"Auguri!" "Auguri di che?" mi viene risposto. "Oggi è la festa di tutti i Santi!" dico io, credendo che il mio interlocutore l'abbia dimenticato. Mi devo subito ricredere. "Ma va! Ma che santi e santi!" mi dice ridendo. Non aggiungo altro e improvvisamente mi sento sola, anche se ad essere sincera un pò di disagio, un qualcosa che mi si allargava dentro senza saperlo definire, l'ho avvertito anche stamani quando sono andata a Messa e ho ascoltato l'omelia del predicatore. Lì per lì, non ho approfondito, ma poi ho cominciato a pensare e ho capito che il suo discorso era fatto più per abitudine che per vero e proprio convincimento. Belle parole, senz'altro, un invito a diventare sempre migliori, se non proprio santi, senza dubbio, un'accettazione non dico felice, ma serena dei problemi, della povertà, dell'ingiustizia, pure quello, non dico che non sia encomiabile, ma mancava quel qualcosa che cambia un bel discorso in una convinzione sincera e vissuta, quel tanto da far venire voglia a chi ascolta di metterla subito in pratica. Esco dalla Messa non senza aver fatto la mia buona azione, per aver avvertito che c'era un ladruncolo in chiesa, ma non mi sento affatto soddisfatta. Che ne so io se quel povero cristo era veramente un ladro o semplicemnte qualcuno che aveva fame, un santo caduto per il languore incoercibile dello stomaco?
Al ritorno passo per i giardini e trovo zucche rotte, spiaccicate, lattine di birra, cappelli di strega. Un altro modo di essere santi oggi. Ripenso alla mia infanzia, alle fotografie dei nostri morti messe religiosamente sul frigorifero e illuminate da una serie di lumini che mettevano allegria nella stanza. Ripenso alle visite al cimitero e agli incontri con persone che non vedevamo da un anno e per un attimo ritrovo il senso di calore, di appartenenza, che sentivo allora. Sembrerà strano, ma che allegria in quel cimiterino e che aria di festa e che sensazione di vicinanza. Non tutti erano credenti, neanche allora, ma tutti avevano nel cuore le loro tradizioni, la loro cultura, gli insegnamenti che venivano da lontano.
Oggi tutto è diverso, e non è colpa di Halloween, no davvero, la colpa è solo del nostro essere disincantati e per quelli che hanno ancora nel cuore l'amore per il proprio retaggio, (che poi è come l'amore per la patria, proviamo a pensarci), non c'è più posto, perché culture diverse possono coabitare ed anche amalgamarsi, come possono farlo anche religioni diverse, ma quando quello che è rimasto è il nulla, diventa sempre più difficile andargli incontro con i sentimenti.
Torno a casa e accendo il mio lumino davanti al ritratto di mio padre.Quella fiammella mi rianima e mi preparo a festeggiare ugualmente questa giornata, perché oggi era un giorno di festa, è un giorno di festa e la festa si celebra anche a tavola, in maniera un pò diversa da quella degli altri giorni. Ma anche qui non trovo risposta. E' un giorno come tutti gli altri, lo capisco dalle risposte che mi vengono date, e allora sento che l'impalcatura del mio castello comincia a vacillare e prima che accada l'irreparabile, mi rinchiudo in me stessa, mi blindo con la caparbietà che mi distinse anche quando cercarono di togliere la festa dell'Epifania, a festeggiare da sola un giorno che non c'è più.
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