diglielo….poi tutto verrà da sé”
“Sì, lo so! Ma non c’è
solo questo!” mi dice dopo un po’
“E allora che altro
c’è?” gli chiedo scostandolo da me e guardandolo dritto negli
occhi, che improvvisamente si inumidiscono
“C’è che ho paura di
perdere la tua amicizia…e tu sai quanto sia importante per me!”
“Ma quanto sei sciocco!
– rispondo stringendolo nuovamente a me – tu non mi perderai mai,
perché due amici come noi sapranno sempre volersi bene anche se
verranno altri affetti nelle loro vite. Stai tranquillo che Lara per
te ci sarà sempre!” e questa volta sono i miei occhi ad
inumidirsi.
Dedo se ne è andato, più
sereno anche se con una paura tutta nuova. Quella di sentirsi dire un
bel no! Beh! Questo fa parte del gioco e io non mi devo preoccupare
di ciò. Al momento opportuno Dedo saprà come deve fare.
“E’ inutile che fai
l’eroina! – mi dico a un certo punto – anche se sei contenta
per lui, perché è sempre quello che hai voluto – pure un po’
sei triste perché sai che non sarai più l’affetto più grande
nella sua vita. Via confessa a te stessa dai!”
“E va bene è così –
rispondo all’altra me stessa – e allora ? Che devo fare secondo
te? Se avessi voluto Dedo per me non credi che avrei avuto il modo
per averlo? Il fatto mia cara è che io per Dedo provo solo una
sconfinata amicizia e niente più!”
“Sei proprio una tonta!
Lo hai visto anche da te, che gli amici poi alla fine si innamorano
di un’altra e se ne vanno! E tu che fai? Credi di non avere bisogno
di amore nella tua vita?”
“Se permetti, queste
sono cose mie e quando deciderò di avere bisogno di qualcuno che mi
ami, mi metterò a cercarlo. Uffa ma lo sai che sei proprio noiosa?
Meno male che sono io l’amica di Dedo e non te”.
“Verrà un giorno che
mi dirai che avevo ragione….”
“Ma come sei
assennata!! Se un giorno ti dirò che avevi ragione vuol dire che te
lo dirò….ora vuoi lasciarmi un po’ in pace?”
L’altra Lara è molto
permalosa e a quelle parole non ha aspettato più di tanto. Ha girato
le spalle e se ne è andata lasciandomi ancora una volta al mio
destino e alle mie convinzioni.
Fortunatamente per me e
le mie paturnie il telefono comincia a squillare. Mi precipito
letteralmente a rispondere, come se andassi verso la salvezza.
Dall’altra parte la voce di Tea mi saluta con dolcezza:
“Ciao Lara, sono Tea!
Ti ho chiamato per metterti al corrente delle ricerche che Buzz ed io
abbiamo fatto in questi giorni…”
“Buzz?....” domando
interdetta
“O scusami, non mi ero
accorta di chiamare mio fratello col nomignolo che gli do sempre”
Tea si mette a ridere incapace di fermarsi. Evidentemente la mia voce
deve esserle sembrata molto più che sorpresa
“Ma…cosa c’entra
Buzz con Leone?” domando incuriosita
“Assolutamente niente.
Ma quando eravamo piccoli mentre per lui è stato semplice chiamarmi
Tea, per me non lo era altrettanto chiamarlo Leone. Avevamo un
pupazzo che era sempre conteso tra di noi che si chiamava Buzz e un
po’ alla volta quel nome l’ho trasferito a mio fratello e gli è
rimasto”
Stavolta sono io che mi
metto a ridere in maniera incoercibile tant’è vero che Tea dopo un
pò, mi domanda interdetta:
“Ma Lara, non so che
cosa ti ho detto di tanto buffo per farti ridere così!”.
“Se aspetti un attimo
te lo dico!” e appena riesco a riprendere fiato spiego per filo e
per segno la storia della mia ricerca di un nome nuovo a Leone,
interrompendomi di tanto in tanto per ridere nuovamente. Anche Tea mi
sembra che non sia da meno e per cinque minuti ci divertiamo entrambe
a discapito dell’ignaro Leone.
“Beh! Quasi mi
dimenticavo il motivo per cui ti ho chiamato! Mi ascolti?”
“Sono qui!” e torno
immediatamente seria anche se una lucina divertita continua a
brillarmi dietro gli occhi. La vedo dallo specchio che riflette la
mia immagine. Lo specchio non è lì casualmente. Mi piace molto
guardarmi mentre parlo con le persone e vedere tutte le smorfie che
fa la mia bocca, a seconda del mio interlocutore!
“Allora….come
promesso abbiamo telefonato alla mamma per raccontarle tutta la
storia…e puoi immaginare come è rimasta. Lì per lì non ci ha
saputo dire niente, ma capirai, chi va a pensare a una cosa del
genere? Poi invece ci ha richiamato ieri sera per dirci che le era
venuto in mente una scatola di vecchie fotografie che lei aveva
sempre visto in soffitta, per cui siamo andata a prenderla e vi
abbiamo frugato dentro. Le fotografie sono tantissime e a parte
qualcuna dei miei nonni, che ricordo vagamente, le altre erano per
noi immagini di perfetti sconosciuti. Poi ne abbiamo trovata una che
ha attirato la nostra attenzione. E’ un mezzobusto di una giovane
donna molto carina, anzi oserei dire proprio bella, dai tratti fini e
ben modellati, ma la cosa che ci ha colpito di più è che al collo
ha una catena alla quale è appesa una piccola chiave che sembra
quasi d’oro, almeno a giudicare dalla sua raffinata lavorazione.
Confrontando la fotografia con altre che poi abbiamo trovato e dietro
alle quali c’erano scritti alcuni nomi abbiamo potuto dire con
sicurezza che il volto della signorina in questione è quello di
Marinella Conforti, nostra trisavola. Tutto qui!”
“E poi che avete
fatto?” domando interessatissima mordendomi nervosamente un labbro
“Beh! La cosa più
ovvia è stata di andare a frugare nei vari cassetti dove ci sono i
gioielli di famiglia, o perlomeno tutti quelli che sono arrivati fino
a noi………e a un certo punto…
“A un certo punto?”
la incalzo
“Sì a un certo punto
abbiamo trovato la catena che la zia Marinella portava al collo……ma
era aperta e della chiavetta, neanche l’ombra” conclude con un
sospiro al quale fa eco il mio ohh! di delusione.
“E ora che facciamo?”
a questo punto la storia comincia a interessarmi davvero e non mi va
di piantare tutto in asso perché non si trova una chiave.
“Ma questa chiave come
era fatta?” domando incuriosita
“Guarda, mi è
difficile spiegartelo, Ma Buzz mi ha chiesto di invitare te e Dedo a
cena in modo che stasera potrai vedere la fotografia della zia, che
poi è un dagherrotipo, e insieme decideremo che cosa si può fare.”.
“Benissimo – rispondo
decisamente contenta – a che ora dobbiamo essere lì?”
“Facciamo alle otto?”
“Perfetto Tea. Ci
vediamo più tardi. Un bacio” e riattacco velocemente per
stropicciarmi le mani tutta contenta.
Una cena da Tea è quello
che ci voleva per Dedo…….e un po’ anche per me!
Dopo cena! Sprofondati
nei morbidi divani di casa Conforti sembra che il tempo sia tornato
indietro! Sparpagliate sul tavolino davanti a noi e sul divano
stesso, centinaia di fotografie ingiallite dal tempo ci parlano di
altre vite, di altri amori, di altre storie. Ho visto la famosa
signorina Marinella Conforti. Niente male davvero! Mio zio, mi dico
compiaciuta, aveva veramente buon gusto, …un pregio di famiglia, mi
dico maliziosamente gettando di sfuggita uno sguardo su Buzz-Leone.
La chiavetta appesa al
collo eburneo della signorina è proprio un piccolo gioiello, ma non
è quello che mi interessa. Da circa venti minuti qualcosa mi
tormenta, senza che io riesca a dargli un nome. Mi sento agitata,
vicino a qualcosa, ma annaspo nel buio. So che la mia agitazione è
cominciata dopo che ho visto quella piccola chiave, ma non so perché,
non so associarla a niente che mi possa ricondurre a qualcosa. Sto
decisamente male e nello stesso tempo non voglio far scorgere agli
altri quello strano malessere che mi è preso. Partecipo sempre meno
alla conversazione, perché cerco di seguire il mio pensiero, che
però non mi porta da nessuna parte.
“Lara sembra che tu
abbia mangiato delle cavallette, invece del buonissimo soufflé di
stasera!” Dedo si decide a venirmi in soccorso, ma non riesco ad
afferrare l’occasione che mi ha dato
“Già!” annuisco
semplicemente ricominciando a pensare a cosa vuol dire per me quella
chiave. Gli altri si guardano interdetti, poi guardano Dedo, che alza
le spalle e ricominciano tranquillamente a parlare tra di loro. Cerco
di seguire almeno un po’ quello che dicono. Stanno parlando di
musica, di concerti, di progetti futuri nel quale rientra anche uno
studio nuovo per Tea e Leone, dove allestiranno anche piccole mostre
artistiche. Viene fuori, mi accorgo, anche il progetto che dovrebbe
coinvolgere anche i miei quadri, ma ora non posso pensarci, ora devo
riuscire a capire. Sento Leone che dice a tutti, ma soprattutto
rivolo a me:
”Pensate un po’ che Lara si è rifiutata anche di vendermi quel bel quadro del deserto dove c’è un cubo trasparente!”
”Pensate un po’ che Lara si è rifiutata anche di vendermi quel bel quadro del deserto dove c’è un cubo trasparente!”
“Cosa? – interrompo
bruscamente tutti quanti – parlavate del mio deserto? Il mio
deserto. Ecco! Sì accidempolina! Ora ci sono….ora finalmente so
dove ho visto la chiave che ha al collo la signorina Marinella….”
“Ma che dici Lara? Sei
sicura di stare bene?” Leone è preoccupato dalla mia agitazione,
ma io finalmente sono calma e serena, perché so che la chiavetta
della fotografia è la stessa chiavetta che trovai davanti al palazzo
di vetro, dopo che Solo con un cavalle, Desirèe e Jo, se ne erano
andati.
“Ricordo solo che la
misi in tasca, ma mi venga un accidente se ricordo dove l’ho
infilata dopo. Di una cosa però sono sicura: non l’ho buttata
via!”
Mi sbaglio o tutti mi
guardano un po’ perplessi!?
“Vi giuro che sto
dicendo la verità e che la chiavetta che ho io è identica a questa
della fotografia” continuo un po’ risentita. Mica mi avranno
preso per scema?
“Bene Rus – Leone
cerca di alleggerire l’atmosfera dandomi nuovamente il nomignolo
che volevo affibbiare a lui – allora non ci resta altro che andarla
a cercare”.
“Scusate ma io non ci
capisco niente in tutto quello che dite!” Tea mi sembra veramente
allarmata. Del resto è comprensibile povera cara. Mentre io e Dedo
abbiamo vissuto l’intera storia, anche se Dedo al solito non se ne
è nemmeno accorto, mentre Leone sa qualcosa che gli ho accennato io
pochi giorni fa, la povera ragazza è ignara di tutto e non dubito
neanche per un attimo che mi abbia preso per una pazza isterica.
“Hai ragione Tea.
Allora ti spiegherò tutto, poi domani cercheremo la chiave a casa
mia. Galeazzo e Marinella hanno aspettato così tanto tempo che non
credo che un giorno in più possa voler dire qualcosa…..sempre che
riusciamo ad arrivare da qualche parte”
“Volete bere qualcosa,
prima che Lara cominci?” Buzz è veramente un padrone di casa
squisito.
“Grazie sì! Io ne ho
veramente bisogno!” e mentre gli altri si sistemano con i loro
bicchieri in mano comincio a raccontare Piccolo fiore, la canzone di
Dedo, ma anche una bellissima storia d’amore.
“…..E così li
salutai…e poco dopo gettando un’occhiata nostalgica sul quadro
che era stato lo scenario di quella favola, mi accorsi che vicino al
cubo di cristallo c’era una minuscola chiave. Non so perché, ma
pensai immediatamente a Jo e la misi in tasca pensando che avesse
voluto farmela trovare perché un giorno ne avrei avuto
bisogno…….tutto qui”. Mio malgrado la mia voce è emozionata ,
ma mi accorgo subito di non essere la sola. Tea ha gli occhi lucidi e
anche Leone non è calmo come vuole far vedere. L’unico è Dedo! Ma
a lui chi lo scuote? Ma mi accorgo quasi subito di aver dato un
giudizio temerario. Dedo non si è emozionato semplicemente perché
non ha sentito una parola di quello che dicevo, preso come era a
guardare Tea. Il ragazzo l’ha presa proprio grossa! Chissà se
ancora le ha detto niente?
Il giorno dopo sono
tornata me stessa. Mentre aspetto gli altri che verranno a darmi una
mano a cercare quel minuscolo oggetto che è la chiave che deve
aprire una storia cominciata tanti e poi tanti anni prima, do
un’occhiata nei cassetti che uso abitualmente. Forse l’avrò
infilata lì! Ma no! Sarebbe stato troppo bello. Nel frattempo ho
approfittato per fare un po’ d’ordine. In casa mia c’è sempre
bisogno di fare ordine, perché mi riesce in maniera eccezionale di
buttare all’aria e lasciare tutto in giro. Ma è quella la casa che
voglio io e non vorrei cambiarla con nessun altra…..Però capisco
che tra poco arriveranno ospiti, che tra l’altro hanno una casa che
potrebbe essere la copertina della più importante rivista di
arredamento.
“E tutte queste scarpe
dove le metto?” mi chiedo allarmata guardandomi in giro. L’armadio
è zeppo fino a scoppiare, le cassettiere non se ne parla……la
cassapanca mi guarda minacciosa….sotto il letto no! Non sta bene,
Hai visto mai! Venisse la tentazione di guardare anche lì!....ma
dove le metto allora?
Vago per il mio
miniappartamento con una bracciata di scarpe ingombranti, quando la
folgorazione arriva improvvisa
“Ma certo! Come ho
fatto a non pensarci subito! Le metto in lavatrice”
La mia vecchia lavatrice
si rivela subito un ottimo contenitore, e un complice discreto, in
quanto non fa un lamento neanche quando chiudo l’oblò.
”Brava tata!” le dico soddisfatta dandole un buffetto e giacché sono in bagno, mi guardo un attimo allo specchio, mi riaggiusto i capelli e passo sulle mie labbra un filo di rossetto.
”Brava tata!” le dico soddisfatta dandole un buffetto e giacché sono in bagno, mi guardo un attimo allo specchio, mi riaggiusto i capelli e passo sulle mie labbra un filo di rossetto.
“Ehi mia cara! Si può
sapere per chi ti metti in ghingheri?” Uffa! L’altra Lara è già
qui
“Lasciami in pace
noiosa e stai un po’ zitta – le dico spazientita – altrimenti
metto in lavatrice anche te”.
Giusto in tempo! Il
campanello suona prepotentemente e mi precipito ad andare ad aprire.
Leone si staglia sulla soglia con un’enorme scatola in mano. Che
genio!
“Hai pensato a portare
la pizza! – dico enormemente sollevata dal non dover preparare la
cena – bravissimo. Io ho birra a volontà e una quantità
strabiliante di noccioline, patatine, stuzzichini. Può bastare per
cena?”
“Perfetto!” mi
risponde come se gli avessi proposto il menù di Chez Maxim.
“E gli altri?”
domando con una punta di curiosità
“Ah! Dedo mi ha detto
che arriveranno tra mezz’ora. Prima doveva parlare di qualcosa con
Tea. Forse di uno spartito…”
“Me lo immagino già il
tipo di spartito! – ridacchio sotto i baffi – a Dedo piacciono
molto le musiche romantiche. In questo è un genio e la musica che
compone lui è veramente sempre molto romantica….e fa anche i testi
sai! Bellissimi! …Ma se poi si tratta di dire le stesse cose che
scrive, è una frana totale!” aggiungo sconfortata
“E perché dovrebbe
parlare!?” Leone alza le spalle.
E’ proprio vero che gli
uomini non vedono mai niente, neanche se sono il gemello della
ragazza con cui Dedo condivide uno spartito.
“Benissimo!....Allora
cominciamo noi? Che ne dici? Ti va di prendere tutti quei cassetti e
cominciare a guardarci dentro? Io intanto svuoterò la cassapanca”.
Per mezz’ora lavoriamo
senza neanche rivolgerci la parola. Ogni tanto mi stupisco di quanta
roba inutile ci sia nei miei cassetti, ma tanto so che quando decido
di buttarla via, poi mi faccio prendere dalla nostalgia e finisco per
rimettere tutto dentro. Anche un cartoncino ha la sua storia, e
mentre mi si materializza in mano, me la fa tornare in mente. Ho
conservato cose di quando avevo dieci anni. Possibile che sotto la
mia scorza ruvida, anch’io sia un’inguaribile romantica?. Dopo
mezz’ora però della chiavetta neanche l’ombra! Mi fermo un
attimo cercando di ritrovare un po’ di entusiasmo per continuare
quella laboriosa ricerca, ma proprio in quel momento Leone-Buzz mi
chiama:
”Lara, guarda che cosa ho trovato!” Volo letteralmente verso di lui, pensando di vedere tra le sue mani la famosa piccola chiave e invece vi scorgo una fotografia incorniciata.
”Lara, guarda che cosa ho trovato!” Volo letteralmente verso di lui, pensando di vedere tra le sue mani la famosa piccola chiave e invece vi scorgo una fotografia incorniciata.
“Che bella casa! Questa
è la tua casa di campagna vero? E’ proprio un bel posto!”
“Eh sì! E’ proprio
bello….e assolutamente tranquillo, anche se è a pochi minuti dalla
città……Non sembra… vero?”
“Da un senso di armonia
e di eleganza – Leone guarda affascinato la struttura sobria ma
elegante della casa- perché un giorno non andiamo a vederla?” mi
chiede con genuino interesse
“Volentieri –
rispondo con altrettanto entusiasmo – anzi potremmo portarci dietro
la merenda e fare una bella scampagnata”.
“Mi piace un sacco….sai
che penso? Che questo posto sarebbe l’ideale per concretizzare
tutti i nostri progetti….Tu potresti farci una mostra permanente
dei tuoi quadri, io potrei ricavarci il mio studio di architetto e
Tea quello di arredatrice……Dedo, se c’è un salone, potrebbe
usarlo per fare lezioni di pianoforte e serate musicali….Che ti
sembra come idea?”
“Sarebbe bellissimo! -
dico con vero entusiasmo anche se subito dopo torno con i piedi per
terra – c’è solo un piccolo particolare che non abbiamo preso in
considerazione!”
“Quale?” domanda
subito Leone
“I soldi!! Io non ho un
soldo da poter investire nella ristrutturazione della mia casa e come
vedi invece da te,… ha bisogno di interventi che non potrebbero
essere rimandati” concludo questa volta abbastanza sconsolata.
“ Potremmo fare una
società. Tu ci metti la casa, io Tea e Dedo ci mettiamo quello che
ci vuole per renderla nuovamente abitabile. Che te ne pare?”
“Dico che sarebbe
fantastico!” La mia fantasia comincia a galoppare e già vedo la
casa della mia infanzia trasformata in qualcosa di meraviglioso.
“Dopo ne parliamo con
gli altri….ma a proposito! Mezz’ora è passata da un bel pezzo.
Mica avranno deciso di fare i lavativi?” dice ridendo Leone
Quasi l’avessero
sentito in quello stesso momento suona il campanello.
“Vado io – dico a
Buzz che è messo in una posizione alquanto più scomoda della mia,
con un cassetto sulle ginocchia e una pila di libri in equilibrio
precario al suo fianco. Apro e rimango senza parole. Davanti a me
Dedo e Tea sono uno spettacolo unico. Lo sguardo perso l’uno
nell’altro, non hanno neanche parole per dire buongiorno!
Mi sposto in silenzio per
farli passare. Voglio che Leone abbia tutta la sorpresa del caso.
“Ciao Dedo….Tea…..ehi!
Ma che diavolo avete ragazzi? Sembra che abbiate visto gli spiriti”
Leone volge lo sguardo su di me “Ci capisci niente tu, che te la
stai ridendo sotto i baffi?”
“Eh! Se ci capisco! Ci
capisco anche troppo! “ribatto ridendo
“Leone….Lara, io e
Tea ci siamo fidanzati!” La voce di Dedo è tutta un programma,
mentre Tea diventa rossa come un tulipano. Possibile che oggi
esistano ancora ragazze capaci di arrossire?
“Cosa? – la voce di
Leone è incredula e anche un tantino esitante – state scherzando o
fate sul serio?”
“Mai stato più seri di
così – improvvisamente Dedo diventa quello che fino ad oggi non
ero mai riuscita di vedere: un vero uomo – voglio bene a Tea….mi
sono innamorato di lei appena l’ho vista…e non mi era mai
capitato prima d’ora…Lara te lo può confermare….Abbiamo deciso
di passare insieme tutta la vita”
“E’ vero Tea? – la
voce di Leone ora è più dolce e guarda con tenerezza la sorella –
anche tu sei innamorata di Dedo?”
“Sì Buzz….gli voglio
bene. Non avrei mai pensato di voler bene a qualcuno così tanto!”
“E allora ….benissimo!
Si stava proprio facendo progetti in questo momento mentre
aspettavamo che arrivaste. Ora diventeranno ancora più solidi”
Leone ha ritrovato tutto il suo buonumore mettendo a suo agio Dedo e
Tea che ora non sono più così tesi come quando sono arrivati. Certo
che per loro è una bella novità! Ma anche per me lo è e mi
affretto a rituffarmi nella ricerca della chiave, prima che
l’emozione abbia il sopravvento.
“Dai ragazzi….poi
brinderemo alla vostra felicità, ma ora mettiamoci tutti quanti a
lavorare e ringraziate il cielo che la mia casa è piccola,
altrimenti ci sarebbe voluto un mese….”.
Quando ho proposto di
mettere a soqquadro la mia casa, non avrei mai pensato che
l’operazione sarebbe riuscita così bene. Due ore dopo non sappiamo
neanche più dove siamo noi, coperti da cappelli, borse, vestiti,
libri, tubetti e pennelli, giornali…..e ancora sta venendo fuori
roba da ogni contenitore che la mia fantasia ha sistemato sino ad
arrivare al soffitto. Abbiamo spostato quadri, quadretti,
enciclopedie, ma della chiave niente di niente.
“Eppure sono sicura di
non averla buttata via – dico ancora convinta di quello che affermo
nonostante gli sguardi degli altri cerchino di farmi dubitare di me
stessa – sono sicura di averla messa da qualche parte che ora non
ricordo…ma c’è credetemi……Io non butto mai niente. L’unica
cosa di cui mi sono privata sono le pantofoline verdi che regalai a
De……” e mi interrompo. Gli altri mi guardano senza dire una
parola hanno capito che mi è venuto in mente qualcosa. Prendo
velocemente una sedia e sbarazzandola di tutto quello che le è stato
appoggiato sopra l’avvicino al mio armadio, vi salgo e allungandomi
quanto possibile prendo una scatola dove una volta ci sono state le
famose pantofoline che mi aveva regalato la zia Cloe.
Preferisco non aprirla in
quella posizione scomoda. Se dentro ci fosse quello che io credo che
ci sia, potrei rischiare di farla cadere e in tutta quella confusione
chi la ritrova più?
Scendo con calma dalla
sedia e gli altri mi si avvicinano con la stessa frenetica impazienza
che ho io.
“Uno, due e …tre –
e sollevo il coperchio – eccola…eccola, guardate! Ve lo dicevo
che c’era la chiave” La piccola chiave è infatti adagiata su un
foulard rosso, che ora lo ricordo bene, avevo messo nel fondo della
scatola, non so neanche io perché.
“Venite andiamoci a
sedere e confrontiamo questa chiave con quella della fotografia della
signorina Marinella” e mi dirigo verso il divano, seguita da Leone.
Dedo e Tea stanno sorridendosi e dicendosi qualcosa.
“Dai venite qua –
dico sbrigativa – avete tempo dopo per i vostri mucci mucci!”
Dopo trenta secondi i
nostri dubbi sono tutti fugati. La chiave è quella, senza ombra di
dubbio.
“Non vi sembra che ora
ce la siamo proprio meritata una bella pizza?” propone Leone
riscuotendo l’approvazione incondizionata di tutti noi.
“Poi che facciamo?”
domando incuriosita
“Mi sembra ovvio –
risponde Leone girando lo sguardo su tutti noi –telefoniamo al
notaio”
Frangione Ruperto e
figli
Studio Notarile
Non è facile stare
seduti in una sala d’attesa di uno studio notarile. Sembra che in
quel luogo il tempo si misuri con altri criteri, criteri lunghi a
quanto pare perché la segretaria che ci ha fatto accomodare ci ha
detto con un sorriso:
“Ci sarà da aspettare
circa cinque minuti!”
E invece siamo lì da tre
quarti d’ora e ancora niente prelude al nostro ingresso
nell’ufficio del Notaio, che logicamente non è più Ruperto, ma
sempre Frangione è.
Norberto per l’esattezza.
E’ stato facile trovare
il vecchi studio, perché tutti lo conoscono di fama e tutti ci hanno
saputo indirizzare al nostro luogo di appuntamento. Un appuntamento
che ha tardato almeno ottant’anni.
Leone sembra proprio una
fiera in gabbia. Passeggia nervosamente su e giù per la stanza,
mentre Dedo e Tea lo guardano tenendosi per mano. Per loro la cosa
più importante è di essere lì insieme, il resto è tutto al
contorno.
Quanto a me, siccome
nessuno si interessava di come mi sentissi in quel momento, per
salvare la mia dignità ho reputato giusto e saggio mettermi a
leggere. Le riviste in quell’ufficio non mancano; peccato che però
siano solo riviste tecniche e di contratti.
Poi improvvisamente la
porta di fronte a noi si è spalancata e un omino piccolo, con un
paio di baffi enormi si è materializzato sul vano.
“Voi siete i signori
Goldoni –Conforti? Prego accomodatevi – dice al nostro cenno di
assenso – sono tanti anni che vi aspettiamo!”
Lo studio nel quale
entriamo ci fa fare un viaggio a ritroso nel tempo perché potrebbe
essere quello di un notaio dell’ottocento. C’è legno
dappertutto. Le pareti sono letteralmente ricoperte da librerie in
legno di noce, stracariche di volumi austeri e di colore scuro, la
scrivania grande, massiccia si adorna di calamai e penne, che ci
scommetto, non sono lì solo per bella figura. Dietro la scrivania
un’enorme cassaforte, di rara bellezza e vetustà, chiama gli
sguardi su di sé. Qua e là poltrone e divani in cuoio e tavolini da
fumo. Le lampade sono discrete. Il neon non ha fatto la sua comparsa
in quella stanza. E neanche il computer.
L’omino si siede alla
sua scrivania e ci fa cenno di accomodarci.
“Permettete che mi
presenti. Sono il notaio Norberto Frangione! Quando il l’Architetto
Conforti mi ha telefonato per prendere un appuntamento e mi ha detto
chi eravate, non credevo alle mie orecchie. E’ passato così tanto
tempo da quando il signor Galeazzo Goldoni venne a depositare qui la
sua cassetta, che sinceramente ormai avevamo perso tutte le speranze
che qualcuno sarebbe arrivato. Noi, come studio ci siamo tramandati
la storia del signor Galeazzo e oggi siamo onorati di poter fare
qualcosa per voi”.
Ci agitiamo imbarazzati
sulle poltroncine. Una volta tanto nessuno di noi sa cosa dire, ma il
notaio è troppo vecchio del mestiere per non capire quando è
opportuno mettere a proprio agio i suoi interlocutori, cosa che si
affretta a fare immediatamente.
“Allora
….ricapitoliamo. Il signor Galeazzo Goldoni, trisavolo della qui
presente signorina Lara Goldoni venne a depositare in questo studio,
nelle mani del mio prozio Ruperto Frangione, notaio, una cassetta,
all’interno della quale disse che ci sarebbe stato qualcosa che
solo chi avesse avuto la chiave per aprirla, avrebbe potuto prendere.
Disse altresì che dentro la cassetta ci sarebbe stata anche una
chiave gemella di quella che doveva essere presentata da chi sarebbe
venuto. Se la chiave presentata non fosse stata identica a quella che
è dentro la cassetta, ciò che vi è contenuto non doveva essere
dato. Ecco! Il momento è arrivato….non resta altro che prendere la
cassetta!”
E con uno scatto agile e
improvviso l’omino si avvicina alla cassaforte. Gira diverse
manopole, infila diverse chiavi e dopo un rituale laborioso ma che
lui conosce molto bene, a quanto pare, lo sportello si apre.
La nostra bocca è
asciutta e non riusciamo a proferire parola. Finalmente il notaio si
gira nuovamente verso di noi tenendo tra le mani una piccola cassetta
di legno intarsiata e mostrandocela quasi fosse un’opera d’arte
ci sorride dicendo:
“Eccola!” e ci guarda
negli occhi uno per uno. Poi si rivolge a me e con un piccolo inchino
mi dice:
“Prego signorina.
Quando crede può infilare la sua chiave nella toppa della cassetta”
Che cosa provò
Cenerentola quando il principe le infilò la scarpetta di cristallo?
Non lo so, ma so quello che successe a me quando la chiavetta
minuscola, girò dentro la toppa della cassetta e fece sentire un
piccolissimo clic. Ho sentito un lungo brivido scivolarmi per la
schiena.
“Bene, la cassetta si è
aperta. Ora, se permettete devo verificare se la chiave con la quale
lei ha aperto signorina, è la gemella di quella che è qui dentro”
dice molto seriamente il notaio, rompendo nel frattempo il sigillo di
ceralacca che ha unito indelebilmente per tanti anni il coperchio
della cassetta con la sua base.
Il momento è carico di
una tensione che si avverte distintamente. So che se avessi un
coltello con me potrei tranquillamente farla a fette e distribuirla
in parti uguali ai miei amici. Anche Norberto Frangione mi sembra
teso. Forse dopo tanti anni di attesa, anche per lo studio Ruperto
Frangione e Figli, è auspicabile che questa operazione vada a finire
bene.
L’omino dal ridondante
nome di Norberto Frangione tira fuori lentamente una chiavetta del
tutto simile alla nostra. Tiro un sospiro di sollievo. Ora bisogna
vedere se le due copie collimano perfettamente.
“Signorina Goldoni,
questa è la sua chiave – mi dice il notaio con molta enfasi –
ora la sovrapporrò a quest’altra e vedremo se la nostra operazione
ha avuto buon esito e sorridendo fa combaciare le due chiavette, che
aderiscono perfettamente l’una all’altra.
“Bene – dico
sollevata per la fine di quell’attimo di pura tensione – a questo
punto mi pare che siamo a posto…non è vero dottor Frangione?”
“Non ancora signorina.
Come le ho detto questa operazione testamentaria riguarda sia la
famiglia Goldoni sia quella Conforti, per cui dovremo vedere il
proseguimento della cosa. Neanche io sapevo che cosa contenesse la
cassetta e solo ora che l’ho davanti a me aperta, posso vedere che
al suo interno ci sono tre buste sigillate, di misura diversa,
numerate con i numeri 1,2,3. La n° 3 mi sembra che contenga oggetti
più pesanti”.
“E noi che dovremmo
fare?” interviene Leone che fino a quel momento è stato silenzioso
e assorto in ciò che accadeva
“Ora dovremo guardare i
contenuti di queste buste e a seconda di quello che conterranno
dovrete prendere la decisione se accettare o rifiutare l’eredità
che vi è stata lasciata.” Il notaio ora è molto professionale e
il tono della sua voce è neutro, per farci capire che la decisione
che prenderemo non dovrà essere assolutamente influenzata da
nessuno, tanto meno da lui.
“Posso dare inizio
all’apertura delle buste?”
“Certamente – dicono
insieme Leone e Tea. Mica si è gemelli per niente!
Io non riesco a parlare.
Non so perché ma a un tratto ho paura. E’ come se quelle buste che
stanno per essere aperte possano contenere qualcosa che condizionerà
la mia vita. Per un attimo sono tentata di alzarmi e di uscire, anzi
no, di scappare, ma Dedo, che da un po’ mi sta osservando e che
capisce i miei stati d’animo ancor prima che li capisca io, mi dice
con voce pacata:
”Lara sei pronta per
sentire la lettura?”
Lo guardo con
riconoscenza. In un attimo ha saputo riportarmi presente a me stessa.
Ora sono più tranquilla
“Prontissima!” dico
con voce sicura.
“Allora vi prego di
ascoltarmi! Do inizio alla lettura del contenuto della prima busta -
dice Norberto Frangione schiarendosi la voce - “Carissimi, non
so se questa mia lettera potrà mai essere aperta, ma io confidando
di sì, voglio andare avanti nel mio sogno, o almeno quello che per
me è rimasto un sogno. Avendo già letto la lettera che avete
trovato nel pianoforte, vi sarete certo resi conto del grande amore
che mi ha legato a Marinella Conforti…un amore che purtroppo non ha
potuto avere il lieto fine che noi avremmo voluto. Per me lei è
stata comunque la donna della mia vita, per cui il mio desiderio,
scrivendo a voi che siete i miei discendenti, e a quelli che sono i
discendenti di Marinella, è quello che tra voi, se sarà possibile,
possa scoccare la stessa scintilla che un giorno si accese per noi
due. Logicamente non so come andranno le cose e forse anche questo
rimarrà un sogno, come lo sono rimasti tanti altri nella mia vita,
ma il pensiero di sapere che forse in un lontano futuro, Galeazzo e
Marinella possano rivivere la loro storia d’amore nei loro
discendenti, mi aiuta a vivere meglio. Non voglio complicare la vita
a nessuno per cui se ciò non accadrà, ciò che è stato destinato a
voi, andrà in altre mani e non sarà sprecato, ma nel caso che
invece questo bel sogno si potesse avverare, sarà tutto vostro e voi
potrete comunque fare del bene lo stesso. Ho stipulato un contratto
con il notaio Ruperto Frangione affinché la Villa Fiorita che ho
comprato recentemente venga assegnata a chi dei Goldoni- Conforti si
unirà in matrimonio. Se ciò non sarà possibile la suddetta Villa
sarà devoluta in beneficenza per ricavarne un collegio per orfani
.Se invece fosse presa la decisione di accettare l’eredità e
dunque di convolare a nozze, questo sarà possibile solo se saprete
dare la risposta alla famosa domanda che io facevo sempre a
Marinella: “Perché bisogna faticare tanto per conquistare il
mondo?”. Io so che se voi troverete la risposta giusta sarete fatti
l’uno per l’altra, proprio come eravamo noi.
Sono molto affezionato
a questa casa, perché è la villa della famiglia Conforti, che fu
venduta in un momento di grave situazione finanziaria della famiglia.
Nessuno ha mai saputo che il proprietario sono diventato io, né io
ho mai usato quella casa, che è rimasta sempre chiusa, in attesa che
qualcuno la facesse rivivere. In una busta dunque troverete il
contratto di acquisto, mentre in quell’altra troverete due chiavi.
Quella più grande è del portone di ingresso, mentre la più piccola
apre una stanza nella quale ho riservato una sorpresa per voi, una
sorpresa che spero vi possa fare piacere e che comunque sarà vostra,
anche se dovrete rinunciare alla villa. Lo so che è strano parlare a
persone che non si conosceranno mai, ma so che voi fate parte di me e
di Marinella, per cui vi voglio bene.
Vi auguro tanta
felicità e di fare la scelta migliore, per la quale avrete tempo sei
mesi dall’apertura di questa lettera.
Vostro Galeazzo
Goldoni”
Omessa la data perché
questa è una lettera senza tempo”
Il Notaio, ha terminato
la lettura e per un attimo nella stanza scende un grande silenzio.
L’imbarazzo è fortissimo e anche l’incredulità. Queste cose non
possono accadere ai tempi nostri, via!
Norberto Frangione si
schiarisce nuovamente la voce, evidentemente anche lui in preda
all’imbarazzo.
“Signori, lo so che
questa lettera vi può apparire strana, è così anche per me, ma
bisogna considerare i tempi in cui fu scritta. Per il signor Galeazzo
era una cosa normalissima formulare una simile richiesta, negli anni
in cui viveva lui. Oggi la cosa appare grottesca e nessuno si
sognerebbe mai di stipulare un testamento in questo senso…..Però
purtroppo vi devo dire che la procedura richiede di seguire quanto
dichiarato, alla lettera, per cui, se ho ben capito, la decisione in
questo momento spetta unicamente alla signorina Lara Goldoni e al
signor Leone Conforti”.
“Per quello che mi
riguarda non se ne parla nemmeno!” butto fuori il mio pensiero
senza neanche stare a riflettere per un attimo. Ma figuriamoci se
voglio farmi mettere il guinzaglio al collo! Neanche per un castello
lo farei!
“Anch’io non ho il
minimo dubbio! Figuriamoci se voglio legare la mia vita a una persona
che conosco a malapena ..e che tra l’altro non è neanche il mio
tipo!” ribatte Leone senza nemmeno guardarmi.
“Signori…come avrete
già capito dalla lettura che vi ho fatto, non dovete decidere
ora,….avete tempo sei mesi, da questo momento, per darvi anche modo
di pensare alla risposta al quesito posto dal signor Galeazzo, per
cui la vostra decisione me la comunicherete entro quella data. Però,
c’è anche un'altra eredità che non pone condizioni e che dovrà
essere divisa in parti uguali tra di voi. Io naturalmente sono al
corrente del contenuto della stanza in questione, perché a suo tempo
è stato redatto un documento in cui tutto è stato catalogato, ma
per espressa volontà del defunto signor Galeazzo, dovrete prenderne
atto da voi stessi.”
Non ho voglia di parlare
e neanche Leone a quello che sembra, per cui dopo un minuto di
assoluto silenzio è Dedo che prende l’iniziativa e:
“Cosa dobbiamo fare
quindi?”
“Decidere insieme a me
un giorno e un’ora per andare a Villa Fiorita e prendere atto
insieme del contenuto della nominata stanza!”
“Va bene a tutti domani
alle quattro del pomeriggio?” è la prima volta che Tea apre bocca.
Tutti la guardiamo e
l’espressione serena del suo viso è un balsamo per tutti noi.
“Per me va benissimo!”
le dico sorridendo
“Anche per me non ci
sono problemi!” aggiunge subito dopo Leone
“Perfetto dottor
Frangione, ci vediamo domani alle quattro davanti a Villa Fiorita”
conclude Dedo alzandosi.
Siamo fuori. Guardo Leone
di sottecchi.
“Brutto presuntuoso che
non sei altro! Ma chi ti credi di essere? Io non sarei il tuo tipo
eh?! Te lo fo vedere se sono il tuo tipo o no……e poi ti mollo in
mezzo a una strada!” penso a fior di labbra tutte queste belle
amenità, mentre ci avviamo verso casa. Mi accorgo che anche Leone
ogni tanto mi guarda senza darlo a vedere. Ha un’espressione
chiusa, molto ermetica, e probabilmente sente lo stesso disagio che
sento io. Dedo e Tea invece, mano nella mano, sembra che siano fuori
dal mondo e parlano fitto fitto tra di loro, facendo progetti per il
futuro, a quello che mi sembra di capire, cogliendo qualche parola in
qua e in là.
Sono contenta per Dedo.
Non l’avevo mai visto con l’espressione che ha ora negli occhi e
credo proprio che Tea sia la persona che ci vuole per lui.
Non vedo l’ora di
essere a casa. Sono sicura che tra le mie cose di tutti i giorni
ritroverò la serenità che in questo momento mi manca. Ci voleva
proprio il mio trisavolo a complicarmi l’esistenza! Anche lui non
aveva niente di meglio da fare che andare dietro a un sogno? Eppure
mi rendo conto di somigliargli molto e dentro di me sono orgogliosa
di lui e di tutta la storia che è riuscito a montare a distanza di
tanti anni. Un sorrisino comincia a spianarmi la bocca.
“In fin dei conti,
confessalo Lara che Leone ti piace. Ti è piaciuto dal primo momento
che l’hai visto, ricordi?”
“Non ci mancavi che te
– dico all’altra Lara che è venuta a importunarmi – come se
non avessi già abbastanza cose da pensare!”
“Sì lo so! Ma questa è
una cosa importante, la più importante di tutte! Ti piace o no
Leone?”
“Sì mi piace…e
allora?” rispondo inviperita
“E allora di che ti
preoccupi? Forse del fatto che se lui decide di sposarti pensi lo
possa fare per entrare in possesso della villa?” mi dice l’altra
me stessa in modo provocatorio
“Brutta cattiva che non
sei altro! Ti diverti vero a dirmi queste cattiverie! Ebbene se lo
vuoi sapere è proprio così!”
“E magari non pensi che
anche lui possa fare gli stessi ragionamenti?” continua lei
angelica
“Io non sono il tipo da
fare cose simili!” rispondo risentita
“E perché dovrebbe
esserlo lui?” incalza seraficamente il mio alter ego.
“Non lo so. Uffa! Non
ci sto a capire più niente! Mi vuoi lasciare in pace per piacere?
Almeno fino a domani mi vuoi stare lontano?” Non ne posso proprio
più.
“Voglio andare a casa!”
dico rivolgendomi a tutti e per tutti risponde Dedo che
tranquillamente mi dice
“Neanche per sogno
Lara. Stasera andiamo a cena fuori perché Tea e io abbiamo da dirvi
qualcosa”.
“Va bene, basta non
fare tardi perché sono veramente stanca!” rispondo abbastanza
sgarbatamente. Ma Dedo non ci fa caso. Sa che in questo momento sono
molto nervosa e cerca di aiutarmi come può.
“Dove possiamo andare a
cena?” chiede a Leone
“Io direi di andare al
‘Centro di gravità permanente’. Si mangia molto bene
“Aggiudicato! E
naturalmente siete miei ospiti”
E’ proprio vero che nel
ristorante proposto da Leone si mangia bene e infatti dopo dieci
minuti tutto il malumore è scomparso e io e Buzz riusciamo a
guardarci tranquillamente e anche a cominciare a scherzare sopra al
nostro ipotetico matrimonio combinato.
“Ma ti immagini cosa
vorrebbe dire vivere con te Lara? Significherebbe non trovare più
neanche un paio di calzini. Mi sono accorto che hai una capacità
unica di nascondere le cose” mi dice a un certo momento
“Per fortuna che ci sei
tu, che a quanto ho visto sei l’ordine personificato. Non lo sai
che poli opposti si attraggono?” gli rispondo ridendo, una volta
tanto senza neanche una punta di acidità.
A questo punto Dedo batte
leggermente la forchetta nel calice di cristallo, richiamando
l’attenzione.
“Hmm! Hmm!...io e Tea
vorremmo dirvi una cosa!”
“Siamo tutti orecchie –
dai non fateci aspettare più – per caso avete trovato un sistema
per risolvere questa cosa che ci è piombata tra capo e collo?”
chiede ridendo Leone
“No! – ora Dedo è
proprio serio e prendendo Tea per mano mi guarda dritto negli occhi e
– Noi ci sposiamo!”
“Oh diavolo!” non può
fare a meno di dire Leone lasciando a mezz’aria la forchetta
“Davvero? Questa è una
notizia splendida miei cari. Sono così contenta. Lo sapevo che
quando avresti trovato la ragazza giusta avresti capitolato in un
attimo Dedo!!” Mi alzo e fo i due passi che mi separano dal mio
migliore amico e lo abbraccio con quanta forza ho, per comunicargli
tutta la mia gioia “Sono proprio contenta!” ribadisco soddisfatta
“Oh diavolo! Sono
contento anch’io…..ma è stato come dire…un fulmine a ciel
sereno” e anche Leone si alza per abbracciare Tea, che
emozionantissima non riesce a parlare
“E quando vi sposate?”
domando incuriosita
“Il tempo di sbrigare
tutte le formalità! La mia casa è ampiamente sufficiente per
entrambi e se va avanti il progetto di ristrutturare la tua casa di
campagna, abbiamo deciso di collaborare insieme a voi!” questa
nuova sicurezza di Dedo mi affascina oltre ogni dire e guardo il mio
ragazzone con occhi di mamma. Una mamma compiaciuta.
Stanotte non ho dormito
bene. Sarà la novità di Dedo, sarà l’ansia per dover andare col
notaio a vedere l’eredità che ci è toccata, sarà per la
decisione da prendere o non prendere con Leone…..insomma mi sono
agitata tutta la notte, cosicché quando è suonata la sveglia, l’ho
guardata con occhio assassino e poi mi sono girata dall’altra
parte. Aiuto! Voglio tornare alla mia vita di prima, non voglio
trisavoli sclerotici tra i piedi a complicarmi l’esistenza e
neanche giovanotti dagli occhi neri che mi dicono che non sono il suo
tipo. Voglio tornare a dipingere le mie tele surreali e a correggere
le bozze più o meno noiose che mi manda la casa editrice. Voglio i
miei panini col formaggio e le mie quattro chiacchiere da dividere
con Dedo! Dedo…già! Neanche Dedo c’è più, o perlomeno non c’è
più come prima….Basta! Meglio alzarsi e mettersi al lavoro.
“E’ inutile che mi
fai gli occhi dolci! – dico all’immagine che si presenta alla mia
mente, un’immagine di Leone di prima mattina, con la criniera tutta
arruffata – tanto non mi importa niente di te! Per me caro bello,
puoi andare anche a farti friggere!” il grado di acidità con cui
mi sono svegliata stamani è quasi tossico, me ne rendo conto anche
da sola. “Peggio per chi mi starà vicino!” mi dico alzando le
spalle e. addentando una mela mi tuffo a capofitto nella lettura di
un testo di filosofia che devo riconsegnare entro domani!
Tre e mezzo! Il tempo
alla fine è passato in fretta e sarà ora che mi prepari. Dedo ha
promesso che passerà a prendermi e poi ci troveremo con Tea e Leone
a casa loro. Di lì andremo insieme a Villa Fiorita.
Nei miei ricordi c’è
un vago ricordo di quella casa, e un ricordo più che altro legato
alla mia fanciullezza, quando ancora d’estate passavo qualche
periodo nella casa di campagna. Ricordo solo che poco lontano c’era
un’enorme villa, ma in questo momento non so dire se fosse bella o
no.
“Poco importa tanto tra
poco la vedrò!” mi dico filosoficamente
In quel momento il
campanello suona e mi precipito ad aprire. Dedo è sulla soglia
sorridente come sempre e in un attimo le paure della notte spariscono
come per incanto. Dedo sarà sempre la stessa persona di prima, il
mio migliore amico, colui al quale potrò sempre dire tutto.
“Sono pronta! - gli
dico sorridendo – andiamo pure!”.
Siamo arrivati a Villa
Fiorita in uno splendido pomeriggio di sole. Non la ricordavo per
niente, anche perché per arrivare alla Casa di campagna, che è poco
lontano da lì, si prende comunque un’altra strada. L’unica cosa
che ho sempre ricordato di villa Fiorita è l’enorme querce che si
impone proprio all’ingresso. Non è cambiata per niente da come la
ricordavo, ma la villa mi fa un certo effetto, tutta chiusa, triste,
sola.
Leone e Tea la guardano
con rispetto misto a commozione. Lì hanno vissuto i loro avi, e
anche il loro nonno per un certo periodo della sua vita ha abitato
questo posto che per loro è perfettamente sconosciuto. Il silenzio è
pesante e carico di domande non espresse. Che ci sarà al di là di
quel portone?
Norberto Frangione tira
fuori la grossa chiave dalla sua borsa portadocumenti e con passo
deciso si avvia verso l’ampia scalinata. Noi lo seguiamo, Dedo e
Tea tenendosi per mano, io e Leone guardandoci intorno, per non
guardarci negli occhi. Siamo nuovamente imbarazzati.
La chiave gira nella
pesante toppa del portone che si apre con sinistri scricchiolii, o
così pare a me. Alzo gli occhi per guardare la maestosità del
portone e la mia attenzione è attirata da uno stemma al centro del
quale fa spicco una cavallo alato contornato da sette fiori
variopinti. Nel cartiglio un po’ consumato mi sembra di leggere
‘per aspera ad astra’. Due merli spiccano il volo dal cornicione
e vanno a posarsi nel verde prato poco più in là. E’ tutto molto
bello e molto austero.
Dedo mi chiama:
“Dai Lara muoviti.
Stiamo aspettando te!”
“Arrivo!” Possibile
che non ci sia neanche il tempo di guardarsi intorno?
Entriamo in un vasto
ingresso completamente arredato, ma anche completamente coperto di
lenzuoli bianchi. Sento un brivido scorrermi per la schiena . Mi
sembra la casa dei fantasmi. Istintivamente mi avvicino a Leone che
sembra capire il mio stato d’animo e senza dire una parola mi passa
un braccio intorno alle spalle. E’ come se una fonte di calore
scivolasse sulla mia schiena e mi scaldasse tutta, idee comprese. La
paura svanisce d’incanto e mi accingo a guardare incuriosita quel
poco che ci è dato di vedere. Al di là del vasto ingresso infatti
ci sono solo porte chiuse e un’enorme scalinata che porta al piano
superiore.
Il Notaio si ferma
davanti alla prima porta sulla destra e , tirata fuori la chiave più
piccola, la inserisce nella toppa e gira. Tra poco conosceremo che
cosa c’è in quella stanza e qualsiasi cosa ci sarà, sarà nostra
se la vorremo.
Norberto Frangione si
gira verso di noi e con voce tranquilla ma autoritaria ci dice:
“Ora aspettate un
attimo qui. Datemi il tempo di entrare e di aprire le tende delle
finestre. Solo così potrete vedere la vostra eredità”.
Entra richiudendosi
dietro la porta e noi rimaniamo lì in attesa, incapaci persino di
parlare. Quanto dura la nostra attesa? Non lo so dire, ma so che poco
dopo la voce del notaio ci chiama invitandoci ad entrare.
Ci si presenta uno
spettacolo che ci lascia a bocca aperta.
La stanza è grandissima,
stupenda e inondata dal sole del pomeriggio e fa da sfondo a
un’autentica collezione di quadri. Ci sono quadri dappertutto.
Quadri alle pareti, quadri in mezzo alla stanza appoggiati su
cavalletti. Colore, tanto colore, colore vivo che balza fuori dai
soggetti che sono rappresentati e arriva fino a noi inondandoci di
sbigottimento, di emozionato stupore. Galeazzo e Marinella sono lì
con noi e ci guardano dalle tante tele che affollano quella stanza,
ci parlano del loro amore, dei loro sogni, della loro gioventù. Ci
mostrano i loro volti a volte ridenti, a volte malinconici, e sempre
innamorati, perdutamente innamorati. E poi quadri di fiori, come se
la primavera dovesse regnare per sempre sovrana in quel posto e più
in là….no, non è possibile, il ritratto della testa di un
cavallo, con un sorriso misterioso sulla bocca e lo sguardo perso in
posti lontani, il bel muso appoggiato a una zampa in atteggiamento
pensoso.
“E’ Jo… Buzz,
guarda è Jo…-e prendendo per mano Leone me lo tiro dietro fino ad
arrivare a pochi centimetri dal muso di quel magnifico cavallo –
Guarda! Guarda Buzz, non ti sembra che mi stia guardando e che stia
per dirmi qualcosa?”
“Calmati Lara ti prego
– risponde Leone con voce preoccupata e anche un po’ emozionata –
lo sai benissimo che i cavalli non parlano!” mi sbaglio o c’è
poca convinzione in quanto dice?
Norberto Frangione è
rimasto in silenzio in disparte per tutto il tempo in cui noi abbiamo
guardato le decine e decine di quadri, ci siamo stupiti, emozionati,
e poi lentamente siamo tornati alla normalità.
Poi, schiarendosi la voce per attirare
la nostra attenzione ci dice di avvicinarci e quando siamo davanti a
lui spiega il suo punto di vista:
”Tutto questo è vostro, naturalmente da dividere in parti uguali, come da disposizioni testamentarie. Voi se credete potete anche rinunciare a questa eredità, ma mi permetto di dirvi che fareste una grossa sciocchezza. Molti dei dipinti del signor Galeazzo Goldoni sono esposti in altrettanti musei in tutto il mondo. Voi forse non apprezzate l’arte di Galeazzo Goldoni, ma sicuramente conoscete quella del celebre pittore Matieu. Ebbene signorina Lara, Galeazzo e Matieu sono la stessa persona e oggi voi entrate in possesso di un’eredità milionaria.”.
”Tutto questo è vostro, naturalmente da dividere in parti uguali, come da disposizioni testamentarie. Voi se credete potete anche rinunciare a questa eredità, ma mi permetto di dirvi che fareste una grossa sciocchezza. Molti dei dipinti del signor Galeazzo Goldoni sono esposti in altrettanti musei in tutto il mondo. Voi forse non apprezzate l’arte di Galeazzo Goldoni, ma sicuramente conoscete quella del celebre pittore Matieu. Ebbene signorina Lara, Galeazzo e Matieu sono la stessa persona e oggi voi entrate in possesso di un’eredità milionaria.”.
Sono frastornata. Forse
agli altri il nome di Matieu dice poco. Solo chi è introdotto nel
mondo dell’arte pittorica conosce questo nome che sta diventando
sempre più famoso, ma io lo conosco bene perbacco e mi è sempre
piaciuto, solo che l’avevo sempre visto esprimersi in altri
soggetti.
“Bene! A questo punto
direi di andare e ci vediamo domani nel mio studio per definire tutte
le formalità. Va bene?”
“Benissimo” risponde
per tutti Dedo “Ora penso che ce ne andremo a casa a smaltire
l’emozione di questa giornata. Per quanto mi riguarda ho bisogno di
andare a strimpellare un po’ di musica, per riappropriarmi di me
stesso. Tu che fai Tea?”
“Vado a casa anch’io.
Ho bisogno di sedimentare davanti a una buona tazza di the…..però
potrei prenderlo anche da te, che ne dici?” risponde sorridendo a
Dedo, che annuisce contento.
“Io e Lara penso che
faremo due passi qui nei dintorni. Ho una gran voglia di vedere la
Casa di campagna! Che ne dici? Mi fai da guida?”
“E’ un’ottima idea.
Vogliamo andare subito?” chiedo infervorata. Ho proprio bisogno di
vedere la mia vecchia casa per riavermi da tutte le emozioni di
questi ultimi giorni! Accidenti zia Cloe! Ma ti rendi conto di che
cos’hai combinato?
“Ma che posto
incantevole!” l’entusiasmo di Leone davanti alla mia vecchia
casa, è genuino e spontaneo. Certamente Villa Fiorita con tutta la
sua maestosa bellezza non gli ha fatto questo effetto. Continuo a
dire che gli uomini non li capirò mai!
“E’ proprio un posto
incantevole Lara. Qui ci verrà benissimo tutto quello che avevamo
progettato. L’interno di questa casa è anche superiore alle mie
aspettative e potremo farci un sacco di cose belle. Del resto è
piena di luce non vedi anche te? I tuoi quadri troveranno una
collocazione magnifica e potrai fare una piccola galleria……che ne
dici?”
“Ma allora il progetto
va avanti?” chiedo piacevolmente stupita.
“Ma certo! Sempre che
tu sia sempre della stessa idea.”
“Certo che sono
d’accordo ribatto entusiasta . tra l’altro pensavo che ora con la
vendita di qualche quadro dello zio potremmo fare dei lavori anche
più importanti di quelli che avevamo pensato!”
“Sì certo!” conferma
subito Leone, ma sento una sfumatura di esitazione nella sua voce. Lo
guardo interrogativamente e lui un po’ confuso aggiunge
“Sai Lara, avevo
pensato che il ricavato dei quadri di tuo zio Galeazzo avrebbero
potuto essere impiegati per ristrutturare Villa Fiorita e farne un
luogo per accogliere bambini”
“Ma che bella idea che
hai avuto! Io non ci avevo pensato sai? Invece sarebbe proprio una
cosa splendida – il mio entusiasmo è alle stelle, ma quasi
immediatamente dopo divento rossa come un pomodoro e dico sottovoce -
Ma…ma questo vorrebbe dire che noi ci dovremmo sposare!”
“Già – dice lui e
improvvisamente mi si guarda intensamente e appoggia le sue mani
sulle mie spalle – e la cosa non mi dispiacerebbe affatto. Ma tu
hai detto che non ci pensi neppure, per cui non so più come fare per
dirti che ti voglio bene!”
“Perché non provi a
ridirmelo?” gli suggerisco con un filo di voce, sentendo che le mie
gambe cedono ignominiosamente . Ma sono proprio io la ragazza di
quindici giorni fa? Se mi vedesse Desirèe in questo momento, farebbe
molta fatica a riconoscermi.
“Ti voglio bene Lara.
Mi sei piaciuta fin dal primo momento che ti ho vista, arrabbiata
contro il mondo, quando ti ho consegnato il ‘Vecchio Jo’, e fin
da allora dentro di me cercavo un pretesto per poterti rivedere…mai
mi sarei immaginato che il giorno dopo mi saresti piombata in
casa….poi è venuta tutta questa storia dell’eredità e del
matrimonio per poterla avere e mi sono detto che l’unica maniera
era quella di poter fare qualcosa per gli altri. Tuo zio l’aveva
messa come alternativa, ma io ho pensato che le due cose potevano
andare insieme. Aiutare qualcuno, ed essere felici noi. Una casa dove
andare ce l’abbiamo. E’ la mia…e mi sembra che ti sia piaciuta
molto…..che ne dici Rus?” finisce nervosamente. Capisco che deve
essergli costato molto fare un discorso così lungo a una ragazza, ma
l’ha fatto e io sono letteralmente volata tra le sue braccia prima
ancora che terminasse, risparmiandomi così una risposta, che in quel
momento non sarebbe venuta fuori, semplicemente perché non avrei
potuto parlare.
“Che cosa meravigliosa
– dico spalancando gli occhi e facendo una risatina felice -
chissà come sarà contento Dedo, quando glielo diciamo! Era così
preoccupato per me! Sai…temeva di lasciarmi sola e questo appannava
un po’ la sua gioia!”
“Ora non avrà più
nessun motivo per essere triste. Io gli ho risolto il problema!”
aggiunge sghignazzando Buzz
“Stai attento a come
parli sai!- rispondo scherzosamente – potrei anche ripensarci!”
“Non ti azzardare sai!
Come farei per Villa Fiorita?”
“O…bruto che non sei
altro! In un momento simile osi confessarmi che fai un matrimonio di
interesse?”
“E tu allora? Anche tu
fai un matrimonio di interesse almeno al cinquanta per
cento!........oppure mi vuoi un po’ di bene? Lo sai che ancora non
me lo hai detto?!”
“Non mi sembra che ce
ne sia stato bisogno” Come è bella questa schermaglia, mentre ci
teniamo per mano e ci arruffiamo i capelli l’uno con l’altro e ci
diamo piccole spinte per riabbracciarci l’attimo successivo. Ci
sarà mai più un momento altrettanto perfetto nella tua vita Lara?
“Dai….andiamo a dirlo
a Tea e a Dedo! Stasera bisogna festeggiare!” e Leone prendendomi
per mano comincia a correre tirandomi verso la vettura
“Ehi!...Ehi! aspetta un
attimo Buzz…..mi sono ricordata di una cosa!”
“Che cosa amore mio?”
“Noi non conosciamo
cosa rispondeva tua zia Marinella a mio zio Galeazzo quando lui le
faceva la famosa domanda ‘perché bisogna faticare tanto per
conquistare il mondo?’ Io non riesco neanche a immaginare che cosa
gli potesse rispondere!”
“Già…. È vero! Sai
che ti dico Rus? Stasera è la nostra sera, quella solo per noi due,
quella che deve rimanere per sempre nei nostri cuori….Poi domani ci
penseremo! Va bene?
“Ok! ….Ma …Buzz! Se
non riusciamo a trovare la risposta sei sicuro che la tua proposta
sia sempre valida?” gli dico ridendo, ma con una punta di
apprensione.
Lui se ne accorge e
tornato immediatamente serio, mi prende il viso tra le mani e mi
dice:
“Sappi che non ti
libererai mai più di me!”
Mi basta. Tiro un grande
sospiro di sollievo e mi appresto a rilassarmi. In fin dei conti oggi
è stata davvero una giornata emozionante!
Domani è arrivato sin
troppo presto. Mi sono appena svegliata stamattina e stiracchiandomi
nel mio letto, ripenso alle facce stupefatte di Dedo e di Tea, quando
gli abbiamo detto che abbiamo deciso di darci noia per tutta la vita.
Non potevano crederci. Per un attimo mi è anche sembrato che Dedo
fosse un tantino geloso, poi ripensandoci, credo che abbia avuto la
stesa reazione che ebbi io quando mi disse di Tea. In fin dei conti
l’amicizia è un’altra forma di amore, non l’ha detto qualcuno?
Poi tutto è tornato
normale e abbiamo cominciato a fare progetti parlando tutti insieme.
“ Faremo un matrimoni a
quattro” ha detto Dedo entusiasticamente, ma Leone ha alzato una
mano e ha sentenziato categoricamente:
”Non se ne parla nemmeno. Tea ha diritto ad avere il suo giorno unico e irripetibile e non sarò certo io che mi intrometterò”.
”Non se ne parla nemmeno. Tea ha diritto ad avere il suo giorno unico e irripetibile e non sarò certo io che mi intrometterò”.
Tea ha sorriso. Dentro di
sé ha sempre saputo che suo fratello avrebbe risposto così, ma
stranamente è stato Dedo, che di impeto ha abbracciato Leone e gli
ha detto semplicemente:
“Grazie!”
“Ma voi avete
intenzione di sposarvi presto?” ha chiesto Tea rivolta a entrambi
“Non ci abbiamo ancora
minimamente pensato…..già Buzz, noi che faremo?”
“Bella domanda!- ha
cercato di prendere tempo Leone, ma un sorrisino gli ha fatto
capolino sulla bocca – io credo che tra due mesi o forse anche di
meno saremo una coppia in pantofole!”
“In pantofole ci starai
te mio caro! Io non ne ho la minima intenzione!” replico
imbronciata
“Vedete? Ancora non
siamo sposati e già comincia ad alzare la cresta!” continua Leone
con comica rassegnazione
“Comunque ora abbiamo
un sacco e una sporta di cose da fare – dico rivolgendomi a Tea –
preparare il vostro matrimonio, aiutarvi a fare la lista delle nozze,
preparare gli inviti…….”
“C’è un’altra cosa
importante da fare….o mi sbaglio?” Dedo mi riporta con i piedi
per terra
“Eeehh?” dico
sorpresa
“Ma sì Lara….Non
ricordi? Dobbiamo a tutti i costi trovare la risposta che zia
Marinella dava a Galeazzo”
“E’ vero….ma non mi
viene! E a voi?” guardo speranzosa gli altri, che scuotono la
testa.
“Eppure bisogna
impegnarci a pensare…..possibile che sia una cosa tanto difficile?”
insiste Dedo
“Forse non è
difficile, ma ci sono non so quante risposte che potrebbero essere
date!” dice molto praticamente Leone
“Va bene – concludo
sbrigativamente – pensiamoci, ma pensare non vuol dire che intanto
non si possa cominciare a fare i preparativi per voi….o mi
sbaglio?”
“No! Non ti sbagli
assolutamente” dice ridendo Tea. Tra tutti noi, come sempre è
quella più tranquilla e serena.
“Ok. Ragazzi al
lavoro!”e Leone si alza ponendo fine alla discussione e alla
serata.
Sarebbe bello continuare
a pensare alle persona che amo, mi dico filosoficamente, ma il lavoro
mi chiama, i preparativi anche e perciò sarà bene che scenda dal
letto e mi dia da fare!!
Come sono passati in
fretta questi giorni! Può sembrare che non ci voglia niente per
preparare un matrimonio….e invece! Nel momento in cui pareva che
fosse tutto predisposto, tutto pianificato…patapumfete, uscivano
fuori altre dieci cose da fare. I fiori, le bomboniere, gli invitati,
la musica, le damigelle, il pranzo, i segnaposto, la cristalleria, le
valigie, il fotografo, il viaggio di nozze, i regali, e poi e poi e
poi!
“Uffa non ce la fo
più!- mi sono detta per la centesima volta con un diavolo per
capello – e menomale che volevano fare le cose semplici……Non
vogliamo niente di complicato, una cosetta intima, senza pretese,
solo per stare insieme noi e ricordarci questo momento….-
scimmiotto Dedo facendo le boccacce davanti allo specchio –
accidenti alla semplicità! E se erano complicati, che si faceva dico
io?”
Guardo i miei capelli
decisamente in disordine, il mio vestito decisamente in disordine, le
mie scarpe decisamente in disordine, il mio trucco decisamente in
disordine…… e pensare che sono la testimone….e pensare che tra
dieci minuti devo essere in chiesa……e pensare che devo portare
anche il bouquet allo sposo….quindi devo esserci anche prima di
dieci minuti……
“Mi devo spicciare via!
Non è colpa mia se sono conciata così! Mi hanno fatto lavorare
fino all’ultimo momento…e ora mi prendono come sono” dico
cercando di ritirarmi su le spalline del mio vestito color fuxia, un
colore che mi sta decisamente bene. Mi guardo compiaciuta per un
attimo.
“Beh! Tutto sommato non
sono poi così male! Anche le mie scarpette con impossibili tacchi
alti, fanno delle mie gambe qualcosa di apprezzabile….dai dai Lara,
smetti di guardarti e incamminati se non vuoi arrivare in ritardo.
Oggi l’unica giustificata se fa tardi è la sposa!”
Meno male che da casa mia
alla chiesa ci sono solo pochi minuti di strada, perché dopo i primi
passi, sento che le mie scarpette da cenerentola, saranno la tortura
di questa giornata, e con costernazione mi accorgo che per camminare
sono costretta a zoppicare…..la prima vescica della giornata ha già
fatto la sua comparsa nel mio piede destro
“Accidenti e ora come
faccio! – mi dico accorgendomi che davanti alla chiesa già ci sono
diversi invitati con gli occhi puntati su di me e il mio mazzolino.
“Un bel respiro Lara e
fai finta di non sentire niente. I piedi non ti fanno male….questo
portamento così eretto e questo passo volutamente strascicato, sono
solo l’incedere di una modella…e tu lo sai hai il portamento di
una modella, te lo hanno sempre detto…ricordi?” mi dice
prontamente l’altra Lara, quella che viene a scocciarmi sempre nei
momenti più difficili. Stavolta però pare che sia qui per darmi una
mano e mi affretto a ringraziarla
“Grazie
dell’incoraggiamento!- Le dico – pensi che ce la farò ad
arrivare a quegli scalini senza svenire?”
“Ma certo, ma certo!
Guarda mancano pochi metri. Quanti passi saranno? Venti? Trenta al
massimo. Dai fai vedere di che pasta sei! Una Goldoni non si è mai
persa d’animo, neanche in difficoltà ben maggiori”
“Forse non aveva i
piedi sbucciati come i miei – dico a denti stretti cercando invece
di fare un sorriso – comunque grazie davvero!” e il mio pensiero
va alle mie magnifiche pantofoline verdi con gli strass, che ora sono
di Desirée!!
Sono arrivata quasi
contemporaneamente a Leone, che mi guarda con ammirazione, gettando
poi uno sguardo particolare alle mie gambe e alle mie scarpette
deliziose. Fa un piccolo sorriso, poi mi fa segno con la mano di
aspettare un attimo e torna indietro, verso l’automobile. Dopo un
po’ ritorna tenendo qualcosa tra le mani. Una piccola scatola
verde, che mi porge ridendo maliziosamente.
“Pensavo di dartele
dopo, ma mi sembra che sia il caso di farlo subito.”
Guardo allibita la
scatola e sollevo un po’ il suo coperchio che è guarnito con un
fiore dorato. Un magnifico paio di pantofoline, elegantissime e di
foggia particolare, mi guardano dal fondo della scatola
“Ma sono bellissime –
dico veramente ammirata – come hai fatto a sapere che oggi avrei
avuto un vestito fuxia? – dico tornando a guardare quel capolavoro
che riflettono mille tonalità di rosa adornandosi di una minuscola
fibbia argentata e di piccoli esili tacchi dall’inconfondibile
stile italiano-
“Deve essere destino
che nelle occasioni importanti della mia vita io debba sempre avere
un paio di pantofoline – dico con gratitudine a Leone – appena ho
consegnato il bouquet a Dedo me le metto e così anch’io riuscirò
a godermi questa giornata”
E me la sono veramente
goduta in ogni attimo, quando è apparsa Tea, meravigliosa nel suo
semplicissimo abito bianco, adorna di un velo che le scendeva
morbidamente sulle spalle, quando ho sentito Dedo pronunciare le
parole che lo legavano a quella meravigliosa creatura, quando ho
percepito la commozione che si diffondeva sempre di più lungo le
volte della chiesa e si rifletteva sui nostri visi e più che altro
quando mi sono sentita il naso gonfio, le labbra gonfie di quel
pianto che credevo di riuscire a trattenere e invece veniva fuori con
mio grande sgomento in rivoli visibili, copiosi e salatissimi.
“Ma non capisci proprio
niente! Invece di ridere piangi!” e continuavo a piangere. Ogni
tanto Dedo si girava leggermente verso di me, rosso in viso e sudato,
quasi per rendersi conto di ciò che stava succedendo e per cercare
in me una forza che decisamente non riuscivo a dargli. Alla fine si è
tolto un fazzoletto di tasca e me l’ha allungato.
Mi sono soffiata il naso
cercando di fare meno rumore possibile, ma lì tutto sembra essere
amplificato e mi sto accorgendo che l’attrattiva della cerimonia
sono io, il mio naso che tira su, i miei occhi neri di rimmel sparso
da tutte le parti, come succede a tutte le persone che non abituate a
truccarsi, non si ricordano di averlo e quando piangono, si
strofinano una mano sugli occhi.
“Che figura che stai
facendo Lara!” mi dico esterrefatta, ma subito dopo mi rendo conto
che a cominciare da quello di Leone, gli sguardi che sono posati su
di me, sono affettuosi, carichi di calda complicità, consapevoli che
perbacco, il mio amico più caro sta mettendo in gioco la sua vita e
conoscendo Dedo, posso dire con assoluta certezza con la più
assoluta incoscienza, fiducia e disponibilità.
Dedo è Dedo, e io gli
voglio bene per questo e anche se avrà tutto il successo del mondo,
e anche se diventerà un buon marito e un buon padre, avrà comunque
sempre bisogno di qualcuno che lo tenga ancorato su questa terra.
Poi, passato quel momento
di assoluta commozione, tutto ritorna come sempre. E’ una bella
giornata, siamo tutti contenti, ci facciamo fotografare nelle pose
più assurde, mangiamo volentieri tutte le prelibatezze che in altri
giorni rifiuteremmo di metter in bocca e in quattro e quattr’otto
arriva il momento in cui gli sposi se ne vanno.
Anche Dedo e Tea, non
fanno eccezione a questa regola e scappano a bordo di un’automobile
rossa fiammante che si tira dietro una quantità spropositata di
barattoli.
Noi agitiamo le mani, io
agito la mano e sento di nuovo le lacrime pungermi gli occhi, ma una
voce non mi permette di mandare avanti il mio progetto piagnucoloso,
una voce cara che mi dice:
“Mi sembra che sia
arrivato il momento di andare a fare una visitina a Villa Fiorita….Ti
va?”
“Certo che mi va!”
rispondo contenta. Come è carino Leone. Ha capito che devo superare
un momento di malinconia e mi viene incontro con tatto senza farmi
sentire scema per l’ennesima volta nell’arco di questa giornata.
Venti minuti dopo siamo
nell’ampio viale che conduce alla Villa. Chissà perché, ma anche
se abbiamo deciso di sposarci e quindi sappiamo che diventerà
nostra, non riusciamo a sentire lo stesso trasporto che abbiamo verso
la Casa di campagna.
“E’ una casa
stupenda…non trovi Buzz?......Ma è così triste!” non posso fare
a meno di dire
“Ha solo bisogno di un
tocco di vita – risponde Buzz sorridendo – chiudi gli occhi e
prova a immaginarla con tutte le finestre aperte e volti e sorrisi di
tanti bambini. Prova a pensare che sotto queste piante ci siano dei
giochi e delle panchine, e tante piante fiorite…Ci stai provando?”
“Sì” rispondo in un
soffio, persa dietro la visione che mi sta suggerendo il mio ragazzo
“E come ti sembra ora?”
“Bellissima! – riapro
gli occhi e guardo Buzz che mi sta sorridendo – hai ragione tu! Nel
momento in cui ci saranno i bambini ad allietarla questa casa
riprenderà vita….E poi c’è la presenza di Jo anche qui!” dico
quasi a me stessa
“Ah! Vuoi dire nel
quadro che è dentro la sala che abbiamo visto?”
“No Buzz, veramente no.
Non ci pensavo a quel quadro in questo momento. Ora stavo pensando
allo stemma che è sulla porta di ingresso!”
“Non ci ho fatto caso.
Dai andiamo a vederlo” e prendendomi per mano mi trascina verso la
scala d’ingresso. Sul portone il grande stemma fa bella mostra di
sé proprio come la volta precedente, con una nota in più. Stasera
ci batte un raggio di sole che lo illumina meglio e il cavallo
rampante che vi è dipinto viene fuori con maggior spicco. Lo guardo
affascinata e anche lui mi guarda e poi senza alcun ritegno mi
strizza l’occhio.
“Ma Jo! – gli dico
ridendo – possibile che tu non possa fare a meno di fare l’occhio
di triglia alle ragazze? Io ora sono una persona felicemente
fidanzata, per cui sarà meglio che le tue attenzioni vadano a
qualche altra damigella”
Mi giro verso Leone per
ridere con lui di quell’attimo che ho vissuto o ho creduto di
vivere con il mio cavallo preferito, che quando vuole si trasforma in
pianoforte, ma l’espressione di Leone mi fa ammutolire.
Sta guardando lo stemma,
ma invece di guardare Jo, come ho fatto io la sua attenzione si è
posata sulle parole che sono scritte sotto ‘Ad astra per aspera’.
“Ma sì! Sì! Sì!”
grida eccitato
“Che hai Buzz? Che è
successo? – gli chiedo impaurita non sapendomi spiegare la sua
espressione
“Che hoo? Ho che
abbiamo trovato la risposta al quesito di Galeazzo. ‘Ad Astra per
aspera’ Questo è quello che gli rispondeva Marinella, un po’
scherzando e un po’ sul serio. E’ bellissimo. La risposta è in
questa casa, la risposta è per noi. Noi potremo conquistare il mondo
e arrivare alle stelle attraverso le vicissitudini della vita e le
vicissitudini della nostra vita vogliono che questa casa ne faccia
parte, per poter dare una mano a tanti bambini in difficoltà”.
Sarebbe bellissimo Buzz –
gli dico entusiasta – ma sei sicuro che sia proprio la risposta
giusta?”
“Sì, sono sicurissimo.
Non so come ma sento che questo è quello che è scritto nell’ultima
busta che ha in mano il dottor Frangione……Ma quello di cui sono
più sicuro è che voglio cominciare questa avventura e la voglio
cominciare insieme a te” e mi abbraccia sollevandomi da terra e
facendomi girare a tutto tondo.
C’è qualcuno che dice
che la felicità non esiste, ma io gli rispondo che la felicità
esiste e io la sto provando in questo momento, tra le braccia
dell’uomo che amo e col quale sono in procinto di cominciare un
cammino, che non so dove ci condurrà. Ma so che questo momento sa di
eternità e resterà per sempre impresso nella mia mente.
Circa un mese dopo alle
ore dieci di mattina.
Il Notaio Norberto
Frangione, seduto dietro la sua ampia scrivania, sta aprendo la posta
come fa tutte le mattine.
Dopo tre o quattro
fatture e altrettante lettere di pubblicità, una busta color avorio
di formato elegante attira la sua attenzione.
Prende il tagliacarte e
l’apre facendo attenzione a non sciuparla. Tira fuori un cartoncino
e lo legge attentamente mentre mutevoli stati d’animo passano sul
suo viso.
Per
aspera ad astra
Lara Goldoni
Leone Conforti
Annunciano il loro
matrimonio
Che si celebrerà
A Villa Fiorita
La S.V è invitata
alla Cerimonia e al Pranzo che seguirà
Più sotto, vergato a mano con una
leggera calligrafia svolazzante c’è scritto:
Caro dott. Norberto, speriamo con tutto il cuore che lei possa intervenire al nostro matrimonio, perché dopo ci sarà tanto da lavorare e avremo bisogno dei suoi preziosi consigli per aprire una scuola per ospitare bambini che possono aver bisogno del nostro aiuto. A presto
Caro dott. Norberto, speriamo con tutto il cuore che lei possa intervenire al nostro matrimonio, perché dopo ci sarà tanto da lavorare e avremo bisogno dei suoi preziosi consigli per aprire una scuola per ospitare bambini che possono aver bisogno del nostro aiuto. A presto
Lara e Leone
Un sorriso sale
lentamente alla bocca dell’omino che oltre a essere un Notaio è
anche un sentimentale e anche qualcosa di più…. Anche gli occhi si
illuminano di quel sorriso e mentre si stropiccia le mani per tenere
a bada l’emozione gira l’anello d’oro e guarda il bellissimo
muso di un cavallo nero che vi è incastonato. E’ un vecchio anello
di famiglia, un vecchio amico di famiglia, col quale ama parlare di
tanto in tanto
“Hai sentito mio caro?
Ci sarà da lavorare e noi siamo qui per questo non è vero? Siamo
sempre stati qui per questo. Come ti ha chiamato Lara? Jo? Bene ti
chiamerò così anch’io. Avremo tanto di quel lavoro da fare Jo,
che non riusciremo neanche più a riposarci un po’ mio caro…Ma ci
pensi? I bambini! Tanti bambini. A te sono sempre piaciuti vero Jo? E
io che dovrei dire? Se non ci fossero i bambini sarebbe inutile che
ci fossi io…..come dici? Sei contento anche te? Si vede! si vede!
Sai che ti dico? Oggi è
una giornata speciale ed è da tanto tempo che non ci pendiamo una
vacanza. Chiudiamo i battenti e andiamo a fare un giro? Dove? E’ da
tanto che non vediamo il Principale e credo che una nostra visita gli
farà piacere. Il tempo è perfetto per andarlo a trovare. Il cielo è
sereno e non c’è vento. Se ci affrettiamo per stasera siamo
nuovamente a casa……..Come dici? Quando partiamo?.........Ma
subito!”
Vi è mai capitato in una
tranquilla serata senza vento di avvertire per un attimo un fremito,
quasi come se un piccolo vortice si fosse improvvisamente animato?
Non si vede niente, non si sente niente, ma rimane addosso la
sensazione di qualcosa che ci ha sfiorato per alzarsi verso il cielo
portando con sé i nostri desideri nascosti che non siamo riusciti a
trattenere dentro di noi.
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