Nove e mezzo!
Ne sono sicura, perché stavo facendo ritorno dalla mia passeggiata, dopo aver fatto una sosta a gustare un bel bombolone e un caffè come si deve. Mi ero attardata a parlare un pò del lago di Montepulciano col proprietario del bar, appassionato di pesca, ma molto di più della natura e di quel ciliegio allegorico, del quale ho parlato abbondantemente in un altro post, per cui camminavo con passo spedito, per rientrare a casa, ed è proprio allora che ho dato una sbirciata all'orologio per vedere l'ora. Ma che c'entra l'ora? proprio un bel niente! E' solo per fermare un pensiero in uno spazio temporale, perché quel pensiero mi è venuto proprio alle nove e mezzo.
Dunque! Camminavo e guardavo la natura trionfante che era intorno a me. Lungo la strada gli alberi di acacia erano tutti fioriti e sembravano trine preziose, i fiorellini gialli, detti anche bottoncini d'oro erano un tripudio di colore e io stavo proprio bene, sentendomi fiore anch'io, appassito se volete, ma sempre contento di stare in questo giardino che è la vita. Poi ho alzato gli occhi e il mio sguado si è tuffato in una fetta di cielo, che limitato, proprio dai fiori degli alberi, mi è sembrato un sipario diafano che mi invitava a entrare. Bellissimo e misterioso, affascinante e pauroso, così mi è apparso quello spicchio di cielo che mi ha fatto provare sensazioni strane e nuove curiosità. Poi, dopo due o tre passi, un altro scenario ha preso il posto di quell'unicità e ho visto alla mia sinistra il sole abbacinante e alla mia destra una pallida luna bianca e lattiginosa. Ho sentito che quella era ancora la mia dimensione , quella in cui volevo ancora rimanere, quella che mi dava la tranquillità del mio stato, e ho cercato di farne una metafora. Ho paragonato il sole alla mia voglia di essere e sperimentare sempre nuove cose, nuove sensazioni, la luna invece allo scrigno dove sono riposte tutte le esperienze della mia vita, che hanno costruito la persona che sono oggi, bella o brutta non importa, ma vera. E quel cielo? Cos'era quel cielo stamanise non le domande senza risposta, lo stato onirico e sognante della mia mente sempre alla rierca dell'infinito, la paura del vuoto e del buio che c'è oltre quel cielo, la domanda del senso della vita, del chi sono, del dove vado, del perché vado?........E cosa c'era dietro quel cielo, che stamani pareva volermi abbracciare e tirare dentro di sé? La Speranza, sempre la Speranza, solo la Speranza.
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