Alcuni anni fa ho avuto il piacere di conoscere il Prof. Asor Rosa, una conoscenza che si è protratta per diversi anni, visto che il prof. veniva a fare le cure nel centro termale dove io lavoravo. Una conoscenza, che si approfondì nella durata del tempo, fino a rendermi audace tanto da portargli un manoscritto da leggere per chiedere il suo giudizio.
Mi batteva forte il cuore, mentre glielo consegnavo e lui l'accettava di buon grado, o almeno così mi sembrò, e quando mi disse "le farò sapere", feci un grosso sospiro di sollievo.
Ma i mesi passarono, e di una risposta neanche l'ombra. Pensai che se ne fosse dimenticato, che l'avesse gettato da una parte e invece un giorno si presentò con una cartellina sotto il braccio e mi disse "parliamone".
Non solo l'aveva letto, ma l'aveva letto proprio bene, perché quando ne discutemmo insieme con dovizia di particolari, mi resi conto che non aveva per niente sorvolato sulla lettura.
Il suo giudizio andò oltre le mie aspettative. Sapevo di essere una modesta scrittrice, ma essermi sentita apprezzata mi fece un immenso piacere. "Non è facile esere normali", mi disse quando ci salutammo. Allora non capii che cosa volesse dire, oggi sì. Solo molto dopo ho scoperto che questa frase è diventata uno dei suoi aforismi.
Quel suo benevolo giudizio e il suo incoraggiamento a continuare a scrivere, fece si che tanti anni dopo,il Prof. diventasse uno dei personaggi di un mio racconto giallo, che purtroppo non ho ancora
terminato.
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