Ed eccoci qua. Venticinque anni dopo la nostra prima infiorata, di nuovo in piazza per metterci alla prova una volta di più. Quest'anno la nostra infiorata, per la prima volta è stata progettata per essere tridimensionale, e l'abbiamo programmata con quello spirito che dice "L'impresa riuscirà se ciascuno avrà fatto bene la sua parte". Devo dire che da questo punto di vista, a parte qualche lieve defaillance, ciascuno ha fatto bene la sua parte. Tutti noi ci siamo impegnati al meglio di noi stessi, tranne il tempo, che si è impegnato anche lui, è vero, ma per andare contro le nostre aspettative e alla fine ha pensato di essere lui il vincitore. Abbiamo superato la mattinata di acqua e le raffiche improvvise di vento, ma quando già quasi tutto era terminato e noi, cominciavamo a guardare con occhio soddisfatto il risultato della nostra opera, è arrivato una specie di tornado che è durato sì e no, cinque minuti, ma tanto è bastato per distruggere tutto. Dopo i primi minuti di attonito sbigottimento, in cui ci siamo resi conto che niente di ciò che avevamo fatto era recuperabile, e già sentivamo il peso della fatica di una giornata di duro lavoro, ci siamo resi conto che le opere di legno tenute insieme dalle corde, avevano retto egregiamente, per cui, senza perderci d'animo, abbiamo riprogettato un qualcosa che parlasse di noi scout, del nostro lavoro, e che rendesse veritiere le parole "lo scout ride e canta nelle difficoltà" e così abbiamo improvvisato un vero e proprio campo scout e abbiamo abbellito il ponte che era stato costruito e che era servito per poter parlare un pò di noi. Lo riporto qui sotto.
Trent'anni
della nostra storia
«Dove
c'è un muro c'è chiusura di cuore: servono ponti, non muri»
Francesco
Queste
le parole di Papa Francesco, e noi le abbiamo sentite immediatamente
nostre, perché nell'arco di questi trent'anni di attività, abbiamo
sempre cercato di costruire ponti.
Abbiamo
costruito decine e decine di 'ponti tibetani', dove abbiamo messo
alla prova la nostra forza, il nostro coraggio e la determinazione di
ciascuno di noi per arrivare in fondo al suo duro percorso; abbiamo
costruito ponti con un'unica corda e una carrucola, sempre per essere
preparati ad affrontare l'ostacolo che ci poteva impedire di
raggiungere chi era dalla parte opposta; abbiamo costruito ponti di
pietre, per attraversare i torrenti che ostacolavano il nostro
cammino; abbiamo costruito ponti di colori e siamo andati anche
'oltre l'arcobaleno' col nostro giornalino, dove i più piccoli di
noi scrivevano le loro imprese, le loro aspettative, i loro incontri;
abbiamo costruito ponti con le nostre mani, mani, sempre pronte ad
accogliere chiunque sia voluto stare con noi, senza problemi di
pelle, di razza, di religione, di lingua; abbiamo costruito ponti
cercando di raggiungere realtà diverse dalle nostre per riuscire a
parlare un linguaggio comune; abbiamo costruito ponti anche con chi
non ci voleva e ha cercato di impedire che raggiungessimo la sponda
opposta..............abbiamo costruito ponti, cercando sempre di fare
del nostro meglio ed essere sempre pronti a guardare e interagire con
il mondo che cambia in maniera veloce, a volte remando anche
controcorrente, ma sempre guardando dove volevamo andare.
Trent'anni fa
cadde un sasso nelle acque tranquille di un lago invisibile e che
pure era lì, nella nostra realtà paesana, e quel sasso cominciò a
creare cerchi sempre più ampi, e chi li vide, decise di essere lì,
e fare in modo che quei cerchi si allargassero sempre di più,
diventassero 'cerchi magici per accogliere chi arriverà', perché
solo così e solo allora avremmo potuto costruire quel ponte di cui
parla il nostro Papa Francesco: un ponte costruito con il cuore.
Ma
com'è difficile costruire un ponte con il cuore! Non si fa in un
giorno e si devono lasciare tante impronte nella strada della nostra
vita, per poter arrivare al punto che un cuore sia in sintonia
perfetta con un altro e permetta di parlare una lingua senza
parole..... si deve cominciare da piccoli e andare avanti, superando
difficoltà, barriere, incomprensioni, per diventare grandi. Non
grandi uomini, ma uomini grandi, che sanno dare e insegnare ad altri
il senso vero della vita.
Noi,
con i nostri limiti, i nostri sbagli, ma anche con le nostre
speranze, ci stiamo provando da trent'anni.
E alla fine il risultato c'è stato ugualmente, specialmente quando, le nostre camicie azzurre sono andate a riempire quel campo scout improvvisato e a renderlo vivo e le nostre bandiere hanno sventolato allegramente al vento. E quale è stato il nostro stupore, quando la processione è sfilata tutta quanta insilenzio sotto il nostro ponte, tant'è che c'è venuto da paragonarlo quasi a una Porta Santa anche lui, e un Capo Scout che era vicino a me a un certo punto mi ha detto: "Tutto questo ha un significato!" e stamani in un post si è espresso ancora meglio dicendo che è stato bello vedere tanta gente che entrava un pò nel nostro piccolo mondo scout. Sono stata d'accordo con lui anche se con qualche riserva ridanciana, perché per esperienza ormai so che quando ci abbranchiamo andiamo dietro senza domandarci neanche il perché. Comunque è bello pensare che possa veramente essere stato così, come lui l'ha pensata. E poi in qualche modo ci dobbiamo pur consolare. Di una cosa sono certa, Questa Infiornata non andrà nel dimenticatoio e ce la ricorderemo tutti negli anni a venire.
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