A me mi...non si dice! Non si deve proprio dire.
Nè tantomeno dovrei dirlo io che mi appresto a parlare di un giornalista che mi piace proprio e che scrive articoli che mi sono proprio graditi, in linea col mio pensiero e col mio modo di essere.
Ma mica vorrete farmi credere che dire mi piace Massimo Gramellini, oppure a me piace Massimo Gramellini, sia la stessa cosa che dire a me mi piace Massimo Gramellini?Non sentite come questo rafforzativo fa capire più intensamente l'indice di gradimento? Lo uso con Massimo Gramellini, con la Fallaci e con la Nutella.Senza fare paragoni tra di loro, per carità, non sarebbe possibile, ma con lo stesso rispetto sì, e se qualcuno mi dice che mettere la Nutella sullo stesso piano delle persone non va bene, rispondo che questo qualcuno probabilmente non sa cosa vuol dire mangiare una fetta di pane con la dolce crema che termina in crescendo nell'ultimo boccone con quella che io chiamo da sempre invernacolo tosco-romagnolo 'la montagnola', che è poi quel boccone che incorona ed esalta tutta la fetta di pane sapientemente spalmata.....altrimenti capirebbe benissimo cosa voglio dire quando parlo di rispetto.
Dunque! Massimo Gramellini lo leggo la mattina quando do un'occhiata alle news, davanti al mio computer, mentre sorseggio il caffè! E' venuto così per caso, come per caso sono venute quasi tutte le cose che hanno avuto un certo interesse nella mia vita. Un giorno me lo sono ritrovato davanti agli occhi con la sua rubrica 'Il Caffè' e alzando in segno di salute la mia tazzina, ho cominciato a leggerlo. Del resto che cosa c'è di meglio che cominciare la giornata prendendo il caffè con qualcuno che ti parla per cinque minuti di argomenti interessanti? Da allora non ho più smesso e, scorrendo i suoi articoli fluidi, lisci, leggeri come altrettanti sonetti, mi sono ritrovata a studiarlo, a cercare di capire come fa, con poche parole, a rendere non solo perfetto il senso di un discorso, ma più che altro a renderlo esaustivo. A me, per dire le cose che dice lui mi ci vorrebbero almeno tre pagine. Vorrei saper scrivere come lui e lo dico senza nessuna invidia, perché so da me che non mi riuscirà mai, per cui mi contento di leggerlo e di elaborare ciò che leggo, cercando di dirmi che a me mi basta, anche se, non solo a me mi non si deve dire, ma tantomeno si deve scrivere.
sabato 29 aprile 2017
lunedì 24 aprile 2017
Ipercubo
Sto leggendo ' IL DISORDINE PERFETTO ' di Marcus Du Sautoy e la sua lettura mi affascina oltre ogni dire, perché per me è tutto una scoperta, la prima della quale è quella della mia ignoranza.
Ierisera priama di addormentarmi sono arrivata a leggere dove l'autore parla dell'Arche de la Defense a Parigi e per la prima volta ho visto questo arco gigantesco a forma di cubo,e andando avanti nella lettura ho scoperto che non è un cubo normale ma un 'ipercubo'. la stessa cosa che se uno dicesse 'la quarta dimensione.
Ora, questa quarta dimensione mi ha sempre intrigato molto e dentro di me ho sempre fatto mille congetture, per riuscire a capire, come è, come possiamo percepirla noi, come possiamo rappresentarla, e un'altra serie infinite di come, perché, quando ecc...ecc.
Il ritrovarmela così naturalmente davanti agli occhi, sotto forma di un cubo, o meglio di un ipercubo, mi ha lasciato attonita. Per un attimo è stato come se qualcuno mi avesse dato una martellata in testa. Non è possibile, mi sono detta, io ho fatto mille pensieri, diecimila congetture e mi ritrovo davanti a un semplice cubo, o meglio a un cubo dentro un altro cubo. In fretta e furia mi sono rialzata dal letto, ho mandato alle ortiche il sonno ristoratore, i sogni aulici e mi sono messa davanti al computer. Ho digitato 'quarta dimensione' e il cubo mi si è presentato davanti beffardo, facendomi chiaramente capire che tutti sanno che cos'è la quarta dimensione, tranne io.......finché non ho visto l'immagine qui sopra dell'ipercubo rotante e allora è stato come se improvvisamente un velo si fosse squarciato e io fossi veramente entrata nella quarta dimensione, anche se non riesco a spiegare il perché. Sono rimasta lì a bocca spalancata per attimi, ore, giorni, chi lo sa? Tanto che cos'è il tempo? Se non qualcosa che noi sappiamo che esiste, ma che non viviamo veramente come dimensione? Bellissimo! E gli arcani si sono aperti per fare entrare la mia fantasia e richiudersi immediatamente. Mi sono sentita per un attimo allo stesso modo in cui un riercatore sa di aver trovato qualcosa di nuovo, senza essere ancora riuscito a dimostrarlo. Sono tornata a letto con l'idea che la quarta dimensione sia un passaggio, una porta temporale che ci porta in direzioni diverse a seconda da dove ci capita di entrare. E allora sì che ho sognato!
Ierisera priama di addormentarmi sono arrivata a leggere dove l'autore parla dell'Arche de la Defense a Parigi e per la prima volta ho visto questo arco gigantesco a forma di cubo,e andando avanti nella lettura ho scoperto che non è un cubo normale ma un 'ipercubo'. la stessa cosa che se uno dicesse 'la quarta dimensione.
Ora, questa quarta dimensione mi ha sempre intrigato molto e dentro di me ho sempre fatto mille congetture, per riuscire a capire, come è, come possiamo percepirla noi, come possiamo rappresentarla, e un'altra serie infinite di come, perché, quando ecc...ecc.
Il ritrovarmela così naturalmente davanti agli occhi, sotto forma di un cubo, o meglio di un ipercubo, mi ha lasciato attonita. Per un attimo è stato come se qualcuno mi avesse dato una martellata in testa. Non è possibile, mi sono detta, io ho fatto mille pensieri, diecimila congetture e mi ritrovo davanti a un semplice cubo, o meglio a un cubo dentro un altro cubo. In fretta e furia mi sono rialzata dal letto, ho mandato alle ortiche il sonno ristoratore, i sogni aulici e mi sono messa davanti al computer. Ho digitato 'quarta dimensione' e il cubo mi si è presentato davanti beffardo, facendomi chiaramente capire che tutti sanno che cos'è la quarta dimensione, tranne io.......finché non ho visto l'immagine qui sopra dell'ipercubo rotante e allora è stato come se improvvisamente un velo si fosse squarciato e io fossi veramente entrata nella quarta dimensione, anche se non riesco a spiegare il perché. Sono rimasta lì a bocca spalancata per attimi, ore, giorni, chi lo sa? Tanto che cos'è il tempo? Se non qualcosa che noi sappiamo che esiste, ma che non viviamo veramente come dimensione? Bellissimo! E gli arcani si sono aperti per fare entrare la mia fantasia e richiudersi immediatamente. Mi sono sentita per un attimo allo stesso modo in cui un riercatore sa di aver trovato qualcosa di nuovo, senza essere ancora riuscito a dimostrarlo. Sono tornata a letto con l'idea che la quarta dimensione sia un passaggio, una porta temporale che ci porta in direzioni diverse a seconda da dove ci capita di entrare. E allora sì che ho sognato!
Raramente mi accade
Raramente mi accade di leggere qualcosa e trovarmi completamente d'accordo su ciò che dice, in perfetta sintonia. Ma stavolta è stato così. L'articolo sottostante che riporto per intero, riflette completamente ciò che ho sempre sentito per la figura di questo sacerdote/uomo, avanti nel tempo, che mi ha portato a rispettarlo, comprenderlo,apprezzarlo in silenzio
"A don Milani bisogna avvicinarci con rispetto e correttezza intellettuale"
Francuccio e Michele Gesualdi, allievi del priore di Barbiana, raccontano il loro don Milani
Firenze, 23 aprile 2017 - "Quest’anno, in cui ricorre il cinquantesimo dalla sua morte, sentiamo il bisogno di esprimere quello che a nostro avviso è il modo giusto di avvicinarsi a don Lorenzo Milani rispettando il suo spirito. Crediamo che di fronte ad una persona che come lui ha lasciato un segno nella storia, l’unico atteggiamento corretto è capire cosa ha ancora di importante da dirci, per assumerci le nostre responsabilità. Ossia per chiederci come applicare nel nostro tempo la sua proposta intramontabile.
Don Lorenzo ha speso la sua vita per ridare dignità ai contadini e agli operai, che a causa della propria inferiorità culturale, erano umiliati, oppressi e saccheggiati da imprenditori, proprietari terrieri e ogni sorta di profittatori. La sua dedizione per quelli che Papa Bergoglio definisce “scartati” è stata totale. Non desiderando nient’altro che il bene dei suoi allievi, anche il suo amore è stato totale. Fino a fargli dimenticare se stesso. Benché cresciuto in ambiente borghese immerso nella cultura, don Lorenzo non coltivava interessi personali, non faceva letture per il proprio piacere, non studiava per la propria erudizione. Viveva solo per noi: leggeva con noi, scriveva con noi, accoglieva i visitatori con noi. Con un solo obiettivo: elevarci culturalmente per vederci crescere liberi.
Si interrogava continuamente chiedendosi come potesse rispondere al problema particolare che presentava ciascuno di noi. In particolare i più indietro. Voleva così intensamente il nostro bene, da essere stato costretto a riconoscerlo in punto di morte: “Ho voluto più bene a voi che a Dio”. Avendo un rispetto sacrale del tempo, delle persone e del pensiero, detestava la superficialità, i giudizi avventati, il parlare e lo scrivere fine a stesso, perseguito al solo scopo di mettere in mostra la propria persona o di servire il proprio tornaconto. Ci insegnava a usare il sapere per la nostra dignità personale, per esercitare la sovranità insieme agli altri, per fare trionfare il bene comune. Concepiva le idee e le esperienze come processi collettivi di ricerca della verità non riconducibili a nessuna persona specifica. Per questo detestava ogni forma di personalismo, sia sotto forma di culto della personalità che di denigrazione. Convinto che le idee e le esperienze sono sempre il risultato di cammini collettivi, di incontri fra persone, culture, storie, il suo desiderio era scomparire come persona. La verità non è proprietà privata di nessuno, né richiede meriti particolari per essere perseguita. Di fronte ad uomo di questa levatura, che ha dato prova di essere autentico uomo di Dio illuminato dal Vangelo, l’unico atteggiamento possibile è quello del rispetto e della ricerca scrupolosa. Ogni etichetta a lui lontanissima, attribuita leggendo frasi sparse, avulse dal loro contesto, è un’offesa, prima ancora che a lui, alla correttezza intellettuale".
Francuccio e Michele Gesualdi
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