domenica 26 dicembre 2021

Il Natale solo mio

Natale è arrivato ed è passato. Ha portato con sé le cose di sempre, le liturgie e le emozioni dei credenti, gli  incontri, i regali, i pranzi, le indigestioni, i pensieri buoni. Mille luci si sono accese nel mondo sugli alberi sempre più alti, sui monti, sui laghi. Musiche e canti hanno inondato la terra di note dolci, struggenti,malinconiche. Poi le luci della ribalta si sono spente, la musica è finita sulle note di un ultimo brindisi e tutto è tornato uguale a prima.

Ma non per me. E magari chissà  non  per quanti altri. Ma io conosco solo il mio Natale, e solo di questo posso parlare.


Il Natale del 2021 per me è cominciato esattamente alle ore 19,00 quando sono rientrata dalla mia lunga passeggiata so

tto la pioggia, per cercare di smaltire, devo dire con scarso successo,  il pranzo che avevo fatto a casa di uno dei miei figli.
Non sono più abituata ai ricchi pranzi, per cui appena rientrata, mi sono buttata su una poltrona e lì sono rimasta, fissando per diverso tempo il nulla. Poi il mio sguardo è andato al tavolino sul quale era rimasta appoggiata la candela che accendo per brevi attimi a Natale da ormai ben quarantasette anni, ma non è quella che mi ha colpito. A catturare la mia attenzione è stato il flacone di bagnoschiuma, un bagnoschiuma speciale che io avevo comprato diverso tempo fa, lasciandomi condizionare dal suo nome "Bagnoschiuma del Mugello", che richiamava le mie origini, le mie ricerche su quella terra e sulla mia famiglia.

L'avevo usato piena delle aspettative del suo titolo e del suo sottotitolo che diceva "extra puro". Le mie aspettative erano tante, ma dopo un attimo ero rimasta interdetta. Quel sapone non solo non faceva quasi punta schiuma, ma non emanava altro, se non un flebile, indefinibile profumo . Lì per lì ho provato una grande delusione, salvo poi accorgermi che  la mia epidermide ne era uscita morbida e rigenerata e ho capito tutta la bontà di quel prodotto.



Ed è per questo che ho deciso di regalarlo ai miei figli, perché ho capito che era un sapone che andava "controcorrente" e che poteva usarlo solo chi sapeva andare controcorrente. Non ho aggiunto altro nel biglietto che l'accompagnava,perché ho sempre saputo che loro sanno andare controcorrente.

Io invece mi sono messa a guardare quel flacone, e ad andare con lo sguardo della mente oltre la sua trasparenza.

Da lì a farne un aforisma mi ci è voluto poco.

"L'esistenza si colora e diventa vita solo se al suo interno cerchiamo l'essenza e non l'apparenza".

A quel punto non mi poteva fermare più nessuno, anche perché accanto a quel flacone c'era anche un minuscolo pacchettino con un biglietto che diceva così "Da usare solo per piccole follie, con tanti auguri. Il Cappellaio Matto". Questo era solo uno dei bigliettini, perché 
gli altri due erano stati consegnati con le firme del Coniglietto Bisestile e 
della Lepre Marzolina. Ma perché avevo scritto anche questi biglietti?

Nel momento in cui preparavo i miei pacchetti, non avevo saputo darmi una risposta, anche se sentivo che c'era, poi non ci avevo pensato più.

Solo in quei momenti con me stessa, che cominciavano a diventare lunghi momenti, cominciavo a intuire che quelle parole avevano un senso, che io ancora non riuscivo a trovare. Ma i personaggi che avevo preso in prestito da Lewis Carroll, mi chiamavano a farmi piccola piccola e a entrare per quella porticina, dalla quale prima di me era passata Alice. Chi mi impediva di farlo? La serata era ancora lunga e abbastanza uggiosa e tanto io sapevo di essere seduta comodamente nella mia poltrona, al calduccino.

Non ci ho pensato neanche un attimo, e sono entrata nella fantasia, lasciando sciolte le briglie dell'immaginazione. 

E così mi sono ritrovata duemila e più anni fa, davanti a una grotta dove c'era un bambino che piangeva come tutti i bambini del mondo che reclamano il sostentamento per la loro vita, in una notte piena di stelle. Ho alzato lo sguardo e sono entrata in quel cielo, che mi si è aperto davanti in tutta la sua bellezza. E lì ho visto pianeti e comete che tanti scienziati ci hanno regalato , come frutto delle loro fatiche mentali, lì, mi sono fatta cullare dall'assenza della gravità e sono rimbalzata sui reticoli dell'universo a stringhe, fino ad arrivare a un passo dalla Teoria del Tutto, che ancora ci sfugge, ma che riusciamo a intuire. Tutto è legato e tutto è tenuto insieme dalla musica delle sfere, musica che i nostri più potenti telescopi cominciano a captare e a farci sentire. Ed ecco l'uomo, che ha bisogno di capire questa musica, di cercare, sempre di cercare, di farsi piccolo davanti alla culla di un bambino, di fare sue le parole che il bambino fatto uomo è venuto a portare, salvo poi andare a cercare l'infinito, dove tutto si ricongiunge in qualcosa di grandioso , che non si può capire  se non con la fede di chi sa che c'è, esiste da sempre, anche se l'uomo non riesce a definire il sempre.

E così, camminando in questi sentieri in cui Dio si fa piccolo e l'uomo cerca di raggiungerlo sfidando l'impossibile e domandandosi come sta facendo in questi giorni la N.A.S.A, come potrebbero reagire i popoli se si scoprisse che ci sono altre forme viventi, magari pensanti,.....ho alzato le spalle e mi sono detta che non cambierebbe niente nella tensione che ha l'uomo di andare oltre se stesso per provare a trovare la sua scaturigine. 

Ero soddisfatta del mio viaggio, che mi ha permesso di vivere un Natale tutto mio. Ero tornata davanti al mio presepio di gesso a guardare quel bambino che di strada ne ha fatta tanta per arrivare fino a noi e l'ho guardato con gratitudine

Finalmente riuscivo a dare una spiegazione a quel pizzico di follia e a collegarlo al bagnoschiuma. Non era roba da poco! 

Perché se è vero che l'esistenza si colora e diventa vita solo se al suo interno cerchiamo l'essenza e non l'apparenza, è anche vero che l'essenza dovrebbe essere ricerca della felicità, forse quella felicità che si prova per un solo attimo nelle  piccole cose trovate con un pizzico di sana follia.

 

“Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.”

                                                                                      Erasmo da Rotterdam

 

Beh!....Magari meglio non esagerare!

sabato 4 dicembre 2021

Aria di Natale

 Può sembrare strano ma da una piccola esperienza che ho vissuto ieri sera è venuto fuori un raccontino di Natale. Almeno lo è per me.

TITOLO - Aria di Natale

PERSONAGGI  - Sconosciuto con borsone, Io, Bibidone (uno dei miei nove gatti)


Ieri sera verso le sette, mio malgrado, visto il freddo che faceva, sono dovuta uscire e andare al supermercato che è a due passi da casa mia per comprare alcune cose. Quando sono arrivata all'entrata ho visto che c'era la Croce Rossa che faceva la raccolta alimentare per i bisognosi e così oltre a ciò che ho dovuto comprare per me ho preso anche qualcosa per lasciare a loro. Fatto sta che quando ho pagato mi sono accorta che nel borsellino avevo rimasto pochi spiccioli e basta.

Appena sono uscita ho sentito  che il mio naso si gelava rapidamente, per cui mi sono resa conto che la temperatura era scesa ancora di più.

Sono entrata in casa, grata del tepore che mi è venuto incontro, mi sono levata il piumino e non ho fatto in tempo ad  andare a posare i miei acquisti che .....driiiiin driiiin è suonato il campanello. 

Quando ho aperto mi sono trovata davanti lo sconosciuto con una grande borsa posata davanti a lui.

"Ciao signora" - mi ha detto educatamente "ti prego comprami qualcosa"

"Guarda - gli ho risposto subito - lo farei, ma mi sono rimasti solo  pochi spiccioli"

"Almeno comprami questi fazzoletti di carta...costano poco e forse mi aiutano a raggranellare qualcosa in più in questa giornata. Non so neanche come farò a tornare a casa. Cinque euro per questi fazzoletti non sono molti" e ha tirato fuori dal borsone un pacchetto e me l'ha mostrato.

Cinque euro sono troppi, lo so per certo, perché al supermercato  so che con cinque euro avrei potuto comprarne tre di pacchetti, ma forse sarà stato per il freddo, forse per l'espressione di quell'uomo, forse per il profumo del minestrone che stava cuocendo in cucina, forse per gli antichi insegnamenti... e potrei aggiungere un'altra decina di forse....mi sono ritrovata a dirgli: "Aspetta un attimo, che controllo se ce la faccio!"

Ho tirato fuori fino all'ultimo centesimo dal borsellino, ho frugato anche nella borsa e alla fine sono venuti fuori quattro euro.

"Ho solo questi, se ti accontenti......" gli ho detto stringendomi nelle spalle e mostrando la mia mano con i miei spiccioli.

"No - mi ha risposto - per quattro euro non posso darteli" ha richiuso la borsa e se ne è andato non prima di avermi detto "Auguri lo stesso".

Sono rimasta per un attimo sconcertata, ho richiuso lentamente la porta, ho guardato i soldini che avevo ancora in mano e mi sono detta: "Perché non ti è venuto in mente di darglieli senza prendere niente in cambio?"

Ma forse quell'uomo non voleva l'elemosina e così mi sono guardata intorno e mi sono messa a cercare nelle varie ciotole che sono tipiche di tutte le case, dove ciascuno mette le minutaglie,  in attesa che i rispettivi proprietari se ne riapproprino. Ho avuto subito fortuna e  ho trovato l'euro che mi mancava. Ora avevo cinque euro e quell'uomo doveva aver fatto solo pochi metri nel frattempo. Senza neanche pensare a coprirmi, sono corsa fuori di casa e arrivata sulla strada, mi sono guardata intorno, ma di lui nessuna traccia. Sono andata fino alla piazza, per vedere se era andato a suonare a qualche altra casa, ma niente. Così sono tornata sui miei passi ed è lì che ho incontrato Bibidone, il mio gatto spelacchiato ultraventenne.

"Ma che fai qui fuori Bibidone, con questo freddo?!" e mi sono chinata per prenderlo in braccio, ma lui non si è fatto prendere ed è corso via. Gli sono andata dietro e alla fine mi è riuscito di afferrarlo e di stringermelo addosso, perché nel frattempo mi era venuto un gran freddo, e un Maine Coon, anche se vecchio e spelacchiato un pò di calore lo fa sempre. Insomma è stato un mutuo soccorso. Poi mi sono voltata per tornare verso casa. Ed è allora che l'ho visto. Era al volante di una bella Subaru nuova fiammeggiante e quando mi è passato davanti, l'ho seguito con lo sguardo incredulo, e in quei pochi istanti sensazioni diverse si sono avvicendate dentro di me....e via via che  le ultime più morbide scacciavano le prime, mi sono resa conto che


l'aria gelida si riempiva di un'altra aria. Forse dell'aria di Natale?

Una volta rientrata in casa, ho posato il mio gatto in terra e gli ho detto: "Sai Bibi, sono sempre la solita fessa, ma sai un'altra cosa? Mi sento in pace con me stessa!"

e lui ha detto un  "Miaooooo" che forse voleva dire che aveva fame, ma io l'ho preso come un'approvazione.

 



domenica 14 novembre 2021

Il mio Quipu


 Questo è un particolare del mio plaid preferito. L'ho ritrovato in un baule  parecchi anni fa, ed è stato subito mio.

Stamani mentre rifacevo il mio letto, ho indugiato su di lui, inizialmente senza capirne il motivo.

Poi improvvisamente la lampadina si è accesa. Come avevo fatto a non pensarci prima? Dopo anni e anni di uso quotidiano nei mesi invernali?

Ma sì, mi sono detta il mio plaid , o meglio la mia coperta all'uncinetto, somigliava tantissimo a un Quipu peruviano, uno di quei marchingegni non ancora finiti totalmente di conoscere, con cui le antiche genti facevano tutto, passando dall'alfabeto, ai calcoli, alla storia, alle scienze.Quipu: The Ancient Computer of the Inca Civilization - Peru For Less

Senza pretendere tutto questo, però mi sono accorta che i colori, i filamenti di diverso spessore, potevano portarmi a ricostruire la mia vita  da quando ero bambina, fino al punto in cui le mani sapienti della mia mamma sono riuscite a portarlo.

Date e avvenimenti sono scritte su quelle maglie fatte all'uncinetto, e guardandole attentamente sono riuscita a ricordare cose di tanti anni fa e persino i momenti in cui quelle lane sono state usate. Insomma un calendario particolare, dove è scritta la mia storia, quella della mia famiglia e in parte anche quella dei miei figli, un almanacco che mi ha scaldato fino ad oggi senza che io ne avessi consapevolezza, nelle mie notti invernali. Una coperta che da ora in poi, sono sicura, conoscendomi, vedrò sempre con un misto di stupore, riconoscenza ed affetto.

Mi chiedo se in futuro sarà ancora possibile trovare nelle case, magari dentro un baule o nascosto in un armadio, manufatti come questo, in una società come la nostra dove "l'usa e getta" è il principio che la guida e che si tira dietro tutta l'economia mondiale.

Una volta, e neanche tantissimo tempo fa, anche se sembra che siano passati diversi secoli, non si buttava via niente, tanto meno gli avanzi di lana, seguendo l'insegnamento delle bucce e dei torsoli delle pere che Geppetto aveva dato a Pinocchio per sfamarlo e che il burattino inizialmente non aveva voluto, salvo poi mangiare tutto per placare la fame. "Vedi, dunque, — osservò Geppetto — che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi nè troppo sofistici nè troppo delicati di palato. Caro mio, non si sa mai quel che ci può capitare in questo mondo. I casi son tanti!... —

Quante cose ci ha insegnato e ci insegna ancora il passato, che ogni tanto torna a fare capolino nella nostra vita, quando meno ci si aspetta, anche attraverso un plaid, ma preferisco chiamarla coperta, che viene a parlare di come si viveva una volta!


mercoledì 27 ottobre 2021

la lentezza ritrovata

 Stamani  ore 9.

 Tipica giornata autunnale, sole che va e che viene tra le nuvole, aria frizzante ma non fredda. La giornata ideale per camminare. Così, senza stare a pensarci troppo mi preparo ed esco.

La natura intorno è uno spettacolo, le foglie degli alberi sono diventate di tanti caldissimi colori e non mi stanco di guardarle. Infatti mi fermo, proprio come ho fatto una ventina di giorni fa davanti a un ippocastano, che aveva attirato la mia attenzione sulle sue foglie che pur ingiallendo ai bordi, internamente erano rimaste uguali, senza traccia del tempo che pure era passato. Chissà quante volte ero passata davanti a
quell'ippocastano negli autunni precedenti, eppure solo ora mi ero accorta di questa meraviglia. Chissà perché!


La risposta ha tardato poco ad arrivare e mi parlava con la mia voce:" Perché prima la tua vita scorreva in maniera diversa. Eri talmente abituata a correre, anche se ormai non ne avresti avuto più bisogno, che ti sembrava di sprecare tempo ad attardarti a guardare intorno a te!"

Difficile perdere le abitudini di una vita, dove tutto è frenesia, lotta contro il tempo e contro i giorni che invece di ventiquattro ore ne dovrebbero avere perlomeno trentadue, salvo poi a non farcele bastare più, perché troveremmo il modo di riempirne anche altre, senza renderci conto che ci facciamo del male, sempre più del male. In nome di che? Inutile rispondere. Lo sappiamo, ma non ce lo vogliamo dire.

E così stamani davanti a quegli alberi multicolori, facevo queste riflessioni, e riprendevo la mia strada, con la mente libera dalla fretta e a un certo punto mi sono detta, che in tutto il male di questo periodo che il mondo ha vissuto e che purtroppo non è ancora finito, c'è anche una nota positiva che è la nostra ritrovata lentezza. Avessimo dovuto sceglierla da soli, non l'avremo mai fatto, ma abbiamo dovuto accettarla. Sicuramente alle nuove generazioni abituate da sempre ad essere speedy non piacerà,e faranno di tutto per tornare a correre con il coniglio bianco di Alice, mentre dice :"non c'è tempo, non c'è tempo"; ma a quelli che come me, nel periodo della propria giovinezza l'hanno vissuta come cosa naturale, ha restituito un mondo più a dimensione d'uomo, di uomo che comunque risponde alle leggi della natura, senza volervisi sostituire.

E' a questo punto che mi è venuta in mente la lumaca di Pinocchio, un personaggio che compare solo due volte nel racconto, ma che improvvisamente per me è stato molto importante.

 
Pinocchio vide affacciarsi una grossa lumaca, che aveva un lumicino acceso sul capo, la quale disse:
- Chi è a quest’ora? 

- La Fata è in casa?

- La Fata dorme (...) ma tu chi sei?

- Sono io! (...) Pinocchio (...)

- Ah! ho capito - disse la Lumaca. Aspettami costì, che ora scendo giù e ti apro subito.
- Spicciatevi, per carità, perché io muoio dal freddo.

- Ragazzo mio, io sono una lumaca, e le lumache non hanno mai fretta. (cap. XXIX)

 

Il lumicino acceso sul capo e la mancanza di fretta, sono state le cose che mi hanno colpito.

La luce, che attenua il buio che molte volte penetra la nostra mente,la luce che ci aiuta nella ricerca di noi stessi e dei nostri domani,  e la mancanza di fretta che ci rende più ricettivi, predispongono  a un'attenta riflessione e non più all'impulso subitaneo, che troppe volte  induce a considerare  se stessi in maniera sbagliata e di conseguenza a fare scelte non idonee con la nostra vera essenza.

La lentezza della lumaca è stato uno dei tanti insegnamenti che Pinocchio ha ricevuto durante il suo cammino.

Io ho continuato a camminare senza fretta come la lumaca, non so se con un lumicino acceso sul capo.

mercoledì 20 ottobre 2021

Una persona normale

Se Lois Lane o Lara Croft venissero a trovare la mia più cara amica, e dessero, così tanto per fare, un'occhiata alla sua casa, sono sicura che rimarrebbero interdette da quello che vedrebbero.

Entrambe donne coraggiose e amanti dell'avventura, l'una impelagata nella sua vicenda con Superman, l'altra sempre in mezzo ai trabocchetti di Tomb Raider,  non potrebbero fare a meno di sentirsi incuriosite e anche un po'  a disagio in un luogo che salta all'occhio essere un percorso esistenziale, un labirinto del quale tuttora non si conosce l'uscita. Niente di sfacciatamente evidente, ma avvertirebbero che in quelle stanze tutto fa capire che c'è un inizio e un percorso mentale da seguire per cercare di ritrovare un'uscita, una fine che per ora non c'è. Ma loro sono Lois Lane e Lara Croft!

Per le altre persone ci vorrebbe un filo di Arianna, ma la mia amica non lo da a nessuno, perché chi vuole lo deve trovare da sé e allora entrerà facilmente nel suo mondo, chi non vuole, farà quello che crede.

L'importante è che lei si capisce, e anche molto bene, e sa benissimo che ognuno viaggia sulla sua lunghezza d'onda che difficilmente diventa quella di un altro....e menomale, perché il mondo altrimenti sarebbe estremamente noioso. 

In questa casa, "niente è come sembra", per il semplice fatto che dopo un po' di tempo "tutto è cambiato". Pur rimanendo con le cose di sempre.

Non ama la staticità degli ambienti la mia amica, no davvero, come non ama le cose monocromatiche e piatte. Per lei tutto è colore!

Mi ha raccontato che un giorno è stata invitata a vedere la cucina nuova di una sua conoscente, che aveva deciso di sostituire la sua, ormai datata, con una più moderna, più attuale, più glamour. Di un grigio-avana, attualissimo di questi tempi. Non ha potuto fare a meno di mostrarsi ammirata,per non deludere la persona in questione,  ma dentro di sé sentiva tutto il freddo che quell'ambiente le procurava, dove non c'era niente di niente della vita della sua proprietaria. Quella cucina poteva essere di tutti.

La mia amica è un tipo strano, questo ormai lo sanno tutti e per fortuna lo sa anche lei, ma mi dice che è così da sempre, fin da quando ancora bambina, disegnava con le tempere sui muri della sua camera paesaggi impossibili e spostava continuamente il letto alla ricerca del posto dove potesse sognare meglio.. Crescendo la cosa è diventata più evidente e più  marcata e quando avverte dentro di sé il desiderio di cambiamento, non c'è niente che la possa trattenere. Tocca l'oggetto che è stato la causa scatenante del formicolio che la percorre e il gioco è fatto. E non ci sono armadi pesanti, o cassettoni pieni fino all'inverosimile che la trattengono. E dopo un'ora o due la casa è cambiata, qualche volte addirittura irriconoscibile, i quadri e gli specchi passano da altezze rispettabili al pavimento con una naturalezza e una soddisfazione, sua naturalmente, che è quasi disarmante, mentre si pone la domanda di sempre:" ma come avevo fatto a non pensarci prima?".

Ma  quante cose accadono in quelle due o tre ore, dove libri, quaderni, fotografie, oggetti, rinascono a nuova vita. Viene tolta la polvere, ma non soltanto quella che si vede, anche quella della dimenticanza e così ritornano i ricordi e ciascuno di loro racconta la propria storia, e siccome la mia amica è anche un tipo fantasioso, sente i loro profumi e i loro suoni e ritorna, bambina, ragazza, donna, fino a rivivere i giorni di allora e a conservare fresche e verdi le immagini di quelle riprese che hanno fatto e stanno facendo tuttora il film della sua vita.

Lois Lane, americana purosangue, si chiederebbe che cosa ci sta a fare un piccolo mettitutto, degli anni '50 in una cucina che imprudentemente si può definire all'americana, eppure è lì da due giorni, mi ha detto la mia amica, a mettere a confronto due modi di vivere diversi, non meno importanti l'uno dell'altro. Per lei, così mi ha assicurato, si va verso il futuro solo se viene traghettato anche il passato, non con la fatica di portare una zavorra, ma con l'allegria, la noncuranza e l'amore per ciò che è stato, che ci permette di avere ciò che è e ci sprona verso ciò che sarà.


Quel mettitutto di legno povero,  posto di fronte alla lunga fila di armadietti impomellati attaccati al muro, per quanto ne pensa lei, è stato il tassello che mancava al tavolo che è tra di loro, per sentirsi completo. Perché proprio in quel tavolo si preparano dolci antichi e nuovi, si mangiano tagliatelle tirate a mano e insalate dietetiche di ultima generazione. Il vecchio che da la mano al nuovo...e avanti! 

Ed è così che in casa della mia amica ci sono mobili molto diversi tra di loro, qualcuno antico, qualcuno moderno, qualcuno scuro, qualcuno chiaro, e non perché è stata seguita una moda, ma perché hanno rappresentato momenti di una vita, di tante vite. Stessa cosa per  i quadri. Non sono dipinti d'autore, ma ciascuno racconta uno stato d'animo, a volte bello, a volte meno, ma mai da spedire nel dimenticatoio. E il discorso vale anche per i soprammobili. Sembrerà strano avere a cuore un asinello di ceramica rosa che è stato anche rincollato. Eppure anche quello è un piccolo tesoro. E di tesori come quello ce ne sono decine in quella casa e ognuno ha il suo perché.

E così la mia amica cambia, stravolge e dopo, per un po' di tempo è contenta, appagata dalla fatica e dal risultato. Un po' meno chi le sta vicino e deve cercare di raccapezzarsi in quello che è un continuo labirinto in movimento.

Poi  tutto si ferma per un tempo indefinito, fino al momento in cui, toccando anche per caso un oggetto, questo le comunica una nuova vibrazione, e anche se fa resistenza  a se stessa, lei sa che darà un nuovo assetto alla sua casa e alla sua vita, e non si fermerà, proprio come fa Lara Croft,, davanti agli ostacoli che le verranno messi difronte da chi ragionando con giudizio, scuote la testa, sapendo di essere già sconfitto in partenza.

La mia amica è un tipo strano, ma ha una sua filosofia,  perché sa che finché continuerà ad avere dentro di se' la voglia di rinnovare se stessa attraverso la sua casa, andrà sempre d'accordo con la vita.

Per il resto la mia amica è una persona normale.


















giovedì 30 settembre 2021

Non solo il Cuore ha le sue ragioni....

 

......anche l'Arte ha le sue ragioni che la Ragione non conosce 

 

 

 

 


La Spigolatrice di Sapri




mercoledì 22 settembre 2021

Autunno


 Come corrono oggi 

le nuvole nel cielo

spinte dal vento

che scompiglia 

i mie capelli.

gonfie di pioggia 

che parla di autunno,

tende del sole

che sbircia dietro a loro

l'estate che muore

Me lo dicono le foglie

che mi passano davanti

in una danza leggera

e mi salutano tremule:

ci rivedremo a primavera".

domenica 19 settembre 2021

La vita semplice

“C'è un'ape che se posa su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.”

versi tratti dalla poesia "Felicità"

 

   Trilussa 

 

Quell'ape però non sa di essere felice.

Vive, semplicemente vive, contentandosi di succhiare il nettare di quella rosa.Il suo è un gesto semplice, nato agli albori della vita e tramandato nel tempo.

Se chiedessero all'ape che cosa vorrebbe per essere felice, qual'è per lei la felicità, sicuramente non risponderebbe che la felicità è quel bottone di rosa.poesia per sempre - <3 🐝🌹 Un'ape ad una rosa s'accostò audacemente col  suo cocchio brunito; poi scese, passeggero ed insieme equipaggio. La rosa  quella visita accolse con aperta serenità, senza occultare

Ci penserebbe mentre ronza di rosa in rosa, di fiore in fiore, senza trovare una risposta e vedrebbe tante cose davanti a sé.....un fiore più profumato, la primavera perpetua, l'alveare più grande e più comodo, ma si accorgerebbe ben presto che la felicità è sempre un pò più in là anche del suo desiderio più bello.

E continuerà a volare ronzando e succhiando di fiore in fiore, pensando alla felicità, senza accorgersi che quella è proprio lì, vicino a lei, in lei, nella sua vita semplice, mentre si posa su quella rosa.

Come è simile a noi uomini quell'ape! 


 

 

 

venerdì 13 agosto 2021

Un medico di nome Gino

 Ho sempre sentito parlare di Gino Strada e di Emergency.

Oggi Gino Strada è morto.

Ed è all'uomo libero, che ha saputo svincolarsi da tutte le ideologie  di qualsiasi tipo, è all'uomo libero, che ha fatto della sua professione di medico chirurgo,  un potente trampolino di aiuto umanitario, per i più poveri, i più diseredati, in ogni parte del mondo, che va il mio semplice saluto.


Morto Gino Strada, aveva 73 anni. La figlia Cecilia: «Mi ha insegnato a  salvare vite»

martedì 29 giugno 2021

Restituiamo i sogni

Ieri ho preso spatole e colori e ho dipinto questa tela.

Ha un cielo strano questo dipinto. Un cielo che non si buca, un cielo che non permette di vedere nessun orizzonte.

La cosa mi ha colpito perché se è vero che io sono un'istintiva, è anche vero che in tutte le mie tele i colori dei miei cieli, possono essere stati a volte chiari, molte volte anche molto scuri e nuvolosi, qualche volta addirittura minacciosi, ma non sono mai stati una barriera ai sogni che cercano nuovi orizzonti.

Perché io ho sempre cercato gli orizzonti, per trovare in me di volta in volta una qualche nuova curiosità che mi spinga ad andare oltre. Anche ora che la mia età non è più verde.

In questa tela i sogni invece sbattono contro un cielo opaco e tornano indietro.

Questo mi ha fatto pensare. Perché ho dipinto un cielo dove dietro sembra che non ci sia niente?

E poi ho capito. 

Perché non c'è niente, almeno non c'è niente ora, in questo momento temporale che stiamo vivendo e subendo da ormai troppo tempo.

In tutta la mia vita, mentre salivo  la scala dell'esistenza, crescevo fisicamente e mentalmente e ciò mi portava a cercare con lo sguardo sempre nuovi orizzonti, i miei orizzonti, con la consapevolezza che non necessariamente dovevano essere uguali a quelli degli altri. Ed era bello il confronto con gli altri. Detto così, sembra che a ogni scalino abbia superato un esame che mi ha permesso di andare allo step successivo, .......ma neanche per sogno! Non me ne sono neanche accorta, è stata la vita che mi ha preso per mano e mi ha fatto salire la scala che è all'interno della sua torre. Sono stata fortunata perché gli insegnamenti che mi sono stati dati nel tempo della mia formazione giovanile mi hanno aiutato anche quando la mia vita è diventata più faticosa. Non sono ancora in cima, ma un pezzo in su senz'altro!

E oggi, affacciandomi a uno dei suoi davanzali per guardare lontano, mi è sembrato che gli orizzonti che vedo al di là del mio, siano tutti uguali, uniformi, senza alcuna spinta a nuovi slanci di idee, di avventure, di sfide.

Oggi, in questo momento, ci contentiamo di vivere, o di sopravvivere, ci riempiamo di messaggi idioti su W.A, cerchiamo la Movida, come se fosse il mitico Eldorado, organizziamo Rave Party abusivi, per avere quelle che pensiamo siano le porte della libertà, del futuro, boccate di ossigeno virale, ma chissenefrega!

O meglio, tutto questo lo organizzano i giovani, mentre noi, diversamente giovani, stiamo a guardare senza dire neanche una parola se non  "che la gioventù vuole il suo sfogo"! E con questo ce la caviamo.

Sono questi i sogni dei giovani di oggi? Non credo proprio. O sono solo quello che la nostra presunzione gli ha lasciato? Solo sogni pieni di rabbia, che non cercano orizzonti nuovi, perché quelli glieli abbiamo sistematicamente bruciati noi. E nessuno venga a dire "Tutta colpa del Covid!" Troppo facile, come troppo facile è  dare la colpa ai giovani, se i giovani oggi non hanno più quella carica vitale che una volta faceva andare incontro alla vita dicendole "Non mi fai paura". 

La situazione che stiamo vivendo si è creata in tempi ormai lontani, ai quali non è stato posto rimedio se non con inutili e infruttuose parole. Siamo onesti con noi stessi via! Noi Baby Boomer, reduci da un '68 squinternato non ci abbiamo capito una mazza riguardo ai valori che dovevamo passare a chi veniva dopo di noi e chi è venuto dopo di noi, non ha avuto la volontà di fare una revisione per capire che cos'era che non stava andando nel mondo giovane dove "i diritti" avevano superato in larga misura "i doveri", fino a relegarli in un angolo.

Oggi guardiamo attoniti le guerriglie urbane fatte da adolescenti che sfogano le loro rabbie su tutto ciò che viene a tiro e continuiamo a chiederci "Perché"? 

Perché lo sappiamo, ma è molto più semplice dare la colpa al Covid, che senz'altro ha avuto la sua parte, che ha fatto venire fuori il problema, ma che non è l'unico colpevole. E invece di trarre insegnamento da questa lezione che ci sta dando la vita, continuiamo nella strada della commiserazione di noi stessi e dei giovani che non hanno più un futuro.

 Sognavano i giovani una volta, anche nella povertà, anche nei terribili anni della guerra, anche negli stalag dove erano prigionieri, anche nei nascondigli segreti dove si rifugiavano per salvarsi dalle persecuzioni, anche nei boschi sotto un manto di stelle dove si costruiva la resistenza. E ogni sogno, che si univa a un altro andava a formare i nuovi orizzonti che volevano raggiungere, a costo di fatica, di rinunce, a volte della vita stessa.

Ed era naturale farlo, perché alle spalle avevano persone che avevano vissuto la loro vita con  dignità, avevano avuto degli ideali, avevano creduto in qualcosa alla quale affidarsi nei momenti di scoraggiamento. E avevano cercato di insegnare la Vita ai figli insieme al rispetto per gli altri. E non si erano vergognati di insegnare a sognare.

Svegliamoci e usciamo dalle false certezze che hanno alimentato fino ad ora la nostra vita che è andata alla ricerca del benessere materiale vedendo solo in quello la realizzazione di se stessi, dimenticando l'Essenziale, che forse è invisibile agli occhi, ma non lo è certamente al cuore e alla mente.

Restituiamo i sogni ai giovani. E che siano sogni che poggiano su uno zoccolo duro, impastato  di onestà, di fatica, di ideale, di lealtà, di lavoro, di futuro.

 

 


domenica 13 giugno 2021

Indovina chi viene a cena?

 In un mondo di Chef sempre più stellati, dove gli ingredienti più raffinati, più inusuali, si accostano per formare sempre nuovi sapori che sappiano accarezzare il palato sopraffino di qualiasi gourmet, c'è una pietanza che sfugge a ogni legge che ne stabilisca le dosi e gli ingredienti, per il semplice fatto che viene fatto con una base di carne macinata alla quale si aggiungono tanti altri ingredienti che si trovano nel frigorifero, lasciati al  raziocinio, alla fantasia, alla fretta, alla voglia di nuovo, del cuoco di turno. Si chiama

POLPETTONE

Il risultato dell'elaborato è sempre diverso di volta in volta ed è proprio questo che rende il Polpettone , buonissimo,buono, meno buono, discreto, passabile, poco buono, cattivo, schifoso. Ma in ogni caso, sempre unico e irripetibile.

Proprio come la vita. 

Eh sì! La vita è proprio un bel 

POLPETTONE

 

Il bello è che non ci accorgiamo neanche che lo stiamo impastando. Giorno dopo giorno aggiungiamo qualche ingrediente, qualcosa di nuovo, qualcosa di saporito, qualcosa di acre, qualcosa di amaro, qualcosa di giusto, qualcosa di sbagliato e continuiamo a rigirarci la nostra vita tra le mani, senza renderci conto che le diamo proprio la forma di un polpettone che si compatta su se stesso sia in forma che in sapore. E non contenti le mettiamo intorno anche una corazza. Nel polpettone di carne fatta di farina e pan grattato, in quello della vita, costruita in modo più sofisticato con le nostre granitiche certezze, le nostre ineffabili speranze, le nostre inconfessate delusioni. Dopodiché  mettiamo la nostra vita a cuocere nell'olio bollente del mondo, aggiungendo ancora un pò di sale delle gioie che abbiamo avuto, perché la vita deve essere saporita, e la schiaffiamo in forno, dimenticandoci di lei. Il risultato è che qualche volta quando la tiriamo fuori dalla teglia è cotta a metà, altre volte troppo dura, spesso decisamente bruciacchiata,altre ancora fortunatamente in condizioni ottime.

Ma in ogni caso, unica e irripetibile.

Il profumo che viene dal vassoio è buono, ma che dico buono, è ottimo! Del resto il profumo della vita è sempre meraviglioso non è vero?

Il sapore forse un pò meno. Ce ne accorgiamo dopo aver tagliato la prima fetta e averla assaggiata.

Il nostro polpettone è perlomeno passabile, accettabile insomma. 

Ttanto indietro non si torna, o no?

Ma in ogni caso, anche il polpettone della nostra vita è  unico e irripetibile.

Si mangia le prima fetta e ci sentiamo sazi. Allora guardiamo tutto il resto che avanza ancora fumante nel vassoio. Come faremo a mangiarcelo tutto?

Idea! Forse è il caso di invitare qualcuno a cena? Magari presentato con un contorno leggero e di effetto farà ancora la sua bella figura! Perché no?

Ma chi invitare? Boh! Ci penseremo, tanto non c'è fretta!Per il momento anche la vita si può surgelare, in attesa di tempi migliori, proprio come il polpettone di carne.

Nel frattempo pensiamo......della serie.... Indovina chi viene a cena? 



Polpettone in padella succoso morbido e buonissimo -


lunedì 17 maggio 2021

anche oggi è Guernica

Guernica di Pablo Picasso: l'arte come emblema di un mondo in conflitto –  L'isola di Omero

ABBIAMO PENSATO CHE QUESTA PANDEMIA CI AVREBBE RESO MIGLIORI, PIÙ CONSAPEVOLI DEL RISPETTO CHE OGNI UOMO DEVE AVERE VERSO LA TERRA, VERSO SE STESSO E VERSO OGNI ALTRO UOMO.

SONO STATE SPESE FIUMI DI PAROLE PER ENFATIZZARE LA RISCOPERTA BONTÀ DELL'UOMO, IL  SENSO DI RITROVATA SOLIDARIETÀ DEI POPOLI, LA VISIONE DI UN MONDO PIÙ GIUSTO.

MA È BASTATO POCO PER RENDERCI CONTO CHE È STATA SOLO UN'ILLUSIONE. BASTA GUARDARE I RECENTI FATTI PER CAPIRE CHE  È VERO CHE  L'UOMO RINASCE SEMPRE DALLE PROPRIE CENERI, COME L'ARABA FENICE, MA RINASCE SEMPRE UGUALE A SE STESSO E SE POSSIBILE ANCORA PIÙ RADICATO NEL PROPRIO EGOISMO.

LA STORIA È INSEGNAMENTO, CHE PURTROPPO QUASI MAI DIVENTA QUEL CAMBIAMENTO EVOLUTIVO CHE PORTA A DIRE UTOPISTICAMENTE CHE I POPOLI FELICI NON HANNO STORIA







domenica 9 maggio 2021

Festa della mamma

Oggi "Festa della mamma".
 
Vorrei poter dire tante cose belle di questa giornata, ma non mi è mai riuscito, neanche negli anni ormai lontani in cui ancora ricevevo fiori o baci perugina che mi sono piaciuti da sempre. Salvavo i fiori e i cioccolatini, ma non mi piacevano le parole preconfezionate dalle ditte, che accompagnavano i soliti bigliettini solluccherosi e che non rispecchiavano il carattere  dei miei vivaci rampolli, con i quali magari avevo ingaggiato lotte fino al giorno prima, avvalendomi del mio potere genitoriale, sapendo altresì di essere mandata da loro a quel paese senza neanche passare dal via.
Sai quanto ho sempre preferito i piccoli regali che di tanto in tanto mi facevano, nei giorni più impensati dell'anno! Piccole cose inizialmente, e poi anche grandi cose quando la loro età diventò adulta, ma fatte col cuore e col desiderio di farle. In quei momenti  sentivo veramente di essere festeggiata come mamma, e mi sentivo ripagata delle notti insonni,della partecipazione emotiva verso i loro primi amori, dell'ansia per i loro esami e delle  preoccupazioni e le gioie per il loro "dopo" di persone adulte.
Certe volte è una parola, una condivisione, un consiglio richiesto, che  anche oggi,  fa di una giornata qualsiasi, una giornata speciale e la fa diventare "Festa della mamma".
Questa e solo questa è la festa della mamma che fa per me.

Altra cosa era l'organizzazione per la "Festa della mamma", ma quella non riguardava la mia sfera personale, ma il mio impegno comunitario.
dummy-cake-perche-si-usano-le-basi-in-polistiroloQuesto giorno era atteso con ansia perché mi vedeva impegnata insieme ad altri nell'allestimento di un evento che si ripeteva ogni anno, con una rappresentazione teatrale che vedeva impegnati tanti ragazzi, con l'allestimento di una mostra di pittura  a tema "mamma" che impegnava le scuole elementari e medie di tutto il nostro Comune e anche di altri Comuni che volevano partecipare. E c'erano premi per tutti.
Festa alla quale partecipavano un numero grandissimo di persone e che si concludeva in tarda serata con una cena in piedi e una mega torta realizzata da una pasticceria, a sua volta entrata in questo grande gioco, che superava se stessa ogni anno, per soddisfazione sua, nostra, e di tutti quelli che la mangiavano. E poi, per terminare, un piccolo omaggio a ogni mamma presente.

Perché la organizzavamo? Certo non per guadagnarci, perché tutto, ma proprio tutto era offerto......era solo perché ci piaceva stare insieme, perché poi ci sentivamo contenti e perché no! Anche orgogliosi di quello che eravamo riusciti a fare.
Vanagloria? Boh! Non lo so e non mi importa di saperlo.
Mi basta ricordarla.


 

sabato 1 maggio 2021

Un paniere di fragole

 Proprio vero come certi ricordi a volte non ci sia bisogno di andare a cercarli. Vengono da sé, e sono immediati, prepotenti, e non accettano di essere rimandati indietro. Proprio come quel paniere di fragole, appoggiato su una poltroncina sgangherata in una stanza piena di cento cose a formare un disordine che ora non c'è più, neanche con la più buona volontà e la profusione dell'impegno più puntiglioso. Proprio vero che per ogni cosa c'è il suo tempo e c'è un tempo per ogni cosa! Oggi quel butt'all'aria mi farebbe inorridire, in quel tempo no! Anzi! Mi parlava di vita, di cose sempre nuove, di progetti che sembravano irraggiungibili e che invece si concretizzavano in maniera sorprendente. Bastava avere idee e ragazzi intorno che ci credevano e l'alchimia funzionava.

Mi sto rendendo conto che i miei discorsi stanno prendendo un sentiero che invece non voglio percorrere, specialmente oggi che è il primo maggio e di cose da ricordare e da dire ne avrei tante, ma quel paniere di fragole rimane davanti ai miei occhi, mentre uno di quegli areoplanini fastidiosi come le zanzare, che si tirano dietro uno striscione pubblicitario, continua a girare sulla mia testa. Nello striscione c'è scritto RICORDA -RICORDA-RICORDA.

Bisogna che me lo levi di torno, ma non gliela darò vinta fino in fondo. Fortunatamente la mia mente è come un computer, nel quale ci sono tante cartelle. Ogni cartella ha un titolo e dentro ci sono tanti file, con altrettante storie, alcune belle da rileggere, altre molto meno. 

Apro la cartella dal titolo 'Primo Maggio' e non posso fare a meno di dare una scorsa ai titoli dei tanti file che contiene  e che mi attirano a rinnovare il ricordo. Ma non ora, altrimenti non mi basterebbe un mese per ripercorrerli tutti. Mi limito a osservare i titoli dei più intriganti, e a soffermarmi per un attimo su un file che ha un titolo strano: 'Brigidini'. Un attimo intenso di dolcezza, di rimpianto, di affetto, entra dentro di me e con me rimane, mentre mi affretto a cliccare sull'ultimo file che si chiama appunto 'Un paniere di fragole'.

Foto Stock Fragole, Foto, Immagini Fragole | Depositphotos"E come ogni anno eravamo arrivati alla fine di quel primo di maggio. La fiera chiudeva i battenti, come la pesca di beneficenza, la Banda lasciava gli strumenti più ingombranti nella nostra stanzina, insieme alle bandiere delle contrade e ai costumi d'epoca che qualcuno dei nostri ragazzi aveva indossato per scendere con il Sindaco fino a Sant'Agnese, o meglio a Santa, come noi l'abbiamo sempre chiamata con la confidenza che può derivare solo da una lunga frequentazione. In effetti noi eravamo stanziali, ormai da tanto tempo, e se Santa era diventata per noi come una casa, la 'stanzina' era il nostro rifugio, il luogo delle più accese discussioni e delle decisioni, il posto dove nascevano i temi per i Campi Estivi e per le prime idee dell'Infiorata annuale, un tappeto di segatura colorata, dove è sempre sembrato che niente fosse impossibile da realizzare.

Il paniere di fragole era tra le prime cose che arrivava nella stanzina, perché erano anche le prime a sparire dalla fiera. A quelle poi, durante la giornata,  si aggiungeva porchetta, pane, pecorino, fave, e qualche bottiglia di vino che sapientemente facevamo sparire dalla pesca di beneficenza. 

E così, arrivati alle nove di sera, ciascuno stanco della sua giornata, non vedevamo l'ora di ritrovarci insieme per protrarre ancora quel giorno di festa. E com'era bello vedere che di anno in anno il numero dei partecipanti aumentava. Prima c'erano solo i ragazzi, poi timidamente si aggiunsero le fidanzate, stupite dell'amicizia e della sintonia che aleggiava in quella stanza, poi le mogli, ormai consapevoli di questa nostra grande famiglia e infine anche i bambini.

Nella stanza non ci si muoveva, eravamo pigiati come sardine, seduti in collo l'uno all'altro quando le seggiole non bastavano più, e poi seduti in terra o sopra gli zaini e qualche sacco a pelo.....ma che importava.....era così bello essere lì insieme, a dire anche sfondoni, ma anche a parlare di sogni che arrivavano dal futuro, di progetti che prendevano forma.

Poi il paniere di fragole faceva il giro e mentre mangiavo quei frutti dal sapore dolce e asprigno, lo stesso sapore della vita, io li guardavo e mi chiedevo quale fosse stata la scintilla che avesse permesso di costruire questa realtà che andava avanti nel tempo.......Me lo sono chiesto ogni anno, sempre con la stessa meraviglia e sempre senza riuscire a trovare una risposta......e forse la cosa bella è proprio questa."

Ecco, questa è l'immagine di un paniere di fragole, questo l'unico ricordo che ho voluto rinnovare, e che si spande nell'aria di questo primo di maggio, rendendomelo più caro e più mio.