Il 5 Gennaio era stata una giornata strana. Una giornata uggiosa, di quelle grigiastre senza essere proprio grigie, freddine, senza essere proprio fredde, umide senza essere proprio piovose. Insomma una di quelle giornte che non dicono proprio niente, una di quelle che non vedi l'ora di andartene a letto , di dormire e sperare che il mattino successivo sia completamente diverso.
Il mattino successivo sarebbe stata l'Epifania, che tutte le feste porta via, e menomale, perché non ne poteva proprio più.
Ma pensare al domani le aveva fatto tornare in mente la Befana, la buona vecchietta che mette nelle calze appese ai camini, dolci e dolcetti e anche aglio, cenere e carbone.
Buona vecchietta?
Mica tanto, si era detta con un piccolo sorriso, perché lei, quando era piccola, aveva paura della Befana e più che altro dell'immancabile carbone, che significava che non era stata proprio buona, per cui la mattina del 6 gennaio , quando andava ad aprire la sua calza aveva sempre la febbre.
Poi gli anni erano passati e lei era diventata la Befana dei propri figli, quella che riempiva le calze, anzi i calzettoni , perché erano più lunghi e c'entravano tanti dolcetti in più. C'era anche qualche pezzetto di carbone e un capo d'aglio, ma le nuove generazioni, molto più sveglie, non se ne curavano, le riconsegnavano l'aglio per fare gli "spaghetti aglio olio e peperoncino", e si mangiavano i dolci con la coscienza pulita.
Quante volte si era vestita da vecchia signora trasandata portandosi dietro una scopa di saggina che aveva visto tempi migliori. La Befana non le piaceva, non le era mai piaciuta, però cercava di dare gioia ai suoi figli, sapendo che quello era l'ultimo giorno di vacanza e poi di nuovo tutti a studiare.
Poi venne il giorno in cui non lo fece più. I tempi erano decisamente cambiati e lei lo sapeva.
Però la sera del 5 gennaio, ripensò alla dolce vecchietta che vola sopra i camini, con una sorta di tenerezza, come si fa con le cose passate, che sono state sostituite da nuove tendenze. Un attimo, solo un attimo fugace, ma sufficiente per chiedersi cosa avrebbe messo quella sera nelle calze dei propri figli e non dovette pensarci neanche tanto.
"Una boccetta d'aria che sa di libertà. Una piuma che parla di leggerezza. Un refolo di vento che è come una carezza.....e una fetta di pane spalmata di Nutella che è felicità"
Ecco, le calze le aveva preparate anche questa volta, anche se la Befana continuava proprio a non piacerle.
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