sabato 4 aprile 2020

La caduta degli Dei


Questi giorni che stiamo vivendo, sono veramente molto strani. Se mi volto a guardare indietro, e arrivo a un mese fa, faccio fatica a ricordare la vita che vivevo allora, anche se da molti anni ormai il mio modo di trascorrere le giornate è sempre stato riservato, schivo, essenziale. Se provo a guardare avanti, non vedo un bel niente, perché non riesco neanche a immaginare che piega prenderà la nostra esistenza, una volta usciti da questo periodo di pandemia, che sembra non avere mai fine e provoca tanti lutti. Stiamo vivendo segregati in casa da ormai un mese, e sembra che il tempo si sia arrestato, che i problemi che ci angustiavano fino a pochi giorni fa, non esistano più, che non ci sia più bisogno di fare progetti. Neanche quello di uscire per andare a mangiare con gli amici di sempre una pizza. Esistiamo ma senza vivere in questi giorni che una volta di più mi viene da definire sospesi. 
Qualche anno fa, andando dietro ai miei pensieri, scrissi qualcosa, che oggi, rileggendo, ritengo ancora attuale, per descrivere gli stati d'animo di questo periodo. Il brano sottostante esplica sentimenti già vissuti e sperimentati, circa quindici anni fa, e che oggi ririscriverei parola dopo parola.

I giorni sospesi” è un mio modo di dire, un modo per racchiudere un periodo temporale in cui la vita sembra scorrere in maniera diversa dal solito.
http://www.cultkanaal.nl/Kunst/magritte1959.jpgAltre persone avranno trovato sicuramente definizioni diverse per parlare di questi giorni, ma al di là del loro nome, penso che ciascuno di noi abbia avuto in qualche periodo questo modo particolare di vivere certi momenti della sua vita.
I miei giorni sospesi, sono uno stato d’animo dissimile dal solito, un momento interiore in cui la vita mi appare sotto un’ottica diversa da quella di tutti i giorni.
I giorni sospesi, sono attimi di vita che non necessitano di passato e di futuro; sono l’hic et nunc, in cui si concentrano tutte le energie, le aspettative, i desideri; sono attimi di grande introspezione che ci affascinano e ci impauriscono allo stesso tempo, perché ci mostrano un senso della vita diverso da quello che siamo soliti attribuirle.
Sono momenti di grande solitudine, di atarassia, alla quale purtroppo non siamo abituati e quindi sono anche il nodo gordiano che ha bisogno di essere sciolto in qualche modo, per potersi riappropriare di ciò che è stato e ancora di più per potersi impadronire nuovamente della tensione a ciò che sarà.
Non c’è velleità, non c’è, invidia, non c’è odio, non c’è senso di possesso, non c’è amore, o perlomeno non quell’amore del quale viviamo abitualmente, nei giorni sospesi, c’è solo uno stato d’animo fluido che ci fa fluttuare sopra la vita che scorre sul tempo che non ha sosta, ma che in quel momento non può essere calcolato.
Nei miei giorni sospesi infatti il tempo perde la connotazione che gli viene data abitualmente dal ritmo della nostra vita sociale e ne assume una diversa di volta in volta, facendomi capire come sia effimera e relativa la misurazione che noi diamo a questa dimensione, quando cerchiamo di rinchiuderla dentro i rigidi schemi dei nostri limiti. Si vive in pochi minuti ciò che a volte viviamo nell’arco di mesi, di anni…
I giorni sospesi sono momenti intensi di vita vera, di riappropriazione del significato dell’essere, che mi accorgo sempre con stupore, è totalmente diverso da quello che gli viene dato abitualmente.
Scorrono i giorni sospesi, con un senso di meraviglia per tutto ciò che è vita, con un contatto mentale e spirituale con tutto ciò che non è umanamente spiegabile, molto più semplice , naturale e privo di imbarazzo e quasi sempre mi ritrovo a pensare ai bellissimi versi di Giovanni Paolo II, riferiti all’uomo :
Ed era solo col suo stupore, tra le creature senza meraviglia, per le quali esistere e trascorrere era sufficiente….L’uomo con loro scorreva sull’onda dello stupore! Meravigliandosi sempre emergeva dal maroso che lo trasportava; come per dire a tutto il mondo : “Fermati! – in me hai un porto, in me c’è quel luogo d’incontro col Primordiale Verbo”- “Fermati, questo trapasso ha un senso…ha un senso…ha un senso!”.
I giorni sospesi forse sono un portale, invisibile ai nostri occhi impegnati a cercare altre cose più contingenti o che noi crediamo tali, un portale che qualche volta ci troviamo ad attraversare anche inconsapevolmente, spinti dai nostri stati d’animo mutevoli e a volte molto intensi, che ci proietta in una dimensione che ci restituisce nei brevi attimi in cui ci restiamo, la primitiva dignità umana.
Non si esce mai uguali a come eravamo, dai giorni sospesi. Qualcosa in noi cambia per sempre in senso positivo per ciò che riguarda la crescita interiore, volta a cercare il senso vero della vita; in senso negativo per quello che riguarda il vivere comune, inteso come scala dei valori sul quale è stato costruito.
I giorni sospesi sono simili all’avvicendarsi delle stagioni, che hanno quel momento di immobilità in cui non ci si rende conto che un albero spoglio, improvvisamente è ricco di gemme appena sbocciate e vanno vissuti alla stessa maniera in cui prendiamo l’arrivo della primavera che subentra all’inverno.

L'unica cosa veramente certa, quando si esce dai giorni sospesi, è che non siamo più uguali, non siamo più gli stessi. Migliori? Speriamo di sì. Peggiori? Mi auguro di no. Non so dirlo. Ho passato altri periodi all'interno di giorni sospesi, ma non ho mai vissuto un momento come questo, nel quale si parla della sopravvivenza della nostra civiltà, come noi la intendiamo, e della consapevolezza della nostra pochezza, che fino a un mese fa poteva essere detta senza crederci veramente e che oggi è diventata una triste realtà. Oggi la nostra sconfitta come supereroi, la nostra caduta degli Dei che fino ad oggi ci siamo ritenuti, si chiama Covid 19, domani si chiamerà come? Nel frattempo cerchiamo di utilizzare questo tempo di quarantena per ritrovare dentro di noi nuovi modelli di vita, che ci rendano più forti perché più vicini, più solidali, più altruisti e soprattutto più semplici.

 

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