La storia è semplice, anche quella fatta di niente. Un'automobile e tre persone che ci saltano dentro, dopo aver fatto in fretta e furia tutto ciò che dovevano fare, proprio per poter partire in tempo e andare insieme a Fiumicino, a prendere due persone care che arrivano dagli Stati Uniti, e che allora pareva fosse veramente troppo il tempo passato da che non le vedevano.Ecco! Improvvisamente le persone non sono più solo persone, perché siamo noi, i miei figli ed io, ed è come passare da una scena di un film in bianco e nero, a un'altra a colori! Sulla strada del ritorno, ci si racconta, ci si informa, si ride, e il tempo passa in fretta. Siamo contenti pensando ai giorni che passeremo insieme. Siamo nelle vicinanze di casa, quando mio figlio, ha un'uscita che lì per lì ci spiazza tutti: "Perché non facciamo un salto fino a Siena a comprare le paste dal Nannini?" Vengono fuori le solite parole di rito e di circostanza..."Ma saranno stanchi, dovranno riposare....." però si sente che sotto sotto c'è la voglia di andare "E poi faremo un tempo a tornare per l'ora di cena?" "Sicuro che facciamo in tempo....che ci vuole?"
"A me lasciatemi a casa dai miei genitori - dice mia nuora, che la capisco bene, è stanca e ha il sacrosanto desiderio di riabbracciare i suoi - e voi fate quello che vi pare!"
E così lasciamo lei e ripartiamo. Il sole comincia a calare e si ntravedono i rossi colori all'orizzonte, mentre le colline si stagliano più nitide nel paesaggio invernale circostante. E' un lungo attimo di silenzio che dice più di mille parole. Siamo lì, nell'accoglienza di una macchina comoda, vicini uno all'altro, ancora una volta insieme, in sintonia con noi stessi e con il mondo che ci circonda, lieti di esserci, di andare incontro a quella piccolissoma avventura, che è destinata a rimanere con noi, anche quando la vita ci avrà inesorabilmente allontanato sempre di più, perché così deve essere, così va fatto, così comunque accade, anche se non deve essere e non va fatto. Quell'attimo resterà sempre nei nostri cuori, insieme ai bignè alla nocciola del Nannini, che non furono non solo alla nocciola e non solo un vassoio, ma due, e anche grossi. Uno per portarlo a casa e mangiarlo tutti insieme a cena, l'altro per scofanarcelo sulla strada del ritorno, mentre le prime stelle cominciavano a farci l'occhiolino. Neanche quei bignè potrebbero essere più gli stessi, perché nell'arco degli anni sono cambiati, fino a peggiorare inesorabilmente e ora non sono neanche più del Nannini.
Quello fu un attimo perfetto! Uno di quelli che poi non si potrebbero ripetere, neanche se si facesse la stessa cosa e si volesse con tutto noi stessi essere quelli di allora. Ci voleva quel momento, quella disposizione unanime, che aveva fatto vincere la stanchezza del figliolo che tornava, ci voleva l'intuizione di mio figlio, che aveva capito che c'era bisogno di quell'attimo per poterci ritrovare, nella semplicità e nella condivisione di qualcosa che era sempre piaciuta a ciascuno di noi, ci voleva l'entusiamo di mia figlia che comprese che in quel momento di riunione, dopo oltre un anno di lontananza c'èra il bisogno di una cosa informale, un pò pazza, che ci rendesse nuovamente tutti insieme uguali a noi stessi, come se il tempo non fosse passato, che per un momento ci facesse tornare liberi e scanzonati come i bambini, me compresa. Quella volta, per una strana alchimia gli ingredienti giusti ci furono tutti e crearono quella magia, che anche oggi, a distanza di dodici anni me la fa ricordare come uno dei lampi di felicità tra i più belli della mia collezione.
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