domenica 3 settembre 2017

Ciascuno ha il fico che si merita

Il fico si sa, è un albero importante fin dai tempi biblici. Pare addirittura che  il famoso albero del bene e del male non fosse affatto un melo, ma proprio un fico. Tant'è che anche Michelangelo, lo dipinse nella Cappella Sistina e lo portò a imperitura gloria. 
Pare che anche Natanaele, che noi conosciamo più come san Bartolomeo, passasse parte del suo tempo a meditare sotto un fico, il suo fico, che alla fine a forza di ascoltare le sue meditazioni diventò un fico dottato, che certo non deriva da dotto, ma che  insomma male non ci sta. Tant'è che anche Plino il Vecchio, uomo di  provata cultura, aveva un fico dottato, di cui apprezzava moltissimo il frutto quando era secco.
Per quello che mi riguarda ho sempre detto che una mela non mi avrebbe indotto a fare il peccato originale, ma se il frutto proibito fosse stato un fico, mi sa che ne avrei fatti anche due o tre di fila.
Bali, il mio husky mai dimenticato, aveva una particolare predilezione per i fichi che nascevano nel fico dove era il suo recinto, anche se divideva volentieri il raccolto con me. Il mio cane era bellissimo e il suo fico altrettanto. Quando Bali morì, anche il fico cominciò a seccarsi e di lì a non molto tempo dopo cessò di vivere. Semplice coincidenza? Può darsi. 
 C'è poi chi pianta un fico nel suo giardino, semplicemente a scopo terapeutico, perché per chi non lo sapesse, per togliere le verruche non c'è niente di meglio del latte che viene prodotto dalle sue foglie. Un portento.
Insomma io credo che ognuno di noi, a ben guardare ha un fico nella sua vita, che,  non è neanche un albero bellissimo, ma evidentemente fa bene allo spirito e al corpo. E allora il fico assume la connotazione di albero saggio e dunque da rispettare.
E forse sarà per questo o forse per altro, fatto sta che ogni volta che porto Plinio il giovane, il cane di mia figlia a fare la passeggiata, si ferma sempre sotto un fico a fare i suoi bisogni e nell'occasione lo guarda con aria ispirata. E' un bell'albero dalle larghe foglie pentacolari e mi sono messa a guardarlo anch'io e a forza di guardarlo, mi sono accorta che fa i fichi molto tempo prima dei suoi colleghi....bei frutti, turgidi, che alla fino non ho resistito dal palpare per vedere se ce n'era qualcuno pronto da mangiare. Macché! Erano sempre duri come i sassi. Poi, dagli oggi, dagli domani, alla fine sono diventati cedevoli e morbidi, per cui ne ho colti due o tre e li ho aperti, pregustando la loro dolcezza. Macché un'altra volta! Dentro erano tutti secchi, pronti per essere buttati via. Ho guardato il mio cane e ho notato per la prima volta che tra lui e quel fico c'è una certa somiglianza: nessuno dei due ha capito le regole della vita.
E da ciò ne ho tratto un aforisma: "Ciascuno di noi ha il fico che si merita".
Non oso pensare a come sarà il mio fico, perché comunque so che ce n'è uno che  da qualche parte aspetta che io passi acanto a lui e so che lo riconoscerò.
Nel frattempo oltre alla Querce delle Checche e al Melo di Newton, ora c'è anche il Fico di Plinio, sul ciglio della strada per andare a Monticchiello.

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