Appena entrai, ricordo che provai la sensazione di essere stata lì decine di volte, per quanto mi piacque quella stanza, con il grande bancone nel mezzo e mobili da aggiustare messi nei posti più disparati, C'era odore di legno, di solventi, di vernici, profumi ai quali ero abituata ad usare nelle mie tele. Mi sentii immediatamente a mio agio e sorrisi all'uomo che mi stava sorridendo di rimando dall'altra parte del bancone. Indossava uno spolverino azzurro e da quel giorno, e di anni ne sono passati, non ricodo di aver mai visto Bruno senza la sua casacca da lavoro. Da allora, tutte le cornici dei miei quadri me le fece lui. Ricordo le prime, fatte con mezzi di fortuna e tanto impegno, del resto Bruno non faceva di professione il corniciaio. Stava imparando con me e dopo un pò cominciò ad attrezzarsi e le sue cornici diventarono proprio belle. Ma la cosa che mi piaceva di più era andare a scegliere il legno con lui e poi abbinarci la tela del passepartout. Si parlava in quei momenti, io gli dicevo quello che volevo, cioè quello che la mia fantasia proiettava davanti ai miei occhi e lui realizzava i miei desideri, aggiungendoci del suo, consigliandomi, facendomi tornare sui miei passi, quando secondo lui, andavo troppo in là. Dalle cornici passare ai mobili il passo fu breve e naturale. Lui aveva imparato a conoscermi, aveva capito che non mi interessavano i mobili belli, ricchi, decorati, ma amavo le cose semplici e che mi parlassero di vita vissuta, per cui diverse volte andavamo in uno scantinato pieno di mobili vecchi, rotti, pieni di muffa e quando io mi fermave gli dicevo: "Vorrei questo! Ma verrà bene? Sinceramente per come è conciato qualche dubbio ce l'ho!" perché mi aveva trasmesso qualche sensazione, quelle sensazioni strane che io provo così spesso davanti alle cose vecchie che mi parlano di vita, di gente che ne ha goduto prima di me. Lui non era di tante parole, ma guardava attentamente la mia scelta, poi annuiva e quando cominciava a lavorarci, dopo una settimana il lavoro era sempre fatto e io ammutolivo, perché mi sembrava di assistere ogni volta a un miracolo nuovo, e lo dico anche ora, guardando la mia bellissima libreria, che è proprio qui accanto a me. Anno dopo anno, era diventato naturale fermarmi un attimo nel suo negozio, nel quale ora c'erano tanti altri pittori, anche molto più bravi di me, che facevano fare le cornici alle loro tele. Spesso capitava anche la sua bella famiglia, e infatti Bruno forse non era ricco di denaro, ma senz'altro ricco di figli e di amore....si vedeva nell'espressione con cui li guardava sia i figli che la moglie.
Per me passare davanti al suo negozio, che in tanti anni è rimasto sempre lo stesso, era una specie di sicurezza, mi faceva sentire a casa. La stessa sensazione che provo quando entro nell'unica libreria del mio paese, un posto rimasto immutato negli anni, in cui i libri sembra che escano da tutte le parti in allegra confusione, ma non la cambierei con nessun altra libreria.
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