martedì 16 gennaio 2024

L'importanza di chiamarsi Arturo

 Mi è sempre piaciuto il nome Arturo, forse perché fin da piccola sapevo che esisteva una stella che aveva questo nome. Me ne aveva parlato  il mio babbo,  durante le passeggiate con i nostri cani, nelle notti stellate mentre andavamo verso il leccione.. Con lui ho incontrato Vega, Antares,Venere , Mira, .....e Arturo.

Mi affascinava quel nome maschile dato a una stella, e un pò lo temevo, perché Arturo, sapeva di forza, almeno io lo immaginavo così.Arturo, una brillante stella protagonista dei cieli primaverili | Passione  Astronomia


Poi nella mia vita, oltre a una stella sono entrati altri quattro  Arturo, molto,mooolto diversi tra di loro, ma tutti molto piacevoli da ricordare.


Arturo e la bicicletta

Ho conosciuto il mio primo Arturo durante le annnuali vacanze a Marradi. All'epoca avevo circa sei,sette anni e lui era già molto avanti con l'età. Insieme alla moglie era il proprietario del piccolo bar che era vicino  a casa nostra, nonché gestore abusivo, ma col consenso di tutto il vicinato, della fonte proprio di fronte al suo bar, sotto la quale aveva sistemato una cassetta di ferro che aveva contenuto le munizioni di una mitragliatrice e che lui aveva sostituito al termine della guerra con coca cola e aranciate, molto più rassicuranti. Mi fu subito simpatico, perché gli piaceva raccontarmi aneddoti della sua vita passata e io mi facevo ripetere spesso quello della bicicletta.

"Nel 1943 a Marradi, che era sulla Linea Gotica, di notte c'era il coprifuoco, e anche la scarsa illuminazione pubblica di allora, era stata tolta.

Una sera, me ne stavo tornando a casa in bicicletta, senza  lume, nel buio pesto, quando all'improvviso mi sono ritrovato catapultato in aria con la bicicletta. Ho fatto un grosso capitombolo e la bici mi è atterrata sopra. Non capivo cosa potesse essere stato a tagliarmi la strada all'altezza del petto e lì per lì mi sono molto impaurito, finché non ho sentito una voce che mi diceva arrabbiata: "Ma boia d'en mond later, bela maniera ed pedalé senza lume, mi avete impaurito la vacca". Ho riconosciuto la voce di Toniné e mentre mi toglievo da sopra la bicicletta gli ho domandato: "Ma che ci fate con la vacca in mezzo alla strada a quet'ora di notte?" "Bella domanda- Ero andato al mercato delle bestie e poi a me so fermé all'osteria con gli altri a ciacarè un pò e a ber en bicier e quando am'so rimesso in strada an me so acorto che la vacca era da una parte della strada, io dall'altra e la corda che la legava proprio tesa in mezzo alla strada.... ma visto che non vi siete fatto niente, qua datemi la mano che vi aiuto a rialzarvi"

E così da bravi amici siamo tornati a casa insieme, io, Toniné, la vacca e la bicicletta"

 

Arturo e la scuola 

Alle Superiori, ho avuto la fortuna di essere in classe mista. E lì ho incontrato il mio secondo Arturo.

Non era così scontato come si potrebbe pensare, perché prevalentemente le Magistrali erano una scuola femminile, ma io ebbi la fortuna di avere con me diversi ragazzi del Collegio Magnanet, chiamato allegramente dai suoi ospiti Magnaniente, oltre ad altri ragazzi dei dintorni. Ho sempre privilegiato l'amicizia maschile, essendo cresciuta in una caserma di carabinieri, dove gli altri bambini con cui potevo giocare erano solo maschi, per cui mi affrettai a fare amicizia con loro, e con loro ho passato uno dei periodi più belli della mia vita. Ma senz'altro l'amico al quale ho voluto più bene è stato Arturo, un simpatico  ragazzo di origine partenopea ,che sapeva essere allegro e scherzoso in tanti momenti, ma anche serio e riflessivo in altri. Senz'altro molto più di me, che allora vagavo decisamente tra le nuvole. Siamo stati molto amici e da lui allora ricevetti anche buoni consigli, che purtroppo mi affrettai a disattendere. Poi la scuola finì, e ciascuno di noi si incamminò per la sua strada, ma nella mia vita Arturo è sempre rimasto in un angolino privilegiato, tant'è che ci siamo rivisti,e via via ci sentiamo, ed è così bello riandare ai nostri beati tempi, in cui non sapevamo ancora che cosa ci avrebbe riservato il domani e ci accontentavamo di vivere l'oggi con tutta l'allegria e la spensieratezza che riuscivamo a trovare. Negli anni di reclusione del Covid, ci siamo confrontati e cofortati a vicenda, sull'andamento dell'epidemia, che tutto il mondo stava vivendo in maniera drammatica, noi compresi, anche se siamo riusciti anche a fare qualche risata telefonica.


Arturo a quattro zampe


Il terzo Arturo che è entrato nella mia vita, stava con i suoi proprietari in una via che io e i  miei figli percorrevamo tutti i giorni per andare prima all'asilo e poi a scuola. Era un cagnetto, simpatico, un pò grigio un pò nero, sempre inzaccherato, ma molto indipendente. Il boss di quella via.

Per me diventò importante quando la maestra di uno dei miei figli mi chiamò a scuola, e ridendo fino alle lacrime mi mostrò il tema che il mio rampollo aveva scritto

Titolo "Parla di un animale che ti è simpatico"

Svolgimento: "Io parlerò del cane Arturo. ....." E snocciolò un racconto  dove descrisse il simpatico cagnolino come un insuperabile tombeur de petite chienne.

Da allora il cagnolino Arturo è entrato a far parte dei miei ricordi più piacevoli.


Arturo e il Buco Nero

E così da Arturo in Arturo, sono arrivata a parlare dell'ultimo in ordine di tempo.

Di sicuro non posso dire di conoscerlo, perché l'ho visto solo una volta mentre parlava con una ragazza, in un raccontino che stavo scrivendo proprio in quel momento. 

Non stupirà quindi sapere che questo racconto avrebbe dovuto parlare dei famosi Buchi Neri, o per meglio dire dei Black Hole, termine con i quali sono conosciuti meglio.

Non mi sarei soffermata neanche su questo personaggio, se non avessi deciso che si sarebbe chiamato Arturo, ma così è stato, e dopo avergli dato questo nome, mi sono dovuta rendere conto che era un tipo veramente particolare, talmente particolare, che dopo aver ascoltato quello che stava dicendo , mi sono completamente dimenticata di continure il racconto, che è andato a finire alle ortiche, e mi sono concentrata su ciò che aveva detto l'Arturo in questione.

"Vedi cara Inga, i buchi neri, non sono solo quelli che oggi la scienza comincia a farci conoscere. Noi pensiamo che siano tanto lontani da noi, che non facciano parte della nostra realtà, ma ti assicuro che invece sono in ogni dove. Personalmente proprio due giorni fa sono entrato in uno di questi, e ci sono rimasto per un periodo di tempo che non so quantificare. Non guardarmi a bocca aperta. Non sono rimbecillito. Ascoltami dunque.

Camminavo tranquillamente per i fatti miei, guardando con occhio distratto tutto ciò che avevo intorno, quando all'improvviso sono entrato dentro.....qualcosa. All'inizio non sapevo rendermi conto che  cosa fosse successo, perché vedevo comunque la realtà, anche se mi appariva diversa sia nei colori, sia nei suoni e nelle immagini in generale. Tutti era più dilatato. Io stesso mi sentivo diverso, come sospeso in un attimo infinito del tempo. Alla fine ho realizzato di essere entrato in un buco nero, anche se ci son rimasto......già! Quanto posso esserci rimasto? Non lo so, però di una cosa sono certo. Un attimo prima le foglie degli alberi erano tutte verdi e subito dopo avevano i colori dell'autunno. Ho avuto paura e non ne  ho mai parlato con nessuno. Tu sei la prima persona a cui lo dico"


Come ho già detto non ho continuato il mio racconto, chissà, forse ho avuto paura anch'io della mia fantasia......perché alla fine, anche se chi parlava era Arturo, quella che scriveva ciò che diceva ero io! 


Meglio aspettare il prossimo Arturo.

 



 



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