La sera del 5 novembre il cielo era grigio. Una giovane donna guardava dalla finestra, che si affacciava sui tetti e i comignoli di Firenze, il cielo gonfio di nuvole.
E all'improvviso un forte fitta arrivò e con lei la paura.
Si appoggiò le mani sull'enorme pancia e seppe che il suo momnto era arrivato.Ansia, smarrimento e un senso di ineluttabilità ancestrale, si impossessarono di lei fino a farle capire quale fosse la solitudine di quel momento che stava vivendo.
Poi, sentire la porta che si apriva e vedere suo marito entrare, la rilassò immediatamente. Erano in due ora, non era più sola. Lui si rese subito conto che non c'era più tempo da perdere, ma il progetto che avevano fatto di andare a piedi, quando fosse arrivato il momento, all'ospedale poco lontano da casa loro, sfumò nello stesso istante in cui grossi rivoli di pioggia cominciarono a correre sui vetri della finestra.E fu così che senza attendere un attimo,andò di corsa da un vicino che di mestiere faceva il fiaccheraio e aveva una carrozzella, una di quelle che si vedono ancora oggi a Firenze, una di quelle che aveva la capote, in caso di pioggia. E fu così che la giovane donna fu accompagnata in carrozza a partorire.
Piovve tutta la notte e finalmente la mattina di domenica 6 novembre, un'infermiera scrisse col dito su un vetro appannato della stanza dove alla fine la giovame donna dormiva,.... è nata Giuliana.
Perché oggi scrivo questo?
Perché a dispetto di tutti coloro che dicono che il compleanno, specialmente quando si è giunti a una certa età come la mia, che compio settantatre anni,, è meglio non festeggiarlo, io rispondo che invece il giorno in cui si viene al mondo va sempre non solo ricordato, ma festeggiato con un senso di gratitudine verso chi ci ha dato la vita e ci ha permesso di camminare sulla strada dei nostri giorni, facendo incontri e scontri, avendo gioie e dolori, plasmando ed essendo plasmati.
Provo un senso di profonda tenerezza verso quei due giovani che che nei loro sogni e nei loro desideri immaginarono un mondo migliore per me e si inventarono di andare in carrozzella incontro alla nuova vita che arrivava. La loro vita, la mia vita.
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