sabato 24 ottobre 2020

Lentamente muore

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
 
 Chi non conosce questa poesia? Credo che ciascuno si identifichi in qualcosa di quello che dice. Io non voglio fare la modesta e non la farò perché  mi  identifico proprio in tutto, anche se in certi casi nelle cose negative. Comunque a essere sinceri, il risultato che ho raggiunto con me stessa non mi dispiace.
Anche ora, in questo tempo così nemico, così avulso di futuro, così statico nel presente, so e lo so con certezza che  muore lentamente chi non cerca dentro se stesso la molla che gli consenta di continuare ad avere la scintilla della creatività, che è figlia della fantasia. E la fantasia per avere diritto di chiamarsi tale, deve essere sempre feconda, altrimenti lentamente muore.
 
Così oggi ho fatto mio 'Lentamente muore chi non capovolge il tavolo' . Sono stata a pensare un bel po' a che potesse servire capovolgere un tavolo e lì per lì non mi è venuto in mente niente.....poi un baluginio è riaffiorato dal passato e mi sono rivista bambina, quando giocavo a cowboy e indiani con i miei amici di allora. Avevamo una palestra tutta per noi e in questa palestra c'era anche un tavolo, uno di quei tavoli di una volta, robusto, con quattro zampe grosse, indistruttibili. Ecco, ora lo vedo nitidamente quel tavolo, non proprio capovolto, ma messo in modo che due zampe potessero diventare il surrogato di due cavalli, sui quali salivamo a cavalcioni e da lì sparavamo sugli indiani con i nostri fucili di legno, ai quali erano attaccate dolorose pallottole fatte con le camere d'aria delle biciclette e tenute in tiro da un chiodo e da una molletta per i panni, mentre i pennuti indiani si difendevano con i loro micidiali archi fatti con i ferri degli ombrelli rotti, dai quali partivano frecce dello stesso materiale. E c'è chi pontifica che oggi i ragazzi sono peggiori di quelli di una volta! bah!
Una volta accesa quella lampadina, tutto è stato più semplice. Mi sono ricordata di avere un tavolo tondo, ormai smontato e messo nel ripostiglio. Sono andata a prendere la base e ....meraviglia! Una volta capovolta ho avuto un tavolino esagonale,  il cui piano d'appoggio era quello che una volta era il pedone del tavolo. Ed è allora che ho cominciato a divertirmi davvero! Non c'era più tristezza, né solitudine, e anche il pensiero del Coronavirus se ne era andato spazzato via da una ventata di entusiasmo, insieme al governo, ai virologi, agli opinionisti, tutti vestiti di nero, proprio come le tate di Mary Poppins. C'ero io, solo io e la mia fantasia che doveva fare di quell'unica zampa di tavolo, che aveva preso nell'arco dei decenni tanti calci da tutti noi, un tavolino da poter  diventare nuovamente arredamento. Questo è il risultato.


 Magari domattina non mi piacerà più, ricupererò  tovaglia e pizzo per qualche altra avventura, ma oggi posso dire di aver non solo capovolto un tavolo,  ma di avergli ridato una vita nuova.

Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso ,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità

Martha Medeiros

 

ps- In poche parole, tutto il lavoro fatto significa, almeno per me, "evadere dall'ordinario".

 

 
 

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