giovedì 10 novembre 2016

Giù il Muro

Ricordo. Questo non è proprio uno di quei classici lampi di felicità, che arrivano improvisi dal passato e si riallargano davanti a me facendomi rivivere le stesse sensazioni. No! Questo piuttosto è un ragionamento che ha fatto riaffiorare un ricordo e le sensazioni di allora.
Era il 9 Novembre del 1989. Io quando mi alzai non sapevo ancora che sarebbe stato un giorno da ricordare nella Storia del Mondo, ma poi la notizia dilagò in un baleno e diventò, come si dice oggi, virale. Era caduto il Muro di Berlino e da quella breccia soffiava nuovamente il vento della speranza, del cambiamento, del dialogo, del riavvicinamento dei popoli. Un vento nuovo, che si sparse per le strade di tutto il mondo e dette nuova linfa vitale al mondo intero. 
Ricordo la gioia di allora, la voglia di fare qualcosa anche da lontano, per poter manifestarla in modo visibile, e fu così che venne in mente di fare il presepio che avremmo dovuto allestiri di lì a breve, proprio ambientato nel ricordo di quell'evento umano, politico, sociale, che si era compiuto in questo giorno. Niente e nessuno ci fermarono, neanche coloro che non volevano mischiare queste cose all'evento prodigioso del Natale, neanche chi ci disse che queste cose non si dovevano fare all'interno di una chiesa, perché il figlio di Dio doveva nascere in un coro di angeli e in una grotta. "Ebbene - risposi, ma a nome anche degli altri - vorrà dire che quest'anno se gli angeli non vorranno cantare staranno zitti e lui nascerà tra le macerie di un muro che parla di Libertà". E così fu. Costruimmo un muro davanti a una cappella laterale e poi lo sfondammo, lasciando le macerie come erano cadute. Nello squarcio che fu prodotto allestimmo il nostro presepio. Il più bel presepio che io abbia mai fatto. La notte di Natale, non solo io avevo gli occhi lucidi.
E di ricordo in ricordo mi tornano in mente parole potenti dette da persone, non semplici come me, ma di grande impatto mediatico.

 “Tutti gli uomini liberi, ovunque si trovino, sono cittadini di Berlino. Come uomo libero, quindi, mi vanto di dire: Io sono un Berlinese”. (J.F.Kennedy)

“Signor Gorbaciov, se lei cerca la pace, se cerca prosperità per l’Unione Sovietica e per l’Europa dell’Est, venga a questa porta, apra questa porta, abbatta questo muro”. (Ronald Reagan parlando davanti alla Porta di Brandeburgo nel 1987)


Parole forti, potenti, incisive, che sono qui anche oggi, in mezzo a noi, pronte a farsi udire nuovamente.


E oggi, questo pensiero che è tornato così imperioso e suggestivo, si scontra con ciò che si sente dire sempre più spesso. "Costruiamo muri".
Sì! Facciamo un mondo di isolazionisti, dove non ci sia più scambio culturale, di pensiero, di elaborazione, di progettualità di ampio respiro.
Ma perché invece non si sente dire 'Costruiamo ponti', che uniscano le idee, le religioni, le persone, gli ideali? Non ponti comuni e fatti male, come capita troppo spesso, ma belle opere solide, salde, che abbiano regole ben precise da rispettare e che per prime rispettino l'uomo, qualsiasi uomo, e la natura, e l'aria che respiriamo, che è sempre più tossica e velenosa.
Abbattiamoli porco cane i muri, abbattiamoli cominciando da quelli che ci costruiamo intorno individualmente, altro che costruirli! Investiamo su noi stessi e sulle nostre diversità, che alla fine sono quelle che hanno portato progresso nel mondo.......

No! Questo ricordo non può essere un lampo di felicità...non ancora. Non finché ci sarà dentro di me questa sensazione di disagio  data dal non sentire pronunciare quella parola magica che si chiama LIBERTA', da  persone che in nome del potere vogliono costruire nuovamente IL MURO.



Nessun commento:

Posta un commento