Il corpo faccia ciò che vuole. Io non sono il corpo, sono la mente.
Rita Levi Montalcini
Senza fare paragoni. Ci mancherebbe altro!Lei è una superdonna e io una microdonna Però cerco di consolarmi con queste parole di quella grande donna e scienziata che è stata la Montalcini. In fin dei conti un corpo e una mente ce li ho anch'io.
Il suo aforisma è nato quando lei ha capito che il suo corpo, giorno dopo giorno, perdeva qualcosa delle sue originarie qualità, mentre la mente viaggiava ancora alla stessa velocità, arricchite dall'esperienza. E' un dato di fatto che capita a chi è fortunato e può fare l'esperienza della vecchiaia e se è intelligente ancora meglio.
Solo chi non vuole ammettere con se stesso che lo scorrere del tempo produce cambiamenti nella nostra fisicità, non riesce a capire che noi siamo come un missile che prima è nella rampa di lancio e che i primi pezzi li perde proprio nel momento dell'accensione. Per innalzarsi ha bisogno di tutta la propulsione che la sua struttura gli può dare, ma arrivato a una certa altezza, perde altre parti che da allora in poi, sarebbero inutile zavorra, fino ad arrivare al punto di non aver più bisogno se non della sua intelligenza artificiale, programmata per farlo continuare nella sua corsa.
Alla fine anche noi siamo così, sebbene con finalità, che spero diverse, e anche se il mio esempio è banale, mi è sempre sembrato che calzasse molto bene....con una differenza.
Mentre un oggetto rimane indifferente al suo logorio, per noi non è così e ci ritroviamo a guardare indietro, quando la vista e l'udito non erano ancora problemi, quando era più facile correre che camminare. Perché non ammettere che per un pò si prova malinconia e rimpianto per quei ragazzi che eravamo? Belli, controcorrente, pieni di sfide dettate unicamente dal vigore del nostro corpo e dei nostri sensi, che erano sempre a diversi passi avanti alla mente.
La mente allora sembrava dormire e così non era. La mente registrava solamente le esperienze che venivano dal passato e che diventavano bagaglio per il futuro. Poi a un certo punto della nostra esistenza c'è stato un 'fiat lux' e la mente ha cominciato a funzionare in altro modo e sempre di più (nel bene o nel male)e ci ha portato verso altri luoghi, in certi casi invisibili agli altri, in altre situazioni, condivisi con gli altri, per un bene (o un male) comune. E' un lungo periodo in cui corpo e mente sfidano insieme la vita, i misteri dell'esistenza e molte volte ne escono sconfitti, ma altre volte riportano vittorie che restano negli annali della storia. E poi un giorno, improvvisamente si capisce, senza che nessuno ce lo dica, che qualcosa è cambiato, che la corsa diventa individuale e che è la mente che correrà, perché il corpo ha bisogno di ritmi più lenti.
Se si riesce ad accettare questo, allora tutto è ugualmente bello, perché non ci si dispera per il nostro corpo che sta seduto in panchina a guardare la corsa della nostra mente, perché lui sa che se la mente può continuare a correre è in virtù anche di tutto l'apporto che lui non gli ha mai negato. E la mente allora corre libera, fluida. La mente progetta da giovane, fa progetti giovani, vuole ancora 'essere' perché sa stare al passo coi tempi che cambiano, cambiano così velocemente che solo una mente che dice al suo corpo: "Non ti preoccupare, tu stai lì, che poi ti dico tutto!", può seguire e magari, se è anche un pò intelligente e curiosa, fare suoi.
Come è il titolo di quel libro? Ah! Sì! "Io, speriamo che me la cavo!"
Ecco! Anch'io spero di poter dire "Io, speriamo che me la cavo!" perché se così sarà vorrà dire che sarò riuscita a non fare entrare in conflitto il mio corpo con la mia mente, le parti più importanti di me.
Il suo aforisma è nato quando lei ha capito che il suo corpo, giorno dopo giorno, perdeva qualcosa delle sue originarie qualità, mentre la mente viaggiava ancora alla stessa velocità, arricchite dall'esperienza. E' un dato di fatto che capita a chi è fortunato e può fare l'esperienza della vecchiaia e se è intelligente ancora meglio.
Solo chi non vuole ammettere con se stesso che lo scorrere del tempo produce cambiamenti nella nostra fisicità, non riesce a capire che noi siamo come un missile che prima è nella rampa di lancio e che i primi pezzi li perde proprio nel momento dell'accensione. Per innalzarsi ha bisogno di tutta la propulsione che la sua struttura gli può dare, ma arrivato a una certa altezza, perde altre parti che da allora in poi, sarebbero inutile zavorra, fino ad arrivare al punto di non aver più bisogno se non della sua intelligenza artificiale, programmata per farlo continuare nella sua corsa.
Alla fine anche noi siamo così, sebbene con finalità, che spero diverse, e anche se il mio esempio è banale, mi è sempre sembrato che calzasse molto bene....con una differenza.
Mentre un oggetto rimane indifferente al suo logorio, per noi non è così e ci ritroviamo a guardare indietro, quando la vista e l'udito non erano ancora problemi, quando era più facile correre che camminare. Perché non ammettere che per un pò si prova malinconia e rimpianto per quei ragazzi che eravamo? Belli, controcorrente, pieni di sfide dettate unicamente dal vigore del nostro corpo e dei nostri sensi, che erano sempre a diversi passi avanti alla mente.
La mente allora sembrava dormire e così non era. La mente registrava solamente le esperienze che venivano dal passato e che diventavano bagaglio per il futuro. Poi a un certo punto della nostra esistenza c'è stato un 'fiat lux' e la mente ha cominciato a funzionare in altro modo e sempre di più (nel bene o nel male)e ci ha portato verso altri luoghi, in certi casi invisibili agli altri, in altre situazioni, condivisi con gli altri, per un bene (o un male) comune. E' un lungo periodo in cui corpo e mente sfidano insieme la vita, i misteri dell'esistenza e molte volte ne escono sconfitti, ma altre volte riportano vittorie che restano negli annali della storia. E poi un giorno, improvvisamente si capisce, senza che nessuno ce lo dica, che qualcosa è cambiato, che la corsa diventa individuale e che è la mente che correrà, perché il corpo ha bisogno di ritmi più lenti.
Se si riesce ad accettare questo, allora tutto è ugualmente bello, perché non ci si dispera per il nostro corpo che sta seduto in panchina a guardare la corsa della nostra mente, perché lui sa che se la mente può continuare a correre è in virtù anche di tutto l'apporto che lui non gli ha mai negato. E la mente allora corre libera, fluida. La mente progetta da giovane, fa progetti giovani, vuole ancora 'essere' perché sa stare al passo coi tempi che cambiano, cambiano così velocemente che solo una mente che dice al suo corpo: "Non ti preoccupare, tu stai lì, che poi ti dico tutto!", può seguire e magari, se è anche un pò intelligente e curiosa, fare suoi.
Come è il titolo di quel libro? Ah! Sì! "Io, speriamo che me la cavo!"
Ecco! Anch'io spero di poter dire "Io, speriamo che me la cavo!" perché se così sarà vorrà dire che sarò riuscita a non fare entrare in conflitto il mio corpo con la mia mente, le parti più importanti di me.
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