E così venne Natale e passò
Ed è proprio vero che ogni Natale se ne va portandosi dietro una storia sempre diversa. Nel mio caso, la mia storia.
Non che la mia sia una storia degna di nota. Apparentemente la mia vita è sempre scorsa un maniera anonima. Sono nata, cresciuta, invecchiata. Ma se torno col pensiero ai ricordi dei miei ormai tanti Natali, quanti fatti, belli e meno belli, qualcuno addirittura da dimenticare, senza riuscirci mai veramente!
Ci sono stati i Natali dell'infanzia, che con la loro magia hanno acceso la mia fantasia....o viceversa? Magari sono stata io che invece, con la mia fantasia, li ho colorati e li ho resi splendenti e splendidi. Tutta roba da ricordare, da tramandare, specialmente quella luce negli occhi e quel calore che sentivo dentro di me, bastava che fossi insieme alle persono a cui volevo bene. Poi ci sono stati i Natali della contestazione, del dubbio, ma mai per un attimo ho rinunciato al calore che mi veniva da questi giorni, che ho sempre vissuto in maniera particolare. Poi sono arrivati i Natali del Servizio, dei presepi allestiti in chiesa, dei canti, del panettone e dello spumante, delle recite per i bambini, ma in tutto questo, il vero Natale per me è sempre stato il momento in cui accendevo la mia candela per fare una preghiera colorata in cui si mischiavano sacro e profano, una preghiera velocissima dedicata ai miei figli, velocissima perché il cero doveva consumarsi poco per durare tanti anni e così lo sto accendendo da ben quarantaquattro anni. Una fiammella che si alza nitida e splendente insieme alle speranze che le affido e un soffio veloce per spengerla. Rimane l'dore acre della cera bruciata, che per me è migliore di qualsiasi profumo griffato. Ci sono stati anche dei Natali amari, dove non c'erano solo oro, incenso e mirra, ma anche il sapore del fiele, Natali nei quali sono stata forgiata sull'incudine del dispiacere e quando mi sono rialzata, anche se apparentemente ero sempre io, in realtà non sono mai più stata la stessa di prima. Eppure anche allora, mentre guardavo il mio presepio, con quei pastorelli così semplici e così pieni di gioia, la parte bambina che è rimasta dentro di me, non resisteva alla voglia di ritrovare la magia di quei Natali antichi, così scevri di pretese e così pieni di affetto vero.
E così sono arrivata al Natale di quest'anno, un Natale vissuto solo dentro me stessa, un Natale difficile, nel quale, il dispiacere per le condizioni di saute della mia mamma mi impediva di entrare nello stato d'animo che mi è congeniale in questo tempo. Ma alla fine, nonostante tutto, la magia della buona novella, si è fatta avanti dapprima timidamente e poi sempre più insistente e vera, aiutata anche dalle parole che mi ha scritto un amico lontano: portiamo a Gesù quello che siamo, le nostre emarginazioni, le nostre
ferite non guarite, i nostri peccati.
E così, sempre con l'aiuto della mia fantasia, o meglio della fantasia di quella bambina che continua a vivere dentro di me, mi sono vista pastorella, col mio regalo, io, finalmente io, davanti al mistero della vita. E dopo, davanti alla mia candela accesa è stato facile affidare alla fiamma guizzante un pensiero che è salito in alto, in alto, in alto...................Il Natale è venuto ed è passato, mi ha sfiorato con la solita carezza di speranza e, come vento leggero se ne è andato, solo perché io l'ho lasciato andare e non l'ho trattenuto, perché alla fine la vita riprende il suo tran tran esistenziale, dal quale non riusciamo a liberarci, ma quella carezza, per come va il mondo frettoloso, la considero proprio un bel regalo.
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