Non c'è che dire! La solitudine, se me la scelgo da me, è proprio bella, e qualche volta la voglio proprio con l'impazienza del neofita convertito alla meditazione.
Sarà che non me ne intendo, ma io immagino la meditazione come l'ombra dell'albero proiettato su un muro, che ho fotografato due o tre giorni fa. L'albero vero è dalla parte opposta della strada ed è vivo, mentre quella proiezione è atarassica.
Il problema è che io posso meditare al massimo per venti minuti, no, facciamo dieci, poi il mio pensiero vola verso altri luoghi , sedi di immagini belle e anche grottesche, che però non mi appartengono, oppure che sono mie in minima parte e che io coloro di tinte luminose o paurose, a seconda della storia che vivrò, fino a renderle completamente mie.
Per farla breve, durante queste fantomatiche meditazioni mi porto dietro tutte le mie aspirazioni e purtroppo anche tutti i miei problemi e ci costruisco dei film di un realismo impressionante che non fanno altro che acuire i miei momenti di gloria o di disfatta.
Per cui da un bel po' di tempo a questa parte cerco di meditare solo quando sono a letto, con le palme delle mani rivolte in su, sapendo benissimo che dopo cinque minuti me la dormirò saporitamente, rimandando al giorno successivo lo sgombro della mente dai pensieri fastidiosi...e anche dai sogni ottimistici, che mi sono resa conto, sono ancora più nefasti dei problemi.
Quando invece la solitudine parla di una giornata trascorsa tra padelle e tegami,a cucinare,o di una scopa in mano a spazzare casa, cosa otremodo meditativa, o peggio ancora di uno strofinaccio in una mano,a levare la polvere del mondo dai miei mobili, in questo caso meditazione estremamente minuziosa e fastidiosa, ecco, allora quella solitudine non la sopporto proprio, pianto tutto e vado all'aria aperta a farmi una lunga e salutare passeggiata, e al diavolo tutto.
Certe volte la solitudine arriva con un corriere, o meglio, aspettando un corriere che deve consegnare materiale urgente che va messo subito al sicuro in frigorifero e allora quella solitudine è proprio esasperante perché mi costringe a rimanere in casa per ore e ore. In questo caso mi sembra che mi abbiano messo una catena al piede, e mi ritrovo sempre a pensare che vorrei essere al supermercato a scambiare due parole con qualcuno, chiunque sia, anche con quella persona che non riesco davvero a sopportare e che mi viene sempre incontro al banco dei surgelati a impicciarsi degli affari miei. Tutto è preferibile che aspettare un corriere che arriva quando gli pare, in una qualsiasi ora del giorno, possibilmente dopo ore e ore che sei dovuto rimanere in casa e mi rendo conto che quell'attesa ha distrutto i miei progetti, non fossero altro che una passeggiata, o un salto in paese per rendermi conto che esistono ancora poche vetrine illuminate in questo periodo, dopo che tutti i turisti se ne sono andati e le strade sono tornate percorribili, i parcheggi liberi e lo sporco ai bordi dell'acciottolato, sparito per magia. In questo caso la solitudine diventa insopportabile e la meditazione va a farsi friggere.
Arrivata a questo punto la solitudine proprio non mi piace per niente e cerco di ovviare con una telefonata a qualche amico/a. Ma al primo squillo mi rendo conto che ho fatto la cosa peggiore che potessi fare. Vorrei riagganciare, ma tanto ormai il danno è fatto perché sarei richiamata subito.Vorrei ridere, dire due baggianate, passare dieci minuti di leggerezza, ma so che invece alla fine verranno fuori tutti i problemi degli altri oltre che i miei. Io sono un ricettacolo naturale dei problemi degli altri e così quando riattaco, mi rendo conto che anche in questo caso comunque non è preferibile la solitudine, che però nel frattempo è andata a finire sotto i piedi e lì ci si è addormentata, altro che meditazione.
Che fare allora?
Scrivere, sì ecco, scrivere. Mi è sempre piaciuto scrivere lettere, perché pur essendo in perfetta solitudine, la persona alla quale sono destinati i miei pensieri olografi, si materializza davanti a me, e mi sembra che mi capisca, che approvi o scuota la testa in senso di diniego, a qualche parola che allora mi affretto ad enfatizzare oppure a cancellare. Ecco sì, scrivere è bellissimo, ed è parte di me in maniera oserei dire perfetta, anche quando le risposte non arrivano. Mi rendo conto che scrivere una lettera è svuotare la mente da tanti pensieri e da tante preoccupazioni, per ritrovare quella serenità alla quale tutti aspiriamo, è pura condivisione gratuita, è un trait d'union che attraversa mari e monti, entra dalle finestre e dai camini delle case e allo stesso tempo è un modo fantastico di trasmettere una gioia intima, che non se ne va nell'arco di un attimo, ma rimane scritta a documentare un momento di vita irripetibile.
Sono sola e sono in compagia, e anche ora che scrivo questo post, provo un senso di calore e di soddisfazione perché so che qualcuno leggerà queste parole, che forse fanno parte anche di lui o di lei, e per brevi attimi questa solitudine davanti al computer sarà stata piena di vita e di meditazione.
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