mercoledì 13 novembre 2024

Cari ragazzi

ho dovuto aspettare qualche giorno per dirvi grazie della bellissima sorpresa che mi avete riservato per la cena dei Vecchi Scout, perché altrimenti avrei scritto un libro, tante erano le sensazioni che ho provato.


Era da tanto tempo che non sentivo più un'emozione positiva, una bella emozione, una di quelle che si ricorderanno per sempre, e voi siete riusciti a farmela vivere per il mio compleanno. 

75 anni, me ne sono resa conto solo dopo questa grande emozione, sono tanti, ma non sono troppi, se riusciamo a tenere dentro di noi la curiosità del domani, la voglia di dare ancora, il desiderio di esserci.

In definitiva di continuare a guidare la  canoa che ciascuno di noi ha in dotazione, per seguire anche da lontano  le vostre che vanno più veloci, sul grande fiume della vita.

Voi, siete riusciti a farmi capire che dentro di me, anche quando il vento è contrario e remare è più faticoso,  ci sono ancora tutte queste cose.

Grazie con l'affetto di sempre di questo bel momento che mi avete fatto vivere.


giuly

martedì 1 ottobre 2024

...dell' ultimo orizzonte il guardo esclude

 Non so perchè mi è venuto in mente questo verso dell'Infinito di Leopardi,né riesco a spiegarmi se mi è venuto in mente mentre con la spatola mettevo il colore sulla tela che andavo a dipingere, o se al contrario  è stata la forma e il colore che via via si imprimeva sulla tela che mi ha fatto venire in mente questo pensiero.

Non lo saprò mai, ma non importa. Quello che è certo è che comunque ancora una volta manualità e pensiero hanno camminato insieme su una tela, che forse agli altri non dirà niente, ma che a me ha lasciato pensieri che han


no preso forma e sono andati a riempire  con morbidezza gli spazi vuoti della trama della mia vita.

Non so spiegarmi neanche il perché, dopo mesi e mesi che non prendevo più una spatola in mano, improvvisamente mi sia alzata dalla poltrona e in men che non si dica abbia preparato tutto l'occorrente e mi sia messa a dipingere.

Ma è stato bellissimo sentirmi ancora una volta trasportata in una dimensione immaginaria, in un cielo cupo ma avvolgente e protettivo, sopra un colle  che non esiste, se non dentro la mia mente, e sentire arrivare quelle parole....dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. 

Non so dare  un senso a tutto questo, e neanche lo cerco. Mi contento di quegli attimi brevi ed eterni che il verso di una poesia e un po' di colore, mi hanno regalato.



giovedì 19 settembre 2024

Il Lamone

 Dicono che scrivere sia uno dei modi di rilassamento più proficui.

In effetti sono molto d'accordo con questa corrente di pensiero, perché nell'arco della mia vita ho dovuto constatare che scrivere mi rilassa molto e alla fine di ogni mio scritto, bello o brutto che sia, agisce positivamente sul mio umore.


Per cui oggi, che è uno dei giorni in cui mi sento cime tempestose, mi associo al tempo inclemente che sta provocando nuovamente tanti danni alla gente di Romagna, e parlerò del mio fiume.







Il mio fiume è il Lamone, che scorre proprio sotto casa nostra, quella casa che di generazione in generazione è arrivata fino a noi e che è stata testimone del bello e del brutto di quelle acque, da circa duecento anni.

Infatti la nostra casa, che non è la nostra dimora abituale, ma è sempre il luogo nel quale torniamo volentieri appena possiamo, che io sappia era abitata di sicuro  dai miei bisnonni, ma forse lo era anche da prima. Considerando il fatto, non irrilevante, che io ho settantacinque anni, posso solo dire che di acqua sotto di lei, che è proprio sull'argine, ne è scorsa tanta.

Il Lamone è un bel fiume, il più delle volte amico, ma in altri momenti acerrimo nemico.

Ricordo di aver visto numerose piene fin da quando ero piccola, una delle quali, non ricordo bene in che anno, ma avrò avuto circa cinque o sei anni, talmente grossa, che arrivò a oltrepasare un ponte del paese e a tracimare leggermente sul muro di recinzione della nostra casa. Dalla finestra di casa vedevo passare tronchi di alberi, carretti di legno, copertoni di automobili, suppellettili di ogni tipo, trascinati e avvolti dalla corrente che ribolliva in ogni direzione. Questo è il Lamone nemico.

Una vista paurosa, e da allora ho sempre avuto timore dell'acqua. Anche quando è calma, nonostante il fascino indiscutibile che continua a esercitare su di me, specialmente quado la sento cantare in maniera argentina mentre si infrange leggera sui sassi del fiume.

Quel canto mi ha accompagnato sempre nelle calde nottate di agosto, confondendosi col gracidio delle rane, a trovare quel  sonno tranquillo pieno solo di cose belle e buone. Il sonno dei bambini. E a cercare un piccolo mondo fatto di libellule, di girini, di pesci argentei, di raggi di sole che si rifrangono nell'acqua fresca dove il verde lussureggiante di centinaia di piante diverse, getta ombre misteriose. Questo è il Lamone amico.

E poi c'è il Lamone della memoria, quello delle bombe inesplose del secondo conflitto mondiale, ritrovate e da ritrovare, quello della gigantesca frana del monte che collassò sul  suo corso, provocando morte e distruzione, quello dell'eccidio perpetrato in un piccolo borgo dai signori della guerra, quello delle guerre più antiche e di quella del conte Lando, quello dei mulini che si alimentavano con le sue acque, quella di Dino Campana che l'ha immortalato nei suoi versi, quella di tutta la gente che è nata e nasce sulle sue sponde, mentre la sua acqua va e va verso il mare.

Lo scorso agosto, mentre il solleone infuriava su di noi, ero prima sulle sponde del Lamone, poi su quelle del Senio con le mie nipotine e le guardavo fare il bagno  senza nessun timore, nelle pozze di acque limpide. Loro erano felici e io gioivo con loro. Allora ho visto solo il bello di quei fiumi, il lato amico, e non avrei immaginato che di lì a breve sarebbero stati nuovamente forieri di nuove inondazioni, con la stessa forza distruttrice dei guerrieri neri di Tolkien.

Ecco, questo è il Lamone, almeno il Lamone che conosco io,il Lamone che si snoda tra i monti e che non ha ancora raggiunto la pianura.

Anche stavolta le sue acque si calmeranno e lentamente saranno nuovamente  cristalline e torneranno a cantare l'eterna canzone della vita, ma non bisogna mai dimenticare il suo lato oscuro creato dalla natura e dall'incuria dell'uomo.

 

......Il fiume si snoda per la valle: rotto e muggente a tratti canta e riposa in larghi specchi d'azzurro: e più veloce trascorre le mura nere (una cupola rossa ride lontana con il suo leone) e i campanili si affollano e nel nereggiare inquieto dei tetti al sole una lunga veranda che ha messo un commento variopinto di archi!
Dino Campana
 
 


mercoledì 18 settembre 2024

Rinaldone

 Se dico Rinaldone viene subito in mente un ragazzone o un uomo grande e grosso, il cui nome, Rinaldo, è diventato nel collettivo Rinaldone, perché Rinaldo per descriverlo tutto non bastava.

Rinaldone non è un mio amico, io non lo conosco neppure, anche se penso che in giro per il mondo ci sia qualcuno che si chiama così.

No! Rinaldone è un luogo, un posto vicino al lago di Bolsena, è il posto dove sono state trovate diverse vestigia, di coloro che furono gli antenati degli Etruschi, vissuti all'inciraca quattomila anni a.c.


Non sapevo della loro esistenza fino a circa un mese fa, quando mi sono stati regalati due libri che parlano della "Cultura di Rinaldone". Purtroppo ad oggi non sono stati fatti scavi molto importanti, per cercare di saperne di più, ma anche l'archeologia ha i suoi tempi e le sue priorità.

La lettura di quei libri è stata estremamente affascinante, anche perché parlano di luoghi che mi sono familiari, nei quali sono stati trovati tanti segni che narrano di un popolo che non ha fondato una vera e propria civiltà, ma che ha senz'altro dato vita a una vera e propria cultura, che poi è stata chiamata di Rinaldone, prima di mischiarsi ad altri popoli che veniavano dall'Appennino e dal Tirreno. i Rinaldoniani pare che siano giunti nella Tuscia dopo essere partiti dall'Anatolia.

Gente alta, molto alta, questi Rinaldoniani, lo si evince da alcune tombe che sono state ritrovate, con persone che vanno oltre i due metri. Insomma c'è da esserne orgogliosi.

Talmente orgogliosi, che quando mia figlia mi ha portato un tavolo, dicendomi che lei non se ne faceva di niente perché era esageratamente alto, io l'ho sistemato tipo penisola nella mia cucina, e l'ho chiamato Rinaldone. 


E Rinaldone è diventato parte di noi, e ogni volta che lo nominiamo per dire, che ne so,...." ho appoggiato la borsa della spesa su Rinaldone", oppure quando faccio le tagliatelle sul suo altopiano, in una posizione che mi costringe a stare ben dritta, penso a quei giganti, che hanno costruito dolmen e menhir, calendari astronomici, che si rincorrono lungo il corso del Fiora, da Pitigliano, Sorano, Sovana, fino a giungere a Bolsena e inoltrarsi sotto le acque del bel lago......persone, vita, storia, leggende, poesia della quale l'uomo è il protagonista sempre in cammino.

Giorni, notti, eventi, cambiamenti climatici, guerre, gioie, dolori, sono passati su quegli uomini, fino a giungere a noi per passarci il testimone, che abbiamo preso anche inconsapevolmente, e che verrà passato nelle mani di altri uomini.


 

domenica 4 agosto 2024

Il richiamo della foresta

Caldo.caldo, caldo.

E' l'alba di un nuovo giorno che spunta dietro la criniera frastagliata dei monti e in un attimo si spande come lama infuocata sul campo riarso in un crescendo di calore. E poi la sera, con una carezza di vento che scende nella schiena a portare sollievo, E infine la notte arriva, col suo manto nero e avvolge il bosco in una frescura piena di pace e di silenzio.

Un altro giorno si è concluso. L'ultimo giorno del Campo Estivo.

Seduta sul grande tronco coperto di muschio, appoggio accanto a me come ogni sera, il fazzolettone bianco e rosso che mi accompagna ormai da quasi quarant'anni. E' solo un pezzo di stoffa, ma per me è molto di più, è una Promessa che parla anche di servizio.

Alzo gli occhi veso il nero manto sopra di me, che si riempie sempre di più di stelle, mentre finalmente la mia mente si libera della fatica del giorno e si apre verso altri pensieri.La vita che si muove intorno a me mi viene incontro con il ronzio delle zanzare, il lamento dei caprioli, il fruscio dei cinghiali, l'ululato dei lupi.Poster Cucciolo di lupo in primavera – Compra poster e quadri online

Ripenso all'incontro che abbiamo fatto il giorno prima con i Carabinieri Forestali, che sono venuti da noi appena è sopraggiunta la notte e ci hanno insegnato il rispetto per la natura, per gli animali, per l'ambiente. Tredici branchi di lupi, sono qui con noi, in questa corolla di monti e come noi hanno vissuto la loro giornata.Chissà come è trascorsa la loro vita e di che è stata fatta? I nostri Lupetti hanno ascoltato affascinati il richiamo registrato del lupo che i giovani forestali  hanno mandato con l'amplificatore, verso i monti cicostanti, ed è stato emozionante sentire la risposta dei cuccioli di lupo, che proprio come i bambini non sono sospettosi di ciò che li circonda e rispondono ingenuamente, rivelando le loro dimore.

Da quel tronco sento l'armonia della vita, che esiste,che c'è, che parla,  nonostante la nostra arroganza umana. Penso a quello che do agli altri e soprattutto a quel tnanto, tantissimo, che anche inconsapevolmente gli altri danno a me e so che in questa settimana mi sono ricaricata proprio di quel tanto che gli altri mi hanno dato, dal più piccolo al più grande. So che ho ritrovato la voglia di pregare in maniera genuina e forse anche un po' panteista, ma ho ritrovata quella tensione a Dio che mi ha sempre accompagnato in tutta la mia vita, ma che in questi ultimi anni si era affievolita sempre di più fino quasi a scomparire nel Nulla. Sentivo la sua mancanza e l'ho cercata a lungo nelle parole dei sapienti, senza trovarla, senza poter mai immaginare che invece l'avrei ritrovata nel piccolo ululato di un cucciolo di lupo.

Seduta su quel tronco immerso nella notte trapunta di stelle, ho pensato ai mille problemi che mi sono posta prima di partire per questa nuova avventura, per la quale credevo di non avere più l'età. E' stata una scelta molto combattuta quest'anno, e avevo quasi deciso di rinunciare, ma tanti ricordi mi venivano incontro e con loro il profumo acre del fuoco, l'aria della notte, la paura del buio, il fascino delle stelle, il canto dei ragazzi durante il bivacco, il mistero del bosco....e più li rimandavo indietro, più questi tornavano e sono stata contenta di essermi arresa a loro. Forse questo che ho appena vissuto sarà il mio ultimo campo? L'anagrafe direbbe di sì....ma chi può dirlo?

 

Non nego che in me persiste la soddisfazione di aver deciso di entrare in questa nuova avventura appena conclusa, perché il richiano della foresta è stato così grande da vincere tutti i miei dubbi e spazzare via con un vento rigenerante ogni riserva, perché aveva ancora qualcosa da insegnarmi e da regalarmi.


domenica 21 luglio 2024

Il labirinto

 

 

 

"La vita è un labirinto nel quale ci muoviamo facendo di tutto per non trovare l'uscita " 

 da Piccoli Pensieri di KB

 

A me i labirinti sono sempre piaciuti e quindi anche quello della vita mi affascina,anche se sfida la legge di tutti i labirinti, che possono essere vinti soltanto trovando la via per uscire. Uomini illustri, architetti, fantasisti, ne hanno progettato e costruito sempre di nuovi, riempiendoli di tranelli e di sfide, e chi ci si è avventurato, l'ha fatto con l'intento di trovare la via di fuga il prima possibile, a dimostrazione della propria intelligenza.


il labirinto della vita è stato progettato in modo apparentemente uguale dal suo artefice, riempiendolo come ogni labirinto che si rispetti di trabocchetti, pietre di inciampo, illusioni ottiche e sensoriali, specchietti per le allodole, e persino di montagne da scalare.

Una fatica ragazzi muoversi in questo labirinto! Ma chissà perché ci piace anche mentre ci lamentiamo del cammino difficoltoso e pieno di ostacoli, ci piace a tal punto che quando cominciamo a intravedere il percorso che ci porta sicuramente all'uscita, facciamo di tutto per evitarlo, a costo anche di ripasssare per gli ardui sentierei che ci hanno sfinito o di affrontare quelli che avevamo scartato perché ci sembravano troppo difficili, adirittura impossibili.

Già! Chissà perché? 

 

Esiste un metodo infallibile per uscire da un labirinto ...



mercoledì 17 luglio 2024

Questa piccola parte della mia vita si può chiamare "conto fino a 18"

Ora in questa piccola parte della mia vita mi ritrovo a contare fino a 18 molto spesso e sono grata a questo piccolo numero che mi viene in soccorso ogni volta che ho bisogno di lui,, anche se vorrei non avere più bisogno di lui. Number 18 - Free shapes and symbols icons

 In effetti non è solo una piccola parte della mia vita, perché per me contare fino a 18 è cominciato tanto, ma tanto tempo fa.

Avevo 10 anni e stavo viaggiando per arrivare a quello che sarebbe diventato il mio nuovo paese. Nuova casa, nuova scuola, nuovi amici, nuove abitudini, nuovi incontri.

Non parlavo e mentre stringevo a me il mio gatto Titto, dal sedile posteriore della macchiana guardavo allontanarsi il paesaggio che mi era familiare per entrare in un mondo che ancora non conoscevo, e sentivo un groppo in gola che aumentava sempre di più e che rischiava di deflagrare in un gran pianto. Fu allora che dentro di me cominciai a contare e via via che lo facevo, sentii allentarsi la tensione, che sparì mentre dicevo 18.

Da allora nei vari momenti di crisi della mia vita ho sempre contato fino a 18 e ha sempre funzionato.

Questo trucchetto, che mi accompagna fin dall'infanzia, fa sì che apparentemente io sembri una persona forte, mentre invece sono sempre quella bambina che stringe a sé il suo gatto, guardando di volta in volta, con occhi pieni di meraviglia, di gioia, di dolore, di paura la vita che scorre sempre in un nuovo paesaggio sconosciuto.

Questa piccola parte della mia vita si muove in un paesaggio pieno di incognite e così conto fino a 18 e forte di una forza non vera vado a combattere contro i miei mulini a vento.