........a un certo punto di una delle mio giornate, nel mare grigio è spuntata un'isola verde. Mi è venuta subito voglia di scrivere e senza pensarci su, ho fatto un articolino che ho mandato alla testata "Marradi free news". Dopo mi sono sentita contenta per almeno dieci minuti, anche se non speravo in una sua pubblicazione. Invece non solo l'hanno pubblicato, ma il Direttore del giornale, veramente molto gentile, mi ha comunicato con una e-mail che è stato inserito anche nel blog della Biblioteca comunale. Una piccola soddisfazione nel mare delle delusioni che mi circonda in questo lungo momento, ma più che altro il sapere che ora un esile filo mi lega a questo paese che considero un pò anche il mio.
Caro Marradi ti scrivo…. di Giuly
Posted by editor on febbraio 8th,
2017
Caro Marradi,
nello stesso momento in cui mi sono accinta a
scrivere questa lettera, ho saputo che non avrei potuto mandarla a
nessun altro che a te, come paese, come luogo, come ricordo. Il fatto
è che io di te conosco la tua splendida natura, i tuoi boschi, il
fiume che scorre sotto casa mia, e canta l’eterna canzone della
vita, il castellone che richiama antiche gesta, ma non conosco più i
tuoi abitanti, le tue abitudini, anche se cerco di tenermi informata
leggendo tutte le notizie che posso trovare.
Io, non so neanche se ho ancora qualche parente
alla lontana nelle tue case, ma l’affetto che mi lega a te, non
solo è duraturo, ma è cresciuto nel tempo, via via che io
invecchiavo e sentivo sempre di più il mio senso di appartenenza ai
monti che ti circondano, che forse, impropriamente, chiamo ‘i miei
monti’. Io non sono nata nella tua terra, ma i miei genitori sì e
tutti gli anni, per tanti, tantissimi anni, sono venuta a passare le
mie vacanze nel verde in cui sei immerso, nelle acque che ti scorrono
fin sotto le strade e porto dentro di me ricordi legati quasi tutti
alla mia infanzia e a quella dei miei figli. Ricordi fatti di risate,
di scampagnate, di bagni nel fiume, di marachelle, di schiacciata al
rosmarino del forno di Marino, di grigliate di castrato e salsiccia
matta, di tortelli di ricotta del ristorante delle Scalelle, di
funghi porcini raccolti da quell’inestimabile fungaiolo che era mio
zio Gianè, che, quando manifestavo la voglia di mangiarli mi diceva:
“ora te ne vado a prendere qualcuno!” e tornava sempre con il
panierino pieno, ma non mi ha mai rivelato il posto in cui andava.
Anche ora, quando faccio una scappata veloce a
trovarti, ho i miei punti fissi dove voglio sempre andare. Il Bar
Bianco è la prima delle nostre tappe perché un bombolone come lo
mangio lì ha qualcosa di speciale, solo per il fatto che anche
quello fa parte dei ricordi belli, allo stesso modo in cui ce l’ha
l’acqua della fonte di Campigno, che non sarà neanche più
potabile, ma è così buona, così buona! E poi una scappatina a
veder passare il treno, che una volta era la littorina, che di strada
ferrata ne ha macinata tanta e lì torno a ricordi anche più
antichi, che non ho mai vissuto se non attraverso le parole dei miei
genitori quando mi parlavano della guerra. Quanti episodi, per me
come novelle, quando ero bambina e guardavo la cassetta delle
munizioni che in segno di pace era diventata il frigorifero delle
birre e della coca-cola, sotto il getto della fonte di Biforco, ormai
da troppo tempo secca. Di fronte c’era il bar della Morina, dove un
merlo,nonostante tutto, fischiava ancora “Allarmi siam fascisti!”.
Piccole storie, ma storie vere. Spaccati di vita.
La mia visita si conclude al cimitero, proprio
sotto la stazioncina. Lì c’è il mio babbo, la mia famiglia, le
mie radici.
La cosa bella, che ho scoperto di te caro Marradi,
è che ogni volta che torno, trovo sempre la stessa accoglienza
calda, libera, gioiosa. Almeno così la intendo io, per cui spero di
vederti presto e se mi permetti ti mando una piccola cosa che ho
scritto un po’ di tempo fa. Non è una poesia, ma uno stato
d’animo. Un ricordo e niente più.
Temporale
Risplende di vita la mia valle
verde di fresca acqua trasparente,
brillante di colore che degrada
nel blu di lontani orizzonti.
Ed il mio sguardo si perde su nel cielo
dove giocano nuvole e pensieri
che correndo si intrecciano e si perdono
lontano, più lontano,
nei vellutati muschi e nelle felci
dei boschi superbi dei castagni
e più giù, nelle rive
del sonante ruscello di acque pure.
Ed ecco il sole che filtra tra le foglie
mentre il tuono con lontano fragore se ne va.
Io resto lì, non più donna ma bambina,
e rivedo la mano a me vicina
“Non temere, il temporale non c’è più
dammi la mano…vieni piccolina!”
Come vorrei ancora quella mano
nei temporali della vita mia!
Così sicura e così cara.
“Eccomi babbo” dico
e non ho più paura.
Con affetto
Giuliana Parrini (per tutti Giuly)
Nessun commento:
Posta un commento