venerdì 12 maggio 2017

Ode a un topino

Una volta, e neanche fino a tanto tempo fa, devo dire, mi capitava di leggere le poesie di Rocco, e mi capitava di leggerle, per il semplice fatto che Rocco le scriveva e a me faceva piacere pubblicarle.  Per me erano tutti spunti di altrettante riflessioni. Molte volte mi trovavo in perfetta sintonia col suo pensiero, altre volte le sue parole e quel suo modo di accettare tutto dalla vita, mantenendo non solo un'imperturbabile calma, ma anche la sua bella disponibilità verso gli altri, suscitavano in me moti di rivolta, perché io non sono come Rocco, nel senso che sono molto più terra terra di lui, non ho la sua capacità di accettazione e di perdono, sono più sanguigna e di tanto in tanto mando voolentieri al diavolo qualcuno. Però, la lettura dei suoi scritti, per me era motivo di ragionamento, di considerazioni postume, di voglia di ricredermi sulla cattiveria umana, e via di seguito. Insomma risvegliavano la parte migliore che alla fine è anche dentro di me, e con la coda tra le gambe tornavo a Canossa. 
Poi Rocco non ha più scritto niente, o perlomeno niente che io conosca, e quindi io non ho avuto più nessun 'memento'. 

Beh! Ci sono tanti poeti, è vero, e io li leggo volentieri. Molti di loro sono sicuramente più bravi di Rocco, anche questo è vero, come del resto è vero che sono quasi tutti più bravi di me. Ma è un'altra cosa. Per esempio una volta leggevo molto volentieri ciò che scriveva Gibran. Parole le sue, che portavano a vette altissime, poi ho scoperto che nella vita era tutt'altra cosa, magari neanche per colpa sua, ma proprio perché capita anche di avere una doppia personalità. Non conoscendolo personalmente, di lui ho appreso solo il lato luminoso della sua vita, mentre quello oscuro, mi è rimasto ignoto. Invece , conoscendo Rocco, so che la sua vita si rispecchia fedelmente nelle parole che scrive, per cui so che sono autentiche, ed era quello che mi faceva mettere in discussione con me stessa.
Quello che mi domando è perché ora Rocco non  scrive più! 
Vorrei dire a Rocco, nel caso dovesse leggermi,  che nella vita,  i poeti hanno grossissime responsabilità verso gli altri. Guardiamo Leoprdi, Foscolo, Carducci e più recentemente  Merini e Neruda. Tutti attingiamo al loro sentire per esprimere noi stessi e ciò che vorremmo dire, ma non riusciamo. E se è vero che Alda Merini ha portato un letto sulla via del divino, che si dovrebbe dire di Neruda, che ha dato la giusta dignità al pomodoro, scrivendo per lui un'ode?
Per cui, sempre nel caso che mi legga, lo invito a trornare a scrivere le sue parole di vita. Se si guarda intorno lo spunto gli può venire anche da un topino che attraversa la strada. Potrebbe venirne fuori un'ode.

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