giovedì 11 febbraio 2016
Come il cubo di Rubik
Oso dire, e oso e basta, ma oso, che io sono come un cubo di Rubik.
Attenzione! Non voglio certo dire che ho l'importanza di quel cubo, ma la sua forma forse sì, e certamente i suoi colori. E cosa molto, molto più importante, la sua struttura e il suo modo di essere stato concepito.
Il cubo di rubik in definitiva che cos'è se non un cubo? Ma si adatta perfettamente al mio modo di essere. Infatti io non potrò mai essere una sfera, perché non fanno parte del mio carattere le curve della sfera che lasciano scivolare tutto e che da qualsiasi parte si guardi è sempre la stessa. Io invece ho degli angoli ben precisi, che non vanno in deroga a niente e servono a proteggermi. Io non scivolo, non rotolo, non giro su me stessa.... cado e cadendo batto o la faccia o un angolo e mi fo anche molto male. I colori? Sono proprio quelli che anch'io ho dentro di me e sono proprio tutti mischiati, ma ben definiti all'interno di me stessa. A me infatti il cubo di Rubik piace molto di più quando è caotico, perché appaga il mio sguardo e mi parla di musica, anche se non so di quale musica, piuttosto che quando mostra le sue facce monocromatiche così inquadrate, così statiche e monotone. Come il cubo di Rubik anch'io sono un rompicapo, che ha una soluzione logica e anche semplice per essere compresa, ma che solo pochi riescono a trovare. La chiave per risolvere il mio cubo è la sensibilità. Sono stata concepita così, e non so se è un bene o un male, ma così è.
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