giovedì 5 ottobre 2017

Il cappello a larghe tese

I primi giorni che entrò nel bar per fare colazione, la sua figura mi incuriosì
Era un uomo già un pò anziano, ma non vecchio, imponente. Da lui emanava un'autorità, che di primo acchito intimidiva, e del resto la sua figura sembrava quella di un gentiluomo di campagna, col suo giaccone e il cappello a larghe tese. Questo finché non si guardavano i suoi occhi, dai quali traspariva la bontà e la gioia di vivere. Quegli occhi tolsero immediatamente la soggezione, e il signore col cappello da allora in poi fu l'Avvocato. Può sembrare strano, ma un bar non è solamente il posto dove si va a prendere un caffè e a mangiare una pasta la mattina....ma è molto, molto di più. E' un luogo nel quale si intrecciano per brevi attimi le vite dei tanti avventori, che alla fine non sono più tali, ma diventano parte integrante dell'ambiente, dove vengono portate gioie e tristezze, mentre si sorseggia il primo caffè del mattino, che aiuta ad affrontare con un pò più di carica e di leggerezza la giornata che è appena cominciata.
 Conoscenze che non sono mai totali, ma che entrano a far parte del nostro vissuto e ci fanno capire inequivocabilmente che ciascuno  si porta dietro il suo fardello di vita vissuta e una valigiata di speranze, che ogni giorno nuovo riaccende.
 Mi incantavo quando lo sentivo parlare, perché dietro la ruvida immagine dell'uomo semplice, si celava una ricca cultura...si sentiva dal modo che aveva di esprimersi e dalla conoscenza che aveva degli avvenimenti che ogni mattina commentava con arguzia, mentre aspettava che gli venisse preparato il solito panino, che non era  un panino normale, ma uno di quelli che  avevano il compito di saziare l'appetito che la vita all'aria aperta, in mezzo alle vigne, stuzzica molto di più di quella passata dietro a una scrivania. "Fammelo come sai fare te" diceva  a C. l'Avvocato, senza neanche aggiugere quello che ci voleva dentro.....ormai non ce n'era più bisogno, allo stesso modo per cui non c'è più bisogno che io dica che il caffè lo preferisco nel bicchierino di vetro. E mentre parlava delle vigne, dei campi, del vino e della sua gradazione, della sua bontà, i suoi occhi si illuminavano e si riempivano di entusiasmo, come quelli di un ragazzo che si accinge a compiere un'impresa. E fu così che anche per me, andando sulla scia del proprietario del bar, che lo conosceva meglio di tutti,  diventò 'il nostro Avvocato', senza tante parole, anzi, quasi senza conoscerci se non con l'augurio di una 'buona giornata a tutti' dato e ricevuto a seconda di chi usciva prima. Vita che incrocia un'altra vita e poi se ne va sulla sua strada portando dietro un sorriso, una pacca sulle spalle, una parola gentile, a seconda di chi si incontra. Dieci minuti in cui si diventa 'comunità' e si ascolta ciò che dicono gli altri, a volte senza proferire parola, altre volte partecipando alla conversazione, guardando dallo specchio di fronte al bancone dove sono allineate tutte le bottiglie di liquori. Magri non ce ne rendiamo conto di quello che diamo e di ciò che riceviamo in quei pochi minuti, ma se non ci sono...mancano. E così quando il nostro Avvocato non si vide per un pò di giorni, nessuno si preoccupò, ma mancò a tutti la sua presenza. E fu così che cominciai a chiedere di lui a C e a conoscerlo un pò attraverso le sue parole,e seppi di aver incontrato un uomo buono, uno di quelli che fa il bene senza dirlo, un uomo che aveva saputo dare di sé agli altri. Ciò che è accaduto dopo, è vita che va, e lascia dietro una scia di malinconica tristezza.

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