Natale è arrivato ed è passato. Ha portato con sé le cose di sempre, le liturgie e le emozioni dei credenti, gli incontri, i regali, i pranzi, le indigestioni, i pensieri buoni. Mille luci si sono accese nel mondo sugli alberi sempre più alti, sui monti, sui laghi. Musiche e canti hanno inondato la terra di note dolci, struggenti,malinconiche. Poi le luci della ribalta si sono spente, la musica è finita sulle note di un ultimo brindisi e tutto è tornato uguale a prima.
Ma non per me. E magari chissà non per quanti altri. Ma io conosco solo il mio Natale, e solo di questo posso parlare.
Il Natale del 2021 per me è cominciato esattamente alle ore 19,00 quando sono rientrata dalla mia lunga passeggiata so
tto la pioggia, per cercare di smaltire, devo dire con scarso successo, il pranzo che avevo fatto a casa di uno dei miei figli.
Non sono più abituata ai ricchi pranzi, per cui appena rientrata, mi sono buttata su una poltrona e lì sono rimasta, fissando per diverso tempo il nulla. Poi il mio sguardo è andato al tavolino sul quale era rimasta appoggiata la candela che accendo per brevi attimi a Natale da ormai ben quarantasette anni, ma non è quella che mi ha colpito. A catturare la mia attenzione è stato il flacone di bagnoschiuma, un bagnoschiuma speciale che io avevo comprato diverso tempo fa, lasciandomi condizionare dal suo nome "Bagnoschiuma del Mugello", che richiamava le mie origini, le mie ricerche su quella terra e sulla mia famiglia.
L'avevo usato piena delle aspettative del suo titolo e del suo sottotitolo che diceva "extra puro". Le mie aspettative erano tante, ma dopo un attimo ero rimasta interdetta. Quel sapone non solo non faceva quasi punta schiuma, ma non emanava altro, se non un flebile, indefinibile profumo . Lì per lì ho provato una grande delusione, salvo poi accorgermi che la mia epidermide ne era uscita morbida e rigenerata e ho capito tutta la bontà di quel prodotto.
Ed è per questo che ho deciso di regalarlo ai miei figli, perché ho capito che era un sapone che andava "controcorrente" e che poteva usarlo solo chi sapeva andare controcorrente. Non ho aggiunto altro nel biglietto che l'accompagnava,perché ho sempre saputo che loro sanno andare controcorrente.
Io invece mi sono messa a guardare quel flacone, e ad andare con lo sguardo della mente oltre la sua trasparenza.
Da lì a farne un aforisma mi ci è voluto poco.
"L'esistenza si colora e diventa vita solo se al suo interno cerchiamo l'essenza e non l'apparenza".
A quel punto non mi poteva fermare più nessuno, anche perché accanto a quel flacone c'era anche un minuscolo pacchettino con un biglietto che diceva così "Da usare solo per piccole follie, con tanti auguri. Il Cappellaio Matto". Questo era solo uno dei bigliettini, perchéNel momento in cui preparavo i miei pacchetti, non avevo saputo darmi una risposta, anche se sentivo che c'era, poi non ci avevo pensato più.
Solo in quei momenti con me stessa, che cominciavano a diventare lunghi momenti, cominciavo a intuire che quelle parole avevano un senso, che io ancora non riuscivo a trovare. Ma i personaggi che avevo preso in prestito da Lewis Carroll, mi chiamavano a farmi piccola piccola e a entrare per quella porticina, dalla quale prima di me era passata Alice. Chi mi impediva di farlo? La serata era ancora lunga e abbastanza uggiosa e tanto io sapevo di essere seduta comodamente nella mia poltrona, al calduccino.
Non ci ho pensato neanche un attimo, e sono entrata nella fantasia, lasciando sciolte le briglie dell'immaginazione.
E così mi sono ritrovata duemila e più anni fa, davanti a una grotta dove c'era un bambino che piangeva come tutti i bambini del mondo che reclamano il sostentamento per la loro vita, in una notte piena di stelle. Ho alzato lo sguardo e sono entrata in quel cielo, che mi si è aperto davanti in tutta la sua bellezza. E lì ho visto pianeti e comete che tanti scienziati ci hanno regalato , come frutto delle loro fatiche mentali, lì, mi sono fatta cullare dall'assenza della gravità e sono rimbalzata sui reticoli dell'universo a stringhe, fino ad arrivare a un passo dalla Teoria del Tutto, che ancora ci sfugge, ma che riusciamo a intuire. Tutto è legato e tutto è tenuto insieme dalla musica delle sfere, musica che i nostri più potenti telescopi cominciano a captare e a farci sentire. Ed ecco l'uomo, che ha bisogno di capire questa musica, di cercare, sempre di cercare, di farsi piccolo davanti alla culla di un bambino, di fare sue le parole che il bambino fatto uomo è venuto a portare, salvo poi andare a cercare l'infinito, dove tutto si ricongiunge in qualcosa di grandioso , che non si può capire se non con la fede di chi sa che c'è, esiste da sempre, anche se l'uomo non riesce a definire il sempre.
E così, camminando in questi sentieri in cui Dio si fa piccolo e l'uomo cerca di raggiungerlo sfidando l'impossibile e domandandosi come sta facendo in questi giorni la N.A.S.A, come potrebbero reagire i popoli se si scoprisse che ci sono altre forme viventi, magari pensanti,.....ho alzato le spalle e mi sono detta che non cambierebbe niente nella tensione che ha l'uomo di andare oltre se stesso per provare a trovare la sua scaturigine.
Ero soddisfatta del mio viaggio, che mi ha permesso di vivere un Natale tutto mio. Ero tornata davanti al mio presepio di gesso a guardare quel bambino che di strada ne ha fatta tanta per arrivare fino a noi e l'ho guardato con gratitudine
Finalmente riuscivo a dare una spiegazione a quel pizzico di follia e a collegarlo al bagnoschiuma. Non era roba da poco!
Perché se è vero che l'esistenza si colora e diventa vita solo se al suo interno cerchiamo l'essenza e non l'apparenza, è anche vero che l'essenza dovrebbe essere ricerca della felicità, forse quella felicità che si prova per un solo attimo nelle piccole cose trovate con un pizzico di sana follia.
“Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.”
Beh!....Magari meglio non esagerare!
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