Per me Pasqua quest'anno è binacospino. Non il biancospino dei giardini, ma proprio quello selvatico, che nasce seguendo un disegno della natura, nei luoghi più disparati e anche di nessun conto, trasformandoli in altrettanti capolavori.
Il binacospino fiorito in questo tempo di Pasqua, mi ha parlato di resurrezione, durante ogni mia passeggiata e ha dato un volto all'anima. E' leggiadro il biancospino, quasi etereo, elegantissimo nel suo sottile biancore. Parla immediatamente di vita che si rinnova, mentre il cielo e il ventoche si insinuano delicatamente tra i suoi rami lo animano, ce lo fanno quasi venire incontro nel nostro cammino. Non si può fare a meno di rallegrarsi quando vediamo le siepi di biancospino e anche le rose, regine dei fiori e dei giardini, devono inchinarsi davanti alla sua bella e delicata armonia. Così è l'anima, almeno per me. E proprio come il biancospino, anche l'anima ha le sue spine, che non sono appariscenti, che sfuggono nel primo stupore dell'incontro, dove solo la bellezza e l'armonia sono i protagonisti, ma che ci sono e pungono, piccola difesa verso chi cerca di fare del male. Chi coglie il biancospino, sa che deve farlo con rispetto ed attenzione,per non sciuparlo e per non bucarsi proprio come deve fare chiunque voglia cogliere un'anima, specialmente quando è nel massimo fulgore della sua resurrezione.
E questa riflessione, come dicevo, quest'anno è la mia Pasqua.
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