Sono le 23.09 del 25 Dicembre 2023, e come ogni anno mi ritrovo a fare una riflessione sul Natale appena trascorso.
Anche questo Natale si va a incasellare con gli altri, che sono tanti, trascorsi durante la mia vita. Li ricordo tutti, uno per uno e posso dire tranquillamente che ho avuto la gioia di trascorrere Natali bellissimi, e l'amarezza di passarne alcuni, non pochi in verità, piuttosto tristi e colmi di amarezza.
Ma in ogni Natale, anche in quelli che sarebbe meglio poter dimenticare, c'è stato un momento particolare, che non so definire, ma che mi ha fatto sempe sentire che questo giorno in cui si ricorda la nascita di Gesù, è diverso dagli altri, mi ha sempre lasciato qualcosa dentro, non solo nei momenti in cui mi sono sentita in sintonia col creato e con il suo creatore, ma anche in quelli in cui la mia fede è stata più traballante, e mi sono rivolta a Dio con rabbia.
Con rabbia sì, ma mai con indifferenza.
Si nasce, si cresce, si cambia decine e decine di volte, durante l'evoluzione della vita, si invecchia, e il nostro modo di pensare, di vedere le cose si modifica. Da piccoli vediamo questo giorno come qualcosa di magico, poi col tempo lo stesso giorno diventa sempre più frenetico e più mondano, perché durante il nostro cammino la vita plasma con mani impietose la nostra mente e fa di noi persone sempre nuove e diverse in una società liquida che cambia continuamente e alla quale si può cercare di resistere solo con la forza del pensiero individuale per poter andare controcorrente. Non è facile,ma vale la pena di provarci.
Io oggi 25 dicembre di quest'anno, mi sento già molto diversa da quella del 25 dicembre dello scorso anno, eppure anche oggi, questo giorno, passato come un qualsiasi altro giorno, mi ha lasciato dentro qualcosa di diverso, qualcosa che mi costringe a pensare, a domandarmi se sia ancora giusto vivere il Natale come lo stiamo vivendo oggi, o se non sarebbe meglio fare una decisa inversione e ritrovare uno spirito più profondo, domandarsi che cosa sia veramente il Natale.
Già, che cos'è il Natale?
Se lo guardo da un punto prettamente religioso, mi rispondo che è la venuta di Dio fattosi uomo , sulla terra. E non c'è altro da agiungere, perché se mi dichiaro credente, lo devo credere con tutto ciò che segue e che i Vangeli ci spiegano.
Se invece lo guardo da comune persona, mi rispondo che Natale è il giorno in cui è nato un bambino che si chiama Gesù, e che da duemila anni noi siamo invitati al suo compleanno, proprio come ciascuno di noi invita gli amici al proprio. Bellissimo. Si mangia la torta, si scartano i regali. Perfetto, siamo felici, passiamo una bella giornata e poi tutti a casa.
Già! Però c'è solo una piccola, ma sostanziale differenza.
Per festeggiare il nostro compleanno i regali vengono fatti a noi, mentre per festeggiare quello del bambinello i regali ce li facciamo per noi e tra noi. Incuranti del festeggiato che ci guarda dalla sua mangiatoia millenaria.
Lo spirito dei Magi che portarono doni proprio a lui, è finito nello stesso momnto in cui ripartirono a dorso dei loro cammelli.
E così in questo Natale mi sto chiedendo se mi sia passata neanche di sfuggita l'idea che avrei dovuto essere io a fare un regalo a questo piccolo bimbo che è venuto a regalarci se stesso perché noi diventassimo migliori. E la risposta è stata un bel no.
Eppure........
Eppure sarebbe così semplice, perché Natale è anche
un sorriso gentile
stendere per primo la mano in segno di pace
dire una parola buona
andare verso gli altri
e tanto, tanto ancora. Cose semplici e genuine. Questi sì che sarebbero regali da fare al piccolo festeggiato del presepio, perché se venissero scambiati tra gli uomini, sarebbero doppiamente graditi a lui.
Questo è quel qualcosa che non so ben definire, che mi ha portato questo Natale.
Nessun commento:
Posta un commento