venerdì 24 novembre 2017

Sono resiliente

Appena l'ho letta, ho pensato che fosse una parola sbagliata, un errore di stampa. Stavo cominciando a leggere l'articolo dell'Huffington Post "Per Bankitalia rischi se la ripresa rallenta, ma l'Italia è più resiliente", quando mi ha colpito la parola 'resiliente'. Come ho già detto lì per lì ho pensato a un errore, poi mi sono detta che non era possibile e allora mi sono chiesta: "Ma che vuol dì?" e così sono andata ad informarmi.


La resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento.


 E si può applicare a tutto, ma proprio a tutto, dalle cose fisiche a quelle più sottilmente psicologiche. E così stasera ho scoperto due cose. La prima è il significato di resilienza. La seconda è l'abisso della mia ignoranza
Ma come, io che mi vanto sempre con quell'antipatica dell'altra me stessa, di saper scrivere e anche di saper parlare con proprietà di linguaggio, io, proprio io, non sapevo cosa volesse dire 'resilienza'?
"L'Italia è resiliente, perché si adatta ai cambiamenti, riuscendo così a superare le difficoltà. Chissà se è un complimento o no!" mi sono chiesta e ho fatto la prova su me stessa, come faccio sempre, quando non so rispondere a qualcosa. Non c'è stato neanche bisogno che mi mettessi in posa, per vedere che tipo veniva fuori.....a voglia che sono resiliente, perbacco se sono resiliente. Sissignori, io sono un tipo resiliente, io so adattarmi ai cambiamenti. La cosa però non mi sa di complimento, ma molto di più di sopravvivenza, transitando da 'Io speriamo che  me la cavo' a 'Il generale Della Rovere'. E nel mezzo? E nel mezzo c'è la Grande Bellezza di questa resilienza, di cui ignoravo fino a cinque minuti fa l'esistenza, ma che è nostra, proprio nostra come l'orchestra e la pizza e un migliaio di altre cosette che tutti vorrebbero essere e avere, sapendo che non è possibile perché non sono come noi. E siccome, in tutto ciò, io sono anche toscana, sono dunque una resiliente che cammina a mele strette.
E camminando nella strada dei miei tanti cambiamenti, delle tante difficoltà che ho dovuto affrontare più o meno coscientemente, mi sono ritrovata a dover dare retta a quello che ha detto un giorno un grande uomo:

 La vita non è aspettare
che passi la tempesta...
ma imparare a ballare
sotto la pioggia
Gandhi





giovedì 23 novembre 2017

Mi è piaciuto

Nella mia vita se si chiude una porta si apre un barattolo di Nutella
Mauro Rubino



Se mi è piaciuto questo aforisma???? Diciamo pure che mi ha lasciato senza fiato, per come in poche parole è riuscito a centrare quello che a me ci vorrebbe una pagina intera per fare capire prima di tutto a me stessa e poi agli altri.
E in effetti, quando si chiude una porta cosa c'è di meglio che aprire un barattolo di Nutella? Ci vuole dolcezza nella vita, e invece nelle porte chiuse ci sono solo incognite, amarezze, storie terminate, e bla bla bla bla............E dunque che si può fare di meglio , di più giusto, di più sensato, di più intelligente, se non mettersi seduti in una posizione estremamente comoda (ciascuno ha la sua), svitare il tappo del barattolo intonso, che magari dieci giorni prima avevamo  giurato di non guardare nemmeno da lontano, purché la famosa porta di turno non si chiudesse, e lentamente immergere il cucchiaio dentro l'allettante consolazione, mentre dall'anima sorge spontanea una parola liberatoria (anche in questo caso ciascuno ha la sua e varia parecchio a seconda della posizione  geografica).
Poi, fortificati dalle nocciole, dal burro di cacao e dallo zucchero, improvvisamente la vita riprende i suoi connotati e ci accorgiamo che a noi le porte chiuse ci fanno un baffo! Sì! Proprio un baffo...di nutella naturalmente, e siamo pronti a rimetterci in cammino per andare a farci sbattere qualche altra porta sul muso.
Grazie Mauro Rubino, sei un grande!

venerdì 17 novembre 2017

Viver dal ridere

AA prima vista può sembrare un argomento macabro, ma tuttosommato non lo è. Tra l'altro anche Francesco, ha detto proprio oggi che è bene pensare alla morte, perché aiuta a vivere meglio. Quante volte mi è capitato di sentir dire  che la cosa migliore sarebbe un colpo e là, o dare la vita per gli amici, sbaglio o ce lo dice anche il vangelo? Beh! io ho sempre detto, che a dover scegliere preferirei morir dal ridere, un pò come capitò al grosso serpe che messo di traverso sulla strada di Pinocchio, a veder saltare il burattino che per scavalcarlo finì con la testa nel fango, rise così di gusto tanto che gli scoppiò una vena del petto e tirò le cuoia. Da qui la famosa frase 'Ridere a crepapelle'!
Ma giuro che è la prima volta che sento dire che uno, a dover scegliere come vivere, dice ....beh! Tutto sommato sceglierei di 'viver dal ridere'. Questa cosa mi ha lasciato a bocca aperta almeno per due minuti e poi mi ha spinto a ragionarci sopra. E già! A dirlo così sembra facile, che ci vuole a ridere? Ma proviamo....proviamo.... La morte tuttosommato è un momento e quindi tu puoi anche permetterti il lusso di morir dal ridere, ma la vita, per l'appunto, dura tutta la vita, e quindi può essere anche lunga, e come si fa, me lo dite come si fa a viver dal ridere?
Senz'altro se penso alle cose belle Senz'altro se penso alle cose belle che capitano durante il tragitto, allora posso anche capire che ridere è bello e sacrosanto...il brutto arriva quando cambia la sinfornia. Faccio una simulazione. Mi bozzano la macchina? E io rido. Mi rubano il portafoglio? E io rido. Mi subissano di tasse? E io rido. Mi trattano male? E io rido. Poi capisco che la risata ha molteplici facce. Posso ridere degli altri, con gli altri, con me stessa, di me stessa. Ma che soddisfazione non darla vinta a chi ti fa del male, una soddisfazione così grande che quasi quasi mi vien da ridere anche ora. Del resto a rendere pan per focaccia che ci guadagnerei? Invece in questo modo sono in pace con me stessa e gli altri facciano quello che vogliono.
Molto bene. Capisco di essere arrivata a un concetto filosofico sulla vita, e, del resto, conoscendo molto bene la persona che mi ha detto che è molto meglio viver dal ridere, che avere i musi lunghi, non dovrei stupirmi più di tanto, anche perché concettualmente si adatta benissimo alla mia scelta di voler morire dal ridere.  Chissà! Forse col tempo arriverò a fare mia questa filosofia. Ad oggi, potrei dire solo di arrivare ridendo a infilare un dito in un occhio a chi non mi va. Beh! Tuttosommato è un viver da ridere anche questo!p

giovedì 16 novembre 2017

Così semplicemente stasera

A volte capita di passare una giornata, senza che accada niente che la possa rendere un pò gradevole, poi stasera, metti il guinzaglio al cane ed esci nel freddo, pensando di fare una giratina e tornare subito a casa. Invece a volte accade anche, che mentre passi davanti al distributore automatico, ti senti chiamare e ti vedi venire incontro una persona sorridente e a braccia aperte, e ti senti abbracciare, mentre il cane tira e si agita per proseguire la sua camminata. E  capita anche di sentirti improvvisamente contenta di vedere quel viso noto, che sorride e parla piano facendoti segno con un dito sulla bocca di fare altrettanto. In macchina ci sono due bambini addormentati, che non sarebbe giusto svegliare. Sono reduci da una festa di compleanno, di un uomo, un parente , nato anche lui come me di novembre, proprio in questo giorno. E capita anche di sentirsi fare gli auguri di buon compleanno, anche se in ritardo, perché è un modo di rinnovare la festa. Poi, mentre il cane tira e reclama i suoi diritti, saluti e continui per la tua strada, lieta di quel piccolo diversivo che ti si è presentato inaspettato. Ma a volte capita  anche che, fatti pochi passi, senti che una macchina si ferma vicino a te, e la stessa persona, sempre parlando sottovoce ti dica: " Lo vuoi un pezzo di maialetto arrosto? E' fenomenale!" La cosa è detta con tanta semplicità, alle dieci di sera, nel bel mezzo di una strada provinciale e il tutto ha qualcosa di surreale, ma proprio per questo capita anche di sentrirti rispondere: "grazie lo prendo volentieri!" con altrettanta semplicità. Perché queste sono cose che possono essere fatte solo tra amici veri, che hanno condiviso esperienze, cammino, speranze, dolori e fortunatamente anche gioie.
Sei nuovamente sola, con il tuo arrosto in mano, avvolto in una cuki luccicante, preludio di Natale. Il tuo cane non tira più, preso come è a saltellarti intorno per sniffare il profumo squisito che esce da quel fagotto. Torni a casa, sapendo che ti è stato fatto un nuovo regalo per il tuo compleanno, un regalo che non ti aveva mai fatto nessuno, e di sentire qualcosa di caldo nel cuore, che si allarga, si allarga fino a diventare un attimo di allegra felicità. Capita anche di sapere che anche se non hai fame, farai festa a quel dono, a cui un altro ha rinunciato per regalarlo a te, e mentre lo gusti, farai anche un brindisi con un calice invisibile, all'amicizia....così, semplicemente, stasera.

lunedì 13 novembre 2017

Il caminetto

Mi manca il fuoco del camino. Mi manca la fiamma scoppiettante e le faville che salgono su per la cappa. Me ne sono resa conto stasera, dopo questa giornata proprio novembrina, intrisa di acqua e di grigiore, e più che altro me ne sono accorta dopo essere ritornata da fuori col mio cane, entrambi bagnati fradici. Mi sono messa davanti a un termosifone.....ma è un'altra cosa!
E così il ricordo è andato ai miei caminetti, a tutti i miei caminetti, e ce e sono stati tanti.  Il primo mi riporta ai miei primi anni e allo stupore provato quando trovai proprio nel camino le prime tre statuine del mio presepio. Erano un pastore, una pastorella e un soldato romano. E come erano carine, fatte di gesso e dipinte a mano. Sono ancora con me le mie statuine e quando le guardo provo un senso di grande calore. Fu allora che cominciai a sognare e a far volare la mia fantasia. Non ho più smesso, anche se ora ho imparato a tenermi per me ciò che vedo nei miei viaggi fantastici. Gli altri caminetti li trovai in una casa vetusta, piena di stucchi e di affreschi. Erano caminetti signorili, decorati da puffi  e rilievi floreali. Mi intimidirono fino a quando il mio babbo non decise di unsarne uno per allestire al suo interno i nostri presepi. Che meraviglia che erano i nostri presepi. Sempre arricchiti, anno dopo anno, da qualcosa di nuovo che costruiva il mio babbo, al quale facevo da manovale. L'altro invece veniva acceso e noi ci riunivamo intorno a lui in quel salone immenso e gelido che era nella mia abitazione di allora. Ma il fuoco è sempre uguale in tutti i camini del mondo e parla lo stesso linguaggio universale e per me, che stavo crescendo , era facile allora pensare che il fumo che usciva dal comignolo si incontrasse con quello degli altri camini e, trasportato dal vento se ne andasse in giro per il mondo a portare la storia della mia vita, per mischiarla con quella delle tante altre persone che si raccontavano intorno al fuoco nelle lunghe serate invernali.
Poi cambiai paese e nella mia nuova abitazione, il camino era in cucina. Io allora facevo già altri tipi di sogni e più che altro leggevo tanto. Fu lì, seduta in una poltroncina di vimini, che stetti un giorno e una notte a leggere 'Centomila gavette di ghiaccio', mentre il calore che usciva dal camino, non riusciva a scaldare il mio cuore, che batteva all'unisono con quello degli alpini della 'Julia'. Fu lì che mi lessi per la prima volta 'I Miserabili' di Hugo, dono per un Natale di congiuntura, e rimasto uno dei libri più belli che io abbia mai letto. Fu lì che mi appassionai ai libri di archeologia classica e a quelli di archeologia misteriosa. Fu proprio accanto a quel caminetto che cominciai a dipingere e a progettare un futuro di artista, che rimase sempre nei miei sogni.
Quando entrai nella mia nuova casa, il camino non c'era e io ne sentii subito la mancanza, ma passarono anni prima che ne fosse costruito uno. Che diventò il fulcro della nostra vita domestica. Era un caminetto semplice,e neanche tanto bello, uno di quei camini prefabbricati, come se ne vedono dappertutto. Riuscii a migliorarlo con una grossa mensola di legno, che diventò nel tempo qualcosa di speciale, perché nonostante l'età adulta e tre figlioli, dentro di me ero sempre rimasta un pò bambina e una grande sognatrice. Su quella mensola furono scritte tante letterine a Babbo Natale e quando non ci fu più posto, vennero scritte su fogli di carta, che poi mettevamo a bruciare, per correre subito fuori a guardare il fumo che usciva dal comignolo e andava verso le stelle. Quel fumo trasportava tutte le nostre parole, i nostri desideri, le nostre aspettative, e anche se sapevamo che non era vero, ci piaceva crederci. Poi rientravamo di corsa in casa per scaldarci, seduti a turno sulla cassetta militare del mio babbo, che era proprio davanti e sempre piena di legna.Sogni. Sogni. Com'è bello sognare e immaginare posti invisibili a tutti salvo che alla nostra fantasia. 
E poi c'è il caminetto di pietra serena, il piccolo caminetto, costruito da mio zio, tanti anni fa e quel caminetto mi riporta al profumo del castrato e a quello delle caldarroste, ma non solo. Mi fa ricordare scaldini con le braci coperte di cenere, portati nei letti e attaccati al 'prete', che è lo scaldaletto. Sento ancora il calore che mi si spandeva in tutto il corpo, quando entravo sotto quelle coltri, e il profumo della buccia di arancio, che inevitabilmente mettevamo in ogni scaldino per profumare le lenzuola. 
Ecco! Io me lo sogno quel caminetto, perché voglio ritornare a scaldarmi davanti alla sua fiamma, e a fare i miei sogni da spedire su per la sua cappa. Saranno sogni diversi, forse anche velati da un pò di malinconia, ma anche la malinconia è parte essenziale dei sognatori che hanno per interlocutore un caminetto.

sabato 11 novembre 2017

Sciopero

Uffa! Qui non si fa altro che ascoltare e parlare di cose brutte. Attentati, minacce, bullismo, pedofilia, violenza sulle donne, rapine, omicidi passionali e non, l'Italia che è diventata il Bronx, i soldi che non bastano mai, l'età pensionabile che cresce, al ritmo dell'aspettativa della crescita della vita, depressione, la borsa che va su e che va giù, le bollette che invece vanno solo su.................basta! non ne posso più. La vita deve essere pure qualche altra cosa. Ho bisogno di rifarmi la bocca, che di amaro in questi tempi ne ha inghiottito tanto! Mi farò una sniffata di Nutella, tanto per cominciare, e poi affonderò il cucchiaino nel barattolo e lo ritirerò su, gravido come una donna al nono mese di gestazione, aprirò la bocca e per un attimo intorno a me tutto sarà dolcezza. Ma so già che non andrà così! Perché la Nutella non è più la stessa che conosco io da tanto tempo, praticamente da quand'è nata. E non importa che me lo dicano le news. Lo so già da tempo, l'ho anche  scritto in altre occasioni, e in casa l'ho fatto presente non so quante volte, e tutti a dirmi che non era possibile. Nonostante ciò, continuo a preferirla a tutte le altre creme spalmabili, forse per una questione di affetto, forse per un motivo psicologico non ben definibile, ma perdindirindina, non posso fare a meno di pensare che anche la compagna delle mie merende preferite dell'infanzia, dell'adolescenza, della gioventù, della maturità, e perché no! della vecchiaia? no, la voglio chiamare in un'altra maniera, ecco... diciamo della saggezza, non è più quella che conoscevo io, proprio come è capitato a tanti di quelli che credevo amici sinceri, e invece si sono dimostrati solo dei surrogati. Alzo le spalle spazientita, Ma chissene!....ma il senso di rabbia non se ne vuole andare e alla fine capisco che non sono io quella arrabbiata, delusa, e presa in giro, ma la bambina che è dentro di me, la fanciullina, che è la sorella del più famoso fanciullino così caro a tutti, che scalpita e si sente tradita nel suo credo più profondo. Lei voleva, anzi vuole, le nocciole e il cacao, li rivuole proprio come erano prima che calassero per fare spazio a più zucchero e latte in polvere. Non gliene frega niente se qualche nocciola in più e un cucchiaio di cacao rendono il prodotto meno digeribile, perché lei è una bambina di altri tempi, una di quelle che mangiava, si leccava i baffi e poi correva a giocare fino a sera. E poi sa benissimo che non è quello il motivo vero, sa benissimo che il latte in polvere costa meno e dunque.....
Ma sa anche che le fanciulline, come i fanciullini che sono dentro di noi e che resistono impavidi al trascorrere del tempo, sanno incantarsi e meravigliarsi e persino stupirsi e sognare mondi migliori, ma al pari delle formiche che nel loro piccolo si incazzano, se c'è qualcosa che proprio non sopportano è non trovare più lo stesso gusto di una volta a leccarsi un dito pieno di Nutella, e non perché loro sono cresciute e sono invecchiate, ma perché è proprio la Nutella che non è più come prima. E loro non ci stanno e allora che fanno? Scioperano! Da domani sciopero a oltranza.

lunedì 6 novembre 2017

Oggi 6 novembre

Oggi 6 novembre è di nuovo il mio compleanno. Non c'è che dire! Il tempo passa in fretta e porta con sé il cambiamento inevitabile che c'è nella vita. Se confronto il mio compleanno di quest'anno, con quello dell'anno scorso mi rendo subito conto di quanto siano stati diversi. Quello dell'anno scorso: ricco pranzo apparecchiato in salotto e cucinato tutto dalle mie manine. Menù sopraffino. Quello di quest'anno: petto di pollo cotto ai ferri e contorno. Per togliermi uno sfizio, mi sono lessata le castagne. Tutto qui. Tra i due però non so quale sia stato migliore. Forse nessuno. Devo tornare indietro col pensiero di molti anni, per ritrovare un 6 novembre gioioso, fatto di tante piccole cose, ma tutte importanti. Fatto anche di gesti, di accorgimenti, di sensazioni di grande calore. Tutte queste cose, lentamente si sono nascoste nelle pieghe del tempo e non sono riapparse mai più. Per un attimo però anche quest'anno ho avuto due momenti che parlavano di felicità ed è stato quando ho immaginato le mie nipotine americane sedute sul bauletto militare del loro bisnonno, messo davanti al camino, proprio come quando erano piccoli i miei ragazzi, e quando l'altro nipote è venuto a passare il pomeriggio da me e mi ha fatto gli auguri senza che ci fosse nessuno a ricordarglielo. Ecco, quelli sono stati momenti magici,  di quelli che passano veloci come una meteora e si perdono nel niente, ma rimangono flash incancellabili di una giornata da ricordare.
C'è un'ape che si posa su un bottone di rosa: lo succhia e se ne va. Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.
da PensieriParole <https://www.pensieriparole.it/aforismi/felicita/frase-13819>

mercoledì 1 novembre 2017

1Novembre

Che giornata strana oggi. Ognissanti. Una giornata festiva, ma non più tale, infatti stamani molte persone hanno lavorato come tutti gli altri giorni, una giornata segnata in rosso nel calendario, ma ormai abbastanza disattesa, almeno nel suo significato originario. Ricordi che si riaffacciano per un attimo alla mente con immagini di fotografie sbiadite dal tempo, messe in fila sul frigorifereo per ricordare davanti a un lumino danzante chi non è più con noi, almeno fisicamente,sostituiti subito da altre immagini più orride eppure più fastanti, di streghe, fantasmi, pipistrelli, che richiamano alla stessa cosa , ma con spirito diverso. Ed è così che ierisera, al sopraggiungere della notte, anch'io ho avuto il desiderio di fare la zucca con il lumino dentro, ma ormai era tardi per andarla a comprare.....eppure, eppure,..... quel desiderio persisteva dentro di me, spinto dal venticello Immagine correlatamisterioso dei tanti spiriti che ormai si erano messi in movimento per venire a trovarci nelle nostre case, nei nostri paesi, nelle nostre città. Un venticello allegro comunque, al quale non ho voluto né tantomeno saputo resistere. Per cui ho preso un barattolo di vetro ci ho infilato dentro un cero, e l'ho avvolto con l'unico cartoncino bristol rosso che avevo, al quale ho fatto due occhi e una bocca sorridente. Mia figlia che passava di lì ha detto che era troppo melenso e ha pensato a ritoccarlo, per dargli un'aria un pò più minacciosa. Il risultato è stato un Bart Simpson pellerossa, ma mi è andato bene così, e guardare quella fiammella che illuminava la notte mi ha fatto bene e sentire in sintonia con i tempi che cambiano. Stamani però mi sono ritrovata a fare lo stesso rituale di sempre. Ho acceso un lumino davanti al ritratto che feci tanti anni fa al mio babbo, e nell'imposibilità di andarlo a salutare al cimitero, che è molto lontano da qui, mi sono messa davanti a lui, per parlargli di me e della mia vita. E' stato bello. Talmente bello, che dopo mi sono impegnata per fare il pan dei santi, che mi è venuto un mattone, ma di sapore passabile. E così ho capito di far parte di quella generazione che è a cavallo di due periodi: uno che sta inesorabilmente tramontando, per il suo modo di essere, così schivo, intimo, familiare, per lasciare posto a un altro , più giovane, più accattivante, più divertente, che va incontro ai problemi dell'aldilà con allegro sfottò! Qual'è meglio, qual'è vero, qual'è da continuare? Non saremo noi a deciderlo, ma la storia, che gioca con la vita dell'umanità e che cancella vecchie tradizioni, per portare sempre una ventata di aria diversa. Ho detto diversa e non nuova, perché proprio dalla storia sappiamo che le nuove tradizioni di oggi, vengono da un passato che era stato cancellato, in nome delle usanze che le hanno sostituite. Tutto si ripete nella storia e nella vita dell'uomo, che va sulla sua scia....via col vento!