Sono le dieci e mezzo. E' ora di andare a letto, almeno per me,o meglio, almeno per me stasera, dopo una giornata uggiosa, trascorsa in casa tra televisione e lavoro a maglia. Forse ho cominciato un maglione, ma non ne sono molto sicura. So solo che sto facendo il punto più semplice, perché mi permette di tenere le mani occupate, gli occhi sulla televisione e la testa da un'altra parte.Dove va la mia testa? Sicuramente dove vanno le teste di tutti gli italiani in questo momento. Si perde in pensieri fumosi, dai quali torna indietro immediatamente quando intravede squarci di una situazione che sta diventando sempre più grave, sempre più difficile da gestire, sempre più litigiosa, sempre più colpevolizzante.
In casa c'è silenzio, è tutto il giorno che c'è un silenzio quasi irreale poi capisco perché. Non si sentono più le voci dei ragazzi che fino a non molti giorni fa, giocavano proprio sotto le mie finestre. Mi mancano quelle voci. Il tempo scorre in maniera diversa, non più lentamente, ma diverso, con nuove consapevolezze che vengono a fare capolino dalle sue pieghe. C'è voluto poco per fermare il mondo, sembra che mi dica, e ora stai scoprendo che non esiste solo la fretta dei vostri giorni, ma una dimensione che vi spinge a fare nuovi ragionamenti, nuove considerazioni,ad avere nuove paure, che pensavate di non poter mai avere.
Già, la paura! E sai che penso? Penso che non bisogna aver paura di dire di aver paura. Che gioco di parole vero? Perché la paura è un'arma nelle nostre mani, un'arma che spinge il nostro istinto prima, la nostra ragione dopo, a cercare di difenderci, di trovare soluzioni a questo problema che si chiama pandemia. Quindi ben venga la paura, se è accompagnata dal ragionamento. Ciascuno di noi può fare qualcosa per sé e per gli altri, perché ora bisogna ragionare per un bene comune e non soltanto individuale.
Siamo nuovamente tutti in balia delle onde, e stavolta sono onde anche più alte. E a che serve recriminare su quello che doveva essere fatto e non è stato fatto, se non a inasprire gli animi, a sollevare rivolte pericolosissime sia per l'esposizione al contagio che per l'incolumità? Non aiuta nessuno quest'aria densa di livore, in cui tutti puntiamo il dito contro qualcun altro. Così non si trovano soluzioni e intanto molte delle nostre Regioni sono entrate nella fase quattro, la più pericolosa. A questo punto il mio pensiero si ferma. Oggi non ci voglio più pensare. Ci penserò domani, come diceva Rossella O'Hara. Meglio andare a letto.
Mi alzo dalla poltrona e vado a chiudere le persiane. Alzo gli occhi e vedo le stelle, sento il vento che mi passa sul viso mentre scuote le fronde dell'albero che ho davanti e porta via qualche foglia. Il mondo è lì, c'è sempre, c'è ancora, anche se per un fuggevole attimo mi ha trovato impreparata alla sua presenza così rassicurante.Perché io per tutto il pomeriggio sono stata in un mondo diverso, un mondo opaco senza sopra e senza sotto. E invece è lì, con la mia quotidianità, con un gatto che se ne va ancora a zonzo, con gli ultimi gerani dell'autunno e i primi ciclamini che parlano di inverno. Tutto è come sempre nella natura che mi circonda,e anche se so che non è vero. perché c'è un temibile nemico invisibile che ci minaccia, ritrovare le cose di sempre mi tranquillizza, anche se non mi rassicura perché pensavamo di essere i padroni del mondo e con stupore abbiamo scoperto che non è vero.
Meglio andare a dormire.