Stamani ore 9.
Tipica giornata autunnale, sole che va e che viene tra le nuvole, aria frizzante ma non fredda. La giornata ideale per camminare. Così, senza stare a pensarci troppo mi preparo ed esco.
La natura intorno è uno spettacolo, le foglie degli alberi sono diventate di tanti caldissimi colori e non mi stanco di guardarle. Infatti mi fermo, proprio come ho fatto una ventina di giorni fa davanti a un ippocastano, che aveva attirato la mia attenzione sulle sue foglie che pur ingiallendo ai bordi, internamente erano rimaste uguali, senza traccia del tempo che pure era passato. Chissà quante volte ero passata davanti a
quell'ippocastano negli autunni precedenti, eppure solo ora mi ero accorta di questa meraviglia. Chissà perché!
La risposta ha tardato poco ad arrivare e mi parlava con la mia voce:" Perché prima la tua vita scorreva in maniera diversa. Eri talmente abituata a correre, anche se ormai non ne avresti avuto più bisogno, che ti sembrava di sprecare tempo ad attardarti a guardare intorno a te!"
Difficile perdere le abitudini di una vita, dove tutto è frenesia, lotta contro il tempo e contro i giorni che invece di ventiquattro ore ne dovrebbero avere perlomeno trentadue, salvo poi a non farcele bastare più, perché troveremmo il modo di riempirne anche altre, senza renderci conto che ci facciamo del male, sempre più del male. In nome di che? Inutile rispondere. Lo sappiamo, ma non ce lo vogliamo dire.
E così stamani davanti a quegli alberi multicolori, facevo queste riflessioni, e riprendevo la mia strada, con la mente libera dalla fretta e a un certo punto mi sono detta, che in tutto il male di questo periodo che il mondo ha vissuto e che purtroppo non è ancora finito, c'è anche una nota positiva che è la nostra ritrovata lentezza. Avessimo dovuto sceglierla da soli, non l'avremo mai fatto, ma abbiamo dovuto accettarla. Sicuramente alle nuove generazioni abituate da sempre ad essere speedy non piacerà,e faranno di tutto per tornare a correre con il coniglio bianco di Alice, mentre dice :"non c'è tempo, non c'è tempo"; ma a quelli che come me, nel periodo della propria giovinezza l'hanno vissuta come cosa naturale, ha restituito un mondo più a dimensione d'uomo, di uomo che comunque risponde alle leggi della natura, senza volervisi sostituire.
E' a questo punto che mi è venuta in mente la lumaca di Pinocchio, un personaggio che compare solo due volte nel racconto, ma che improvvisamente per me è stato molto importante.
Pinocchio vide affacciarsi una grossa lumaca, che aveva un lumicino acceso sul capo, la quale disse:
- Chi è a quest’ora?
- La Fata è in casa?
- La Fata dorme (...) ma tu chi sei?
- Sono io! (...) Pinocchio (...)
- Ah! ho capito - disse la Lumaca. Aspettami costì, che ora scendo giù e ti apro subito.
- Spicciatevi, per carità, perché io muoio dal freddo.
- Ragazzo mio, io sono una lumaca, e le lumache non hanno mai fretta. (cap. XXIX)
Il lumicino acceso sul capo e la mancanza di fretta, sono state le cose che mi hanno colpito.
La luce, che attenua il buio che molte volte penetra la nostra mente,la luce che ci aiuta nella ricerca di noi stessi e dei nostri domani, e la mancanza di fretta che ci rende più ricettivi, predispongono a un'attenta riflessione e non più all'impulso subitaneo, che troppe volte induce a considerare se stessi in maniera sbagliata e di conseguenza a fare scelte non idonee con la nostra vera essenza.
La lentezza della lumaca è stato uno dei tanti insegnamenti che Pinocchio ha ricevuto durante il suo cammino.
Io ho continuato a camminare senza fretta come la lumaca, non so se con un lumicino acceso sul capo.
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