Era entrato nella nostra vita un giorno di novembre, piccolissimo gatto indifeso, che stava sul palmo della mano. Non mangiava e tremava dal freddo. Capimmo subito che sarebbe rimasto con noi, appena ci guardò con i suoi grandi occhi. Capimmo anche che non sarebbe rimasto a lungo, ma ci impegnammo fin da subito a rendere la sua vita il più possibile piacevole insieme a noi e agli altri gatti di cui diventò subito il beniamino.
Non riuscivamo a dargli un nome, forse perché intuivamo che non sarebbe rimasto a lungo con noi, poi via via che comunque anche lui cresceva, secco, allampanato, con quegli occhi grandi e geniali, i lunghi baffi, sapemmo che non avrebbe potuto chiamarsi in altro modo se non Dalì.
Due giorni fa Dalì se ne è andato, chiedendo come ultima cosa nella sua vita terrena di restare in nostra compagnia fino all'ultimo istante.
E' solo un gatto, dirà qualcuno, è vero, è solo un gatto, ma noi gli abbiamo voluto bene, è stato dei nostri, ha lasciato l'impronta della sua zampa nei nostri cuscini, nei nostri cuori e nei nostri ricordi. L'affetto non ha confini, o per lo meno noi non li conosciamo.
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