martedì 29 giugno 2021

Restituiamo i sogni

Ieri ho preso spatole e colori e ho dipinto questa tela.

Ha un cielo strano questo dipinto. Un cielo che non si buca, un cielo che non permette di vedere nessun orizzonte.

La cosa mi ha colpito perché se è vero che io sono un'istintiva, è anche vero che in tutte le mie tele i colori dei miei cieli, possono essere stati a volte chiari, molte volte anche molto scuri e nuvolosi, qualche volta addirittura minacciosi, ma non sono mai stati una barriera ai sogni che cercano nuovi orizzonti.

Perché io ho sempre cercato gli orizzonti, per trovare in me di volta in volta una qualche nuova curiosità che mi spinga ad andare oltre. Anche ora che la mia età non è più verde.

In questa tela i sogni invece sbattono contro un cielo opaco e tornano indietro.

Questo mi ha fatto pensare. Perché ho dipinto un cielo dove dietro sembra che non ci sia niente?

E poi ho capito. 

Perché non c'è niente, almeno non c'è niente ora, in questo momento temporale che stiamo vivendo e subendo da ormai troppo tempo.

In tutta la mia vita, mentre salivo  la scala dell'esistenza, crescevo fisicamente e mentalmente e ciò mi portava a cercare con lo sguardo sempre nuovi orizzonti, i miei orizzonti, con la consapevolezza che non necessariamente dovevano essere uguali a quelli degli altri. Ed era bello il confronto con gli altri. Detto così, sembra che a ogni scalino abbia superato un esame che mi ha permesso di andare allo step successivo, .......ma neanche per sogno! Non me ne sono neanche accorta, è stata la vita che mi ha preso per mano e mi ha fatto salire la scala che è all'interno della sua torre. Sono stata fortunata perché gli insegnamenti che mi sono stati dati nel tempo della mia formazione giovanile mi hanno aiutato anche quando la mia vita è diventata più faticosa. Non sono ancora in cima, ma un pezzo in su senz'altro!

E oggi, affacciandomi a uno dei suoi davanzali per guardare lontano, mi è sembrato che gli orizzonti che vedo al di là del mio, siano tutti uguali, uniformi, senza alcuna spinta a nuovi slanci di idee, di avventure, di sfide.

Oggi, in questo momento, ci contentiamo di vivere, o di sopravvivere, ci riempiamo di messaggi idioti su W.A, cerchiamo la Movida, come se fosse il mitico Eldorado, organizziamo Rave Party abusivi, per avere quelle che pensiamo siano le porte della libertà, del futuro, boccate di ossigeno virale, ma chissenefrega!

O meglio, tutto questo lo organizzano i giovani, mentre noi, diversamente giovani, stiamo a guardare senza dire neanche una parola se non  "che la gioventù vuole il suo sfogo"! E con questo ce la caviamo.

Sono questi i sogni dei giovani di oggi? Non credo proprio. O sono solo quello che la nostra presunzione gli ha lasciato? Solo sogni pieni di rabbia, che non cercano orizzonti nuovi, perché quelli glieli abbiamo sistematicamente bruciati noi. E nessuno venga a dire "Tutta colpa del Covid!" Troppo facile, come troppo facile è  dare la colpa ai giovani, se i giovani oggi non hanno più quella carica vitale che una volta faceva andare incontro alla vita dicendole "Non mi fai paura". 

La situazione che stiamo vivendo si è creata in tempi ormai lontani, ai quali non è stato posto rimedio se non con inutili e infruttuose parole. Siamo onesti con noi stessi via! Noi Baby Boomer, reduci da un '68 squinternato non ci abbiamo capito una mazza riguardo ai valori che dovevamo passare a chi veniva dopo di noi e chi è venuto dopo di noi, non ha avuto la volontà di fare una revisione per capire che cos'era che non stava andando nel mondo giovane dove "i diritti" avevano superato in larga misura "i doveri", fino a relegarli in un angolo.

Oggi guardiamo attoniti le guerriglie urbane fatte da adolescenti che sfogano le loro rabbie su tutto ciò che viene a tiro e continuiamo a chiederci "Perché"? 

Perché lo sappiamo, ma è molto più semplice dare la colpa al Covid, che senz'altro ha avuto la sua parte, che ha fatto venire fuori il problema, ma che non è l'unico colpevole. E invece di trarre insegnamento da questa lezione che ci sta dando la vita, continuiamo nella strada della commiserazione di noi stessi e dei giovani che non hanno più un futuro.

 Sognavano i giovani una volta, anche nella povertà, anche nei terribili anni della guerra, anche negli stalag dove erano prigionieri, anche nei nascondigli segreti dove si rifugiavano per salvarsi dalle persecuzioni, anche nei boschi sotto un manto di stelle dove si costruiva la resistenza. E ogni sogno, che si univa a un altro andava a formare i nuovi orizzonti che volevano raggiungere, a costo di fatica, di rinunce, a volte della vita stessa.

Ed era naturale farlo, perché alle spalle avevano persone che avevano vissuto la loro vita con  dignità, avevano avuto degli ideali, avevano creduto in qualcosa alla quale affidarsi nei momenti di scoraggiamento. E avevano cercato di insegnare la Vita ai figli insieme al rispetto per gli altri. E non si erano vergognati di insegnare a sognare.

Svegliamoci e usciamo dalle false certezze che hanno alimentato fino ad ora la nostra vita che è andata alla ricerca del benessere materiale vedendo solo in quello la realizzazione di se stessi, dimenticando l'Essenziale, che forse è invisibile agli occhi, ma non lo è certamente al cuore e alla mente.

Restituiamo i sogni ai giovani. E che siano sogni che poggiano su uno zoccolo duro, impastato  di onestà, di fatica, di ideale, di lealtà, di lavoro, di futuro.

 

 


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