La strada che mi riporta a San Biagio è in forte discesa, o per lo meno stavolta l'ho presa in questo senso, e mi ritrovo, improvvisamente distolta dai miei pensieri, davanti al tempio, quasi a sovrastarlo. Mi appare come al solito nella sua perfetta bellezza, con il campanile slanciato che dalla mia prospettiva, nasconde in parte la cupola. Il mio sguardo corre sulle colonne, sui capitelli, sulle decorazioni tonde e levigate che sembrano finestrelle. Accarezzo con lo sguardo tutto questo e ne vengo accarezzata dall'immagine di ritorno. Bellissima! Perfetta. Poi , chissà perché i miei occhi sono attratti dai riccioli e dalle decorazioni propri di ogni capitello e il mio pensiero cambia, prende altre direzioni, meno idilliache, più faticose, meno conosciute. Vedo la scena di un grande cantiere aperto, dove la pietra prende forma dall'abilità delle mani sapienti e forti degli scarpellini, dove il legno dei ponteggi è costruito e assemblato dalle mani esperte di falegnami e costruttori senza diploma, che hanno solo l'esperienza della vita alle loro spalle. Vedo i capomastri che sorvegliano il lavoro che lentamente esce dall'opera di tante persone, dopo che è uscito dalla mente del suo progettatore, e mi dico, quasi con una sottile emozione, mentre il mio sguardo si perde tra cielo e terra,che anche molte persone della nostra bella campagna, avranno contribuito con il loro lavoro, magari umile, sicuramente gravoso, a far nascere questo capolavoro, in un capolavoro altrettanto bello, che è quello di questa natura, dove hanno trascorso il tempo della loro vita, una natura che dalle nostre parti si è dipinta come quadro d'autore. E mi chiedo perché noi oggi ricordiamo questa meraviglia solo come appartenuta al San Gallo e subito dopo mi dico anche che è così per ogni capolavoro che è venuto ad arricchire il nostro Paese, così benedetto dall'arte. Mi vengono in mente il Brunelleschi, il Bernini e Giotto, Michelangelo e via via tutti gli altri che hanno reso grande il nostro Paese. Giusto che per loro ci sia la fama,ma gli altri? Quegli uomini che hanno lavorato e reso possibile la trasposizione di un'idea in un'opera compiuta, perché degli altri non si dice mai una parola? O si pensa forse che queste opere siano spuntate come fanno i funghi, che il giorno prima non ci sono e il giorno dopo fanno capolino sotto un albero? Eppure quanta umanità riesco a leggere oggi intorno a questa chiesa che è opera del SanGallo. Quante speranze,quanto dolore, quante aspettative, quanti amori si sono incrociati, mentre la pietra veniva scolpita. Vita! Semplicemente vita! Vita che corre nel tempo e si dissolve, lasciando solo il nome di pochi e qualche volta solo di uno.
Mai più guarderò un capolavoro pensando solo al suo progettatore, e ci guadagnerò nel cambio, perché improvvisamente ho capito che cercando l'uomo dietro una foglia scolpita, anche le pietre mi parlano dell'uomo, dell'umanità, del tempo e del suo andare perpetuo.
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