Oggi 27 Gennaio, come ogni anno si celebra la Giornata della Memoria.
Questa data fu scelta a suo tempo perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell'Olocausto.
Il mio pensiero oggi, e non solo oggi, va a tutti gli uomini innocenti, la cui unica colpa fu quella di esistere, internati e uccisi nei tanti campi di concentramento creati dalla follia umana. Per non dimenticare. Provo anche a dire una preghiera, solo nel modo in cui riesco a pregare io e l'affido a quel pensiero che vola lontano.
Poi ritorno al pensiero che mi è più caro.
A quello di mio padre, deportato dal 1943 al 1945 in Germania nel campo di concentramento di Freising. Penso alle sue sofferenze, alla sua voglia di ricominciare la vita dopo la liberazione, al traghettamento di quella esperienza traumatica da lui a me, spiegata semplicemente e senza odio, soprattutto senza odio, fin da quando ero bambina.
Solo dopo molti anni ho realizzato che i suoi racconti che via via che crescevo, diventavano sempre più precisi e richi di particolari, erano fatti perché io non dimenticassi. E quando lui non c'è stato più, ho capito di essere diventata la memoria di mio padre.
E non solo non ho dimenticato, ma da allora mi sono impegnata a parlarne con i miei figli, perché un giorno la memoria di mio padre, possa passare da me a loro e possibilmente da loro ai loro figli.
Perché, per come la penso io, non si può andare verso ciò che sarà, senza la memoria di ciò che è stato
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