La vita è contaminazione.
Non sono parole mie, anche se avrei voluto che lo fossero. Ho letto stamani un articolo di Gramellini dal titolo 'Purezza' e mi è piaciuto, come del resto mi piace tutto, non tanto di ciò che scrive, ma di come lo scrive. Un articolo, che comunque, dopo averne apprezzato sia il contenuto, che la dinamica, oltre che il lessico, avrei tranquillamente archiviato, come faccio con tutti gli altri, se non ci fosse stata quella breve frase. 'La vita è contaminazione'.
E chissà per quale alchimia mi è venuto in mente il pane. Una volta andavo a comprare il pane e questo me lo dava il fornaio, con le sue mani, che avevano stretto altre mani, che avevano toccato altre cose. Oggi il pane è rigorosamente incellofanato e ce lo prendiamo da soli nei supermercati, a meno che non troviamo ancora qualche forno che, incurante della sepsi, continua a fare questo barbarico approccio di contaminazione. E ci accorgiamo immediatamente della differenza, perché il pane messo negli scaffali in forma anonima e rigorosamente decontaminato, è asettico, lontano, anonimo, mentre il pane toccato dalle mani infarinate di un fornaio ha qualcosa in sé che parla di vita, di grano, di acqua, di sole, di fatica.
E' un esmpio banale,ma è pur sempre un esempio, per introdurre alla contaminazione del pensiero. E il pensiero è un fuoco, che per mantenere alta la sua fiamma, ha bisogno, proprio come il fuoco vero di contaminarsi, di arricchirsi, di non involvere in se stesso, ma di allargarsi, per fare brillare la sua luce. Tocco la mano di un altro e mi contamino fisicamente, è l'inizio della contaminazione fisica, che può rimanere in vaghi orizzonti, o fondersi in un unico scenario,proprio come fa il sole quando tramonta. Ascolto il pensiero di una persona, ne afferro l'idea e per ribattere a questa idea mi contamino intellettualmente e faccio la mia parte nell'innescare meccanismi diversi che possono diventare bonaccia o tempesta. Ma vivo. Non sono immobile, lontano dagli altri, in un 'isola dove non esiste approdo.
Conosco la fatica, l'errore, la rabbia, il disgusto, la voglia di rinascere, il desiderio della rivalsa, solo perché sono contaminato dalla vita che è in me, negli altri, intorno a me, in mezzo a noi, con noi, per noi.
E, con stupore, mi accorgo di crescere, perché questa contaminazione, fatta di bene e di male, è l'energia che mi ha dato forza e mi ha fatto desiderare, non di essere puro, lontano dagli altri, ma di essere migliore insieme agli altri.
E la tanto decantata purezza, allora è soltanto un effimero sogno?
Non credo, ma sono decisamente convinta che ci si arrivi e non tutti, solo dopo la contaminazione della vita, che fa fare esperienze a volte anche estreme, e ci si arrivi non a discapito degli altri, ma per conoscere meglio gli altri. Non a caso la vita di quelli che noi chiamiamo santi è cosparsa inizialmente di grande contaminazione, attraverso la quale sono arrivati a una resurrezione del pensiero. Il credente dirà a una resurrezione dello spirito.
Altri tipi di purezza, che contemplano l'eliminazione, di ciò che non piace alla nostra forma mentis, sono non solo deleteri, ma distruttivi. E non distruttivi solo per gli altri, ma prima di tutto per noi stessi. Che me ne faccio di una purezza che non ha sapore, proprio come l'acqua distillata?
Non mi è mai venuta voglia di bere un bicchiere di acqua distillata, figuriamoci se mi viene voglia di bere un bicchiere di quella purezza. Entrambe mi parlano di chimica, una degli elementi, l'altra dei neuroni.
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