mercoledì 13 novembre 2024

Cari ragazzi

ho dovuto aspettare qualche giorno per dirvi grazie della bellissima sorpresa che mi avete riservato per la cena dei Vecchi Scout, perché altrimenti avrei scritto un libro, tante erano le sensazioni che ho provato.


Era da tanto tempo che non sentivo più un'emozione positiva, una bella emozione, una di quelle che si ricorderanno per sempre, e voi siete riusciti a farmela vivere per il mio compleanno. 

75 anni, me ne sono resa conto solo dopo questa grande emozione, sono tanti, ma non sono troppi, se riusciamo a tenere dentro di noi la curiosità del domani, la voglia di dare ancora, il desiderio di esserci.

In definitiva di continuare a guidare la  canoa che ciascuno di noi ha in dotazione, per seguire anche da lontano  le vostre che vanno più veloci, sul grande fiume della vita.

Voi, siete riusciti a farmi capire che dentro di me, anche quando il vento è contrario e remare è più faticoso,  ci sono ancora tutte queste cose.

Grazie con l'affetto di sempre di questo bel momento che mi avete fatto vivere.


giuly

martedì 1 ottobre 2024

...dell' ultimo orizzonte il guardo esclude

 Non so perchè mi è venuto in mente questo verso dell'Infinito di Leopardi,né riesco a spiegarmi se mi è venuto in mente mentre con la spatola mettevo il colore sulla tela che andavo a dipingere, o se al contrario  è stata la forma e il colore che via via si imprimeva sulla tela che mi ha fatto venire in mente questo pensiero.

Non lo saprò mai, ma non importa. Quello che è certo è che comunque ancora una volta manualità e pensiero hanno camminato insieme su una tela, che forse agli altri non dirà niente, ma che a me ha lasciato pensieri che han


no preso forma e sono andati a riempire  con morbidezza gli spazi vuoti della trama della mia vita.

Non so spiegarmi neanche il perché, dopo mesi e mesi che non prendevo più una spatola in mano, improvvisamente mi sia alzata dalla poltrona e in men che non si dica abbia preparato tutto l'occorrente e mi sia messa a dipingere.

Ma è stato bellissimo sentirmi ancora una volta trasportata in una dimensione immaginaria, in un cielo cupo ma avvolgente e protettivo, sopra un colle  che non esiste, se non dentro la mia mente, e sentire arrivare quelle parole....dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. 

Non so dare  un senso a tutto questo, e neanche lo cerco. Mi contento di quegli attimi brevi ed eterni che il verso di una poesia e un po' di colore, mi hanno regalato.



giovedì 19 settembre 2024

Il Lamone

 Dicono che scrivere sia uno dei modi di rilassamento più proficui.

In effetti sono molto d'accordo con questa corrente di pensiero, perché nell'arco della mia vita ho dovuto constatare che scrivere mi rilassa molto e alla fine di ogni mio scritto, bello o brutto che sia, agisce positivamente sul mio umore.


Per cui oggi, che è uno dei giorni in cui mi sento cime tempestose, mi associo al tempo inclemente che sta provocando nuovamente tanti danni alla gente di Romagna, e parlerò del mio fiume.







Il mio fiume è il Lamone, che scorre proprio sotto casa nostra, quella casa che di generazione in generazione è arrivata fino a noi e che è stata testimone del bello e del brutto di quelle acque, da circa duecento anni.

Infatti la nostra casa, che non è la nostra dimora abituale, ma è sempre il luogo nel quale torniamo volentieri appena possiamo, che io sappia era abitata di sicuro  dai miei bisnonni, ma forse lo era anche da prima. Considerando il fatto, non irrilevante, che io ho settantacinque anni, posso solo dire che di acqua sotto di lei, che è proprio sull'argine, ne è scorsa tanta.

Il Lamone è un bel fiume, il più delle volte amico, ma in altri momenti acerrimo nemico.

Ricordo di aver visto numerose piene fin da quando ero piccola, una delle quali, non ricordo bene in che anno, ma avrò avuto circa cinque o sei anni, talmente grossa, che arrivò a oltrepasare un ponte del paese e a tracimare leggermente sul muro di recinzione della nostra casa. Dalla finestra di casa vedevo passare tronchi di alberi, carretti di legno, copertoni di automobili, suppellettili di ogni tipo, trascinati e avvolti dalla corrente che ribolliva in ogni direzione. Questo è il Lamone nemico.

Una vista paurosa, e da allora ho sempre avuto timore dell'acqua. Anche quando è calma, nonostante il fascino indiscutibile che continua a esercitare su di me, specialmente quado la sento cantare in maniera argentina mentre si infrange leggera sui sassi del fiume.

Quel canto mi ha accompagnato sempre nelle calde nottate di agosto, confondendosi col gracidio delle rane, a trovare quel  sonno tranquillo pieno solo di cose belle e buone. Il sonno dei bambini. E a cercare un piccolo mondo fatto di libellule, di girini, di pesci argentei, di raggi di sole che si rifrangono nell'acqua fresca dove il verde lussureggiante di centinaia di piante diverse, getta ombre misteriose. Questo è il Lamone amico.

E poi c'è il Lamone della memoria, quello delle bombe inesplose del secondo conflitto mondiale, ritrovate e da ritrovare, quello della gigantesca frana del monte che collassò sul  suo corso, provocando morte e distruzione, quello dell'eccidio perpetrato in un piccolo borgo dai signori della guerra, quello delle guerre più antiche e di quella del conte Lando, quello dei mulini che si alimentavano con le sue acque, quella di Dino Campana che l'ha immortalato nei suoi versi, quella di tutta la gente che è nata e nasce sulle sue sponde, mentre la sua acqua va e va verso il mare.

Lo scorso agosto, mentre il solleone infuriava su di noi, ero prima sulle sponde del Lamone, poi su quelle del Senio con le mie nipotine e le guardavo fare il bagno  senza nessun timore, nelle pozze di acque limpide. Loro erano felici e io gioivo con loro. Allora ho visto solo il bello di quei fiumi, il lato amico, e non avrei immaginato che di lì a breve sarebbero stati nuovamente forieri di nuove inondazioni, con la stessa forza distruttrice dei guerrieri neri di Tolkien.

Ecco, questo è il Lamone, almeno il Lamone che conosco io,il Lamone che si snoda tra i monti e che non ha ancora raggiunto la pianura.

Anche stavolta le sue acque si calmeranno e lentamente saranno nuovamente  cristalline e torneranno a cantare l'eterna canzone della vita, ma non bisogna mai dimenticare il suo lato oscuro creato dalla natura e dall'incuria dell'uomo.

 

......Il fiume si snoda per la valle: rotto e muggente a tratti canta e riposa in larghi specchi d'azzurro: e più veloce trascorre le mura nere (una cupola rossa ride lontana con il suo leone) e i campanili si affollano e nel nereggiare inquieto dei tetti al sole una lunga veranda che ha messo un commento variopinto di archi!
Dino Campana
 
 


mercoledì 18 settembre 2024

Rinaldone

 Se dico Rinaldone viene subito in mente un ragazzone o un uomo grande e grosso, il cui nome, Rinaldo, è diventato nel collettivo Rinaldone, perché Rinaldo per descriverlo tutto non bastava.

Rinaldone non è un mio amico, io non lo conosco neppure, anche se penso che in giro per il mondo ci sia qualcuno che si chiama così.

No! Rinaldone è un luogo, un posto vicino al lago di Bolsena, è il posto dove sono state trovate diverse vestigia, di coloro che furono gli antenati degli Etruschi, vissuti all'inciraca quattomila anni a.c.


Non sapevo della loro esistenza fino a circa un mese fa, quando mi sono stati regalati due libri che parlano della "Cultura di Rinaldone". Purtroppo ad oggi non sono stati fatti scavi molto importanti, per cercare di saperne di più, ma anche l'archeologia ha i suoi tempi e le sue priorità.

La lettura di quei libri è stata estremamente affascinante, anche perché parlano di luoghi che mi sono familiari, nei quali sono stati trovati tanti segni che narrano di un popolo che non ha fondato una vera e propria civiltà, ma che ha senz'altro dato vita a una vera e propria cultura, che poi è stata chiamata di Rinaldone, prima di mischiarsi ad altri popoli che veniavano dall'Appennino e dal Tirreno. i Rinaldoniani pare che siano giunti nella Tuscia dopo essere partiti dall'Anatolia.

Gente alta, molto alta, questi Rinaldoniani, lo si evince da alcune tombe che sono state ritrovate, con persone che vanno oltre i due metri. Insomma c'è da esserne orgogliosi.

Talmente orgogliosi, che quando mia figlia mi ha portato un tavolo, dicendomi che lei non se ne faceva di niente perché era esageratamente alto, io l'ho sistemato tipo penisola nella mia cucina, e l'ho chiamato Rinaldone. 


E Rinaldone è diventato parte di noi, e ogni volta che lo nominiamo per dire, che ne so,...." ho appoggiato la borsa della spesa su Rinaldone", oppure quando faccio le tagliatelle sul suo altopiano, in una posizione che mi costringe a stare ben dritta, penso a quei giganti, che hanno costruito dolmen e menhir, calendari astronomici, che si rincorrono lungo il corso del Fiora, da Pitigliano, Sorano, Sovana, fino a giungere a Bolsena e inoltrarsi sotto le acque del bel lago......persone, vita, storia, leggende, poesia della quale l'uomo è il protagonista sempre in cammino.

Giorni, notti, eventi, cambiamenti climatici, guerre, gioie, dolori, sono passati su quegli uomini, fino a giungere a noi per passarci il testimone, che abbiamo preso anche inconsapevolmente, e che verrà passato nelle mani di altri uomini.


 

domenica 4 agosto 2024

Il richiamo della foresta

Caldo.caldo, caldo.

E' l'alba di un nuovo giorno che spunta dietro la criniera frastagliata dei monti e in un attimo si spande come lama infuocata sul campo riarso in un crescendo di calore. E poi la sera, con una carezza di vento che scende nella schiena a portare sollievo, E infine la notte arriva, col suo manto nero e avvolge il bosco in una frescura piena di pace e di silenzio.

Un altro giorno si è concluso. L'ultimo giorno del Campo Estivo.

Seduta sul grande tronco coperto di muschio, appoggio accanto a me come ogni sera, il fazzolettone bianco e rosso che mi accompagna ormai da quasi quarant'anni. E' solo un pezzo di stoffa, ma per me è molto di più, è una Promessa che parla anche di servizio.

Alzo gli occhi veso il nero manto sopra di me, che si riempie sempre di più di stelle, mentre finalmente la mia mente si libera della fatica del giorno e si apre verso altri pensieri.La vita che si muove intorno a me mi viene incontro con il ronzio delle zanzare, il lamento dei caprioli, il fruscio dei cinghiali, l'ululato dei lupi.Poster Cucciolo di lupo in primavera – Compra poster e quadri online

Ripenso all'incontro che abbiamo fatto il giorno prima con i Carabinieri Forestali, che sono venuti da noi appena è sopraggiunta la notte e ci hanno insegnato il rispetto per la natura, per gli animali, per l'ambiente. Tredici branchi di lupi, sono qui con noi, in questa corolla di monti e come noi hanno vissuto la loro giornata.Chissà come è trascorsa la loro vita e di che è stata fatta? I nostri Lupetti hanno ascoltato affascinati il richiamo registrato del lupo che i giovani forestali  hanno mandato con l'amplificatore, verso i monti cicostanti, ed è stato emozionante sentire la risposta dei cuccioli di lupo, che proprio come i bambini non sono sospettosi di ciò che li circonda e rispondono ingenuamente, rivelando le loro dimore.

Da quel tronco sento l'armonia della vita, che esiste,che c'è, che parla,  nonostante la nostra arroganza umana. Penso a quello che do agli altri e soprattutto a quel tnanto, tantissimo, che anche inconsapevolmente gli altri danno a me e so che in questa settimana mi sono ricaricata proprio di quel tanto che gli altri mi hanno dato, dal più piccolo al più grande. So che ho ritrovato la voglia di pregare in maniera genuina e forse anche un po' panteista, ma ho ritrovata quella tensione a Dio che mi ha sempre accompagnato in tutta la mia vita, ma che in questi ultimi anni si era affievolita sempre di più fino quasi a scomparire nel Nulla. Sentivo la sua mancanza e l'ho cercata a lungo nelle parole dei sapienti, senza trovarla, senza poter mai immaginare che invece l'avrei ritrovata nel piccolo ululato di un cucciolo di lupo.

Seduta su quel tronco immerso nella notte trapunta di stelle, ho pensato ai mille problemi che mi sono posta prima di partire per questa nuova avventura, per la quale credevo di non avere più l'età. E' stata una scelta molto combattuta quest'anno, e avevo quasi deciso di rinunciare, ma tanti ricordi mi venivano incontro e con loro il profumo acre del fuoco, l'aria della notte, la paura del buio, il fascino delle stelle, il canto dei ragazzi durante il bivacco, il mistero del bosco....e più li rimandavo indietro, più questi tornavano e sono stata contenta di essermi arresa a loro. Forse questo che ho appena vissuto sarà il mio ultimo campo? L'anagrafe direbbe di sì....ma chi può dirlo?

 

Non nego che in me persiste la soddisfazione di aver deciso di entrare in questa nuova avventura appena conclusa, perché il richiano della foresta è stato così grande da vincere tutti i miei dubbi e spazzare via con un vento rigenerante ogni riserva, perché aveva ancora qualcosa da insegnarmi e da regalarmi.


domenica 21 luglio 2024

Il labirinto

 

 

 

"La vita è un labirinto nel quale ci muoviamo facendo di tutto per non trovare l'uscita " 

 da Piccoli Pensieri di KB

 

A me i labirinti sono sempre piaciuti e quindi anche quello della vita mi affascina,anche se sfida la legge di tutti i labirinti, che possono essere vinti soltanto trovando la via per uscire. Uomini illustri, architetti, fantasisti, ne hanno progettato e costruito sempre di nuovi, riempiendoli di tranelli e di sfide, e chi ci si è avventurato, l'ha fatto con l'intento di trovare la via di fuga il prima possibile, a dimostrazione della propria intelligenza.


il labirinto della vita è stato progettato in modo apparentemente uguale dal suo artefice, riempiendolo come ogni labirinto che si rispetti di trabocchetti, pietre di inciampo, illusioni ottiche e sensoriali, specchietti per le allodole, e persino di montagne da scalare.

Una fatica ragazzi muoversi in questo labirinto! Ma chissà perché ci piace anche mentre ci lamentiamo del cammino difficoltoso e pieno di ostacoli, ci piace a tal punto che quando cominciamo a intravedere il percorso che ci porta sicuramente all'uscita, facciamo di tutto per evitarlo, a costo anche di ripasssare per gli ardui sentierei che ci hanno sfinito o di affrontare quelli che avevamo scartato perché ci sembravano troppo difficili, adirittura impossibili.

Già! Chissà perché? 

 

Esiste un metodo infallibile per uscire da un labirinto ...



mercoledì 17 luglio 2024

Questa piccola parte della mia vita si può chiamare "conto fino a 18"

Ora in questa piccola parte della mia vita mi ritrovo a contare fino a 18 molto spesso e sono grata a questo piccolo numero che mi viene in soccorso ogni volta che ho bisogno di lui,, anche se vorrei non avere più bisogno di lui. Number 18 - Free shapes and symbols icons

 In effetti non è solo una piccola parte della mia vita, perché per me contare fino a 18 è cominciato tanto, ma tanto tempo fa.

Avevo 10 anni e stavo viaggiando per arrivare a quello che sarebbe diventato il mio nuovo paese. Nuova casa, nuova scuola, nuovi amici, nuove abitudini, nuovi incontri.

Non parlavo e mentre stringevo a me il mio gatto Titto, dal sedile posteriore della macchiana guardavo allontanarsi il paesaggio che mi era familiare per entrare in un mondo che ancora non conoscevo, e sentivo un groppo in gola che aumentava sempre di più e che rischiava di deflagrare in un gran pianto. Fu allora che dentro di me cominciai a contare e via via che lo facevo, sentii allentarsi la tensione, che sparì mentre dicevo 18.

Da allora nei vari momenti di crisi della mia vita ho sempre contato fino a 18 e ha sempre funzionato.

Questo trucchetto, che mi accompagna fin dall'infanzia, fa sì che apparentemente io sembri una persona forte, mentre invece sono sempre quella bambina che stringe a sé il suo gatto, guardando di volta in volta, con occhi pieni di meraviglia, di gioia, di dolore, di paura la vita che scorre sempre in un nuovo paesaggio sconosciuto.

Questa piccola parte della mia vita si muove in un paesaggio pieno di incognite e così conto fino a 18 e forte di una forza non vera vado a combattere contro i miei mulini a vento.


mercoledì 26 giugno 2024

Uno per tutti tutti per Uno

 Già si intuiva dai primi preparativi, che erano cominciati un mese prima, che il 23 giugno sarebbe stata una giornata particolare, una di quelle giornate  "sui generis", come tutte quelle che hanno sempre caratterizzato la persona che andavamo a festeggiare.

C'eravamo sentiti su Waths app e sul cellulare, in maniera sempre più continuativa, per fare del nostro meglio  affinché questa giornata fosse bella e da ricordare, e durante tutti questi incontri vocali ed epistolari, si era creata tra noi un'armonia non cercata, ma nata da sè, spontaneamente, semplicemente, che ci ha fatto sentire da subito parte dello stesso progetto.


Senza usare paroloni  di amicizia, visto che con alcuni neanche ci si conosce, e con altri, nell'arco di trent'anni ci saremo incontrati sì e no dieci volte, bisogna saper usare altre parole. Se non è amicizia, che cos'è stata quella sensazione che tutti abbiamo provato, di sentirci immediatamente sulla stessa linea di pensiero, rinunciando a essere protagonisti individuali, per diventare un'unica entità, che di punto in bianco ci ha reso tutti ragazzi?

Poi abbiamo capito! E' stata proprio la parola 'ragazzi' ad aprirci la mente, perché è bastato pronunciarla la prima volta e il tempo, i luoghi, la vita che è stata vissuta da ciascuno di noi  in maniera diversa,....tutto, tutto è sparito e ci siamo ritrovati tutti ragazzi. 

I suoi ragazzi.

I ragazzi che hanno festeggiato il 23 di giugno quell'amico comune, che è stato il nostro catalizzatore.

E' bello fare festa, e la nostra festa è andata anche oltre tutte le aspettative, perché nell'arco di una giornata non è mancato proprio niente. 

Emozione, commozione, lacrime, risate, musica, canti, divertimento, pranzo condiviso con allegria, ricordi, immagini venute da lontano, speranze, progetti, c'è entrato tutto in questa giornata.....e voglia di continuare ad esserci, di non farci disperdere dalla vita, di non spezzare quel filo invisibile che ci ha fatto dire "UNO per tutti, tutti per UNO".

Grazie per tutto ciò che è stato, per le esperienze vissute e per quelle che saranno da vivere. La vita va da sé. è vero, ma qualche volta creare l'alchimia per un nuovo incontro, dipende da ciascuno di noi.


giovedì 2 maggio 2024

Solo per ricordare

Può sembrare strano che un piccolo oggetto senza alcun valore, possa ricordare tanto intensamente la persona che l'ha posseduto, più di altre cose  più belle, più importanti, maggiormente significative.

Eppure è così! 

Ho sempre capito che questo piccolo oggetto avesse per quella persona un significato particolare, un significato affettivo legato a lei e alla persona che gliel'aveva regalato, anche se non mi è stato mai rivelato.

 Un significato talmente importante che l'ha indotta a tenerlo sempre con sé.

E io, per rispetto e per affetto continuo a tenerlo vicino a me.

Oggi, che è un giorno particolare, per ricordare, perché ricordare è importante,  saluto questa persona con la sua immagine


mercoledì 24 aprile 2024

Immagina

 Immagina

se in ogni anno della tua vita 

un cipresso fosse stato piantato

nel sentiero che ti porta

chissà dove non si sa

che viale alberato sarebbe 

già ricco dei tuoi anni

pochi o molti che importa ma tuoi.


Immagina

se da ogni seme che hai piantato 

nel tuo andare verso il domani

fosse sbocciato un fiore 

nel giardino della tua vita

 una inestinguibile primavera 

sarebbe scesa in te


Immagina

di vedere i tuoi giorni futuri

finalmente leggeri sgravati

dal peso che il  mondo 

ti carica  sulle spalle

rendendo pesante il cammino

cambiando colori e suoni intorno a te


Immagina

la felicità sì la felicità

che non riesci più a provare

ma c'è ti è sempre rimasta vicino

e la puoi ritrovare se solo

cercherai  di non voler sempre dare

un senso alla tua vita


Immagina

di camminare nel tuo viale di cipressi

e nell'aria il profumo dei tuoi fiori

ti farà capire che la vita

non è solo pietra d'inciampo al tuo andare

ma è anche forza e leggerezza

 

come l'acqua di una cascata

che scende cantando la sua canzone

da un alto dirupo roccioso


Immagina

Immagina

Immagina

e non smettere mai



martedì 12 marzo 2024

UNA GITA FUORI PORTA

 Avete presente una domenica uggiosa, quando il tempo piove, e c'è nebbia e poi esce un raggio di sole e poi giù, di nuovo acqua?

Questa, se ho reso l'idea è stata la domenica qui da noi a Montepulciano, tant'è che veniva voglia solo di stare in casa e dopo aver pranzato, andarsi a fare una bella dormitina.


Invece siamo andati a votare per le primarie dell'elezione del nuovo sindaco di Montepulciano e dopo ci siamo chiesti: "E ora che si fa?"

E così è nata l'idea di andare a San Quirico, uno dei paesi fuori porta vicini a Motepulciano, che tra l'alttro avevo visto di sfuggita solo passandogli accanto anni fa, mentre sfrecciavo con la mia mitica Punto, che già allora reggeva l'anima con i denti.

 

TURISTI PER CASO

 

Ed è stata proprio una felice idea, perché San Quirico è proprio bello e si adorna di  Chiese stupende, di fattura Romanica, che mi hanno subito conquistato e mi hanno immediatamente catapultato nel passato, come del resto ha fatto una strada, stretta, decisamente medioevale che porta a certe torri tuttora abitate.

Proprio accanto alla prima chiesa che si trova entrando in paese c'è Palazzo Chigi, il cugino più povero del palazzo Chigi di Roma, ma massiccio e imponente, specialmente in un luogo piccolo come San Quirico. Sembra quasi che sia capitato lì per caso, ma così non è, perché san Quirico nei tempi andati è stato un luogo ricco e pieno di potere. In ogni caso a me la Collegiata, che si adorna nel portale , di due coccodrilli, e di sepenti che avvolgono le colonne di arenaria e che custodisce anche la tomba di un certo conte, del quale non ricordo il nome, ma che è rappresentato in una lapide di pietra come un cavaliere con la spada, che mi ha fatto pensare ai Templari,  mi ha decisamente affascinato più del palazzo, ma questo dipende dai miei gusti.

La seconda chiesa, molto più piccola, e ancora più antica, infatti risale all'XI secolo, mi ha letteralmente conquistato con la sua semplicità e i motivi allegorici del suo portale, che richiamano quelli della maestosa Abbazia di Sant'Antimo a Montalcino, ed è lì che ho cercato di proiettare la mia fantasia, cercando di materializzare la gente di allora e il modo che avevano di vivere, di lavorare, di pregare, di aspettare giorno dopo giorno il domani che nasceva nella stupenda val d'Orcia. E ci sono riuscita.

 

L'AVVENTURA

 

Forse è proprio per questo motivo che quando uscendo dalla chiesina, ho visto che subito dietro c'era un archetto, piccolo, gentile, che portava la scritta 'Giardino delle rose', ho chiesto se potevamo andare anche lì, e piena di curiosità sono entrata. 

Ma il giardino delle rose è niente in confronto a quello che ci si è presentato davanti poco dopo.horti leonini san quirico d'orcia Un grande giardino all'italiana, che  con le  sue siepi, tagliate con una precisione millimetrica mi ha  fatto rimanere a bocca aperta . Erano gli 'Horti Leonini', così denominati perché sono stati progettati da Diomede Leoni (ma questo l'ho scoperto quando sono tornata a casa). Cominciava a imbrunire, i colori del cielo, un po' plumbei, un po' rossastri, erano splendidi, dentro eravamo soli, non si sentiva il benché minimo rumore, e ci siamo lasciati avvolgere da quell'atmosfera di pace, di serenità, di sensazione di essere fuori del tempo (e in effetti poco dopo ce ne siamo dovuti accorgere). L'abbiamo girato in lungo e in largo, soffermandoci anche a guardare i resti dell'antica torre, fatta brillare dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. La torre non c'è più, ma il suo fascino se possibile ne è stato accresciuto e trasmette  un forte  monito, udibile solo da chi è capace di ascoltare.

Infine, contenti di quel che avevamo visto,  ci siamo avviati all'uscita, e con stupore ci siamo accorti che il cancello era chiuso con il lucchetto. Siamo tornati con calma verso il 'Giardino delle rose' e anche lì abbiamo dovuto constatare che il cancello era stato chiuso.

Eravamo imprigionati dentro un giardino e il crepuscolo avanzava e con lui il freddo. E ora che si fa?

Mi sono affacciata al muro  di cinta, ma ho dovuto subito rendermi conto che era un pò troppo periglioso, per la mia veneranda età, calarmi dall'altra parte. Mi sono avvicinata al cancello, ma non è passata neanche una persona.

Mio figlio,molto più pratico di me ha chiamato i Carabinieri con i quali ha scambiato una conversazione scherzosa, chiedendo se dovevamo passare lì la notte. Gli è stato risposto se avevamo una tenda per accamparci. Purtroppo non ce l'avevamo, ma avevamo già dato un'occhiata a una specie di antro che era lì nelle vicinanze. Il tutto ridendo e scherzando.

Dopo venti minuti i nostri soccorritori ci hanno fatto uscire da quella magnifica prigione, quasi regale, e abbiamo continuato la nostra escursione per guardare le ultime cose, ma quando siamo entrati in una porta che si affaccia sulle mura, , io sono rimasta all'ingresso. Hai visto mai che venissero a chiudere anche quella?

E così la domenica appena trascorsa e cominciata con un senso di noia si è trasformata in qualcosa che non solo ha allentato  le tensioni del vivere quotidiano, ma ci ha regalato anche qualcosa di bello da ricordare.


Ps - Ho sempre considerato Montepulciano, bello come un brillante, ma i paesi che sono intorno più o meno vicini, sono altrettanti brillanti che danno luce alla nostra bella Terra.

 

 

venerdì 8 marzo 2024

Non solo 8 Marzo

 

......e più che altro non credere che  "la parte più bella" voglia dire avere successo, possedere le cose che hai sempre desiderato, essere simpatica/o a tutti, non avere più problemi di nessun genere.

No! No davvero. La parte più bella della vita, quella che sembra non arrivare mai, si costruisce lentamente,  attraverso le esperienze che ciascuno di noi fa nel cammino della propria esistenza, quando sente che non è bello solo avere, ma anche dare. E quando si da qualcosa di noi agli altri, per far valere i diritti di tutti, quando esprimiamo il nostro pensiero perché diventi la libertà di ogni pensiero......ecco, io credo che allora cominci veramente la nostra trasformazione da semplice donna o da semplice uomo, in persona senziente ed empatica.

Ed è da questo punto, da quando ci accorgiamo che accanto a noi ci sono uomini e donne che non sono ombre che ci passano accanto, ma persone vere,  che comincia il cammino che io credo possa portare alla parte più bella della nostra vita.

Io ne ho avuto un piccolo assaggio proprio stamani, giornata della donna.

E a te donna, nel giorno della tua festa, e a te uomo che nasci  da donna, io  auguro di credere sempre che la bellezza della vita possa manifestarsi, in qualsiasi momento della tua esistenza, a dispetto di ogni dolore, di ogni ingiustizia.

 


martedì 20 febbraio 2024

Arma letale

 La signorina PP, come ogni mattina si preparò per andare al suo posto di lavoro, e come ogni mattina cominciò ad allestire  un sandwich variegato, a seconda dell'umore giornaliero,  per gustarselo in santa pace all'ora di pranzo nel suo ufficio super attrezzato di forno a microonde, caffettiera, spremiagrumi ecc ecc......Ricetta Uova Sode: cottura e tempo - Donna Moderna

E come ogni mattina pregustò quel momento di pace, di perfetta solitudine, da passare in compagnia della sua play e delle sfide da affrontare ogni giorno con i personaggi dei suoi giochi.

Purtroppo quella mattina accadde un fatto increscioso. Il prosciutto cotto, da lei prediletto tra tutti i prosciutti (l'avrebbe infilato anche nella zuppa inglese) era terminato.........e per un attimo fu autentico panico. Cominciava ad andare storto qualcosa nella sua giornata appena iniziata.

Nessuno è a conoscenza del tempo intercorso tra i suoi improperi e la ritrovata calma, data da un'illuminazione che le restituì subito il buonumore. Cosa sarà mai stato quel quid che le aveva rimesso a puntino la giornata? Ebbene.....un uovo! Roba da non crederci. Un uovo! Ebbene sì!.... perché frugando in frigorifero alla fine il suo occhio si posò su un uovo e lì rimase come folgorato.

Era da tanto tempo che voleva mangiare un bell'uovo sodo, ma una rapida occhiata all'orologio  le fee capire che non poteva più tergiversare e doveva subito correre in ufficio. Lì l'aspettava un'intensa giornata di lavoro.

Senza pensarci due volte, prese l'uovo, lo mise in una bustina imsieme a tutto il resto che aveva preparato e dopo aver dato un rapido saluto uscì .

Lavorò alacremente per tutta la mattina e quando il suo stomaco cominciò a fare drammatici glu glu, e solo allora, capì che era arrivato il momento di mangiare qualcosa, e si apprestò a cucinare il suo uovo, sentendosi come Pinocchio, quando trovò il suo uovo e con l'acquolina in bocca si chiedeva in che modo preferiva cuocerlo, e quale fu la sua delusione quando lo aprì e vide scappare un pulcino, che molto gentilmente lo rinfraziò di avergli risparmiato la fatica di aprire il guscio. 

La signorina PP, allontanò subito quel pensiero nefasto,  però decise che prima di addentrarsi in quel lavoro di alta cucina, proprio per fare le cose perbenino, avrebbe consultato il web e così digitò la seguente domanda, che avrebbe cambiato per sempre il corso della sua giornata:

"Come si cucina un uovo sodo nel microonde?" La risposta arrivò subito chiara ed immediata. "Si mette l'acqua in un contenitore, vi si immerge l'uovo e si avvia il microonde per dieci minuti a potenza più bassa di quella usuale". Più semplice di così!

La signorina PP , fece tutto scrupolosamente, come da ricetta, e mentre il suo uovo cuoceva  lei accese la macchinetta del caffè e preparò un posto sulla scrivania, dove mise piatto, pane, frutta, dolcetti vari, in attesa che il campanello del forno suonasse. Erano passati nove minuti e....fu allora che accadde!

Improvvisamente un grosso boato, come la deflagrazionedi una bomba, riempì tutta la stanza e fece tremare vetri e ammennicoli vari posati sulle mensole e la signorina PP, con uno sguardo in cui lo stupore fu rapidamente sostituito dalla paura vide aprirsi lo sportello del forno e schizzare fuori il piatto che andò in mille pezzi, il contenitore che andò in altrettanti e l'uovo sodo che disintegrandosi si spalmò in ogni dove.

Seguì un attimo di quiete assoluta,dove solo il puzzo di uovo sodo aleggiava su tutto,  e poi venne il terrore. Sarebbero arrivati i Pompieri? I Carabinieri? Il Vicinato? In effetti quell'esplosione, poteva dare anche l'impressione di un attentato........

Fortunatamente non accadde niente di tutto questo,  e dopo aver gettato uno sguardo smarrito sul disastro intorno a lei, la signorina PP si accinse a ripulire il tutto, e solo dopo, molto dopo, prese il suo pane e pranzò. E mai pane fu più buono!

Ieriseera quando ci raccontava la sua avventura e noi da incoscienti ridevamo come matti, dopo aver appurato che lei ne era uscita incolume, dissi alla signorina PP, che non sarebbe scappata dalle mie grinfie e che l'avrei pubblicata sul mio blog.

Potere di un uovo sodo. Mai avrei immaginato che potesse essere anche un'arma letale.



 

mercoledì 31 gennaio 2024

Meditazione

Non c'è che dire! La solitudine, se me la scelgo da me, è proprio bella, e qualche volta la voglio proprio  con l'impazienza del neofita convertito alla meditazione.

Sarà che non me ne intendo, ma io immagino la meditazione come l'ombra dell'albero proiettato su un muro, che ho fotografato due o tre giorni fa. L'albero vero è dalla parte opposta della strada ed è vivo, mentre quella proiezione è atarassica.



Il problema è che io posso meditare al massimo per venti minuti, no, facciamo dieci,  poi il mio pensiero vola verso altri luoghi , sedi di immagini belle e anche grottesche, che però non mi appartengono, oppure che sono mie in minima parte e che io coloro di tinte luminose o paurose, a seconda della storia che vivrò, fino a renderle completamente mie.

Per farla breve, durante queste fantomatiche meditazioni mi porto dietro tutte le mie aspirazioni e purtroppo anche tutti i miei problemi e ci costruisco dei film di un realismo impressionante che non fanno altro che acuire i miei momenti di gloria o di disfatta. 

Per cui da un bel po' di tempo a questa parte cerco di  meditare solo quando sono a letto, con le palme delle mani rivolte in su, sapendo benissimo che dopo cinque minuti me la dormirò saporitamente, rimandando al giorno successivo lo sgombro della mente dai pensieri fastidiosi...e anche dai sogni ottimistici, che mi sono resa conto, sono ancora più nefasti dei problemi.

Quando invece la solitudine parla di una giornata trascorsa tra padelle e tegami,a cucinare,o di una scopa in mano a spazzare casa, cosa otremodo meditativa, o peggio ancora di uno strofinaccio in una mano,a levare la polvere del mondo dai miei mobili, in questo caso meditazione estremamente minuziosa e fastidiosa,  ecco, allora quella solitudine non la sopporto proprio, pianto tutto e vado all'aria aperta a farmi una lunga e salutare passeggiata, e al diavolo tutto.

Certe volte la solitudine arriva con un corriere, o meglio, aspettando un corriere che deve consegnare materiale urgente che va messo subito al sicuro in frigorifero e allora quella solitudine è proprio esasperante perché mi costringe a rimanere in casa per ore e ore. In questo caso mi sembra che mi abbiano messo una catena al piede, e mi ritrovo sempre a pensare che vorrei essere al supermercato a scambiare due parole con qualcuno, chiunque sia, anche con quella persona che non riesco davvero a sopportare e che mi viene sempre incontro al banco dei surgelati a impicciarsi degli affari miei. Tutto è preferibile che aspettare un corriere che arriva quando gli pare, in una qualsiasi ora del giorno, possibilmente dopo ore e ore che sei dovuto rimanere in casa e mi rendo conto che quell'attesa ha distrutto i miei progetti, non fossero altro che una passeggiata, o un salto in paese per rendermi conto che esistono ancora poche vetrine illuminate in questo periodo, dopo che tutti i turisti se ne sono andati e le strade sono tornate percorribili, i parcheggi liberi e lo sporco ai bordi dell'acciottolato, sparito per magia. In questo caso la solitudine diventa insopportabile e la meditazione va a farsi friggere.

Arrivata a questo punto la solitudine proprio non mi piace per niente e cerco di ovviare con una telefonata a qualche amico/a. Ma al primo squillo mi rendo conto che ho fatto la cosa peggiore che potessi fare. Vorrei riagganciare, ma tanto ormai il danno è fatto perché sarei richiamata subito.Vorrei ridere, dire due baggianate, passare dieci minuti di leggerezza, ma so che invece alla fine verranno fuori tutti i problemi degli altri oltre che i miei. Io sono un ricettacolo naturale dei  problemi degli altri e così quando riattaco, mi rendo conto che anche in questo caso comunque non  è preferibile la solitudine, che però nel frattempo è andata a finire sotto i piedi e lì ci si è addormentata, altro che meditazione.

Che fare allora?

Scrivere, sì ecco, scrivere. Mi è sempre piaciuto scrivere lettere, perché pur essendo in perfetta solitudine, la persona alla quale sono destinati i miei pensieri olografi, si materializza davanti a me, e mi sembra che mi capisca, che approvi o scuota la testa in senso di diniego, a qualche parola che allora mi affretto ad enfatizzare oppure a cancellare. Ecco sì, scrivere è bellissimo, ed è parte di me in maniera oserei dire perfetta, anche quando le risposte non arrivano. Mi rendo conto che scrivere una lettera è svuotare la mente da tanti pensieri e da tante preoccupazioni, per ritrovare quella serenità alla quale tutti aspiriamo, è pura condivisione gratuita, è un trait d'union che attraversa mari e monti, entra dalle finestre e dai camini delle case  e allo stesso tempo è un modo fantastico di trasmettere una gioia intima, che non se ne va nell'arco di un attimo, ma rimane scritta a documentare un momento di vita irripetibile.

Sono sola e sono in compagia, e anche ora che scrivo questo post,  provo un senso di calore e di soddisfazione perché so che qualcuno leggerà queste parole, che forse fanno parte anche di lui o di lei, e per brevi attimi questa solitudine davanti al computer sarà stata piena di vita e di meditazione.


martedì 16 gennaio 2024

L'importanza di chiamarsi Arturo

 Mi è sempre piaciuto il nome Arturo, forse perché fin da piccola sapevo che esisteva una stella che aveva questo nome. Me ne aveva parlato  il mio babbo,  durante le passeggiate con i nostri cani, nelle notti stellate mentre andavamo verso il leccione.. Con lui ho incontrato Vega, Antares,Venere , Mira, .....e Arturo.

Mi affascinava quel nome maschile dato a una stella, e un pò lo temevo, perché Arturo, sapeva di forza, almeno io lo immaginavo così.Arturo, una brillante stella protagonista dei cieli primaverili | Passione  Astronomia


Poi nella mia vita, oltre a una stella sono entrati altri quattro  Arturo, molto,mooolto diversi tra di loro, ma tutti molto piacevoli da ricordare.


Arturo e la bicicletta

Ho conosciuto il mio primo Arturo durante le annnuali vacanze a Marradi. All'epoca avevo circa sei,sette anni e lui era già molto avanti con l'età. Insieme alla moglie era il proprietario del piccolo bar che era vicino  a casa nostra, nonché gestore abusivo, ma col consenso di tutto il vicinato, della fonte proprio di fronte al suo bar, sotto la quale aveva sistemato una cassetta di ferro che aveva contenuto le munizioni di una mitragliatrice e che lui aveva sostituito al termine della guerra con coca cola e aranciate, molto più rassicuranti. Mi fu subito simpatico, perché gli piaceva raccontarmi aneddoti della sua vita passata e io mi facevo ripetere spesso quello della bicicletta.

"Nel 1943 a Marradi, che era sulla Linea Gotica, di notte c'era il coprifuoco, e anche la scarsa illuminazione pubblica di allora, era stata tolta.

Una sera, me ne stavo tornando a casa in bicicletta, senza  lume, nel buio pesto, quando all'improvviso mi sono ritrovato catapultato in aria con la bicicletta. Ho fatto un grosso capitombolo e la bici mi è atterrata sopra. Non capivo cosa potesse essere stato a tagliarmi la strada all'altezza del petto e lì per lì mi sono molto impaurito, finché non ho sentito una voce che mi diceva arrabbiata: "Ma boia d'en mond later, bela maniera ed pedalé senza lume, mi avete impaurito la vacca". Ho riconosciuto la voce di Toniné e mentre mi toglievo da sopra la bicicletta gli ho domandato: "Ma che ci fate con la vacca in mezzo alla strada a quet'ora di notte?" "Bella domanda- Ero andato al mercato delle bestie e poi a me so fermé all'osteria con gli altri a ciacarè un pò e a ber en bicier e quando am'so rimesso in strada an me so acorto che la vacca era da una parte della strada, io dall'altra e la corda che la legava proprio tesa in mezzo alla strada.... ma visto che non vi siete fatto niente, qua datemi la mano che vi aiuto a rialzarvi"

E così da bravi amici siamo tornati a casa insieme, io, Toniné, la vacca e la bicicletta"

 

Arturo e la scuola 

Alle Superiori, ho avuto la fortuna di essere in classe mista. E lì ho incontrato il mio secondo Arturo.

Non era così scontato come si potrebbe pensare, perché prevalentemente le Magistrali erano una scuola femminile, ma io ebbi la fortuna di avere con me diversi ragazzi del Collegio Magnanet, chiamato allegramente dai suoi ospiti Magnaniente, oltre ad altri ragazzi dei dintorni. Ho sempre privilegiato l'amicizia maschile, essendo cresciuta in una caserma di carabinieri, dove gli altri bambini con cui potevo giocare erano solo maschi, per cui mi affrettai a fare amicizia con loro, e con loro ho passato uno dei periodi più belli della mia vita. Ma senz'altro l'amico al quale ho voluto più bene è stato Arturo, un simpatico  ragazzo di origine partenopea ,che sapeva essere allegro e scherzoso in tanti momenti, ma anche serio e riflessivo in altri. Senz'altro molto più di me, che allora vagavo decisamente tra le nuvole. Siamo stati molto amici e da lui allora ricevetti anche buoni consigli, che purtroppo mi affrettai a disattendere. Poi la scuola finì, e ciascuno di noi si incamminò per la sua strada, ma nella mia vita Arturo è sempre rimasto in un angolino privilegiato, tant'è che ci siamo rivisti,e via via ci sentiamo, ed è così bello riandare ai nostri beati tempi, in cui non sapevamo ancora che cosa ci avrebbe riservato il domani e ci accontentavamo di vivere l'oggi con tutta l'allegria e la spensieratezza che riuscivamo a trovare. Negli anni di reclusione del Covid, ci siamo confrontati e cofortati a vicenda, sull'andamento dell'epidemia, che tutto il mondo stava vivendo in maniera drammatica, noi compresi, anche se siamo riusciti anche a fare qualche risata telefonica.


Arturo a quattro zampe


Il terzo Arturo che è entrato nella mia vita, stava con i suoi proprietari in una via che io e i  miei figli percorrevamo tutti i giorni per andare prima all'asilo e poi a scuola. Era un cagnetto, simpatico, un pò grigio un pò nero, sempre inzaccherato, ma molto indipendente. Il boss di quella via.

Per me diventò importante quando la maestra di uno dei miei figli mi chiamò a scuola, e ridendo fino alle lacrime mi mostrò il tema che il mio rampollo aveva scritto

Titolo "Parla di un animale che ti è simpatico"

Svolgimento: "Io parlerò del cane Arturo. ....." E snocciolò un racconto  dove descrisse il simpatico cagnolino come un insuperabile tombeur de petite chienne.

Da allora il cagnolino Arturo è entrato a far parte dei miei ricordi più piacevoli.


Arturo e il Buco Nero

E così da Arturo in Arturo, sono arrivata a parlare dell'ultimo in ordine di tempo.

Di sicuro non posso dire di conoscerlo, perché l'ho visto solo una volta mentre parlava con una ragazza, in un raccontino che stavo scrivendo proprio in quel momento. 

Non stupirà quindi sapere che questo racconto avrebbe dovuto parlare dei famosi Buchi Neri, o per meglio dire dei Black Hole, termine con i quali sono conosciuti meglio.

Non mi sarei soffermata neanche su questo personaggio, se non avessi deciso che si sarebbe chiamato Arturo, ma così è stato, e dopo avergli dato questo nome, mi sono dovuta rendere conto che era un tipo veramente particolare, talmente particolare, che dopo aver ascoltato quello che stava dicendo , mi sono completamente dimenticata di continure il racconto, che è andato a finire alle ortiche, e mi sono concentrata su ciò che aveva detto l'Arturo in questione.

"Vedi cara Inga, i buchi neri, non sono solo quelli che oggi la scienza comincia a farci conoscere. Noi pensiamo che siano tanto lontani da noi, che non facciano parte della nostra realtà, ma ti assicuro che invece sono in ogni dove. Personalmente proprio due giorni fa sono entrato in uno di questi, e ci sono rimasto per un periodo di tempo che non so quantificare. Non guardarmi a bocca aperta. Non sono rimbecillito. Ascoltami dunque.

Camminavo tranquillamente per i fatti miei, guardando con occhio distratto tutto ciò che avevo intorno, quando all'improvviso sono entrato dentro.....qualcosa. All'inizio non sapevo rendermi conto che  cosa fosse successo, perché vedevo comunque la realtà, anche se mi appariva diversa sia nei colori, sia nei suoni e nelle immagini in generale. Tutti era più dilatato. Io stesso mi sentivo diverso, come sospeso in un attimo infinito del tempo. Alla fine ho realizzato di essere entrato in un buco nero, anche se ci son rimasto......già! Quanto posso esserci rimasto? Non lo so, però di una cosa sono certo. Un attimo prima le foglie degli alberi erano tutte verdi e subito dopo avevano i colori dell'autunno. Ho avuto paura e non ne  ho mai parlato con nessuno. Tu sei la prima persona a cui lo dico"


Come ho già detto non ho continuato il mio racconto, chissà, forse ho avuto paura anch'io della mia fantasia......perché alla fine, anche se chi parlava era Arturo, quella che scriveva ciò che diceva ero io! 


Meglio aspettare il prossimo Arturo.

 



 



venerdì 5 gennaio 2024

La Befana

 Il 5 Gennaio era stata una giornata strana. Una giornata uggiosa, di quelle grigiastre senza essere proprio grigie, freddine, senza essere proprio fredde, umide senza essere proprio piovose. Insomma una di quelle giornte che non dicono proprio niente, una di quelle che non vedi l'ora di andartene a letto , di dormire e sperare che il mattino successivo sia completamente diverso.

Il mattino successivo sarebbe stata l'Epifania, che tutte le feste porta via, e menomale, perché non ne poteva proprio più.

Ma pensare al domani le aveva fatto tornare in mente la Befana, la buona vecchietta che mette nelle calze appese ai camini, dolci e dolcetti e anche aglio, cenere e carbone.

 Buona vecchietta?

 Mica tanto, si era detta con un piccolo sorriso, perché lei, quando era piccola, aveva paura della Befana e più che altro dell'immancabile carbone, che significava che non era stata proprio buona, per cui la mattina del 6 gennaio , quando andava ad aprire la sua calza aveva sempre la febbre.

Poi gli anni erano passati e lei era diventata la Befana dei propri figli, quella che riempiva le calze, anzi i calzettoni , perché erano più lunghi e c'entravano tanti dolcetti in più. C'era anche qualche pezzetto di carbone e un capo d'aglio, ma le nuove generazioni, molto più sveglie, non se ne curavano, le riconsegnavano l'aglio per fare gli "spaghetti aglio olio e peperoncino", e si mangiavano i dolci con la coscienza pulita.Vigilia dell'Epifania 2024, arriva la Befana. Le IMMAGINI più belle per gli  auguri su Facebook e WhatsApp

Quante volte si era vestita da vecchia signora trasandata portandosi dietro una scopa di saggina che aveva visto tempi migliori. La Befana non le piaceva, non le era mai piaciuta, però cercava di dare gioia ai suoi figli, sapendo che quello era l'ultimo giorno di vacanza e poi di nuovo tutti a studiare. 

Poi venne il giorno in cui non lo fece più. I tempi erano decisamente cambiati e lei lo sapeva.

Però la sera del 5 gennaio, ripensò alla dolce vecchietta che vola sopra i camini, con una sorta di tenerezza, come si fa con le cose passate, che sono state sostituite da nuove tendenze. Un attimo, solo un attimo fugace, ma sufficiente per chiedersi cosa avrebbe messo quella sera nelle calze dei propri figli e non dovette pensarci neanche tanto. 

"Una boccetta d'aria che sa di libertà. Una piuma che parla di leggerezza. Un refolo di vento che è come una carezza.....e una fetta di pane spalmata di Nutella che è felicità"

Ecco,  le calze le aveva preparate anche questa volta, anche se la Befana continuava proprio a non piacerle.