domenica 3 dicembre 2017

La cena delle beffe

La mail è arrivata proprio così e all' oggetto gli smemorati lettori a cui era indirizzata, potevano leggere: "Annuale cena delle beffe", e sorridere, ricordando improvvisamente, che la missiva non era nient'altro che l'invito a organizzare e successivamente a partecipare all'annuale cena che noi vecchi scout facciamo ogni anno, da tanto tempo ormai. Forse, chi quest'anno si è dato la briga di ricordare a sé e agli altri il consueto appuntamento, non immaginava di aver scelto un titolo per questa cena del 2017, che non avrebbe potuto essere più azzeccato, ma così è stato, e non per una precisa volontà degli interessati, ma perché si sono messe insieme svariate cosette, per cui alla fine è parso proprio che le beffe  calzassero a pennello. In effetti, avrebbe potuto anche chiamarsi la cena dello 'scappa e fuggi', nel senso che si fa una scappata alla cena,  giusto per non disattendere a una tradizione, che bene o male ciascuno di noi ha dentro il cuore, e poi si fugge verso altri impegni, più o meno importanti, ma tutti più o meno presi prima della fatidica data del nostro incontro,o piombati tra capo e collo in un tranquillo weekend, che improvvisamente diventa di paura, con la notizia che proprio la domenica mattina si deve partire alle cinque per un lavoro al quale non si può dire di no. Si poteva chiamare nel caso mio anche la cena dell' 'incastro', nel senso che prima di poter arrivare a mettermi a sedere davanti a un tavolo insieme agli altri, ho dovuto sistemare diverse cosette nel menage di casa mia, per cui sono arrivata a incastrarmi proprio nel momento in cui il nutrito gruppo di cui parlavo prima si alzava da tavola per andarsene ciascuno per la sua strada.Ed è così che per non perdermi niente dei dieci minuti che mi permetteva di stare insieme a tutti, mentre mi avvicinavo al posto che mi era stato lasciato, ho ritenuto non solo giusto, ma anche doveroso, carpire dai vari vassoi del tavole dei bambini, (rigorosamente vuoto, perché i rampolli giustamente si stavano scatenando in un orgia di strilli e di salti), fette di prosciutto, crostini appetitosi, fettine di pecorino, in modo che quando sono arrivata davanti al mio piatto e la cameriera è venuta a servirmi l'antipasto, ho potuto rispondere che ero già pronta per i pici, proprio come tutti gli altri. Questa cena però poteva avere anche un altro nome ancora e si poteva chiamare la cena della 'diserzione', perché la Comunità Capi in servizio ha pensato bene di dare forfait in toto, chi per un motivo, chi per un altro, chi solo con un diniego, ma insomma il risultato è stato questo...e si è visto tutti. Intendiamoci! Non è che questo non si capisca. Ragazzi di vent'anni preferiscono senz'altro passare la sera del sabato in discoteca, piuttosto che con dei quasi cinquantenni che per loro sono matusa, se va bene, e babbioni ultrasessantenni. E chi non farebbe altrettanto? O perlomeno,chi non ci penserebbe? Bello sarebbe stato pensarci, sì, e poi capire che per una volta all'anno si può sacrificare anche qualcosa di noi stessi, in nome di una tradizione che per mantenersi ha bisogno dell'apporto di tutti. Perché poi alla fine , la forza dell'uomo sta in quello che riesce a costruire insieme agli altri e che lo fa sentire più sicuro e meno solo. Questo ha un nome e si chiama 'crescere'.
 Magari dopo aver scritto tutto ciò, si potrebbe pensare che le beffe siano state proprio queste, che alla fine hanno fatto di una cena rituale, una cena sconclusionata. No no! Chi pensa negativo, pensa male. Le beffe sono quelle che abbiamo fatto noi, persone comuni, che magari nella vita di tutti i giorni non si incontrano mai, e che forse non sempre vanno d'accordo e pensano alla stessa maniera, ma che lì, in un luogo molto semplice, sono semplicemente scout, solo scout, ragazzi e ragazze che hanno condiviso fatica, gioia, fuoco, notti di stelle,  e gli anni che sono passati e hanno imbiancato i capelli e incurvato le spalle, non hanno tolto niente alla lucentezza dei ricordi, che conservano sempre lo stesso irrefrenabile smalto di gioventù. Io li guardavo tutti, mentre ascoltavo gli episodi che giungevano dal passato e mi dicevo che mai come in questa cena delle beffe si è visto finalmente lo scorrere della vita, non come una cosa passata, non come tempo che non torna più, ma come fermento di persone che devono correre, andare, lavorare, disertare e magari chiedere anche, proprio come fanno i figli con i genitori. E in tutto ciò, guardare lontano con la speranza di nuove consapevolezze, come del resto è sempre stato nell'arco di questi ormai tanti anni Questo e solo questo sono le beffe che sono state il leitmotiv di una cena sicuramente al di sopra delle righe del solito spartito, un leitmotiv che alla fine mi è piaciuto e mi ha fatto capire che ci si deve rinnovare continuamente, per non venire meno allo spirito che ci ha sempre accompagnato, e che mentre attendiamo, dobbiamo anche precorrere, non restare immobili, ma anzi,  distanziare chi, se vorrà raggiungerci, dovrà darsi da fare.

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