Ieri sera la mia mamma si è messa a raccontare. Un episodio della sua vita è riaffiorato, intatto e pieno di colore, e quando succede così, io mi siedo vicino a lei e la sollecito a parlare, e ad addentrarsi negli episodi dei suoi ricordi, perché mi piace sapere, per tramandare anche i piccoli fatti, che sono cose suggestive e tenere, e che mi fanno capire più che altro quanto è cambiato il modo di vivere e di essere, nel giro di poco più di quarant'anni. E' vero che si parla del secolo scorso, e già dicendo così, sembra di ritornare alla preistoria, ma questo episodio è successo, da quello che ho capito, intorno al '68, ma per come la vedo io, potrebbe essere uno degli episodi di Don Camillo, di Guareschi, che non sono mai comici, ma strani senz'altro sì, e parlano ancora di un piccolo mondo antico, dove la gente, pur reduce da una guerra sanguinosa è rimasta stranamente semplice e piena di voglia di divertirsi.
La strana coppia era formata da due coniugi che più diversi non potevano essere, ma che evidentemente si compensavano benissimo l'uno con l'altro. Lui era taciturno per quanto lei era chiacchierina, lui era serioso e lei risacchiona, lui amava andare solitario per funghi e lei a ballare il liscio.
Un giorno si trovarono d'accordo per andare a un matrimonio a Faenza, dove erano stati invitati da un cugino di lei. Fecero tutti i preparativi, indossarono il vestito buono e salirono sul treno che li doveva portare dai monti alla piana solatia della Romagna. E fu proprio in treno che a lei venne un mal di denti terribile, uno di quei mali che non perdona e che fanno vedere tutte le stelle che sono in cielo. Dopo la cerimonia, che fu una tortura per entrambi, sia per il dolore al dente, sia per la cravatta che stringeva troppo, si ritrovarono davanti a una tavola imbandita di ogni ben di dio, ma lei si accorse di non poter mettere in bocca neanche un tortellino, per il dolore che aumentava sempre di più. "Bevi un pò di vino, - le disse lui - che con l'alcool può darsi che ti si calmi" ma lei non poteva neanche bere e così ogni volta che lei si lamentava lui beveva un sorso e forse ne bevve uno di troppo, perché a un certo punto si alzò e disse: "Vado a sentire tuo cugino, se ha un calmante da darti" e si allontanò. Ritornò poco dopo accompagnato dal cugino, che anche lui forse aveva bevuto un sorso di troppo, ma essendo il padre della sposa era giustificato. "Abbiamo trovato la soluzione" disse lui e il cugino tirò fuori un paio di pinze, dicendo: "Andiamo un pò più in là, che ora il dolore te lo faccio passare io!" E detto e fatto, il dente non ci fu più, e lei cominciò a mangiare, e a ballare per tutto il pomeriggio.
Finita la festa, salirono in treno per tornare a casa e forse sarà per il vino, forse sarà per il ballo, fatto sta che si addormentarono tutti e due e così non scesero alla stazione, ma andarono a finire dritti dritti al deposito del treno, dove li trovò ore dopo un ferroviere, che per riportarli a casa non trovò altro mezzo che caricarli nel cassone della sua ape.
E' una semplice storia, ma proviamo a pensarla ai giorni nostri, in questi nostri giorni dove tutto è complicato dalle nuove conoscenze e dove tutto deve essere sterile, perché sennò l'infezione, il tetano, e chi più ne ha più ne metta,................. ed è senz'altro vero, ma allora ancora evidentemente non ci si curava molto di queste cose, perché non c'era l'informazione di oggi, né c'erano le multe di oggi se fossimo scoperti dentro il deposito del treno a bivaccare dopo una giornata di festa, Proviamo a immaginare se ciò potrebbe essere possibile nel nostro mondo in guanti di lattice e in divieti sempre più pressanti......proviamo, proviamo, sogniamo un pò e a un certo punto vedremo passare davanti ai nostri occhi un cammello e ci verrà in mente, anche se in maniera poco appropriata che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che.............
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