martedì 28 marzo 2017

La Banca delle Bambole



Questa è una favola, una piccola favola di quelle di una volta, che sono vere anche oggi




Pioveva quel giorno, ricordava bene, perché anche lei pioveva. Grosse lacrime le scendevano dagli occhi e si mischiavano alle gocce di pioggia che le battevano sul viso. Ricordava bene anche il momento, perché era appena uscita dal supermercato dove era andata a comprare il pane e il magone che fino a quel momento era andato su e giù per la gola, improvvisamente era esploso, al di là della sua volontà e le lacrime avevano cominciato a scendere lente e silenziose. Era un periodo così, dove tutto le sembrava che dovesse avere nuovamente inizio. Davanti a lei c'era gente che correva attraverso la pioggia che veniva sempre più fitta, dietro a lei altre persone si preparavano a fare altrettanto. Ricordava ancora che una bambina piccolissima, tenuta per mano dal padre, la urtò, mentre veniva trascinata via, ma più che altro la colpì il suo grido disperato: “E' caduto il mio soldino, babbo fermati...rivoglio il mio soldino!” e le parole del padre “Non ti preoccupare del soldinio, è solo un centesimo, a casa te ne do quanti ne vuoi.....dai che ti bagni tutta!” E presa in collo la bambina piangente si era avviato rapidamente alla macchina. Anche lei corse e fu in quel momento che lo vide. Il piccolo centesimo si era adagiato in una pozzetta d'acqua, mentre grosse scarpe e scarpe più leggere gli giravano intorno. Lo superò, ma senza sapere il perché, quel centesimo abbandonato in una pozzanghera d'acqua le fece pena. Si può provare pena per un centesimo? Lei pensava di no, per cui si disse subito che la pena che provava era per se stessa, perché in quel momento le pareva di avere lo stesso valore di quel centesimo, che si può abbandonare o buttare via senza il minimo rimpianto.

Tornò sui suoi passi, incurante della gente, della pioggia, del mondo intero. Si chinò e raccolse la monetina, sentendosi stranamente contenta. Le sembrò che anche il centesimo fosse contento e così lo infilò in tasca e tornò a casa.Stranamente non lo mise nel portamonete, ma in un calice di cristallo che aveva sulla libreria e si dimenticò di lui.

Stava vivendo giornate strane, molto diverse da quelle che avevo vissuto fino ad allora e che avevano dato l'impronta alla sua vita. Improvvisamente era stato tutto diverso, tutto da rifare, da ricominciare e il peso del mondo che sentiva sulle sue spalle non le dava tregua.

'Non arrendersi mai!'

Questo era diventato il suo motto da un certo punto della sua vita in poi...e in genere funzionava. Fu pochi giorni dopo, che tornata a casa si accorse che il suo portamonete era pieno di monetine di rame. “Sembra di avere chissà che e invece sono ingombranti e basta!” si disse, per cui si accinse a toglierle dal borsellino e guardandosi intorno le tornò davanti agli occhi il calice di cristallo. Il centesimo era lì, dove lei lo aveva messo e suo malgrado si ritrovò a dirgli “Guarda ti ho trovato compagnia” e mise acanto a lui il piccolo mucchietto di spiccioli, stando bene attenta a non mischiarlo con lui “Sennò non sono più capace di riconoscerti!” gli disse, ma neanche lei capì bene perché lo avesse detto. Da quel giorno il calice si riempì di tante monetine di rame e lei stette sempre attenta a non perdere di vista il suo piccolo centesimo, per cui lo segnò con un puntolino rosso. Non aveva un programma, ma qualcosa le diceva che quella monetina sarebbe servita a qualcosa e dall'oggi al domani si ritrovò a dargli anche un nome e lo chiamò Piccolo Cent.

E poi venne il giorno che il calice di cristallo fu veramente pieno, e pensare che lei aveva altre monetine da aggiungere! Fu così che cominciò a contarle e a cambiarle con monete di ottone,gialle, più grandi e necessariamente dovette trovare un' altra dimora per le nuove arrivate, per cui prese un bel posacenere di cristallo con i bordi ondulati e ci adagiò il suo piccolo tesoro. I giorni passavano e venne quello in cui anche il posacenere fu pieno, per cui lei si ritrovò a contare e a cambiare con monete di maggior valore. Queste finirono dentro un a sacchetto, ma non un sacchetto normale, bensì uno di quelli ricamati e rifiniti col punto a giorno, come usavano una volta le nonne, che se lo legavano con un nastro in vita, sopra i lunghi mutandoni che avevano sotto le ampie gonne e il sacchetto fu portato ogni tanto al bar dove lei faceva colazione. Le monete da dieci, da venti e da cinquanta venivano cambiate con fogli di carta di diverso colore. Una parte del tesoretto andava a finire nella sorridente bocca del salvadenaio di coccio dalla corpulente pancia, e un altra parte, in banca, in quella banca che le pareva fosse a sua dimensione, così schiva e senza pretese, fatta di piccoli sportelli dai vetri satinati, di scatoline antiche che era un mobiletto della bambola più amata, quando era piccina. La Banca delle bambole. E così la chiamò, quella Banca fondata da lei, nella quale lei aveva il ruolo della contabile e Piccolo Cent quello del cassiere. Mancava un direttore. Si era mai vista una banca seria che non avesse il suo direttore? E doveva essere un direttore di quelli che si vedono nei film: imponente, serio, ma col sorriso accattivante. E chi meglio del vecchio salvadenaio , dal glorioso passato? Così anche lui ebbe finalmente un nome e si chiamò Giò Condo, perché i Direttori devono avere anche un cognome, sennò che direttori sono?Intanto Piccolo Cent continuava a sorvegliare l'ingresso delle  monete di rame, senza stancarsi, senza perdere la sua lucentezza, guardando il domani insieme a lei. Passarono gli anni, molti anni e accaddero tante cose, belle, meno belle, in tutti i modi, ma lei non andò mai in deroga al suo modo di fare e di essere. Piccolo Cent non cambiò per niente, nonostante fosse passato tanto tempo. Rimase sempre lo stesso scintillante soldino e Giò Condo non perse neanche un centimetro della sua imponente corpulenza, né il il suo sorriso sbiadì, come in genere accade col passare degli anni. Lei era contenta, di quella contentezza lieve che hanno gli adulti, quando riscoprono in sé i bambini che sono stati una volta.

I centesimi, nonostante la grande crisi, contiuarono ad affluire nel calice di cristallo, e le monete di ottone nel posacenere ondulato. Qualche volta il salvadenaio fu svuotato, altre volte fu lasciato chiuso aspettando tempi migliori. A lei sembrava di vivere una storia simile a quella che aveva visto nel film “La fabbrica di cioccolato”, surreale eppure bella, impossibile eppure attuabile.

Quando qualcuno le parlava dei grandi numeri, lei cambiava subito discorso, perché le davano alla testa, erano una realtà che non le apparteneva più, ma i piccoli numeri continarono ad affascinarla e così diventò un'esperta di quei minicapitali che potevano essere realizzati con i piccoli numeri, perché i piccoli numeri possono dare quelle piccole soddisfazioni che però fanno tanto bene, come un bombolone e un cappuccino, o un libro desiderato da tanto tempo, o quei piccoli regali per le persone care, che gratificano oltre ogni dire. E quante cose furono fatte con l'aiuto di quei poveri centesimini, disprezzati da tutti e sorvegliati così bene da Piccolo Cent. In un giorno ormai molto lontano Piccolo Cent le aveva fatto capire come si poteva ripartire da zero, senza mai perdersi d'animo e credendo sempre nel domani migliore dell'oggi.

venerdì 24 marzo 2017

Questa piccola parte della mia vita.....

Questa piccola parte della mia vita si può chiamare: Stupore.

Se qualche mese fa sono rimasta stupita, dolorosamente stupita, devo aggiungere, per alcuni fatti inaspettati, giunti nella mia vita, oggi, mi ritrovo avvolta da un nuovo senso di stupore, che non avrei neanche lontanamente immaginato, perché proprio da questi fatti è nata in me una nuova serenità, una ritrovata consapevolezza di me, un amore nuovo per la mia vita, e cosa più importante, uno sconfinato senso di libertà.
Sembra impossibile che dal dolore possa sbocciare un fiore nuovo, bello e profumato, in un giardino, nel quale non ero mai entrata se non da bambina, perché una volta adulta pensavo non mi appartenesse più, e rendermi conto invece, che questo giardino non solo mi piace, ma mi fa sentire a mio agio, mi permette di muovermi liberamente tra le sue aiuole, dove non compaiono cartelli di divieti, dei tanti divieti che ho trovato nel giardino precedente, che ho creduto fino ad oggi fosse quello sul quale si dovesse affacciare la mia esistenza e non potesse essercene un altro. Proprio vero che la vita non finisce mai di stupirci! E a me, la mia vita, di stupore me ne ha fatto provare tanto, ma così tanto che alla fine ogni giorno mi ritrovo a chiedermi: "E oggi che succederà?" E il bello è che me lo domando con curiosità, quasi con aspettativa, quasi fossi Alice nel Paese delle Meraviglie, dove niente è strano, nemmeno i funghi che prima ti fanno rimpicciolire, quasi fino a farti scomparire dalla faccia della terra, e poco dopo ti fanno crescere in maniera esagerata, facendoti vedere nuove prospettive di vita. Quando leggevo da bambina questa favola, ricordo come se fosse ora, di aver desiderato anch'io dare un morso a quel fungo che era così a portata di mano, tant'è che mi sono ritrovata a darlo per davvero ai funghi porcini che il mio zio mi fece trovare quell'anno quando andai a Marradi, ma non accadde niente e così capii a mie spese che ci sono i funghi veri e quelli metaforici e diventai grande, anche se una parte di me non ha mai rinunciato del tutto alle favole. Me ne rendo conto oggi che, dopo aver calpestato l'erba del giardino della vita, sono rientrata per mia scelta nel mio antico e mai dimenticato giardino, che parla con la voce delle favole, dove è sbocciato un fiore nuovo che ha fatto rinascere un pò la bambina che è in me e che, mi rendo conto,  è sempre rimasta in attesa di poter provare nuovamente lo stupore che solo i bambini possono sentire. Ringrazio per questo stupore che racchiude tutta la saggezza della vita, perché per dirla con Chesterton:
Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi.
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mercoledì 22 marzo 2017

Giornata mondiale dell'Acqua



Anch'io voglio dare il mio piccolo contributo a questa giornata.



ACQUA



Acqua

gioiello trasparente

e luminoso della natura

cristallo levigato

dell’inverno

goccia iridata

della primavera

nuvola evanescente

dell’estate

trina preziosa

dell’autunno;

acqua che scorri

limpida e serena

o ti agiti

in verdi gorghi marini

acqua che scendi dai monti

in cascate scintillanti

che nasci dalla terra

come dono prezioso

acqua primo specchio

della nascita dell’uomo

acqua tu sei per noi

fonte materna

miracolo di vita.
                                                                       giuly